Introduzione
Zona
Rossa, Zona Arancione, Zona Gialla, ora anche Zona Bianca da qualche parte.
L’Italia multicolore, il Mondo suddiviso e diviso in zone di alta, media e
bassa pericolosità. Il contagio da Covid-19, come forse era prevedibile,
continua a dilagare e a condizionare la nostra esistenza, colorando di
tristezza, di illusioni e di speranze le nostre giornate e i nostri territori.
Giusto un anno è trascorso e nulla pare sia cambiato, purtroppo. Le sofferenze
aumentano, le preoccupazioni pure e le misure cautelative sembra non ci
rassicurino poi tanto. E poi c’è da sperare nella vaccinazione, malgrado quel po’
di confusione in merito che continua a intimorirci.
Iniziammo
questo viaggio antologico giusto un anno fa, per tenerci impegnati, per
confortarci vicendevolmente sussurandoci l’un l’altro quel adda passa’ ‘a nuttata di eduardiana memoria, per condividere le
nostre emozioni e le nostre poesie. La scena è simile a quella di un nonno
accanto al caminetto acceso che irradia calore, e non solo dalle fiamme dei ceppi
ardenti, ma anche dalla voce suadente e rasserenante di lui mentre narra le
favole ai nipotini, in una serata oscura e fredda, dilaniata da una incombente
tempesta di neve: fuori si sentono gli ululati dei lupi, il mondo è in balia
del demonio e dei pazzi, la casa è un rifugio sicuro, il calore del focolare è
indiscutibilmente confortevole e rassicurante: qui dentro nessuno potrà entrare, neanche il peggiore dei virus
influenzali! C’è il nonno a proteggerci, c’è il focolare a riscaldarci.
Siamo
stati colti alla sprovvista, nessuno se l’aspettava. Forse la situazione
attuale è simile alle recenti epoche storiche di quelli che hanno vissuto il
dramma della guerra. Possiamo solo immaginare lo stato di continua tensione,
che spesso sconfinava nel terrore, causato dai bombardamenti, dalle incursioni
fin dentro il cuore delle città, della mancanza di ogni tipo di sostentamento.
Adesso questo stato di tensione serpeggia subdolo tra di noi e, consapevolmente
o inconsapevolmente, influisce sul nostro stato d’animo: un nemico invisibile,
stavolta, che può bombardarci da un momento all’altro, cogliendoci impreparati.
Tendiamo
così a richiuderci nella casa del nonno, a trascorrere la nostra esistenza
quotidiana accanto a quell’unico caminetto che è e rimane la fonte del nostro
calore, della nostra serenità e della nostra sicurezza. Rischia di spegnersi,
quel caminetto, ma dobbiamo mantenerlo sempre acceso, dobbiamo alimentarlo
continuamente con il nostro coraggio e la nostra speranza.
E dobbiamo
narrarci le nostre favole, i nostri sogni, i nostri progetti futuri, accanto a
quel caminetto. Il nonno è il nostro cuore e la nostra anima, la nostra Poesia
e la nostra arte.
Uniamo in
questi grigi momenti di sconforto e di preoccupazioni i nostri caminetti.
Condividiamo i nostri valori e la nostra umanità.
Anche
questo ventiduesimo volume dell’Antologia rappresenta il legame caloroso che
esiste tra di noi, un legame artistico e poetico che contribuisce a rafforzare
la serenità e la speranza per un domani libero da ogni condizionamento virale e
psicologico.
Ringrazio
per questo i dieci validissimi autori presenti in questo volume, tappa
importante di questo mio viaggio senza confini nel mondo della poesia
contemporanea.
Giuseppe
Vetromile
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LAURA ACCERBONI
Genovese
di origine, Laura Accerboni vive a Ginevra. Autrice di diverse raccolte di
poesia, è stata tradotta in molte lingue, a dimostrazione della sua intensa e
impegnata attività letteraria, peraltro molto apprezzata. La sua poesia, come
negli esempi qui proposti, si caratterizza per una spiccata propensione alla
schiettezza e alla autenticità della vita: la figura del bambino rappresenta il
perno principale del suo dettato poetico in quanto simbolo ed effigie di una
umanità che può riscattarsi solo con l’affermazione dei propri autentici valori
sociali e spirituali, al di là di meri materialismi. Versi che prendono, non
privi di una vaga vena di ironia.
Ieri il bambino più alto
ha messo una pietra
tra i denti
e ha iniziato a masticare.
Ha dimostrato
a sua madre
ciò che una bocca può fare
se messa all'orlo
e che una casa distrutta
è solo una casa distrutta.
Ieri tutti i bambini più alti
hanno messo alla fame i nemici
e raccolto i loro giochi in fretta.
Hanno dimostrato alle madri
l'ordine
e la disciplina dei morti
poi sono corsi
a lavarsi le mani
e ad ascoltare
le notizie
in forma di ninnenanne.
(da La
parte dell’annegato, Nottetempo, 2015)
***
L’acqua
sta sotto
al letto
se non dormi
arriva
alle lenzuola
e annega
ogni cosa
fino al tetto.
(da Acqua
acqua fuoco, Einaudi, 2020)
***
La fabbrica
chiude
di continuo
si annida
sotto pelle
moltiplicandosi.
Dalle analisi
risulta
asportabile
il corpo
di mio figlio
mentre lei
rimane.
