Le Antologie Poetiche Virtuali sono curate da Giuseppe Vetromile. Ogni Volume comprende 10 Autori, liberamente selezionati ed invitati dal curatore. Sono previsti volumi dedicati a particolari ambiti poetici (poesia emergente, poesia dialettale, ecc.). Le copertine sono elaborate e realizzate da Ksenja Laginja.

lunedì 18 settembre 2023

VOLUME XLI

 

Introduzione

 

 

E siamo al quarantunesimo volume! È come se stessi costruendo un mosaico, un ampio mosaico poetico, i cui tasselli sono costituiti dai vari volumi che via via vado completando. Ed è bello pensare che questi tasselli, questi volumi, si “incastrano”, o per meglio dire si collegano l’uno all’altro senza soluzione di continuità, fino a formare, appunto, un quadro veramente grande, quadro che non penso minimamente di completare o di “adornare” con una cornice, per non limitarne i contenuti: sarà un quadro senza confini, per quanto, prima o poi, ci sarà forse un termine (perché ogni cosa a questo mondo ha un inizio e una fine). Ma non voglio ancora pensarci! Sarà quando sarà, avverrà quando avverrà. Per ora vado avanti, alla ricerca di altre e nuove Voci da aggiungere a questo grande mosaico, che si estende sempre di più.

Ma vale la pena? Raccogliere e catalogare voci poetiche in quella che è ormai diventata una specie di enciclopedia della poesia, più che un’antologia, forse un Archivio poetico che chiunque, appassionato, studioso, ricercatore o semplice curioso, potrà consultare, facendosi un’idea della poesia e del modo di scrivere poesia al giorno d’oggi, ma anche nel recente passato, avendo dedicato qualche volume ad amici poeti che purtroppo hanno lasciato questa dimensione terrena senza lasciare tracce profonde e significative del loro passaggio! Penso di sì, vale la pena, perché in tal modo posso spontaneamente dare il mio contributo alla conoscenza del mondo poetico attuale, per la massima parte nazionale, e in modo del tutto gratuito, non essendoci altre attività collaterali a supporto come stampa, diffusione, pubblicità. Chi vorrà attingere a questo archivio, lo potrà fare liberamente e senza nessun vincolo economico o burocratico. La poesia è aperta a tutti.

E di poesia se ne parla ancora tanto, specie sui social, nel bene e nel male. Ma forse se ne parla troppo e sovente viene banalizzata, altre volte sopravvalutata. Spesso si fa di tutta un’erba un fascio, come si suol dire, accettando e plaudendo elaborati in versi che hanno più il sapore melenso della poesiola domenicale, che la potenza e l’incisività, l’originalità di una “vera” poesia. I sentimenti sono i protagonisti principali, e poi i panorami, con il sole e la luna e i tramonti e le albe, e poi l’amore trito e ritrito, quello del cuore, quello del rapporto difficile, quello dell’”io per te e tu per me per sempre”, e così via…

Noi qui non vogliamo dare giudizi critici né tantomeno ci permettiamo di denigrare o di mortificare coloro che scrivono versi domenicali, andando a capo quando gli pare pensando di di aver elaborato un buon testo. Chi scrive è comunque mosso (gneralmente!...) da esigenze interiori che (sempre generalmente!...) trovano radici nella solarità, nella chiarità, a volte anche ingenua e superficiale, della propria anima creativa: e questo accade naturalmente in tutte le espressioni artistiche, nella poesia come nella pittura o nella musica… Per carità, le intenzioni sono sempre ottime e anzi, se la pratica e la frequentazione della poesia può servire a migliorarsi, a sentirsi più felici e realizzati, che ben venga!

Un minimo di selezione ci sarà comunque permesso, nel ricercare e poi invitare i vari poeti a far parte di questo grande “mosaico”: certamente saranno considerazioni e valutazioni personalissime, basate non soltanto sulla “carriera” e sulle molteplici attività svolte dall’autore, ma anche su caratteristiche (anche queste opinabili, ma comunque generalmente condivise) di incisività, originalità e modalità espressiva.

Il viaggio dunque continua, continuerà. I dieci poeti di questo volume formeranno un altro importante e interessante tassello. Li ringrazio ancora per aver aderito a questo modesto ma, spero, utile progetto antologico.  

Giuseppe Vetromile

 

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                                                              ANTONIO CORONA


Antonio Corona, anima silenziosa e riflessiva, attenta e sensibile nei confronti dell’ambiente e della natura, esercita la professione di veterinario a Torino, ma parallelamente ha una frequentazione assidua e rilevante del mondo poetico sia locale che nazionale. Come può evincersi nei testi che propone in questo spazio letterario, la sua linea poetica è conformata da un’essenzialità del dire, sovente allusivo e metaforico, laddove il gelo, la neve, la nostalgia e i ricordi costituiscono il tema di fondo per prospettare un senso di solitudine, forse anche di amarezza e di rimpianto, e un amore appena velato, o svelato, dalle vicissitudini di una quotidianità che opprime, e che
cela in anditi incustoditi.


Chiedilo alla neve

 

Chiedilo alla neve perché ci amiamo:

si scioglierà per divenir sorgente

o muterà in ghiaccio che scalfiremo.

Poi un giorno diverrà vapore

e moriremo lievi.

 

 

***

 

In una vecchia firma

 

In una vecchia firma

di un’assenza che non mente

ma ricorda l’esistenza di una mancanza.

Nero su bianco permane agli atti

un passaggio di morte obbligata

che ci offende in scala 1:100

come un progetto, studiato a tavolino.

 

 

 

***

 

 

Nera, la neve

 

Venne la neve, d’inverno

venne in ritardo, la neve

in primavera, venne

la guerra che sapeva d’inverno

improvvisa seppe

camminare senza il senno

che trasportato dal vento

s’impiantò prima lento

ponendo radici

cercando la fonte

trovò l’insulsa ignoranza

che crebbe veloce

più del tempo,

è per questo che il nero

che venne, sapeva di neve

sapeva d’inverno.

 

 

(da Oltre la neve, La Vita Felice, 2022)

 

 

 

***

 

Senza nome esatto

 

Tacque la nube

irreverente al sole

scomponendosi in gocce

cadde sulla terra

ma giunse il grido

di chi cedette al verbo 

della lusinga che ammanetta

la mente al corpo sciacallo  

e fu così che morì

senza il nome esatto

privato di scheletro,

amorfo – quell’amore

in tenebre incustodite.

