Le Antologie Poetiche Virtuali sono curate da Giuseppe Vetromile. Ogni Volume comprende 10 Autori, liberamente selezionati ed invitati dal curatore. Sono previsti volumi dedicati a particolari ambiti poetici (poesia emergente, poesia dialettale, ecc.). Le copertine sono elaborate e realizzate da Ksenja Laginja.

venerdì 12 marzo 2021

VOLUME XXII

 

Introduzione

 

Zona Rossa, Zona Arancione, Zona Gialla, ora anche Zona Bianca da qualche parte. L’Italia multicolore, il Mondo suddiviso e diviso in zone di alta, media e bassa pericolosità. Il contagio da Covid-19, come forse era prevedibile, continua a dilagare e a condizionare la nostra esistenza, colorando di tristezza, di illusioni e di speranze le nostre giornate e i nostri territori. Giusto un anno è trascorso e nulla pare sia cambiato, purtroppo. Le sofferenze aumentano, le preoccupazioni pure e le misure cautelative sembra non ci rassicurino poi tanto. E poi c’è da sperare nella vaccinazione, malgrado quel po’ di confusione in merito che continua a intimorirci.

Iniziammo questo viaggio antologico giusto un anno fa, per tenerci impegnati, per confortarci vicendevolmente sussurandoci l’un l’altro quel adda passa’ ‘a nuttata di eduardiana memoria, per condividere le nostre emozioni e le nostre poesie. La scena è simile a quella di un nonno accanto al caminetto acceso che irradia calore, e non solo dalle fiamme dei ceppi ardenti, ma anche dalla voce suadente e rasserenante di lui mentre narra le favole ai nipotini, in una serata oscura e fredda, dilaniata da una incombente tempesta di neve: fuori si sentono gli ululati dei lupi, il mondo è in balia del demonio e dei pazzi, la casa è un rifugio sicuro, il calore del focolare è indiscutibilmente confortevole e rassicurante: qui dentro nessuno potrà entrare, neanche il peggiore dei virus influenzali! C’è il nonno a proteggerci, c’è il focolare a riscaldarci.

Siamo stati colti alla sprovvista, nessuno se l’aspettava. Forse la situazione attuale è simile alle recenti epoche storiche di quelli che hanno vissuto il dramma della guerra. Possiamo solo immaginare lo stato di continua tensione, che spesso sconfinava nel terrore, causato dai bombardamenti, dalle incursioni fin dentro il cuore delle città, della mancanza di ogni tipo di sostentamento. Adesso questo stato di tensione serpeggia subdolo tra di noi e, consapevolmente o inconsapevolmente, influisce sul nostro stato d’animo: un nemico invisibile, stavolta, che può bombardarci da un momento all’altro, cogliendoci impreparati.

Tendiamo così a richiuderci nella casa del nonno, a trascorrere la nostra esistenza quotidiana accanto a quell’unico caminetto che è e rimane la fonte del nostro calore, della nostra serenità e della nostra sicurezza. Rischia di spegnersi, quel caminetto, ma dobbiamo mantenerlo sempre acceso, dobbiamo alimentarlo continuamente con il nostro coraggio e la nostra speranza.

E dobbiamo narrarci le nostre favole, i nostri sogni, i nostri progetti futuri, accanto a quel caminetto. Il nonno è il nostro cuore e la nostra anima, la nostra Poesia e la nostra arte.

Uniamo in questi grigi momenti di sconforto e di preoccupazioni i nostri caminetti. Condividiamo i nostri valori e la nostra umanità.

Anche questo ventiduesimo volume dell’Antologia rappresenta il legame caloroso che esiste tra di noi, un legame artistico e poetico che contribuisce a rafforzare la serenità e la speranza per un domani libero da ogni condizionamento virale e psicologico.

Ringrazio per questo i dieci validissimi autori presenti in questo volume, tappa importante di questo mio viaggio senza confini nel mondo della poesia contemporanea.

Giuseppe Vetromile

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                                                    LAURA ACCERBONI

Genovese di origine, Laura Accerboni vive a Ginevra. Autrice di diverse raccolte di poesia, è stata tradotta in molte lingue, a dimostrazione della sua intensa e impegnata attività letteraria, peraltro molto apprezzata. La sua poesia, come negli esempi qui proposti, si caratterizza per una spiccata propensione alla schiettezza e alla autenticità della vita: la figura del bambino rappresenta il perno principale del suo dettato poetico in quanto simbolo ed effigie di una umanità che può riscattarsi solo con l’affermazione dei propri autentici valori sociali e spirituali, al di là di meri materialismi. Versi che prendono, non privi di una vaga vena di ironia.

 

Ieri il bambino più alto

ha messo una pietra
tra i denti
e ha iniziato a masticare.
Ha dimostrato
a sua madre
ciò che una bocca può fare
se messa all'orlo
e che una casa distrutta
è solo una casa distrutta.
Ieri tutti i bambini più alti
hanno messo alla fame i nemici
e raccolto i loro giochi in fretta.
Hanno dimostrato alle madri
l'ordine
e la disciplina dei morti
poi sono corsi
a lavarsi le mani
e ad ascoltare
le notizie
in forma di ninnenanne.

 

(da La parte dell’annegato, Nottetempo, 2015)

 

***

 

L’acqua
sta sotto
al letto
se non dormi
arriva
alle lenzuola
e annega
ogni cosa
fino al tetto.

(da Acqua acqua fuoco, Einaudi, 2020)

 

***

 

La fabbrica

chiude

di continuo

si annida

sotto pelle

moltiplicandosi.

Dalle analisi

risulta

asportabile

il corpo

di mio figlio

mentre lei

rimane.


(da Acqua acqua fuoco, Einaudi, 2020)

 

***

Sono stili

di vita

sbagliati

dice

il ministro

con la salute

serrata

tra i denti.


(da Acqua acqua fuoco, Einaudi, 2020)

 

***

 

Aveva delle

strade e

tre piazze

in tasca

per questo

il bambino

stava fermo

potevano

scivolargli

in qualsiasi

momento

e la polizia

era proprio lì

a due passi.


(per il film “Lockdown 2020 - L’Italia invisibile” di Omar Rashid)

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                                                DOMENICA CAPONITI


Da Messina la voce poetica di Domenica Caponiti è un canto dell’anima dolente verso speranze di cieli e di luce. Autrice di due raccolte poetiche e segnalata con Premi Speciali in importanti concorsi letterari nazionali come il San Domenichino e l’Histonium, Domenica Caponiti investe nella sua poesia tutta la sua solarità e fiducia nell’aspetto salvifico e redimibile di questa. Le vicissitudini familiari hanno infatti rafforzato la sua creatività poetica fin dalla giovane età, accompagnandola in una continua ricerca del sublime e della purezza in natura e nell’uomo, e manifestandola poi con versi di alta liricità.