(da Acqua
acqua fuoco, Einaudi, 2020)
***
Sono stili
di vita
sbagliati
dice
il ministro
con la salute
serrata
tra i denti.
(da Acqua
acqua fuoco, Einaudi, 2020)
***
Aveva delle
strade e
tre piazze
in tasca
per questo
il bambino
stava fermo
potevano
scivolargli
in qualsiasi
momento
e la polizia
era proprio lì
a due passi.
(per il film “Lockdown 2020 - L’Italia
invisibile” di Omar Rashid)
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DOMENICA CAPONITI
Da Messina la voce
poetica di Domenica Caponiti è un canto dell’anima dolente verso speranze di
cieli e di luce. Autrice di due raccolte poetiche e segnalata con Premi
Speciali in importanti concorsi letterari nazionali come il San Domenichino e
l’Histonium, Domenica Caponiti investe nella sua poesia tutta la sua solarità e
fiducia nell’aspetto salvifico e redimibile di questa. Le vicissitudini
familiari hanno infatti rafforzato la sua creatività poetica fin dalla giovane
età, accompagnandola in una continua ricerca del sublime e della purezza in
natura e nell’uomo, e manifestandola poi con versi di alta liricità.
Un
sogno d’azzurro
Di luce è il mite silenzio,
piega
d’amore sui fianchi della notte.
In
cerca di sogni
nella
valle disincantata.
Poi
un farfuglio di vertigini
tesse
spasmi nella dimenticata
aria.
Lentamente la voce si smarrisce
nel
sudore fuligginoso della vita,
e
cerca il nuovo sentiero
sulle
mani di stelle rannicchiate
al
pianto di momenti mai scritti.
E
dipinge un sogno d’azzurro:
l’ultimo
tra camicie consumate dal tempo.
Non
possiamo farci inverno,
negli
occhi che non videro
lampeggiare
i lunghi viaggi
tornati
soli. Senza quelle fiaccole
lontane,
di quei morbidi domani
ricamati
dalle parole accese nel petto.
“Ci
sarà ancora un sogno,
e
sarà d’azzurro nelle cose
ancora
sconosciute.
E
sarà pane per le tremule ossa,
sarà
l’ombra dell’anima
inzuppata
d’amore
tra
laghi di poesia, sui seni del paradiso”.
***
Ditemi,
la voce dei miei fiori
Ditemi
dove
gli
spazi strappati
agli occhi non sono tristi
dove
il vento dipinge
i
sorrisi incorniciati ai gigli
dove
l’arcobaleno conduce
ai
campi che abbracciarono
la
smarrita stagione.
Ditemi
dove accarezzare
l’orma
che suona
il
ruscello delle ombre…
s’amano
assopendosi
nello
stesso passo del pensiero.
Ditemi
dove sta l’amore mio,
se
legge nei fiori di maggio
gli
sguardi che s’inseguono
negli
annunciati ritorni.
Ditemi
se scrivo
per
vivere in lui
camminando
il sole
caduto
del giorno.
Ditemi,
la
voce dei miei fiori.
Dove
hanno fermato le parole?
***
Io abito le stagioni del
vento
Pacata
solitudine
con
l’aroma di cielo
s’incolla
sulla pelle
…e
sordo diviene il mio canto.
Muto
si dirada nel volo degli angeli,
unico
abbraccio sentito
nella
foschia di scheletri in festa.
E
le finestre d’argilla si chiudono,
le
case degli spasmi
sono
spoglie abbandonate.
Io
abito le stagioni del vento.
(da Dove viaggio l'infinito, Ediz. Ibiskos Uliveri)
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BEPPE COSTA
Una vita
profusa nell’arte e nella letteratura ad altissimi livelli, nel costante e
intenso impegno come scrittore, come poeta, e professionalmente come editore:
Beppe Costa, originario di Catania ma da più di quaranta anni residente a Roma,
città che lo ha visto, e lo vede tuttora, protagonista in molti nobili e
importanti eventi culturali, autore di tantissimi libri, anche di teatro. Della
sua vastissima produzione letteraria, ci onoriamo di proporre qui alcuni esempi
del suo pensiero, fortemente incentrato sul valore della parola poetica, capace
di affrontare in modo sublime qualsiasi tematica e qualsiasi stato d’animo. Dai
suoi versi caldi e accorati emerge anche un forte sentimento per la vita e per
la natura: un canto appassionato colmo di cuore e di amore, ma non privo di una
velata ironia.