 

(Testo inedito)

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                                                           VINCENZO DI MARO


Di Vincenzo Di Maro, di origini napoletane ma residente da anni a Varese, riportiamo qui una breve selezione di testi poetici da lui stesso proposta. È una poesia complessa, la sua, che abbraccia molteplici temi, ma soprattutto attinge dal mistero dell’esistenza, cerca e indaga nella profondità della coscienza e della conoscenza, quel ribollire informe di dubbi e di verità antiche, rievocate e attualizzate con un dettato poetico possente e profondo, dal verso ricco e pregno di richiami simbolici. Traspare inoltre una sensazione di ineluttabilità di fronte ai processi della vita e della sua evoluzione, e il desiderio, attraverso la via poetica, di un recupero almeno di quelle essenzialità fondamentali da cui si origina il mondo: “Da un respiro profondo non si torna”, e ancora: “Pare previsto, torneremo pesci / o vermi, un liscio mistero, le pasture / in fondo al mare, / la quieta stiva dell'Apocalisse


(Da La costanza dell'inseguito, 2008)

 

Da un respiro profondo non si torna:

durano così gli anni perdonati, muta carne

che muta, è il mutar carne

che il tempo ci richiede per sapersi.

Alludevano a questo le gerarchie degli angeli

nel ricomporre uno strumento incerto,

stupefatta misura alla caduta.

 


***

                                                                                          

(Da La fine dell'opera, 2011)

 

Una scritta sul muro


Specchiatevi, sulla città che ordisce
orologi antichissimi, e non di ore: ma gesti,
suoni umbratili, clamori, e verità nessuna
di rapporti: ma il respiro,
la fame,
il buio del corpo e il pelo sulla lingua
della bestia sbranata sul buffet
che voi accerchiate inesorabilmente,
smembrando nel silenzio mille voci
e il ricordo dell'altro, il Contendente.
Sottraeste al petto e seppelliste
tuberi che pulsando già divelgono
le vostre croci, ostruiscono le porte.
Non lontano, non fuori,
era il nemico.

 

***

     

Un cittadino


Veduta stamattina che garriva
sotto un asse del portico.
Cristo disse “dei miti sarà il mondo”
e il suo pensiero precorreva Darwin.
Inermi dinosauri confluirono
in greti d'aria, in rondini immature.
Pare previsto, torneremo pesci
o vermi, un liscio mistero, le pasture
in fondo al mare,
la quieta stiva dell'Apocalisse


 

***

                                                                                     

(Da Una stagione nascosta, 2019)

 

I: ceci n’est pas la vie
*
Un umido di talpe, una figura, qui. Dove nasce, ogni ricordo trova corpo, simmetria. Si prepara. Così ci sono piogge, l’albero della folgore fruttifica. Tutto il corpo matura, intima appello, un nido. Che cosa elenca, il corpo, mentre cade? Inventaria salvezza, commercio con potenze, la distanza degli occhi dal fuoco. Poi, senza preavviso, in una sola sera un umido mortale gli cola in bocca: lui ne diventa l’ostaggio terrestre.
Ed è pronto, si alza.
Ma è già divelto, un fiocco, cenere che s’avvita sul rovescio del tempo.

 

***

 

San Marco, 2013
                                                                          (Gennaro e Giuggiú, in memoriam)
*

Me li rivedo immersi nel chiarore, le spalle
a una canicola di pioppi, un’erosione
salmastra sulle sagome: agosto, quasi trent’anni fa,
la discussione per un guasto al motore.
Dove siete? È aprile
oggi, c’è il senso di una tregua
inconcludente, per l’acume che resta
sotto l’unghia del tempo breve.


Riapparirà la pista, come senti in una
pulsazione l’acqua cogliere il ghigno
calcinato del sale, svanirlo al largo di una morte
illusoria: là, verso Mestre e i suoi stabilimenti
la laguna un artiglio di sirene, una memoria
amniotica giú a oriente, a Marghera riversa
in un abbraccio di canali e vene.
Cosí passa la cruna la sera.

 

***

 

Natura non facit saltus
|

“Da questo mare si vedono le balene.”
Sí, ma in quale acqua siamo, chi
mi si rivolge: dentro quale
colloquio, dentro quale sperata
comunione, quando temo
parlino in me i già morti, i non ancora
vivi? Sognammo le balene, i loro occhi
di libellula triste, che da profondità
nutre il respiro.
Purezza. Leviatani che spiccano
scuri steli d’acqua per ergerli ai mattini.
Il promontorio, un grumo di foschia:
poi, l’iridescente fioritura
del salto. E quanto poco, al volo
colossale, all’imminente
smarrita metamorfosi.

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                                              VINCENZA DI SCHIENA


Con un romanticismo pacato e dolce, la pugliese Vincenza Di Schiena decanta i panorami vividi e colorati della sua bella terra d’origine, e il suo dire poetico appare sovente pregno di quella nostalgia che anima e rafforza ogni sentimento, alimentando una vena creativa davvero impellente e propositiva. Ma non sono soltanto le radici e le visioni legate a questo originale e suggestivo panorama delle Murge, a riempire i versi dell’autrice: in questo contesto naturale traspare anche la ricerca, o il desiderio, di una genuinità nei rapporti umani, un procedere più sincero con e verso l’altro (“
Scendere dalla cattedra per insegnare”), senza mezze misure o raggiri.


I.

 

Affacciata al belvedere

sventolano fili d’erba come bandiere.

Patria ed esilio delle mie costole

sono le Murge brillanti d’aprile.

Tarda il sonno della stagione gentile

lento è l’andare, dolce il mirare.

Non c’è piglio né fortuna,

non mi resta che la luna

fissa, sicura e bruna.

Ci facciamo confidenze intorno ad un bicchiere.

Non conta parlare

lei sa già dove voglio andare a parare.

Ora sono pronta per farmi guardare.

 

 

 

II.

 

Piove.

Tu non ci sei.

Faccio le prove

conto sette, otto, nove.

Ti nascondi non so dove.

Cerco un nuovo amore.

Piove.

Era ora di chiudere il portone.

 

 

 

III.

 

Fare il bene.

 

Scendere dalla cattedra per insegnare
Creare con le mani
Cercare le parole giuste
Andare a caccia della meraviglia
Nascondersi dietro le nuvole
Scoprirsi quando esce il sole
Tacere d'innanzi alle lacrime
Ridere e rotolarsi quando si sta insieme.
È la poesia di un incontro
Mettersi il rossetto di fronte allo specchio
Trovare le note giuste nella giornata
Bere un bicchiere di vino
Ripetere ti amo in segno di gratitudine
Ascoltare il proprio dolore e quello degli altri
Rovesciare le prospettive
Pregare e toccarsi
Cercare quello che non si sa e che non è ancora successo
Ritirarsi quando è necessario.