Un sogno d’azzurro

Di luce è il mite silenzio,

piega d’amore sui fianchi della notte.

In cerca di sogni

nella valle disincantata.

 

Poi un farfuglio di vertigini

tesse spasmi nella dimenticata

aria. Lentamente la voce si smarrisce

nel sudore fuligginoso della vita,

e cerca il nuovo sentiero

sulle mani di stelle rannicchiate

al pianto di momenti mai scritti.

 

E dipinge un sogno d’azzurro:

l’ultimo tra camicie consumate dal tempo.

Non possiamo farci inverno,

negli occhi che non videro

lampeggiare i lunghi viaggi

tornati soli. Senza quelle fiaccole

lontane, di quei morbidi domani

ricamati dalle parole accese nel petto.

 

“Ci sarà ancora un sogno,

e sarà d’azzurro nelle cose

ancora sconosciute.

E sarà pane per le tremule ossa,

sarà l’ombra dell’anima

inzuppata d’amore

tra laghi di poesia, sui seni del paradiso”.

 

***

 

Ditemi, la voce dei miei fiori


Ditemi dove

gli spazi strappati

agli occhi non sono tristi


dove il vento dipinge

i sorrisi incorniciati ai gigli

 

dove l’arcobaleno conduce

ai campi che abbracciarono

la smarrita stagione.

 

Ditemi dove accarezzare

l’orma che suona

il ruscello delle ombre…

s’amano assopendosi

nello stesso passo del pensiero.

 

Ditemi dove sta l’amore mio,

se legge nei fiori di maggio

gli sguardi che s’inseguono

negli annunciati ritorni.

 

Ditemi se scrivo

per vivere in lui

camminando il sole

caduto del giorno.

 

Ditemi,

la voce dei miei fiori.

Dove hanno fermato le parole?

                                                                      

***

 

Io abito le stagioni del vento


Pacata solitudine

con l’aroma di cielo

s’incolla sulla pelle

 

…e sordo diviene il mio canto.

Muto si dirada nel volo degli angeli,

unico abbraccio sentito

nella foschia di scheletri in festa.

 

E le finestre d’argilla si chiudono,

le case degli spasmi

sono spoglie abbandonate.

Io abito le stagioni del vento.

 

(da Dove viaggio l'infinito, Ediz. Ibiskos Uliveri)

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                                                          BEPPE COSTA

Una vita profusa nell’arte e nella letteratura ad altissimi livelli, nel costante e intenso impegno come scrittore, come poeta, e professionalmente come editore: Beppe Costa, originario di Catania ma da più di quaranta anni residente a Roma, città che lo ha visto, e lo vede tuttora, protagonista in molti nobili e importanti eventi culturali, autore di tantissimi libri, anche di teatro. Della sua vastissima produzione letteraria, ci onoriamo di proporre qui alcuni esempi del suo pensiero, fortemente incentrato sul valore della parola poetica, capace di affrontare in modo sublime qualsiasi tematica e qualsiasi stato d’animo. Dai suoi versi caldi e accorati emerge anche un forte sentimento per la vita e per la natura: un canto appassionato colmo di cuore e di amore, ma non privo di una velata ironia.


la poesia

 

Sublime la poesia che scopre i sogni

cela ai vicini i tormenti

frequentata da pochi

Sublime la poesia che non sceglie il tempo

che non sceglie i luoghi

che soprattutto non ha nazione

Sublime la poesia

che diventa vita

Sublime la poesia

che nasconde desideri e incubi

non saprai mai o

sarà troppo tardi

chi sei

chi potresti essere

e intanto regalo a molti

ciò che vorrei offrire solo a te

Sublime la poesia

che resta inganno

che illude il tempo

che non è tiranna

Sublime la poesia quando non è egoista

 

*

 

Avrei voglia di terra

 

Avrei voglia di terra

l’odore di foglie e formiche

di erba alberi rami secchi

potrei sedere e guardare il mio corpo

ricoprirsi d’insetti

 

Avrei voglia di mare

lasciarmi coprire d’acqua

andare giù fino in fondo

scoprire e spegnersi la luce poco a poco

e morire come un pesce pescato

 

Avrei voglia di cielo

passare in mezzo a nuvole e oltre

incuriosire gli uccelli

che infine senza paure comincerebbero a beccare

e ricadere indietro senza più cuore

 

Avrei voglia di sentirlo battere il cuore

amplificarsi fino a scoppiare

Avrei voglia di pensare ai miei anni tutt’insieme

esser sconfitto e riprender daccapo

 

Avrei voglia di bere tanto vino

impazzire ubriaco senza più occhi per raccontare

Avrei voglia di correre all’infinito

e vedermi arrivare sempre prima di me

 

Avrei voglia di radermi per bene i polsi

bere il mio sangue ritornare pulito e bambino

e

Avrei tanta voglia di te

 

(da Anche ora che la luna, Multimedia, Casa della Poesia, 2010)

 

 

***

 

Rosso

 

Del rosso abbondante in strade morenti

del rosso di cuori che non vedono sole

del rosso di sole che non vedono cuori

di cuori al macello

di albe infuocate da spari di cielo

di rosso del sangue di fuochi

di giochi

di rosso del sangue d’una vita

che nasce

di rosso della madre che muore

di rosso annerito da miniere e sudori

del rosso del vino che ha sconfitto

la vita

del rosso del vino che ubriaco di te

del rosso di palco di sera da sballo

di rosso d’amore a volte al tuo fianco

del rosso tramonto che scambia

i miei giorni

del giorno che vita che mi riporta a te

del rosso di luce di quadri d’autore

di rosso di fiamma al camino che scalda

del rosso di croce quand’è solidale

di rosso che brucia ma non porta calore

di rosso d’un fiore per errore raccolto

di rosso di viscere di lava

alla terra che lava

di rosso chiarore che esplodendo non vedi

di rosso che vesti quando svesti il pudore

di rosso di labbra che apri alle labbra

del rosso ferita al tuo ventre e così

la mia vita comincia

 

*

 

Rifugio

 

così m’era parso di vederlo il mare

andavo incontro senza scarpe

non ricordando di non saper nuotare

 

forse avrei potuto camminarci sopra

qualcuno prima di me lo aveva fatto

devo fidarmi di una storia antica

 

d’un gommone non c’è da fidarsi

sapevo già che l’onda m’avrebbe

per amore preso senza esitazione

 

ero quasi certo che camminando sull’acqua

non avrei trovato recinti né fucili puntati

e nessuna frontiera mi avrebbe mai fermato

 