la poesia
Sublime la poesia che scopre i sogni
cela ai vicini i tormenti
frequentata da pochi
Sublime la poesia che non sceglie il
tempo
che non sceglie i luoghi
che soprattutto non ha nazione
Sublime la poesia
che diventa vita
Sublime la poesia
che nasconde desideri e incubi
non saprai mai o
sarà troppo tardi
chi sei
chi potresti essere
e intanto regalo a molti
ciò che vorrei offrire solo a te
Sublime la poesia
che resta inganno
che illude il tempo
che non è tiranna
Sublime la poesia quando non è egoista
*
Avrei voglia di terra
Avrei voglia di terra
l’odore di foglie e formiche
di erba alberi rami secchi
potrei sedere e guardare il mio corpo
ricoprirsi d’insetti
Avrei voglia di mare
lasciarmi coprire d’acqua
andare giù fino in fondo
scoprire e spegnersi la luce poco a
poco
e morire come un pesce pescato
Avrei voglia di cielo
passare in mezzo a nuvole e oltre
incuriosire gli uccelli
che infine senza paure comincerebbero a
beccare
e ricadere indietro senza più cuore
Avrei voglia di sentirlo battere il
cuore
amplificarsi fino a scoppiare
Avrei voglia di pensare ai miei anni
tutt’insieme
esser sconfitto e riprender daccapo
Avrei voglia di bere tanto vino
impazzire ubriaco senza più occhi per
raccontare
Avrei voglia di correre all’infinito
e vedermi arrivare sempre prima di me
Avrei voglia di radermi per bene i
polsi
bere il mio sangue ritornare pulito e
bambino
e
Avrei tanta voglia di te
(da
Anche ora che la luna, Multimedia,
Casa della Poesia, 2010)
***
Rosso
Del rosso abbondante in strade morenti
del rosso di cuori che non vedono sole
del rosso di sole che non vedono cuori
di cuori al macello
di albe infuocate da spari di cielo
di rosso del sangue di fuochi
di giochi
di rosso del sangue d’una vita
che nasce
di rosso della madre che muore
di rosso annerito da miniere e sudori
del rosso del vino che ha sconfitto
la vita
del rosso del vino che ubriaco di te
del rosso di palco di sera da sballo
di rosso d’amore a volte al tuo fianco
del rosso tramonto che scambia
i miei giorni
del giorno che vita che mi riporta a te
del rosso di luce di quadri d’autore
di rosso di fiamma al camino che scalda
del rosso di croce quand’è solidale
di rosso che brucia ma non porta calore
di rosso d’un fiore per errore raccolto
di rosso di viscere di lava
alla terra che lava
di rosso chiarore che esplodendo non
vedi
di rosso che vesti quando svesti il
pudore
di rosso di labbra che apri alle labbra
del rosso ferita al tuo ventre e così
la mia vita comincia
*
Rifugio
così m’era parso di vederlo il mare
andavo incontro senza scarpe
non ricordando di non saper nuotare
forse avrei potuto camminarci sopra
qualcuno prima di me lo aveva fatto
devo fidarmi di una storia antica
d’un gommone non c’è da fidarsi
sapevo già che l’onda m’avrebbe
per amore preso senza esitazione
ero quasi certo che camminando
sull’acqua
non avrei trovato recinti né fucili
puntati
e nessuna frontiera mi avrebbe mai
fermato
(da Rosso,
poesie d’amore e di rivolta, Associazione Pellicano, 2015-2017)
***
Poeti
sapete bene che i poeti sanno mentire
parlando di vita credendo di morire
invocano la morte per rimanere eterni
dicono di lei quando non esiste,
e se esiste non si accorge della loro
presenza
sono grossi imbroglioni perché come
dice Pacheco
vivono per uno e soffrono per tanti
vorrebbero poi entrare nei sogni di
ciascuno
mentre nessuno riesce a vederli
s’immaginano stretti fra labbra rosse
mentre di rosso vedono solo sangue
diffidate di loro ma non fatene a meno
(da Il
poeta che amava le donne (e parlava coi muri), Pettirosso Editore, 2019)
***
covid 19
siamo sono statistica
costante metodica estrema
senza concedere soste
mentre l’amore tiene qualche vecchio
vivo
non l’amore per i vecchi
bensì l’amore dei vecchi – l’amore che
ho –
costante metodico estremo
mentre tu figura per me sempre più
invisibile
siamo sono un numero
fra quelli che in terzo turno
aspetta quel miracolo nato
come un bambino in nove mesi: miracolo
per la vita
siamo solo fantasmi
presenti ma tenuti prigionieri
in attesa del vaccino
che ci renda immune dal dolore
d’assenza d’amore
sono solo un uomo
non certo unico che aspetta l’abbraccio
sapendo che presto ci sarà
e sarà l’ultimo che mi sbatte alla
terra ridotto in cenere
(Inedito)
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GRAZIELLA DI GREZIA
Medico
radiologo di Avellino, Graziella Di Grezia frequenta il mondo letterario da
molti anni e con ammirevoli risultati, avendo pubblicato alcune raccolte
poetiche; ma il suo impegno in campo artistico non si ferma alla poesia, in
quanto eccelle anche come pianista, ideando e conducendo progetti
poetico-musicali molto interessanti, come Pianoterra,
insieme a Susanna Puopolo. La sua poesia si caratterizza per un dettato sobrio
e immediato, privo di titoli, ma intenso nella sua proposta etica e civile:
versi che stimolano riflessioni profonde sulla vera essenzialità dei
comportamenti sociali.
Oggi ho soltanto
desiderio delle
mie stanze,
delle mie scale,
dei luoghi
che sono nati con me
e che mi hanno cresciuto.
Ho voglia di sentire
le mura che mi hanno
abbracciato quando
le crepe li stavano aprendo.
Ho voglia del bianco
dei miei soffitti
e delle mie porte chiuse
a chiave.
Ho voglia delle tazze
in cui ho preparato tutti i miei tè.
Ho desiderio di rimetterle
in ordine le stanze.
Non dei loro oggetti,
ma dei loro soggetti.
***
Fate a pezzi l’odio,
come un puzzle al contrario.
Staccate ogni parte e lasciatela
nella scatola.
Riempite la scatola
di pezzi di odio
che non combaciano
tra loro.
Resteranno isolati, inutili,
capovolti, stravolti.
Vi accorgerete che non
avete bisogno dell’odio
per essere vivi.