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                                                    ROSSANA JEMMA


Rossana Jemma, di origini italiane ma residente a Parigi per la sua professione di docente, è poetessa di valore, ma la sua attività letteraria è intensa anche in qualità di operatrice culturale e di traduttrice. Ha recentemente pubblicato una importante raccolta poetica,
La strada verso il canto, edita da RPlibri, di cui propone qui alcuni suoi testi. Si evidenzia dunque un dire poetico cristallino, in cui l’io narrante si immerge in riflessioni, in immagini rapide e in brevi aneddoti dove risalta il mistero della morte (Sembra così facile morire / - un velo gelido quasi indolore - / quando si guarda la morte / da metafore lontane…), ma anche il desiderio di meravigliarsi dinanzi al creato e di attimi di vita da recuperare da ricordi d’amore lontani (Forse sarai tu - / o forse la tua aria / appena impressa in un miraggio / che in pieno agosto brucia…).                            


Ritmo spezzato

 

Il cammino ebbe inizio

con una forte esplosione

 

Si spezzò il ritmo

si fermò il cuore

 

Li sommerse il fragore

e tutto fu ronzio di fondo

 

Accordi stonati

nell’urna dell’inizione

 

 

***

 

 

Il fiore carnoso di fanciulla

 

Il fiore carnoso di fanciulla

offerto al Tempo per amore

- carminio di sangue -

- vivido come mare -

in un deserto verde-prato

resta serrato ormai

 

Invoco per me la Primavera

ogni anno rinata alla vita

- pullulante di odori -

- spavalda di calore -

ma i petali della corolla

son per sempre avvizziti

 

E il sole - sfacciato Re -

mi sfugge tra le dita

 

 

 

***

 

 

Sembra facile morire 

 

Sembra così facile morire

- un velo gelido quasi indolore -

quando si guarda la morte

da metafore lontane

 

Sembra basti voltarsi un istante

- il bagliore ultimo d’un batter d’ali -

quando non hai tenuto

la morte nelle mani

 

Sembra quasi non faccia rumore

- quel rantolo ultimo e grave -

che io so dal profondo 

che per sempre rimane

 

 

***

 

 

Aria d’agosto

 

Una sera d’estate

in un etra che corrode

le vie e i palazzi di Torino

lo rivedrò - forse

al tavolino del caffé San Carlo

imborghesito, nel suo paltò

scovato a Salisburgo

e - come allora

gli svolazzerò attorno

- piccola mosca nera -

tra un bicerin e un bacio sabaudo

e lo scruterò caduto

sui fogli a righe

con la viola sotto braccio.

Forse sarai tu -

o forse la tua aria

appena impressa in un miraggio

che in pieno agosto brucia.                            

 

 

***

 


Aspirazione     

  

Porto in me l’aspirazione del lago

d’essere libero da sponde

e sconfinato come il mare

 

Porto in me l’aspirazione di esistere

laddove l’acqua si confonde con i cieli

e la realtà affoga dentro il sonno

 

Dove lo spirito in una sorta di pace

si fa sposo delle cose del mondo

e riesce a vagare fino a dimenticare

 

(da La strada verso il canto, RPlibri Edizioni, 2023)

 

***

 

L’indicibile

 

Non so che cosa sia,

forse un soffio nell’istante

o un’impercettibile carezza

dell’aria - quasi niente,

una voce cristallina nel silenzio

come l’acqua appena udibile

di un ruscello in mezzo al bosco.

Non so che cosa sia,

forse un gesto, un ricordo,

o uno sguardo che si scosta

e segue distrattamente

l’eterno rumore di un’onda.

 

(inedito)

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                                                       SILVIA MONTI


Una Voce interessante è quella di Silvia Monti, che vive ed opera tra la Valtellina e la Brianza. Autrice di diverse raccolte poetiche, l’ultima delle quali è Persino semplice, edita da “Interno Poesia” in quest’anno, esprime una linea poetica che si fonda essenzialmente sull’attenta osservazione della natura attorno a sé, con un procedere del verso morbido e gradevole. Come traspare nei brani qui proposti, al centro della sua poetica vi è un desiderio di approfondimento, soprattutto emotivo, della realtà circostante, un isolarsi però con l’intento di raccogliere i molteplici e armonici messaggi che le provengono dalla natura (“
Resto seduta sulla scala / e guardo il prato, le ombre, i rami, il noce, / le pietre, le foglie.”). Ma nei suoi testi ritroviamo anche una certa insoddisfazione, un’ironia sottile nel “raccontare” le monotonie e gli stereotipi di una quotidianità molto spesso falsa e abitudinaria (“La domenica lei gridava / mentre io facevo colazione / e srotolava tutta la sua infelicità, / senza saperlo. Tutto quello sfogo, / l’unico modo per ripartire / il lunedì.”).


(da Persino semplice, Interno Libri, 2023

- sezione Betulle e altri alberi)

 

Resto seduta sulla scala

e guardo il prato, le ombre, i rami, il noce,

le pietre, le foglie.

Resto da sola, seduta,

e ascolto ad uno ad uno i rumori e le voci

e il ghiro che viene a ricordarmi che siamo in tanti

e diversi. Svegli, presenti

mentre la notte comincia

e cominciano ad accendersi domande

sottili tra i fruscii, i muscoli del corpo

e le cicale. E sanno dare un nome

a quel che non conosco.

 

Così, mi riconosco

sui gradini di sasso della casa in montagna

al limite del bosco.

 

 

***

 

(da Persino semplice, Interno Libri, 2023

- sezione La domenica finalmente)

 

#

La domenica lei gridava

mentre io facevo colazione

e srotolava tutta la sua infelicità,

senza saperlo. Tutto quello sfogo,

l’unico modo per ripartire

il lunedì.

 

O, almeno, adesso io me lo spiego così

 

     

#

(La domenica è un esercizio consigliato a tutti.)