(da Rosso, poesie d’amore e di rivolta, Associazione Pellicano, 2015-2017)

 

 

***

 

Poeti

 

sapete bene che i poeti sanno mentire

parlando di vita credendo di morire

invocano la morte per rimanere eterni

dicono di lei quando non esiste,

e se esiste non si accorge della loro presenza

 

sono grossi imbroglioni perché come dice Pacheco

vivono per uno e soffrono per tanti

vorrebbero poi entrare nei sogni di ciascuno

mentre nessuno riesce a vederli

s’immaginano stretti fra labbra rosse

mentre di rosso vedono solo sangue

 

diffidate di loro ma non fatene a meno

 

(da Il poeta che amava le donne (e parlava coi muri), Pettirosso Editore, 2019)

 

 

***

 

covid 19

 

siamo sono statistica

costante metodica estrema

senza concedere soste

mentre l’amore tiene qualche vecchio vivo

 

non l’amore per i vecchi

bensì l’amore dei vecchi – l’amore che ho –

costante metodico estremo

mentre tu figura per me sempre più invisibile

 

siamo sono un numero

fra quelli che in terzo turno

aspetta quel miracolo nato

come un bambino in nove mesi: miracolo per la vita

 

siamo solo fantasmi

presenti ma tenuti prigionieri

in attesa del vaccino

che ci renda immune dal dolore d’assenza d’amore

 

sono solo un uomo

non certo unico che aspetta l’abbraccio

sapendo che presto ci sarà

e sarà l’ultimo che mi sbatte alla terra ridotto in cenere

 

(Inedito)

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                                                GRAZIELLA DI GREZIA


Medico radiologo di Avellino, Graziella Di Grezia frequenta il mondo letterario da molti anni e con ammirevoli risultati, avendo pubblicato alcune raccolte poetiche; ma il suo impegno in campo artistico non si ferma alla poesia, in quanto eccelle anche come pianista, ideando e conducendo progetti poetico-musicali molto interessanti, come Pianoterra, insieme a Susanna Puopolo. La sua poesia si caratterizza per un dettato sobrio e immediato, privo di titoli, ma intenso nella sua proposta etica e civile: versi che stimolano riflessioni profonde sulla vera essenzialità dei comportamenti sociali.


Oggi ho soltanto

desiderio delle

mie stanze,

delle mie scale,

dei luoghi

che sono nati con me

e che mi hanno cresciuto.

Ho voglia di sentire

le mura che mi hanno

abbracciato quando

le crepe li stavano aprendo.

Ho voglia del bianco

dei miei soffitti

e delle mie porte chiuse

a chiave.

Ho voglia delle tazze

in cui ho preparato tutti i miei tè.

Ho desiderio di rimetterle

in ordine le stanze.

Non dei loro oggetti,

ma dei loro soggetti.

 

***

 

Fate a pezzi l’odio,

come un puzzle al contrario.

Staccate ogni parte e lasciatela

nella scatola.

Riempite la scatola

di pezzi di odio

che non combaciano

tra loro.

Resteranno isolati, inutili,

capovolti, stravolti.

Vi accorgerete che non

avete bisogno dell’odio

per essere vivi.

Perdonate l’odio

ma non l’indifferenza.

 

***

 

Siamo noi

Quando diciamo di no

Quando gestiamo il coraggio

Con coraggio.

Siamo noi

Quando il rossetto si cancella

Quando la camicia si stropiccia

Quando ci scottiamo le labbra

Con la tazza del caffè.

Siamo noi quando

Siamo noi

Quando siamo soli

Quando non c'è nessuno

a guardarci,

A sentirci,

Ad aspettarci.

Siamo noi.

Siamo io e me.

 

***

Baciate chi odiate

Baciate chi avete smesso di amare.

Baciate chi vi ha lasciato.

Baciate chi vi detesta.

Soltanto grazie a loro

potete rimettervi in gioco,

potete rifarvi una vita

diversa da quella che vi

eravate cuciti addosso.

 

Amate la vostra nuova vita.

Baciatela.

Abbracciatela.

E coloro che vi hanno detestato,

si detesteranno.

perché non si sapranno

baciare,

abbracciare,

neppure da soli.

 

***

 

Siate cardiaci

quando abbracciate le persone,

siate cardiaci quando fate le cose

facili da fare.

Siate cardiaci quando vi alzate il lunedì,

quando la notte vi bussano

i ragazzi che girano per strada.

Non siate mansueti con una vita

che si dimostra cinica nei vostri

riguardi.

Siate cardiaci contro i cinici,

come una farfalla contro una cimice.

Schiacciate la cimice e fatelo col cuore.

Si ammazza d’amore.

Il nemico.

Oppure se stessi.

 

***

Il mio corpo

non è mio,

ma di chi lo

accarezza

dentro una poesia.

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                                                      MICHELA GORINI


È una poesia dilaniata, nervosa, frammentata, quella della pesarese Michela Gorini, ma proprio per questo è da ritenersi profondamente incisiva e originale, soprattutto sotto l’aspetto psicologico del comportamento personale. Autrice di diverse raccolte poetiche e vincitrice di importanti concorsi letterari nazionali, molto presente anche in varie rassegne e riviste online, Michela Gorini ci dona dunque, come negli esempi qui proposti, una poesia il cui dettato è caratterizzato da una forte ricerca del senso dell’esistenza: carne e spirito appaiono dimidiati, separati, e ogni frammento dell’anima è analizzato con rigore, nel tentativo di dare e di darsi una risposta anche vaga, affidata alla parola poetica. Resta comunque il mistero, l’equilibrarsi tra comparire e scomparire.


onore al corpo

 

ogni frammento sempre addosso

una sacra appendice mi sporge dentro

scopro il suo peso alle viscere

mi resta intestina – fuori

l’anima viaggia fuori e

giunge il

 

Sacro

 

l’insolita ambigua questione di corpo a placarmi

la voce

 

copro il corpo

ciò che si iscrive m’invade l’anima –

speravo fosse comoda all’essere

ma svuota la mia forma

 

ecco il Sacro

dio l’animale che mi scrive

mi copre d’estraneità

mi ristoro vuota apparente

mi nutro in briciole

 

ecco

la Parola si fa carne

riproduco suoni

mal di vivere – adoro il suo odore

la penso sostanza

 

negli occhi sogno cani

mentre scendo a un’altra stanza

li conduco alla luce mi disturbano fuori

vanno – resto

resto fuori mentre la luce che intende avvolgerti

braccarti farti dono mi sconcerta fino stringermi

all’uscio farne uscire l’essenza e starci di nuovo

 

senza

 

*

 

ovunque ti spargi fai carne di questa mia

 

ovunque ti spargi fai carne di questa mia

menzogna d’essere

un volto un suono che riponi

allora esisto ai tuoi occhi

se mi desideri

corpo

 

(da La produzione di amore Dot.com Press Poesia, 2018)

 

***

 

labbra lingua e croci


tu l’ami

[tu]

 

appostata lì, sempre

governata dal moto

del linguaggio

 

ma lui non resiste in lei

e muta si apposta

e nuoce e delizia la

maturazione di versi in

un corpo audace

 

non piove addosso

sei semplicemente

acqua, acqua [cit.]

sei [dentro]

sola dentro

armata di

sensi avversi di

labbra lingua e croci

 

non posso essere libera da tutto

si vede si mostra si plagia

 

[ancora subisco plagi]

nonostante [cit.]