Perdonate l’odio
ma non l’indifferenza.
***
Siamo noi
Quando diciamo di no
Quando gestiamo il coraggio
Con coraggio.
Siamo noi
Quando il rossetto si cancella
Quando la camicia si stropiccia
Quando ci scottiamo le labbra
Con la tazza del caffè.
Siamo noi quando
Siamo noi
Quando siamo soli
Quando non c'è nessuno
a guardarci,
A sentirci,
Ad aspettarci.
Siamo noi.
Siamo io e me.
***
Baciate chi odiate
Baciate chi avete smesso di amare.
Baciate chi vi ha lasciato.
Baciate chi vi detesta.
Soltanto grazie a loro
potete rimettervi in gioco,
potete rifarvi una vita
diversa da quella che vi
eravate cuciti addosso.
Amate la vostra nuova vita.
Baciatela.
Abbracciatela.
E coloro che vi hanno detestato,
si detesteranno.
perché non si sapranno
baciare,
abbracciare,
neppure da soli.
***
Siate cardiaci
quando abbracciate le persone,
siate cardiaci quando fate le cose
facili da fare.
Siate cardiaci quando vi alzate il
lunedì,
quando la notte vi bussano
i ragazzi che girano per strada.
Non siate mansueti con una vita
che si dimostra cinica nei vostri
riguardi.
Siate cardiaci contro i cinici,
come una farfalla contro una cimice.
Schiacciate la cimice e fatelo col
cuore.
Si ammazza d’amore.
Il nemico.
Oppure se stessi.
***
Il mio corpo
non è mio,
ma di chi lo
accarezza
dentro una poesia.
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MICHELA GORINI
È una
poesia dilaniata, nervosa, frammentata, quella della pesarese Michela Gorini,
ma proprio per questo è da ritenersi profondamente incisiva e originale,
soprattutto sotto l’aspetto psicologico del comportamento personale. Autrice di
diverse raccolte poetiche e vincitrice di importanti concorsi letterari
nazionali, molto presente anche in varie rassegne e riviste online, Michela Gorini ci dona dunque,
come negli esempi qui proposti, una poesia il cui dettato è caratterizzato da
una forte ricerca del senso dell’esistenza: carne e spirito appaiono dimidiati,
separati, e ogni frammento dell’anima è analizzato con rigore, nel tentativo di
dare e di darsi una risposta anche vaga, affidata alla parola poetica. Resta
comunque il mistero, l’equilibrarsi tra comparire
e scomparire.
onore
al corpo
ogni frammento sempre addosso
una sacra appendice mi sporge dentro
scopro il suo peso alle viscere
mi resta intestina – fuori
l’anima viaggia fuori e
giunge il
Sacro
l’insolita ambigua questione di corpo a
placarmi
la voce
copro il corpo
ciò che si iscrive m’invade l’anima –
speravo fosse comoda all’essere
ma svuota la mia forma
ecco il Sacro
dio l’animale che mi scrive
mi copre d’estraneità
mi ristoro vuota apparente
mi nutro in briciole
ecco
la Parola si fa carne
riproduco suoni
mal di vivere – adoro il suo odore
la penso sostanza
negli occhi sogno cani
mentre scendo a un’altra stanza
li conduco alla luce mi disturbano fuori
vanno – resto
resto fuori mentre la luce che intende
avvolgerti
braccarti farti dono mi sconcerta fino
stringermi
all’uscio farne uscire l’essenza e
starci di nuovo
senza
*
ovunque ti spargi fai carne di questa mia
ovunque ti spargi fai carne di questa
mia
menzogna d’essere
un volto un suono che riponi
allora esisto ai tuoi occhi
se mi desideri
corpo
(da La
produzione di amore Dot.com Press Poesia, 2018)
***
labbra lingua e croci
tu l’ami
[tu]
appostata lì, sempre
governata dal moto
del linguaggio
ma lui non resiste in lei
e muta si apposta
e nuoce e delizia la
maturazione di versi in
un corpo audace
non piove addosso
sei semplicemente
acqua, acqua [cit.]
sei [dentro]
sola dentro
armata di
sensi avversi di
labbra lingua e croci
non posso essere libera da tutto
si vede si mostra si plagia
[ancora subisco plagi]
nonostante [cit.]
adoro lui lei le forme
in ottemperanza al dire
non si può [vivere] senza.
*
ricetta d’onore
40 gr. di fegato
spigliata
titolo accattivante
[la migliore offerta]
comparire poi
sparire
il nulla che sei
una fontana amara un bosco disboscato
acqua non potabile ritratti sbiaditi
cuciture sparse riverenze ardite
lettere seminate
il nulla che sei
[la migliore offerta]
poi comparire
poi sparire
(da la
tua formula invertita femmina Edizioni Kolibris 2020)
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TIZIANA MARINI
Tiziana
Marini è poetessa romana di grande sensibilità e delicatezza: una poesia in cui
si avverte il melodico ritmo del mondo e della natura, una poesia fortemente
intrisa di quel velo di pacata nostalgia che commuove ma che rafforza l’anima e
il cuore anche del lettore, che fa propri i sentimenti fondamentali dell’essere
umano. Una poesia del ricordo, tesa a recuperare quei lacerti di luce e di
calore che da sempre educano e formano la buona personalità e ne temprano il
carattere. Una poesia che è, anche, in perfetta osmosi con altri aspetti della
sua arte creativa, come la pittura e la fotografia.