 

 

#

La domenica finalmente

verseggiando lentamente

 

#

La domenica raccolgo tutte le cose

che hai disseminato per la casa

e non mi importa, anzi, sono felice

 

perché lo sento

che il tuo disordine mi tiene in equilibrio

 

 

#

La domenica alle volte è blu cobalto,

un colore che mi piace molto

 

senza sapere precisamente qual è

 

 

***

 

potresti dormire.

questa notte almeno, potresti

ammassare i ricci tutti sul cuscino

e senza trattenere chiudere

gli occhi. potresti. (finalmente dormire)

il mare luccica dal fondo

le onde nere incalzano,

ma potresti lasciarti andare,

sono sveglia.

 

a contare, custodire. ad aspettare.

qui. da tutti questi chilometri,

similitudini e vite non compatibili

che ci separano.

 

aspetto finché non dormi (potresti).

il buio è caldo e sicuro,

anche il bosco non vuole tacere.

 

(inedito)

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                                                         ELISA NANINI


Altro esempio di grande impegno letterario e di collaborazioni con testate giornalistiche e con case editrici per la curatela di antologie, viene dalla modenese Elisa Nanini. Autrice molto apprezzata, anche per i numerosi importanti riconoscimenti ottenuti in vari concorsi letterari, Elisa Nanini ha pubblicato nel 2020 la raccolta poetica Cosa resta dei vetri, per i tipi di Corsiero Editore. Già in questa raccolta si può evincere con grande evidenza una poetica che tratta prevalentemente temi particolari, come la solitudine e la precarietà dell’esistenza. I suoi versi scorrono fluidi su una filigrana di apparente instabilità, laddove il “vetro” è il prodotto finale, o se vogliamo metafora, di un equilibrio fragile e delicato, in cui l’umanità stenta a riconoscersi. C’è poi quasi un invito, una riflessione, a considerare la realtà attraverso le minime cose e i messaggi emotivi e sensoriali che sempre la natura offre, e che noi, distratti, spesso ignoriamo: (“Dove andrà il messaggio / del cielo / a curarsi il corpo ferito? Siediti / respira lentamente…”)


Cosa resta dei vetri

 

Musiche immobili, scarnificate

di vacanze già respirate

sono qui, ad aspettare che mentano

il clic di un interruttore, i notturni

verdi vetri levigati dalle onde.

Ma lo senti, serio sul viso

una cartolina non destinata

una pietra lanciata troppo avanti

arresa chissà dove

tra gli odori pungenti dell’estate

che si sbriciola nella folla:

le bancarelle brillano agitate

vele incendiate

negli incroci, nelle vie incrinate

di luce in luce arenate nel vento

chiamato, scorporato

incapace di riconoscersi.

 

(da Cosa resta dei vetri, Corsiero Editore, 2020)

 

 

***

 

Prima dell’acqua

 

Mette sul polso

i profumi che non conosce

l’alba d’ardesia dentro piogge

trattenute: sopra grondaie

dalla musica di cinema muto,

non arriva a riflettersi

sui tetti delle macchine,

folgora cassonetti più che pieni,

pubblicità con il finale

trasportato nell’ala dello strappo.

Dove andrà il messaggio

del cielo

a curarsi il corpo ferito? Siediti

respira lentamente,

ci sarà la spiaggia di sole impronte,

ogni granello

un po’ nascondiglio e ospedale.

Qui, la brezza è prima

dell’acqua, spia

gli attraversamenti, coltiva oggetti

a riva

spaesati coi nomi propri.

 

(dall’antologia Il grido della Terra, Macabor Editore, 2023)

 

 

***

 

Canali

 

Ruggine e lilla tenue

sopra i tetti di Modena,

spacchi di maniglie e persiane

finestre per far navigare

l’odore caldo del cibo d’ottobre.

Quando non si riesce a vedere

all’improvviso

l’aria brunita dei vecchi canali

sorprende le tavole non pronte,

si alleggerisce fino all’esistenza

con le bollicine animate

dal fuoco: torna a riempire gli spazi

delle Venezie scomparse, delle cartine

che potresti creare col caffè

domani mattina, bruciando i bordi

di luce.

Campi di cuore e marmo

reggono i nomi dei nostri cartelli

senza strada, un crocicchio

che si rinnova nella voce

dopo i lampioni

di chi arriva ma non può arrivare,

una sera

                dal ramo grande.

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                                                         SILVIA PATRIZIO


Smentire il bianco è la prima raccolta poetica di Silvia Patrizio. Qui l’autrice propone alcuni brani tratti da questo interessante libro, il cui titolo davvero singolare, ci fa pensare già ad una presa di posizione decisa e sicura nei confronti di ogni sillogismo fuorviante e di ogni stereotipo sociale o religioso comunemente accettato. La poesia di Silvia Patrizio, pur essendo alla sua prima uscita in pubblico, ha sicuramente in sé tutte le qualità e le caratteristiche di un dire netto, senza sovrastrutture, e con un impianto efficace e coinvolgente, basato su improvvisi spiazzamenti, metafore e allusioni. Alcuni tratti della sua poetica appaiono ironicamente canzonatori, contro una quotidianità distratta dalle insignificanze abitudinarie (“Il sapore è quotidiano, del cibo annerito / sui fornelli, e un sollievo di torta alle mele.”…). Altre volte mostra una linea di demarcazione ben precisa tra lo stereotipo e la schiettezza, l’autenticità originale di un proprio modo di vedere e di vivere la vita (“Io sono fatta invece / e sul fondo la polvere / di una mattina pomeriggio / quando le pagine si imbrattano / col pane del giorno prima…”)


(Testi tratti da Smentire il bianco, Arcipelago Itaca Edizioni, 2023)

 

Il sapore è quotidiano, del cibo annerito

sui fornelli, e un sollievo di torta alle mele.

Non c’è altro da prelevare all’incoscienza

tenuta nel rilievo

di una telefonata attesa, e subito

ritratta

dalla mancanza d’aria che si apre

appena prima di avvistare

le pareti, o sospettarle.

 


***

 

                  La persistenza della memoria

 

– riordinare il ripiano dei reperti

– esigere fedeltà dalle parole

– avvertirsi di passaggio

coi vestiti nelle valigie di mesi

– interrogare i sintomi del buio

– pensare di chiamarla la “non più mano” *

per la definitiva cessazione funzionale 

– predire le soglie ancora da varcare

– fermarsi al lato destro di un inganno

 

* I versi «pensare di chiamarla la “non più mano” / per la definitiva cessazione funzionale» sono di Laura Liberale, Unità stratigrafiche.

 

***

 

Il danno ha i contorni del corpo

– lesioni ispessimento terapia –

sorprende nomi inediti alle cose

e li chiarisce

nel suo lessico d’aghi

che scuce le vertebre e sceglie

una posizione alla paura.