 

adoro lui lei le forme

in ottemperanza al dire

non si può [vivere] senza.

 

*


ricetta d’onore


40 gr. di fegato

spigliata

titolo accattivante

 

[la migliore offerta]

 

comparire poi

sparire

il nulla che sei

 

una fontana amara un bosco disboscato

acqua non potabile ritratti sbiaditi

cuciture sparse riverenze ardite

lettere seminate

 

il nulla che sei

 

[la migliore offerta]

poi comparire

poi sparire

 

(da la tua formula invertita femmina Edizioni Kolibris 2020)

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                                                       TIZIANA MARINI

Tiziana Marini è poetessa romana di grande sensibilità e delicatezza: una poesia in cui si avverte il melodico ritmo del mondo e della natura, una poesia fortemente intrisa di quel velo di pacata nostalgia che commuove ma che rafforza l’anima e il cuore anche del lettore, che fa propri i sentimenti fondamentali dell’essere umano. Una poesia del ricordo, tesa a recuperare quei lacerti di luce e di calore che da sempre educano e formano la buona personalità e ne temprano il carattere. Una poesia che è, anche, in perfetta osmosi con altri aspetti della sua arte creativa, come la pittura e la fotografia. 


L’ultimo raggio


Sopravvivendo

benché di vetro

l’ultimo raggio

magnifico

prima della sera

vedrai quello che io vidi

in quella luce

dal mare all’entroterra.

Lo stesso cielo

la stessa solitudine

che provammo appena nati.

 

Tenacemente

restano le cose

s’incarnano

e il colore hanno dei cipressi

inclinati e imperfetti.


(da Lo scatto della lucertola, La Vita Felice, 2016)

 

***

 

Globuli d’amore


Mi donavano globuli d’amore

le sexy scarpe di mia madre

con la rosa sulle dita

come un bottone

per aprire il mondo

e nel laccio alla caviglia

tutto intero il mio equatore.

Allo specchio le indossavo

ognuna con la sua solitudine

ognuna con la sua strada

com’era lei

com’ero io

piccola efelide

della sua galassia.

 

Va giù il cuore nel ricordo

ma sempre un po’ sopra la fine.


(da La farfalla di Rembrandt, Ensemble, 2019)

 

***

 

Aria che muove l’aria

 

Non chiudo la finestra di notte

non ancora.

Le ombre allungate degli alberi

si somigliano a fine autunno.

Hanno fattezze che riconosco.

Ecco il platano. E questo era un pioppo

dico, guardando nelle loro ombre.

Poi il vento, aria che muove l’aria

diventa assordante

e il cactus al centro dell’aiuola

il nastro appeso al cancello

i rami davanti al lampione

sono la sua voce, il suo movimento.

 

Li ho sentiti misteriosi, potenti, umani

forse soffiati da un’invocazione

che l’orizzonte attraversa

nelle rientranze dei balconi

nei portoni socchiusi, leggeri sulla fronte.

Finché mi sovvengono altre ombre

soprattutto la tua, madre

di cui trovo in me forme

uguali, specchiandomi.


(da La farfalla di Rembrandt, Ensemble, 2019)

 

***

 

L’alfabeto e il cielo


Incrèspati come il mare di notte

impercettibile

quel movimento minimo

che lambisce docilmente.

Accarezza la terra che poi sei tu

ti devi amare in delicata misura

almeno un poco.

Che ti contenga il buio senza sbavature

e che basti a splenderti in luce.

Comprendi in te l’alfabeto e il cielo

falli entrare forzando il bordo

nel capoverso dell’abbraccio.


(Inedito)

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                                                          MARIA TERESA MURGIDA

È un inno alla terra, la poesia di Maria Teresa Murgida, autrice calabrese molto apprezzata e premiata in diversi importanti concorsi letterari di rilevanza nazionale. Sono versi accorati e lirici che cantano l’essenza della natura, i luoghi campestri, le reminiscenze di borghi, di piazze e campagne di una civiltà ora confinata al di là del cosiddetto progresso. Risalta nei suoi versi la capacità di riproporre sensazioni, ricordi d’infanzia, emozioni e profumi autentici di un mondo forse ormai poco frequentato, ma sempre ricco di esemplari valori storici e civili, capisaldi del buon vivere onesto e genuino. 

 

Luglio brucia nei campi

arde nelle scarse nubi

canta con i grilli.

Bacia a bocca piena il fieno

spoglia i cieli

ride nei girasoli

Lascia le finestre aperte

ansima sulle lenzuola

lusinga le gambe scoperte.

Ingravida i garofani

solleva le polveri nelle strade

cuoce i cocci sui balconi

 

Guarda una luna sudata

difende quell’unica nube

beffarda e senza vergogna.

 

*

 

Certi giorni il paese è un antro senza suono.

La nebbia scioglie garze su strade e tetti.

Certi giorni il paese è tutto dentro alle case.

Le finestre sono spettri opachi

– non hanno ciglia e non guardano fuori –

Il grigio da qui non può scappare,

stagna nella pozza scura dei giardini.

I cani tacciono contro i tronchi dei tigli.

Sono giorni in cui leggo ad alta voce

ai muri della casa.

Allento la fretta delle dita.

Ascolto il suono dell’acqua.

 

*

 

Sono solo un passo

sotto il tetto colorato

un passo soltanto

provvisorio ed incerto

Non ho appiglio di bastone

né spuntone di sassi

ma occhi di meraviglia

 

– ciglia slegate –

È la mia preghiera

 

che si leva potente

non è più piombo

ma aria senza polvere

 

*

 

Dovremmo imparare dalle margherite selvatiche.

Aspettare il sole e le api,

bagnarsi di pioggia.

Ascoltare un mezzogiorno di grilli,

sfiorare un papavero

 

– quasi impercettibilmente –

nella polvere dello scirocco.