L’ultimo
raggio
Sopravvivendo
benché di vetro
l’ultimo raggio
magnifico
prima della sera
vedrai quello che io vidi
in quella luce
dal mare all’entroterra.
Lo stesso cielo
la stessa solitudine
che provammo appena nati.
Tenacemente
restano le cose
s’incarnano
e il colore hanno dei cipressi
inclinati e imperfetti.
(da Lo
scatto della lucertola, La Vita Felice, 2016)
***
Globuli
d’amore
Mi donavano globuli d’amore
le sexy scarpe di mia madre
con la rosa sulle dita
come un bottone
per aprire il mondo
e nel laccio alla caviglia
tutto intero il mio equatore.
Allo specchio le indossavo
ognuna con la sua solitudine
ognuna con la sua strada
com’era lei
com’ero io
piccola efelide
della sua galassia.
Va giù il cuore nel ricordo
ma sempre un po’ sopra la fine.
(da La
farfalla di Rembrandt, Ensemble, 2019)
***
Aria
che muove l’aria
Non chiudo la finestra di notte
non ancora.
Le ombre allungate degli alberi
si somigliano a fine autunno.
Hanno fattezze che riconosco.
Ecco il platano. E questo era un pioppo
dico, guardando nelle loro ombre.
Poi il vento, aria che muove l’aria
diventa assordante
e il cactus al centro dell’aiuola
il nastro appeso al cancello
i rami davanti al lampione
sono la sua voce, il suo movimento.
Li ho sentiti misteriosi, potenti,
umani
forse soffiati da un’invocazione
che l’orizzonte attraversa
nelle rientranze dei balconi
nei portoni socchiusi, leggeri sulla
fronte.
Finché mi sovvengono altre ombre
soprattutto la tua, madre
di cui trovo in me forme
uguali, specchiandomi.
(da La
farfalla di Rembrandt, Ensemble, 2019)
***
L’alfabeto
e il cielo
Incrèspati come il mare di notte
impercettibile
quel movimento minimo
che lambisce docilmente.
Accarezza la terra che poi sei tu
ti devi amare in delicata misura
almeno un poco.
Che ti contenga il buio senza sbavature
e che basti a splenderti in luce.
Comprendi in te l’alfabeto e il cielo
falli entrare forzando il bordo
nel capoverso dell’abbraccio.
(Inedito)
È un inno
alla terra, la poesia di Maria Teresa Murgida, autrice calabrese molto
apprezzata e premiata in diversi importanti concorsi letterari di rilevanza
nazionale. Sono versi accorati e lirici che cantano l’essenza della natura, i
luoghi campestri, le reminiscenze di borghi, di piazze e campagne di una
civiltà ora confinata al di là del cosiddetto progresso. Risalta nei suoi versi
la capacità di riproporre sensazioni, ricordi d’infanzia, emozioni e profumi autentici
di un mondo forse ormai poco frequentato, ma sempre ricco di esemplari valori
storici e civili, capisaldi del buon vivere onesto e genuino.
Luglio brucia nei campi
arde nelle scarse nubi
canta con i grilli.
Bacia a bocca piena il fieno
spoglia i cieli
ride nei girasoli
Lascia le finestre aperte
ansima sulle lenzuola
lusinga le gambe scoperte.
Ingravida i garofani
solleva le polveri nelle strade
cuoce i cocci sui balconi
Guarda una luna sudata
difende quell’unica nube
beffarda e senza vergogna.
*
Certi giorni il paese è un antro senza
suono.
La nebbia scioglie garze su strade e
tetti.
Certi giorni il paese è tutto dentro
alle case.
Le finestre sono spettri opachi
– non hanno ciglia e non guardano fuori
–
Il grigio da qui non può scappare,
stagna nella pozza scura dei giardini.
I cani tacciono contro i tronchi dei
tigli.
Sono giorni in cui leggo ad alta voce
ai muri della casa.
Allento la fretta delle dita.
Ascolto il suono dell’acqua.
*
Sono solo un passo
sotto il tetto colorato
un passo soltanto
provvisorio ed incerto
Non ho appiglio di bastone
né spuntone di sassi
ma occhi di meraviglia
– ciglia slegate –
È la mia preghiera
che si leva potente
non è più piombo
ma aria senza polvere
*
Dovremmo imparare dalle margherite
selvatiche.
Aspettare il sole e le api,
bagnarsi di pioggia.
Ascoltare un mezzogiorno di grilli,
sfiorare un papavero
– quasi impercettibilmente –
nella polvere dello scirocco.
Dormire sotto la neve
– far assopire i battiti –
prepararsi al fulmine,
al caos del tuono
– disincantarsi del buio –
e poi splendere
(da Il
filo quotidiano, Compact Edizioni)
***
Mi
ha generata un ventre
Mi ha generata un ventre
lo stesso che dorme nel mio mezzo.
Mi meraviglia il vento alla sua prima
luce
e la notte di nera rondine.
Verrà un amore e mi spazzolerà i
capelli
sciogliendo i nodi
tessuti sopra l’erba
*
Le
piume dell’infanzia
Non indovinavo quanti giri
facevano gli angeli sul letto
solo contavo, ferma nella nenia
di quante piume era fatta l’infanzia.
*
La
prima preghiera
La mia voce sgorgherà dal fondo
Dal cerchio che fanno le piazze.