 

 

***

 

Malattia demielinizzante infiammatoria multifocale

del Sistema Nervoso Centrale.

Disturbo borderline di personalità.

 

Io sono fatta invece

di questo non scrivere giorno per giorno * 

degli inciampi del tempo

delle crepe di verde

che incrinano il mio nome.

Io sono fatta invece

e sul fondo la polvere

di una mattina pomeriggio

quando le pagine si imbrattano

col pane del giorno prima…

 

* I versi «Io sono fatta invece / di questo non scrivere giorno per giorno» sono di Cristina Alziati, Come non piangenti.

 

 

***

 

Dal dolore si spalanca un’aurora

di gratitudine, dice il parroco

nella certezza del porto.

Penso non è per tutti

l’altra riva:

il vocabolario di avanzi

sembra staccarsi dall’altare –

umanità minore

agghindata per un’ultima cena.

Della passione, penso

è rimasto solo il mare.

 

 

***

 

 

Maria Maddalena

 

Non potevo muovermi

senza che il suo sguardo strofinasse

la mia ombra. Ho deciso di seguirlo

corteggiami pensavo

confondendo il suo volto con l’innocenza

di dio.

Di chi è il sacrificio

quando non sai se restare è coraggio

o una gioia malriposta cosa

significa amare

se la sua vita è tutto e la tua

un accanto.

È la sua guerra

ad avermi cambiata: la violenza

di oltrepassare la cruna

e darmi intera al suo progetto –

c’è un ordine, in ogni morire, che conquista. *

 

* Il verso «c’è un ordine, in ogni morire, che conquista» è di Silvia Bre, Marmo.

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                                              EVARISTO SEGHETTA ANDREOLI


Eppure, torneremo liberi, / lievi, tra le braccia sfilacciate delle nuvole, / sospesi ai cirri… E, se cadremo, / sarà soltanto pioggia.” In questi tre versi tratti da un testo contenuto nella raccolta In tono minore, edita da Passigli nel 2020, troviamo forse uno dei nuclei essenziali della poetica di Evaristo Seghetta Andreoli, letterato e poeta di grande spessore, residente in provincia di Terni. Le sue tematiche sono dunque prevalentemente filosofiche e riflessive, laddove il senso dell’esistenza assume un ruolo importante lungo il percorso poetico, in considerazioni illuminate sul tempo, sulla memoria, sulla realtà stupefacente del creato. La constatazione della futilità del contesto materiale quotidiano (“Siamo pieni di cose, di case. / Di niente. / Immersi nel tangibile, / abbiamo smarrito ogni meraviglia.”) accentua questa sua linea di pensiero tesa alla ricerca di una sostanziale verità universale.


Rossetto

 

Non so perché

non ti lasciai portar via l’oro

delle tazzine, quelle tazzine inglesi...

Forse perché avresti sottratto a me

lo spessore della porcellana

e quello delle tue labbra.

 

Eppure, da tempo,

non si usavano più,

dimenticate in soffitta...

La polvere aveva coperto

il rosso dell’amore

e la speranza.

 

 

***

 

Tramonti

 

È per me un letto quell’amaca

pencolante nell’orto del Vasaio.

Ora ci trascorro ore ed ore e

non m’importa delle ire del tuono,

sull’arcata oculare abbasserò

la tesa del cappello. Trenta denari

il prezzo del contratto, trenta tramonti

colore viola.

 

(da Paradigma di esse, Passigli, 2017)

 

 

***

 

Stelle

 

Qualche volta le stelle cadono.

Per il resto, resistono lassù,

appese alla parete dell’Apeiron,

pertugi di fuoco nell’involucro universale.

 

Ce ne accorgiamo

quando sopra il mare tracciano la scia.

Il tuffo nell’infinito è ciò che vorremmo imitare.

Sappiamo bene che in quel mare,

sospeso sopra gli sguardi,

nel suo profondo,

c’è tutto ciò che cerchiamo.

 

 

***

 

Noi, che proveniamo dalle nuvole

 

Siamo pieni di cose, di case.

Di niente.

Immersi nel tangibile,

abbiamo smarrito ogni meraviglia.

La metamorfosi della purezza

nella concretezza.

Noi, che proveniamo dalle nuvole.

 

Hanno modificato la nostra mente,

il fine, l’obiettivo.

Hanno imposto il possesso, la proprietà.

 

Eppure, torneremo liberi,

lievi, tra le braccia sfilacciate delle nuvole,

sospesi ai cirri… E, se cadremo,

sarà soltanto pioggia.

 


(Da In tono minore, Passigli, 2020)

 

 

***

 

Preghiamo che il nostro stato di grazia

perduri senza fine, che oltrepassi

il confine breve dell’esistenza.

Non è così male se ci sorprende

con l’evento oramai inaspettato

con la felicità data al soldato

dalla guerra finita, abbandonato

il fucile, ora che la vita ci offre

uno specchio nuovo, il ritorno della

purezza, perché la bellezza vera

penetra nel cuore senza riserve

semplicemente penetra.

 

 

***

 

Ho innaffiato le rose gialle, il pesco

e la siepe ormai poco verde della

mia fantasia con acqua fresca

attinta dal pozzo scavato nella

roccia viva che non si sfalda. Troppa

bellezza stordisce, non siamo pronti

per l’impatto con l’assoluto

scivoliamo nella strettoia della

limitatezza. Un petalo di rosa

e una carezza è ciò che resiste,

fragile stelo della poesia.

 

(da Il geranio sopra la cantina, Puntoacapo Editrice, 2023)

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                                                  VALERIA SEROFILLI


Valeria Serofilli è un Nome conosciutissimo ed apprezzato in ambito letterario nazionale, per la sua intensa attività promozionale della cultura, per le sue numerose pubblicazioni e partecipazioni a rassegne e rubriche letterarie e poetiche, per i tanti premi ottenuti, ma soprattutto per essere la presidente del prestigioso Premio Astrolabio. La sua poesia, come negli esempi che qui propone, tocca tematiche profonde, come il senso dell’esistenza e il mistero della nostra dipartita terrena: tema delicato e generalmente trattato in letteratura e poesia, ma qui la Serofilli con abile maestria e utilizzando metafore colorate ed eleganti (“Quando arriverà la Signora // avrà i capelli biondi / e un cappello a fiori”…) espone il suo dettato con forbita delicatezza e con un pizzico di leggera ironia. Anche il ricordo, la memoria (“Lettera a mio padre”), hanno un’intensità e profondità del dire poetico eccezionali, laddove il dolore della perdita si corrobora con la consapevolezza filosofica dell’ ”eterno ritorno”.