 

Dormire sotto la neve

 

– far assopire i battiti –

prepararsi al fulmine,

 

al caos del tuono

 

– disincantarsi del buio –

e poi splendere

 

(da Il filo quotidiano, Compact Edizioni)

 

***

 

Mi ha generata un ventre

 

Mi ha generata un ventre

lo stesso che dorme nel mio mezzo.

Mi meraviglia il vento alla sua prima luce

e la notte di nera rondine.

Verrà un amore e mi spazzolerà i capelli

sciogliendo i nodi

tessuti sopra l’erba

 

*

 

Le piume dell’infanzia

 

Non indovinavo quanti giri

facevano gli angeli sul letto

solo contavo, ferma nella nenia

di quante piume era fatta l’infanzia.

 

*

 

La prima preghiera

 

La mia voce sgorgherà dal fondo

Dal cerchio che fanno le piazze.

Non sarà niente, un inciampo

l’urto d’aria che sposta la

soglia di un passo soltanto.

Sentirò le mie ossa recitare

la prima preghiera conosciuta.

 

(Inediti)

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                                                                        LIDIA POPA

Di origini rumene ma residente da tempo in Italia, a Roma, Lidia Popa è apprezzata poetessa in grado di esprimersi in entrambe le lingue, italiano e rumeno, conservando sempre la brillantezza e la profondità del suo dettato poetico. Ha infatti uno stile sobrio, conciso, ma diretto e incisivo. La sua è una poesia altamente riflessiva, meditativa, sugli aspetti del mondo che maggiormente influiscono sul proprio essere, in special modo l’ambito spirituale. Sono versi che anelano ad una libertà esistenziale, scevra da ogni possibile meccanismo di costrizione e di inquadramento psichico e sociale.

 

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Ho iniziato così,

avevo le ali e sentivo i voli

dentro di me,

e non mi importava molto

del pensiero degli altri,

della paranoia,

della critica,

dei bottoni cuciti,

delle maniche scucite,

degli orli strappati,

dei tuorli mischiati al fango,

ero la sintonia dei miei pensieri.

E dopo tutto mi sono venuti

molti capelli bianchi,

e ho capito che è facile

rimanere sé stessi

in mezzo agli alberi secolari

e non dove sono

i disboscamenti forzati.

E se avvisto qualcuno

volo più alto come l'uccello errante

che non ha perso di vista i sogni.

 

***

 

Monacale

 

In quell'ombra della Grecia

ho intrecciato parole

e ho ricamato le lettere

con gocce dell'anima.

 

Come un'Acquasanta del battesimo

ho riscritto il Vangelo del cuore

sul davanzale della finestra

verso il Nord.

 

Contavo i giorni

nella cella scavata nella roccia,

ognuno era una Stella Alpina

di Redenzione.

 

Tutto ciò di cui avevo bisogno era

una Luce – sfarfallio opaco

di lanterna con olio

per decifrare il mio sogno.

 

Dagli inchiostri di Spirito

ho scritto versi

e li ho dispersi nell'aria

come Canto Oratorio e Alleluja.

 

***


Rimangono solo le pietre

 

Ce ne andremo uno per uno

più tristi e più soli

magari con un fiore sul petto,

una croce di cera tra le mani

e un salmo da tenere a mente

pregare oltre

per il resto

gemellato con il dolore

lavato con lacrime amare.

 

Ce ne andremo uno per uno

come una nuvola al cielo,

verso i mari, oltre

da nessuna parte.

 

Rimangono solo le pietre

per proteggere l'argilla.

Qui riposa in eternità

il poeta senza ombra.

 

***

 

Dei miei sogni

 

Hai ragione,

Mi sono trascurata a favore degli altri.

Ma a chi importa?

Ho vissuto la felicità

di vedere gli altri felici,

e questo mi bastava,

quel luccichio nei loro occhi

e l'anima ho confortato

con i miei sentimenti.

 

Non ho cercato la gloria

ma l'ho evitata il più possibile,

come eviti il fotografo quando ci prova

per attirare la tua attenzione.

Ma lui la sorprende ancora,

sorpresa sorridi come se

volevi scappare e ti hanno preso.

È stato solo un momento, dopo sei partita

con l'equinozio ai confini del mondo

lasciandoti alle spalle il ricordo.

 

Uno, due, tre, sorridi per favore!

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                                                      DANIELA QUIETI

Da Pescara, città in cui risiede ed opera, la Voce autorevole e preziosa di Daniela Quieti, poetessa, scrittrice e giornalista attivissima, autrice di moltissime opere letterarie di poesia, di narrativa e di saggistica, ed inoltre vincitrice di numerosi e importanti premi letterari in ambito nazionale. Una personalità di indubbio spessore nel campo letterario, la sua poetica assume caratteristiche di elevata ricerca stilistica e di contenuti. Nei brani che qui propone, si evidenzia il canto lirico improntato da un forte afflato di umanità, quel senso di nobiltà e di dignità dell’uomo che spesso va disgregandosi nell’amarezza delle vicende storiche e sociali di ogni tempo. Traspare anche una sorta di rimpianto e di nostalgia per l’età passata, ma la speranza ancora dirada il fremito dell’attesa come fiamma d’amore che sfiora il tuo il nostro cammino.


Il lato oscuro della storia

 

Sgomenta il lato oscuro della storia

antro desolato alla sorte

intricate vele a sostenere il peso

d’alberi caduti alla deriva.

 

Approdi di pane e giustizia

ostaggi di segrete evasioni

ragioni a sfidare la follia d’amore

oltre la stanca innocenza

che redime libertà e radici d’abisso

 

su ali aperte di cielo.

 

***

 

Somigliano i nostri anni

 

Somigliano i nostri anni

a un ventaglio colorato

che s’apre a mezzo cerchio

e schiude nel palmo d’una mano

ricordi e sogni d’una intera età.

 

In quest’ultima che vacilla

ci coglie inerti il giorno

che s’approssima e si consuma.

 

Se talora la neve copre i rami

del giardino

o punge il freddo le ossa

l’incantamento di un nuovo cielo

di te di noi riverbera

il piccolo sentiero

dove camminiamo nel tepore di un’ora

fra ciò ch’eravamo e ciò che siamo.

 

Da una lama di luce ho appreso

la dolcezza d’una pena che va via

come una tenerezza mai espressa

che oggi fino a noi procede

e colma il male che ci oscura

o assiepa l’onda

 

nell’unico solco d’un fondale.

 

***

 

Terre martoriate da battaglie

 

Terre martoriate da battaglie

sognano chiare primavere

oltre gli steccati

e consonanze di stellari altezze

disgregano catene

alla schiavitù fatta ricordo

in campi fioriti di promesse.

 

Si perderanno le mille verità

nel fulgore che sovrasta

vittorie e sconfitte

esiliate da un riverbero di cielo.