Non sarà niente, un inciampo
l’urto d’aria che sposta la
soglia di un passo soltanto.
Sentirò le mie ossa recitare
la prima preghiera conosciuta.
(Inediti)
Di origini
rumene ma residente da tempo in Italia, a Roma, Lidia Popa è apprezzata
poetessa in grado di esprimersi in entrambe le lingue, italiano e rumeno,
conservando sempre la brillantezza e la profondità del suo dettato poetico. Ha
infatti uno stile sobrio, conciso, ma diretto e incisivo. La sua è una poesia
altamente riflessiva, meditativa, sugli aspetti del mondo che maggiormente
influiscono sul proprio essere, in special modo l’ambito spirituale. Sono versi
che anelano ad una libertà esistenziale, scevra da ogni possibile meccanismo di
costrizione e di inquadramento psichico e sociale.
Bio_me_graf(f)ia
Ho iniziato così,
avevo le ali e sentivo i voli
dentro di me,
e non mi importava molto
del pensiero degli altri,
della paranoia,
della critica,
dei bottoni cuciti,
delle maniche scucite,
degli orli strappati,
dei tuorli mischiati al fango,
ero la sintonia dei miei pensieri.
E dopo tutto mi sono venuti
molti capelli bianchi,
e ho capito che è facile
rimanere sé stessi
in mezzo agli alberi secolari
e non dove sono
i disboscamenti forzati.
E se avvisto qualcuno
volo più alto come l'uccello errante
che non ha perso di vista i sogni.
***
Monacale
In quell'ombra della Grecia
ho intrecciato parole
e ho ricamato le lettere
con gocce dell'anima.
Come un'Acquasanta del battesimo
ho riscritto il Vangelo del cuore
sul davanzale della finestra
verso il Nord.
Contavo i giorni
nella cella scavata nella roccia,
ognuno era una Stella Alpina
di Redenzione.
Tutto ciò di cui avevo bisogno era
una Luce – sfarfallio opaco
di lanterna con olio
per decifrare il mio sogno.
Dagli inchiostri di Spirito
ho scritto versi
e li ho dispersi nell'aria
come Canto Oratorio e Alleluja.
***
Rimangono
solo le pietre
Ce ne andremo uno per uno
più tristi e più soli
magari con un fiore sul petto,
una croce di cera tra le mani
e un salmo da tenere a mente
pregare oltre
per il resto
gemellato con il dolore
lavato con lacrime amare.
Ce ne andremo uno per uno
come una nuvola al cielo,
verso i mari, oltre
da nessuna parte.
Rimangono solo le pietre
per proteggere l'argilla.
Qui riposa in eternità
il poeta senza ombra.
***
Dei
miei sogni
Hai ragione,
Mi sono trascurata a favore degli
altri.
Ma a chi importa?
Ho vissuto la felicità
di vedere gli altri felici,
e questo mi bastava,
quel luccichio nei loro occhi
e l'anima ho confortato
con i miei sentimenti.
Non ho cercato la gloria
ma l'ho evitata il più possibile,
come eviti il fotografo quando ci prova
per attirare la tua attenzione.
Ma lui la sorprende ancora,
sorpresa sorridi come se
volevi scappare e ti hanno preso.
È stato solo un momento, dopo sei
partita
con l'equinozio ai confini del mondo
lasciandoti alle spalle il ricordo.
Uno, due, tre, sorridi per favore!
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DANIELA QUIETI
Da Pescara, città in cui risiede ed opera, la
Voce autorevole e preziosa di Daniela Quieti, poetessa, scrittrice e
giornalista attivissima, autrice di moltissime opere letterarie di poesia, di
narrativa e di saggistica, ed inoltre vincitrice di numerosi e importanti premi
letterari in ambito nazionale. Una personalità di indubbio spessore nel campo
letterario, la sua poetica assume caratteristiche di elevata ricerca stilistica
e di contenuti. Nei brani che qui propone, si evidenzia il canto lirico improntato
da un forte afflato di umanità, quel senso di nobiltà e di dignità dell’uomo
che spesso va disgregandosi nell’amarezza delle vicende storiche e sociali di
ogni tempo. Traspare anche una sorta di rimpianto e di nostalgia per l’età
passata, ma la speranza ancora dirada il
fremito dell’attesa come fiamma d’amore che sfiora il tuo il nostro cammino.
Il lato oscuro della
storia
Sgomenta
il lato oscuro della storia
antro
desolato alla sorte
intricate
vele a sostenere il peso
d’alberi
caduti alla deriva.
Approdi
di pane e giustizia
ostaggi
di segrete evasioni
ragioni
a sfidare la follia d’amore
oltre
la stanca innocenza
che
redime libertà e radici d’abisso
su
ali aperte di cielo.
***
Somigliano i nostri anni
Somigliano
i nostri anni
a
un ventaglio colorato
che
s’apre a mezzo cerchio
e
schiude nel palmo d’una mano
ricordi
e sogni d’una intera età.
In
quest’ultima che vacilla
ci
coglie inerti il giorno
che
s’approssima e si consuma.
Se
talora la neve copre i rami
del
giardino
o
punge il freddo le ossa
l’incantamento
di un nuovo cielo
di
te di noi riverbera
il
piccolo sentiero
dove
camminiamo nel tepore di un’ora
fra
ciò ch’eravamo e ciò che siamo.