Il cappello a fiori
(Appointment in Samarra)

Quando arriverà la Signora
avrà i capelli biondi / e un cappello a fiori
non la solita veletta nera

Celesti e non di fuoco gli occhi

Mi chiederà il permesso d'entrare
o forse non me lo chiederà
e mi accarezzerà con lunghe dita affusolate
come le mie da ragazza
in guanti di trina bianca
magari francese
con anelli di pietre dure multicolori

Sfiorandomi le ciglia / m'inviterà a seguirla
perché sa che sugli occhi / non voglio alcuna conchiglia

E forse l'esorcizzazione / è tutta in questa lacrima.

(inedito, 15 settembre 2022)

 

 

***

 

Lettera a mio padre
(A più sereni cieli)


Ora che più manchi / più non manchi
e la tua memoria a quest’ora
s’intride di luce

Anche qui, tra la folla / intossicata di vita
vocii richiami applausi
mi tieni compagnia
Più presente di quando / al mattino
ti alzavi già stanco e soffermavi
la mente / prima d’iniziare il giorno
Chissà com’è ora il tuo giorno
che non sia un’andata senza ritorno
un sonno privo di risveglio
Qui nell’aria una strana dolcezza
e non è certo tutto quel che resta
e mentre la calma acqua del Fiume

continua a incorniciare Pisa
ho in me il tuo abbraccio / astratto,

ma non per questo meno caldo
Sei tu che più non soffri / caro
o il ricordo di te / a rifiorirmi dentro
senza addio?
Ora che ti so quieto / adagiato sulla parte di me
che t’appartiene
ritorno bambina, fresca e fragile
a scrivere “padre mio, ti voglio bene”.


(Dalla raccolta Dai tempi, pubblicata all’interno del volume appartenente alla collana “I Quaderni dell’Ussero” curata dall’Autrice, puntoacapo Editrice 2013)

 


***

 

Eterno ritorno
(Omaggio a Nietzsche)

Tanta vita è passata
e me ne accorgo
solo adesso / che ne consumo
il ricordo

Dell'antico traguardo
del mai risolto
dell'ancora atteso
dell'eterno ritorno.

 

(Inedito, 13 luglio 2023)

 


***

 

Viaggio inverso

 

Quando dovremo partire

andrà pensato al lasciato, all'operato / al già compiuto

per essere leggeri /o meglio leggiadri

come quando siamo nati

 

Liberi di ricominciare 

 

Che è l'unica cosa certa - e lo dici

con una limpidezza che sconcerta.

 

(Inedito)

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                                                       DANIELA STASI


Accoglie le incertezze e i dubbi della vita, la milanese Daniela Stasi, con una poesia dal taglio epigrammatico, incentrata appunto sui temi cruciali dell’esistenza: “Ogni sasso che mi componga / il cammino è, in sé, la Vita intera”; da qui trapela il nocciolo fondamentale del suo progetto poetico, almeno nei testi che qui propone, e cioè un comprendere, sia materialmente che spiritualmente, i “sassi”, gli ostacoli e le difficoltà nel procedere. Si evidenzia in filigrana anche un indirizzo religioso, anzi spirituale, nel denunciare le malvagità dell’odierna società indicando nel contempo una possibile redenzione: “E saremo chiamati / dalle nostre figure d'incubo / a inorridire, perdendoci / Oltre, la vita.”. E nella “parola” poetica, Daniela Stasi pone, in fondo, questo orizzonte necessario di salvezza e di speranza.


Ogni sasso

 

Ogni sasso che mi componga

il cammino è, 'in sé', la Vita intera.

 

Ogni sasso che mi sostenga

è, allo stesso tempo, partenza e meta.

 

Il traguardo è ad ogni passo

 

 

***

 

E saremo chiamati

 

E saremo chiamati

dalle nostre figure d'incubo

a inorridire, perdendoci

 

Oltre, la vita.

 

A render conto del perché

dividemmo i fratelli:

in buoni e in cattivi.

 

Come non fosse già dentro

di noi - diviso dal bene -

tutto il male del mondo.

 

 

***

 

Il tuo quaderno di poesie

 

Se ti avessi prestato

l'amorevole attenzione, che era

dei tuoi sogni

 

Mi avresti declamato

di te le poesie, tenute al buio

in un quaderno, chiuso dai miei silenzi.

 


***

 

Qual è l'ancoraggio del fiato

(da Di Residui e altri Frammenti di Cosmo)

 

Qual è l'ancoraggio del fiato

Che ancora mi sceglie

di starmi nel respiro

 

Perché lo porti in giro,

rimediando alla mia solita strada

insicura, al fato?

 

Mi avvalsi d'un tempo

incauto, anche per sfuggirmi

Come il frutto mai maturo

 

d'approssimazioni instabili

Sperando non t'accorgessi

mai di tanta incuria

 

Ma non mi darò mai pace

tu abbia una ruga in più feroce

sulla fronte, non distante dai miei

occhi.

 

 

***

 

 

Tua solida parola materica

 

Sono fatta ad ogni passo,

 

dell'inconsistente mutare, d'ogni parola

 

Che scolorisce anche l'esserci mai stata, in una sola

 

Che potresti non rispondermi più

 

Quando, rarefatto, il mio tocco suonasse

alla porta

 

Di quel che avvenne e - nella parola Rimane - lì rimanesse

 

D'assoluta certezza, tua solida parola materica.

 

 

***

 

 

Il nodo

 

Se saprai cosa dire

prima o poi troverai

il modo, per dirlo.

 

Inessenziale, sarebbe l'opposto.

 

Conoscere la materia

nel suo disciogliersi

ma non sapere, come fare il nodo.

 

 

***

 

Tra le mie dita trapassa

 

Nuoto e sposto un grumo

d'umanità, disciolta

dove l'acqua non è più

 

Il confine

dell'inconsistente

tuo stare

 

Tra le mie dita

trapassa, la linea

dell'orizzonte

 

E dei mattini

al mare, in cui scorre

incorrotta la tua fonte

 

Dacché solo l'io

è trascorso, nel moto d'onda

- Non t'accorgi? -

 

 

***

 

Mi svestirò da tutti gli orpelli

 

Mi svestirò da tutti gli orpelli

che non siano il mio

calmo respiro

 

Per offrirti, a mani nude

d'offerte e d'ogni altra fatica,

il solo fiato.