 

Una parola un tepore di speranza

dirada il fremito dell’attesa

come fiamma d’amore

 

che sfiora il tuo il nostro cammino.

 

(da Il reale e l’immaginario, Pegasus Edition, 2018)

 

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                                                            GIANCARLO SERAFINO


Giancarlo Serafino, dal cuore del Salento, è poeta incline alla riservatezza e alla riflessione, pur avendo una intensità espressiva che prende e coinvolge. Autore di diverse raccolte, premiato in tantissimi concorsi letterari di rilevanza nazionale, la sua è una poesia di spessore, che si sofferma sulla autenticità della persona e sul valore sacro della vita e dell’esistenza, al di là di ogni mera sovrastruttura materiale. Il sentimento, le emozioni, fanno parte dell’uomo e devono essere accolti e accompagnati nella quotidianità con garbo e con dignità: è quanto traspare dai suoi versi suadenti, in un susseguirsi di afflati lirici di grande resa.

 

Non imporre silenzi al dolore


Non imporre silenzi al dolore

lascialo gocciolare nello scavo del dubbio,

impasta con lacrime le labili parole

che solo il tuo cuore può ascoltare.

Dal ventricolo strappa la gramigna

e scopri la carne che palpita

quando dissolta l’indifferenza

la natura ti reclama nella luce.

Semina chicchi di comprensione

per tutto ciò che ti sembra esistenza

e cerca tra i fili che partono dal cervello

quelli sottili e più argentati d’impulsi

che tengono legati ad una ipotesi

di vita. Anche quando sei perduto

o ferito come un uccello che sta

per precipitare, raccogli le ossa

e pensa a quanto ti è costato

lo spettacolo e se hai battuto cassa.

 

*

 

Il sogno di un ragazzo

 

Chini la testa e deponi gli occhi

al di là…

cerchi nell’iride

uno ad uno

i fili d’erba

che nascono sul cuscino

e

ti distendi come luce

che discopre

la polvere nei gorghi.

 

Altra età altro canto

è lecito il pianto

nella fatica di conoscersi

e

intanto preme il sesso

e l’inganno.

 

(da D’incondizionato Amore, Terra d’ulivi, 2015)

 

***

 

Granello

 

Così imperfetto tra la perfezione

della natura intorno

mi trascino con il ruggito degli anni

che reclamano nuova giovinezza.

Ma sospeso tra coscienza e sogno

ho negli occhi lo specchio delle stagioni

che sospirano nel vortice del ritorno.

Vorrei l'incoscienza del granello

che non sa di essere duna.

 

*


L’amore è il mio bisogno

 

L’amore è il mio bisogno

se mi lascio scuotere

dalla brezza dei tuoi occhi

come giunco che si rallegra

nel sentir movenza d’ardori

per sfuggir allo stagno, noia

di quel che non cambia mai.

 

Così il piacere della forza

che mi trasmetti è per me

uno spuntar d’ali, un invito

a volare tra i tuoi segreti…

Si! Turbami con l’ampiezza

dei tuoi sorrisi e precipitami

in fantasie d’amplessi

e capire quanto possono essere

grandi le mani che abbracciano

e parlano al corpo d’alchimie

che ricongiungono all’Amore

Infinito, cosmico unisono

che spinge al desiderio.

 

(da Padrona è la Luce, Etabeta, 2020)

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Quest’ancòra stare: un cumulo d’anni

s’addensa in questa stanza e subito svapora:

come il guizzo d’un ricordo che nell’angolo dell’occhio

fugge appena contattato. Ad un passaggio d’ora

studiato a punto, emerge un minimo momento:

lampo di vita in questa usuale penombra,

in questo gregario andar su e giù per il mondo.

 

Qui ti riconosco infallibile e ineluttabile,

arcano vecchio ingranaggio corroso, incastrato

tra i mille denti dell’organigramma, pronto

a non cedere nemmeno un giro

alla sincronia del grande aggeggio che mi spinge:

quotidiano io per necessità! E dunque

qui oso un distacco, in questo canto minimo

che non è più suono di terra

né cantilena di quietovivere,

ma diapason d’altre armonie

e setticlavio di nonsoché d’amore,

di cui disperato nutro ancora

il mio persistente, sfiatato

fantasma della sera.

 

Giuseppe Vetromile


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NOTE SUGLI AUTORI

 

Laura Accerboni

Laura Accerboni è nata a Genova nel 1985, vive a Ginevra. Si occupa di poesia e fotografia.Ha pubblicato le raccolte poetiche Acqua acqua fuoco (Einaudi, 2020), La parte dell’annegato (Nottetempo, 2015), Attorno a ciò che non è stato (Edizioni del Leone, 2010).

Sue poesie sono state pubblicate su diverse riviste italiane e straniere tra cui “Nuova corrente”, “Poesia”, “Steve”, “Italian Poetry Rewiew”, “Gradiva”, “Loch Raven Review”, “Kluger Hans”, “InVerse”, “10TAL”, “The List”. Ha conseguito diversi premi letterari tra cui: Lerici Pea giovani (1996), Premio internazionale di poesia Piero Alinari (2011), Premio Achille Marazza Opera Prima (2012). Sue poesie sono state tradotte in 18 lingue ed è stata ospite di numerosi festival internazionali tra cui: Poetry International Rotterdam (Olanda), Felix Poetry Festival (Belgio), Struga Poetry Evenings (Macedonia), Poetas D(in)versos (Coruña), Babel Festival (Svizzera), Chiasso Letteraria (Svizzera), Poetry on the Road (Germania), 10Tal / The Stockholm Poetry Festival (Svezia), Ritratti di Poesia (Italia, Roma), Fiera Internazionale del Libro di Buenos Aires. Ha presentato il suo lavoro presso le Università di Cork, di Dublino e di Zurigo. Dal 2016 è tra i poeti selezionati nell’ambito del progetto Versopolis promosso dall’Unione Europea. È tra i fondatori dellagenzia letteraria transnazionale Linguafranca. 