Da
una lama di luce ho appreso
la
dolcezza d’una pena che va via
come
una tenerezza mai espressa
che
oggi fino a noi procede
e
colma il male che ci oscura
o
assiepa l’onda
nell’unico
solco d’un fondale.
***
Terre martoriate da
battaglie
Terre
martoriate da battaglie
sognano
chiare primavere
oltre
gli steccati
e
consonanze di stellari altezze
disgregano
catene
alla
schiavitù fatta ricordo
in
campi fioriti di promesse.
Si
perderanno le mille verità
nel
fulgore che sovrasta
vittorie
e sconfitte
esiliate
da un riverbero di cielo.
Una
parola un tepore di speranza
dirada
il fremito dell’attesa
come
fiamma d’amore
che
sfiora il tuo il nostro cammino.
(da Il reale e l’immaginario,
Pegasus Edition, 2018)
Giancarlo Serafino, dal cuore del Salento, è poeta incline alla riservatezza e alla riflessione, pur avendo una intensità espressiva che prende e coinvolge. Autore di diverse raccolte, premiato in tantissimi concorsi letterari di rilevanza nazionale, la sua è una poesia di spessore, che si sofferma sulla autenticità della persona e sul valore sacro della vita e dell’esistenza, al di là di ogni mera sovrastruttura materiale. Il sentimento, le emozioni, fanno parte dell’uomo e devono essere accolti e accompagnati nella quotidianità con garbo e con dignità: è quanto traspare dai suoi versi suadenti, in un susseguirsi di afflati lirici di grande resa.
Non
imporre silenzi al dolore
Non imporre silenzi al dolore
lascialo gocciolare nello scavo del
dubbio,
impasta con lacrime le labili parole
che solo il tuo cuore può ascoltare.
Dal ventricolo strappa la gramigna
e scopri la carne che palpita
quando dissolta l’indifferenza
la natura ti reclama nella luce.
Semina chicchi di comprensione
per tutto ciò che ti sembra esistenza
e cerca tra i fili che partono dal
cervello
quelli sottili e più argentati
d’impulsi
che tengono legati ad una ipotesi
di vita. Anche quando sei perduto
o ferito come un uccello che sta
per precipitare, raccogli le ossa
e pensa a quanto ti è costato
lo spettacolo e se hai battuto cassa.
*
Il
sogno di un ragazzo
Chini la testa e deponi gli occhi
al di là…
cerchi nell’iride
uno ad uno
i fili d’erba
che nascono sul cuscino
e
ti distendi come luce
che discopre
la polvere nei gorghi.
Altra età altro canto
è lecito il pianto
nella fatica di conoscersi
e
intanto preme il sesso
e l’inganno.
(da D’incondizionato
Amore, Terra d’ulivi, 2015)
***
Granello
Così
imperfetto tra la perfezione
della
natura intorno
mi
trascino con il ruggito degli anni
che
reclamano nuova giovinezza.
Ma
sospeso tra coscienza e sogno
ho
negli occhi lo specchio delle stagioni
che
sospirano nel vortice del ritorno.
Vorrei
l'incoscienza del granello
che
non sa di essere duna.
*
L’amore è il mio bisogno
L’amore
è il mio bisogno
se
mi lascio scuotere
dalla
brezza dei tuoi occhi
come
giunco che si rallegra
nel
sentir movenza d’ardori
per
sfuggir allo stagno, noia
di
quel che non cambia mai.
Così
il piacere della forza
che
mi trasmetti è per me
uno
spuntar d’ali, un invito
a
volare tra i tuoi segreti…
Si!
Turbami con l’ampiezza
dei
tuoi sorrisi e precipitami
in
fantasie d’amplessi
e
capire quanto possono essere
grandi
le mani che abbracciano
e
parlano al corpo d’alchimie
che
ricongiungono all’Amore
Infinito,
cosmico unisono
che
spinge al desiderio.
(da Padrona
è la Luce, Etabeta, 2020)
Quest’ancòra stare: un cumulo d’anni
s’addensa
in questa stanza e subito svapora:
come
il guizzo d’un ricordo che nell’angolo dell’occhio
fugge
appena contattato. Ad un passaggio d’ora
studiato
a punto, emerge un minimo momento:
lampo
di vita in questa usuale penombra,
Qui
ti riconosco infallibile e ineluttabile,
arcano
vecchio ingranaggio corroso, incastrato
tra
i mille denti dell’organigramma, pronto
a
non cedere nemmeno un giro
alla
sincronia del grande aggeggio che mi spinge:
quotidiano
io per necessità! E dunque
qui
oso un distacco, in questo canto minimo
che
non è più suono di terra
né
cantilena di quietovivere,
ma
diapason d’altre armonie
e
setticlavio di nonsoché d’amore,
di
cui disperato nutro ancora
il
mio persistente, sfiatato
fantasma
della sera.
Giuseppe Vetromile
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NOTE SUGLI
AUTORI
Laura Accerboni
Laura Accerboni è nata a Genova nel 1985, vive a Ginevra. Si occupa di poesia e fotografia.Ha pubblicato le raccolte poetiche Acqua acqua fuoco (Einaudi, 2020), La parte dell’annegato (Nottetempo, 2015), Attorno a ciò che non è stato (Edizioni del Leone, 2010).
Sue poesie sono state pubblicate su diverse riviste italiane e straniere tra
cui “Nuova corrente”, “Poesia”, “Steve”, “Italian Poetry Rewiew”, “Gradiva”,
“Loch Raven Review”, “Kluger Hans”, “InVerse”, “10TAL”, “The List”.