 

Che più non t'illuda, di poter espirare

in una parola più limpida,

tutto il lascito

 

Che fu, del suo amore;

e di ciò che è stato,

solamente pensato.

 

(testi inediti)

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Diciamocelo pure che non è più scritto nulla sulla pagina

          [di Dio

chè ogni cosa ha perso il suo posto nell’incastro del Creato

e da qui all’eternità ci sarà solo una immobilità di tempo

per ripiegarci sotto l’ala del gabbiano

o agire contro il vento

sperando ancora nel nostro caparbio navigare

oltre le vecchie colonne d’Ercole

trascinando relitti sgangherati verso la bocca di Plutone

 

diciamocelo pure che la forza del destino ha avuto il

        [sopravvento

sulle nostre vele maestre

e ha tracciato rotte inconcludenti tra i mercati

interrompendo i sogni al davanzale melenso

dei nostri giorni scialbi e insapori

 

ognuno ha un verso di rimpianto e di riscossa

ma non serve la matita a disegnare albe nuove

sull’ora che si ferma derelitta

sull’orlo della notte

 

diciamocelo pure che è ormai inutile la casa e ogni stazione

 

: si sta come volatili precari sul bordo del nido

incerti e titubanti verso il futuro

pericolosamente gravi

ad ogni istante della vita

 

(da Il lato basso del quadrato, La Vita Felice, 2017)

 

 

Giuseppe Vetromile

 

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NOTE SUGLI AUTORI

 

Antonio Corona

Antonio Corona, nato a Sassari nel 1972, vive a Torino dal 2008. Veterinario di professione, appassionato di poesia, arte e cucina, partecipa alla fondazione dell’Associazione Culturale Vivere d’Arte di Torino, di cui è tuttora consigliere. Solo in età adulta decide di pubblicare nel 2020 le sue due prime sillogi poetiche I segreti del cuocore (Ensemble Edizioni) e Ritorneremo ad essere (Albatros, Il Filo). Vincitore del Primo Adrenalina 6.0 nella sezione poesia, pubblica nel 2021 Controfobie con Eretica Edizioni e partecipa all’antologia poetica Dalla stessa parte – uomini contro la violenza sulle donne (La Vita Felice). Partecipa a numerosi concorsi nazionali ed internazionali aggiudicandosi importanti premi e piazzamenti anche nel settore della narrativa (racconti brevi), tra cui il primo posto al Premio Internazionale Fōrma Cultura 2022. Inserito tra i poeti accreditati al portale WikiPoesia, è attualmente impegnato nella diffusione della poesia attraverso il gruppo di “Vivere d’Arte-Letteratura”, il blog letterario “Leggere Poesia” e fa parte della redazione della rivista poetica e di critica letteraria Nuova Euterpe. Ha condotto con successo una rubrica d’arte per l’innovativo portale web StyLise Magazine. La sua più recente pubblicazione è Oltre la neve, La Vita Felice, 2022.

 

Vincenzo Di Maro

Vincenzo Di Maro è nato Calvizzano (NA) nel '69 e vive stabilmente a Varese. Nel 2008 ha pubblicato La costanza dell'inseguito (Nuova Editrice Magenta), segnalata al premio Bagutta e al premio San Pellegrino. La fine dell'opera – frammenti per un coro, libro del 2011 pubblicato per Lietocolle con una prefazione di Mario Santagostini, ottiene diffuso consenso. Nel 2012 vince il premio Confcommercio Milano per la poesia inedita e pubblica, con Paola Casulli, Giuseppe Vetromile e Aldo Ferraris, Mitografie. Del 2019 è Una stagione nascosta, segnalato al premio città di Como e al Lorenzo Montano. Di lui hanno scritto Aglieco, Guarracino, Ravizza e molti altri. Dal 2020 è redattore del blog di poesia “Perìgeion”. Sta curando (nel 2023) un'antologia di dodici poeti appartati e decisivi sullo scorcio del Millennio per i tipi di Bertoni.  Suoi inediti e interventi critici appaiono in antologie, blog e periodici.

 

Vincenza Di Schiena

Vincenza Di Schiena è nata ad Andria (BT) nel 1975. Vive sulla Murgia nord barese. È laureata in Scienze dell’educazione. Dal 2006 insegna nella Scuola Pubblica. Ha frequentato corsi di scrittura tenuti da Nicola Lagioia, Paolo Nori, Gigi Gherzi, Milo de Angelis e Mariagrazia Calandrone. Con Nori ha pubblicato nel 2016 alcuni racconti nel Repertorio dei pazzi della città di Andria.

Curatrice di rassegne culturali attuate nella città di Andria, fra queste “Murgia Wave. Suoni dalla Murgia”, “Primavera pedagogica”, “Comunità poetica”, “Germoglia poesia”, “Fatti diVersi”. Scrive poesia ed è prossima alla pubblicazione della prima silloge poetica.

 

Rossana Jemma

Rossana Jemma vive e lavora a Parigi, ma ha sempre mantenuto un forte legame professionale con l’Italia. Docente di francese e italiano, traduttrice e operatrice culturale, ha tradotto e/o collaborato con diversi artisti, drammaturghi e poeti (Ricci/Forte, Randazzo, Ceresoli, De Novellis, L. Prosa, T.Zinna, Maffei, Badea, Pollina, ecc). In qualità di traduttrice e studiosa di poesia, ha collaborato a molte pubblicazioni (su Caproni, Pascoli, Marinetti, Pozzi, Buzzati, Zanzotto, Bontempelli, ecc..) e a diversi incontri culturali sulla letteratura italiana. Ha collaborato alla pubblicazione del doppio volume di prose e poesie inedite di G. Caproni Caproni a 100 ans, con traduzioni di M. Rueff, R. Jemma e J.P. Ferrini (edizioni Po&sie n. 137-138) e partecipato a diverse rassegne e festival internazionali (Les Italiens à Paris; Festival del libro e della cultura italiani; Canzoni & Parole, ecc.). Nel 2021 ha ottenuto la menzione d’onore al Mediterranean Poetry Prize.