 

Domenica Caponiti

Domenica Caponiti nasce a Messina. Inizia a scrivere le sue prime poesie all’età di otto anni, periodo che coincide con un lungo percorso di malattia della madre. È, quindi, nell’infanzia in cui entra in contatto con la dura realtà, ma sono proprio questi anni ad essere determinanti nella sua prima riflessione sui veri valori della vita. Figura dolce ed estremamente sensibile, inizia a cogliere la gioia nelle piccole cose, a infondere coraggio e speranza alla famiglia e si abbandona alla scrittura come luogo libero della sua voce concentrandovi tutto il suo sentire. In questa tenera fase vince il Premio Letterario “Tradizioni” - Messina. Al 2005 risale la pubblicazione di una sua raccolta poetica adolescenziale: La Melodia del Cuore (Libroitaliano World), mentre nel 2014 viene pubblicata la silloge Dove viaggio l’infinito a cura della casa editrice Ibiskos Uliveri. Partecipa a concorsi letterari ricevendo consensi e premi. Tra gli ultimi riconoscimenti ottenuti: Premio speciale per la poesia inedita al Premio Letterario “San Domenichino“. Premio Speciale della Giuria per la poesia inedita al Premio Letterario “Histonium”. Una sua lirica è pubblicata in “Gradiva”. Altri suoi testi sono inseriti in altre antologie e riviste: “Il Convivio”, “Omaggio a Giovanni Paolo II”, “Emozioni in bianco e nero”, “Jonia news”.

 

Beppe Costa

Beppe Costa, nato a Catania nel 1941, vive dagli inizi degli anni ’80 a Roma. Scrittore, traduttore ed editore, fonda l’editrice Pellicanolibri. Autore di oltre 20 libri di narrativa, poesia, teatro; fra i più importanti: Romanzo siciliano (1984/2017/19); Impaginato per affetto (Premio Alfonso Gatto, 1990); Due o forse più cose che so di lei (1995); Anche ora che la luna (2010), pure in versione CD; Rosso: poesie d’amore e di rivolta (2013/2016); L’ultima nuvola (2016); Per chi fa turni di notte (2017), e Il Poeta che amava le donne (e parlava coi muri) (2017/2019). Per diversi anni in tour con video spettacoli di musica e poesia. Presente e tradotto in diverse lingue quali inglese, tedesco, spagnolo, turco, arabo, ebraico, albanese. Fa applicare per la prima volta in Italia la “Legge Bacchelli”, 1985, a favore di Anna Maria Ortese. La medesima legge è stata approvata per Costa nel luglio 2020 dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Di prossima pubblicazione un secondo CD: Metà del tempo, Poesia a Due Voci con musiche di Nicola Alesini (sax) e Beppe Costa (piano) e in lavorazione con le musiche di Marcos Vinicius (chitarra) e Nicola Alesini (sax).

(https://it.wikipedia.org/wiki/Beppe_Costa)


Graziella Di Grezia

Graziella Di Grezia (su Facebook: Grazi DG) è nata e vive ad Avellino. Pianista classica, a 22 anni ha conseguito il diploma al Conservatorio di Musica “Domenico Cimarosa” di Avellino.

Medico Radiologo, Dottore di Ricerca, si occupa in particolare di diagnostica senologica integrata.

Ha pubblicato Anima (2000), Crisalide – Monologhi di una gravidanza (2015), Viva (2016), Quest’anno non vado al mare (2017), Versi immersi (Graus edizioni, 2020).

Si occupa de L'angolo della poesia per la rivista IrpiniaTimes. È socia Fondatrice dell'Associazione Pabulum e Consigliere del Direttivo dell'Università Irpina del Tempo Libero.

Si occupa tra l'altro del progetto #pianoterra (Voce: Susanna Puopolo, Piano: Grazi Di Grezia) che coniuga versi e musica.

 

Michela Gorini

Michela Gorini è nata a Pesaro nel 1971). Psicoanalista. Ha pubblicato: La produzione di amore (Dot.com Press Poesia, 2018, nota al testo di Franz Krauspenhaar, prefazione di Giovanna Frene); La tua formula invertita femmina, Edizioni Kolibris, 2020, prefazione di Chiara De Luca). Nel 2019 partecipa alla V ed. del Festival Bologna In Lettere, al Forum Anterem nella giornata in memoria di Gio Ferri. È segnalata alla 33esima ed. del Premio L. Montano per l’Opera Edita. Nel 2020 è seconda alla XXXVIII ed. del Premio di Poesia “Umbertide” per la Poesia Inedita. Riceve il Premio Speciale del Presidente delle Giurie alla VI ed. di Bologna in Lettere. Vince la XXVI ed. del Premio di Poesia Renato Giorgi nella sez. Cantiere.

Numerosi testi, inediti e editi, tradotti in inglese e spagnolo, articoli e videoletture, compaiono online su riviste e canali letterari: Bologna In Lettere, Anterem Edizioni e Premio Lorenzo Montano, Atelier Poesia, Edizioni Kolibris, Irisnews.net, Tele Kolibris, Poesia del Nostro Tempo, Poesia Ultracontemporanea, Bibbia d’Asfalto, Poetarumsilva, Laboratori Poesia, La rosa in più, Versante Ripido, Pioggia Obliqua. Sul n.78 della rivista Le Voci della Luna sono pubblicati i 4 testi con cui si è classificata al 1° al premio R. Giorgi.


Tiziana Marini

Tiziana Marini è nata a Montalcino e vive a Roma, dove ha studiato Lingue e Letterature Straniere, in particolare la lingua russa e inglese, presso l’Università La Sapienza, dedicandosi in seguito all’insegnamento, alle traduzioni e all’adattamento dei dialoghi per cinema e tv. Ha pubblicato le raccolte di poesia: Solo l’anima vede (Pagine, 2011), Passa il cuore sulla terra (Tracce, 2014), e La farfalla di Rembrandt (Ensemble, 2019) con le prefazioni del poeta e critico letterario Plinio Perilli, e Lo scatto della lucertola (La Vita Felice, 2016), con la prefazione dello scrittore e saggista Sabino Caronia. È presente con i suoi testi in varie antologie tra le quali ricordiamo: Novecento non più – Verso il Realismo Terminale, a cura di Guido Oldani (La Vita Felice, 2016), Il posto delle fragole (LietoColle, 2016), Mia madre era, donne e famiglie del Novecento (prefazione di Elio Pecora e Franco Ferrarotti, Gattomerlino, 2018), Il graffio della piuma, a cura di Marco Onofrio (Edilet, 2017) e su riviste e siti di letteratura tra i quali Italian Poetry. Autrice di prefazioni e recensioni, è anche pittrice e fotografa. Collabora come redattrice al sito La Consulta delle donne, scrive inoltre sul suo blog di poesia, letteratura, cinema e viaggi “Icon”. Tra i concorsi in cui è stata premiata ricordiamo il Premio San Domenichino e il Premio di poesia dell’Università Salesiana “Certamen Apollinare Poeticum”.


Maria Teresa Murgida

Maria Teresa Murgida è nata a Catanzaro nel 1976. Si afferma in diversi concorsi nazionali. La sua opera prima è il frutto del primo posto al concorso nazionale “Metropoli in versi”, ottobre 2017, che le riconosce la pubblicazione de Il filo quotidiano (Compact Edizioni) con la prefazione di Michela Zanarella. A settembre 2017 si classifica prima al concorso di poesia estemporanea “Città di Latina”. A dicembre dello stesso anno le viene riconosciuto il premio speciale della giuria “l’Aurora Cultura” alla XV edizione del concorso nazionale di poesia città di Sant’Anastasia. Nel 2019 si classifica al primo posto al concorso con poesia e immagine indetto dall’Accademia Mondiale poesia, Verona. Suoi versi sono apparsi su Clandestino con nota di Davide Rondoni, Interno Poesia, Poetarum Silva, Inverso, Laboratori poesia, il visionario.

Attualmente vive e lavora in Calabria dove gestisce un centro per la prima infanzia.

 

Lidia Popa

Lidia Popa è nata in Romania, vive a Roma da molti anni. Scrive dall’età di sette anni poesie, saggi e narrativa. Scrive correntemente sia in italiano che in rumeno. Scrive anche in altre lingue come esercizio di apprendimento e formazione, essendo un'autodidatta per le lingue straniere. Ha debuttato nel 2014 in antologie con più autori, edite Italia, in Romania e altre nazioni. Collabora con riviste letterarie, associazioni culturali e altri enti in ambito internazionale come scrittrice e traduttrice di classici o contemporanei. Ha pubblicato tre monografie poetiche in italiano o bilingue italiano / rumeno: Punto differente (essere) con Aletti Editore, 2016; Nell'antro dei miei pensieri (Dacia), sempre con Aletti Editore, 2016; Anfora di cielo con le Edizioni Divinafollia, 2017. Ha vinto vari premi letterari e riconoscimenti internazionali, il più recente dei quali è il premio conferito da “Unione Hispanomondiale Escritori” (UHE) Premio César Vallejo 2020, come unico scrittore premiato per Italia. Ha numerosi altri progetti in corso per i quali lavora con impegno e serietà.

 

Daniela Quieti

Daniela Quieti, laureata in Lingue e Letterature Straniere, giornalista, è direttore editoriale della Pegasus Edition, presidente dell’Associazione Logos Cultura e direttore responsabile dell’omonimo Periodico. Cura rubriche per Radio Speranza, Il Porticciolo, L’eterno Ulisse, Thema L’Informazione, Agricoltura Oggi. Ha pubblicato i libri di poesia, narrativa e saggistica: I colori del parco, Terenzio 2007; Cerco un pensiero, Tracce 2008; Altri Tempi, Tracce 2009; Uno squarcio di sogno, Tracce 2010; Echi di riti e miti, Ibiskos Ulivieri 2010; L’ultima fuga, Tracce 2011; Francis Bacon La visione del futuro, Tracce 2012; Quel che resta del tempo, Ibiskos Ulivieri 2013; Atmosfere Dal mito alla storia, Tracce 2014; T. S. Eliot La Travolgente domanda Cent’anni di Prufrock, Ibiskos Ulivieri 2015; Grendel e il poeta Da Beowulf a Shakespeare, Ibiskos Ulivieri 2016; Cupido nella rete, Pegasus Edition 2017; Il reale e l’immaginario, Pegasus Edition 2018; Cronache di letteratura inglese Dall’angelo ribelle a Frankenstein, Ibiskos Ulivieri 2019. Per le opere e l’attività culturale ha ricevuto numerosi premi, tra cui: Città di Penne, Un Bosco per Kyoto, Città delle rose, Città di Empoli D. Rea Cultura-Saggistica, Città di Pontremoli Cultura, Città di Cattolica Cultura, Parigi World Literary Prize Carriera, Letteratura Spoleto Art Festival, Tigulliana Incontri, Milano International Carriera, Comunicare l’Europa, Camilla Cederna Saggistica, Giglio Blu Firenze Saggistica.

 

Giancarlo Serafino

Giancarlo Serafino è nato a Campi Salentina nel 1950. Ha pubblicato nel 2003 Passaggio d’estate, Zane editrice, con la presentazione di Giuseppe Vese. Sempre nel 2003 è stato Premio Athena per la poesia. Ancora per la Zane Editrice nel 2007 ha pubblicato Per canto e per amore, con la presentazione di Giuliana Coppola. Nel 2011 per i caratteri della CFR edizioni, ha pubblicato Poesie sociali e civili a cura di Gianmario Lucini, con note di Enzo Rega e di Antonio Spagnuolo. Nel 2012 ha ottenuto il terzo posto al premio Don Milani per la legalità e la responsabilità con la silloge Città Fenicie che è stata poi pubblicata nel 2012, per i caratteri della CFR, con prefazione di Arnaldo Èderle. Con la casa editrice Terra d’ulivi ha pubblicato nel 2015 D’incondizionato amore, ottenendo il Premio Vitruvio-libro edito 2016, e Asimmetriche Coincidenze. Del 2020 sono le due edizioni di Padrona è la Luce (Etabeta).

È presente nelle antologie Impoetico mafioso, SalentoSilente, La giusta collera, Oltre le nazioni, Ai propilei del cuore, A che punto è la notte, Il ricatto del pane, Mille voci per Alda, Fondamenta instabili, Keffiyec-Intelligenze per la pace, I poeti e la crisi, Enciclopedia degli autori di poesia dal 2000

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11 marzo 2021



 

5 commenti:

  1. Ringrazio Giuseppe Vetromile per la bella nota introduttiva che ha scritto per me.
    La sua antologia "Transiti Poetici" è un bel modo per unire versi e menti elette, come prodotto finale dei pomeriggi di "Conversiamo" che vi invito a seguire.
    Graziella Di Grezia

    RispondiElimina
  2. Grazie Giuseppe, per questa tua lettura sul moto intimo della mia scrittura, grazie dell'invito a partecipare, onorata di leggere gli autori presenti insieme.
    Michela Gorini

    RispondiElimina
  3. Mille grazie Giuseppe non solo per il lavoro che fai ma per la passione che a ciascuno di noi dedichi con parole 'precise'.
    Beppe Costa

    RispondiElimina
  4. Complimenti, caro Giuseppe per questo tuo bellissimo lavoro e grazie per aver dato spazio ai miei versi che hai letto con grande sensibilita'. E' davvero un onore per me essere tra tante intense voci poetiche.
    Tiziana Marini

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  5. Ringrazio vivamente il poeta Giuseppe Vetromile per aver inserito i miei versi nella pregevole raccolta antologica Transiti Poetici Vol. XXII da lui curata e per la sensibile e profonda nota critica. Sono onorata di essere tra tante significative voci poetiche. Congratulazioni e un caloroso saluto a Giuseppe e a tutti!
    Daniela Quieti

    RispondiElimina

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