Sue poesie sono state presentate in occasione di performance e reading poetici: Dona una parola, Bad Time Story, La terra è casa, Le Printemps des poètes, Le matinée poetiche del Verano, e pubblicate in diverse riviste e antologie di settore, quali VersoLibero, Circolare poesia, Capoverso, Nova, Fare Voci, Le città al tempo del coronavirus, Versi di Pace (ed. VdJ ), SignorNò (ed. Pellicano Libri), I luoghi della memoria (Bertoni ed.), Lo specchio (Bertoni ed.), Il taccuino della pace (Perrone ed.), ecc. A maggio del 2023 è uscita la sua silloge d’esordio La strada verso il canto (RPlibri, coll. Poesia) che ha già attirato l’attenzione di molti critici e poeti. Ha in preparazione una nuova raccolta per il 2024.

 

Silvia Monti

Silvia Monti, nata a Morbegno nel 1971, vive tra la Valtellina e la Brianza.

Ha pubblicato diverse plaquettes e raccolte poetiche, tra cui: Più primavera che paranoia, Lietocolle 2006, Buoni propositi, Fuori dal coro, Mendrisio (CH) 2012, e Persino semplice, Interno Poesia 2023.

Da sempre alla ricerca della "parola giusta nel momento giusto", cerca di condividere e diffondere la poesia, anche in maniera non convenzionale.

www.montiesilvia.com

 

Elisa Nanini

Elisa Nanini è nata e vive a Modena. Laureata in Lettere Moderne presso l’Università di Bologna, è coinvolta in diverse iniziative culturali e collabora con la testata giornalistica Hermes Magazine e il Poesia Festival. I suoi versi sono stati selezionati nello spazio La bottega di Poesia de “La Repubblica” (Bologna, maggio 2019), nell’Almanacco Secolo Donna 2022” (Macabor Editore 2022), nei concorsi poetici Mosse di Seppia Cafè Vol. V (2019), Rimalmezzo (2020), In memoria di Don Carlo Lamecchi (2021), Premio Pordenonelegge Poesia “I poeti di vent’anni” (2021), Biennale di Poesia “Sui Muri di Lavacchio” (2021), Premio Nazionale “Tra Secchia e Panaro” (Premio Opera Prima, 2022), Premio Internazionale “Tra le parole e l’infinito” (Finalist Author, 2022), Premio Internazionale “I colori dell’anima” (seconda classificata, 2022), Premio Nazionale “Ossi di Seppia” (Gran Premio della Giuria, 2022 e 2023), Premio Nazionale “Ossi di Seppia ­- Estate”(terza classificata, 2023), e nelle riviste on line Il Visionario (2021), Spine Produzione (2021), “L’Altrove” (2021), “Alma Poesia” (2021), “Mosse di Seppia” (2021), “Laboratori Poesia” (2021), “Tragico Alverman” (2021), “Ferraraitalia” (2022), “Euterpe” (2022, n. 34) e “Poesia del nostro tempo” (2021; 2023). Ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie Cosa resta dei vetri (Corsiero Editore 2020), con nota critica di Alberto Bertoni. Ha curato l’antologia Il grido della Terra (Macabor Editore 2023), con prefazione di Bonifacio Vincenzi.

 

Silvia Patrizio

Silvia Patrizio è nata a Pavia nel 1981. Diplomata al liceo classico, dopo la prima laurea in Scienze filosofiche e il lavoro di anni in libreria decide di addentrarsi in un nuovo cammino, questa volta lungo i sentieri della filosofia indiana.

Consegue il master di primo livello in “Yoga Studies: corpo e meditazione nelle tradizioni dell’Asia” all’università Ca’ Foscari di Venezia e la laurea magistrale in Scienze delle Religioni all’Università di Padova. Intrecciando la pratica alla pratica dei testi, consegue anche il diploma di insegnante di yoga.

Smentire il bianco è il suo primo libro di poesie.

 

Evaristo Seghetta Andreoli

Evaristo Seghetta Andreoli è nato a Montegabbione (TR), dove vive. Già bancario. Fa parte di varie associazioni culturali e collabora con riviste letterarie; è membro di numerose giurie di premi di poesia. Testi e recensioni delle sue opere sono comparse su quotidiani e riviste letterarie, tra cui più volte su La lettura del Corriere della Sera. Pubblicazioni: I semi del poeta (Polistampa 2013); Inquietudine da imperfezione (Passigli Editore, 2015), Premio Firenze Mario Conti Fiorino D’Oro (2015), Premio Internazionale “Mario Luzi” (2016/2017), Roma; Morfologia del dolore (Interlinea Editore, 2015), Premio Tulliola-Renato Filippelli, Formia (2023); Paradigma di esse (Passigli Editore, 2017), Premio Certamen Pontificia Università di Roma (2018), Premio Città di Sassari (2018); In tono minore (Passigli Editore 2020), Premio Cecco d’ Ascoli (2021), Ascoli Piceno, Premio Arturo Giovannitti (2021) Oratino, Campobasso, Premio Alda Merini Imola (2023); Il geranio sopra la cantina (Puntoacapo Editrice, 2023), selezione al Premio Paolo Prestigiacomo (2023).

 

Valeria Serofilli

Valeria Serofilli è un’importante esponente della più recente produzione saggistica e poetica italiana (www.ilnarratore.com). Docente di lettere, come operatrice culturale è presidente di AstrolabioCultura, del Premio Astrolabio e degli Incontri letterari dell'Ussero, SMSBiblio e di Palazzo Blu di Pisa. È autrice di tredici volumi di poesia nonché di critica letteraria, saggistica e testi di prosa. È collaboratrice di riviste e curatrice del sito personale www.valeriaserofilli.it, socia del Lions Club Pisa Host e Vice Presidente del Comitato Nazionale per i 150 anni dalla nascita di Grazia Deledda – WikiPoesia.

Suoi testi editi e inediti, tradotti in inglese, arabo, francese e giapponese, sono stati premiati in concorsi internazionali fra cui il Fiur’lini (l’Aia, Olanda, dell’associaz. culturale Forum) e sono stati letti e commentati all’interno delle trasmissioni radiofoniche di Toscana Classica, Radio Alma di Bruxelles, nella rubrica culturale La Tela Sonora e Radio Città Futura, nel programma Carta Vetrata curato da Gaffi Editore di Roma. Alcune varianti poetiche dell'autrice, richieste dal Centro di Documentazione sulla poesia contemporanea Lorenzo Montano, sono depositate presso la Biblioteca Civica di Verona.

 

Daniela Stasi

Daniela Stasi, nata a Milano, è laureata in Architettura ad indirizzo storico-critico. La sua attività si è svolta fino ad oggi nel mondo dell’editoria e della comunicazione.

In qualità di giornalista pubblicista, ha collaborato a varie testate, generaliste e di settore.

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                                                      18 settembre 2023

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