Ha conseguito diversi premi letterari tra cui: Lerici Pea giovani (1996),
Premio internazionale di poesia Piero Alinari (2011), Premio Achille Marazza
Opera Prima (2012). Sue poesie sono state tradotte in 18 lingue ed è stata
ospite di numerosi festival internazionali tra cui: Poetry International
Rotterdam (Olanda), Felix Poetry Festival (Belgio), Struga Poetry Evenings
(Macedonia), Poetas D(in)versos (Coruña), Babel Festival (Svizzera), Chiasso
Letteraria (Svizzera), Poetry on the Road (Germania), 10Tal / The Stockholm Poetry
Festival (Svezia), Ritratti di Poesia (Italia, Roma), Fiera
Internazionale del Libro di Buenos Aires. Ha presentato il suo lavoro presso le
Università di Cork, di Dublino e di Zurigo. Dal 2016 è tra i poeti selezionati
nell’ambito del progetto Versopolis promosso dall’Unione Europea. È tra i
fondatori dell’agenzia letteraria
transnazionale Linguafranca.
Domenica Caponiti
Domenica Caponiti nasce a Messina. Inizia a
scrivere le sue prime poesie all’età di otto anni, periodo che coincide con un
lungo percorso di malattia della madre. È, quindi, nell’infanzia in cui entra
in contatto con la dura realtà, ma sono proprio questi anni ad essere
determinanti nella sua prima riflessione sui veri valori della vita. Figura
dolce ed estremamente sensibile, inizia a cogliere la gioia nelle piccole cose,
a infondere coraggio e speranza alla famiglia e si abbandona alla scrittura
come luogo libero della sua voce concentrandovi tutto il suo sentire. In questa
tenera fase vince il Premio Letterario “Tradizioni” - Messina. Al 2005 risale
la pubblicazione di una sua raccolta poetica adolescenziale: La Melodia del Cuore (Libroitaliano
World), mentre nel 2014 viene pubblicata la silloge Dove viaggio l’infinito a cura della casa editrice Ibiskos Uliveri.
Partecipa a concorsi letterari ricevendo consensi e premi. Tra gli ultimi
riconoscimenti ottenuti: Premio speciale per la poesia inedita al Premio
Letterario “San Domenichino“. Premio Speciale della Giuria per la poesia
inedita al Premio Letterario “Histonium”. Una sua lirica è pubblicata in
“Gradiva”. Altri suoi testi sono inseriti in altre antologie e riviste: “Il
Convivio”, “Omaggio a Giovanni Paolo II”, “Emozioni in bianco e nero”, “Jonia
news”.
Beppe Costa
Beppe
Costa, nato a Catania nel 1941, vive dagli inizi degli anni ’80 a Roma.
Scrittore, traduttore ed editore, fonda l’editrice Pellicanolibri. Autore di oltre 20 libri di narrativa, poesia,
teatro; fra i più importanti: Romanzo
siciliano (1984/2017/19); Impaginato
per affetto (Premio Alfonso Gatto, 1990); Due o forse più cose che so di lei (1995); Anche ora che la luna (2010), pure in versione CD; Rosso: poesie d’amore e di rivolta
(2013/2016); L’ultima nuvola (2016); Per chi fa turni di notte (2017), e Il Poeta che amava le donne (e parlava coi
muri) (2017/2019). Per diversi anni in tour con video spettacoli di musica
e poesia. Presente e tradotto in diverse lingue quali inglese, tedesco,
spagnolo, turco, arabo, ebraico, albanese. Fa applicare per la prima volta in
Italia la “Legge Bacchelli”, 1985, a favore di Anna Maria Ortese. La medesima
legge è stata approvata per Costa nel luglio 2020 dalla Presidenza del
Consiglio dei Ministri. Di prossima pubblicazione un secondo CD: Metà del tempo, Poesia a Due Voci con
musiche di Nicola Alesini (sax) e Beppe Costa (piano) e in lavorazione con le
musiche di Marcos Vinicius (chitarra) e Nicola Alesini (sax).
(https://it.wikipedia.org/wiki/Beppe_Costa)
Graziella Di Grezia
Graziella Di
Grezia (su Facebook: Grazi DG) è nata e vive ad Avellino. Pianista classica, a
22 anni ha conseguito il diploma al Conservatorio di Musica “Domenico Cimarosa”
di Avellino.
Medico
Radiologo, Dottore di Ricerca, si occupa in particolare di diagnostica
senologica integrata.
Ha pubblicato Anima (2000), Crisalide – Monologhi di una gravidanza (2015), Viva (2016), Quest’anno non vado al mare (2017), Versi immersi (Graus edizioni, 2020).
Si occupa de L'angolo della poesia per la rivista
IrpiniaTimes. È socia Fondatrice dell'Associazione Pabulum e Consigliere del
Direttivo dell'Università Irpina del Tempo Libero.
Si occupa tra
l'altro del progetto #pianoterra (Voce: Susanna Puopolo, Piano: Grazi Di
Grezia) che coniuga versi e musica.
Michela Gorini
Michela
Gorini è nata a Pesaro nel 1971). Psicoanalista. Ha pubblicato: La produzione di amore (Dot.com Press
Poesia, 2018, nota al testo di Franz Krauspenhaar, prefazione di Giovanna
Frene); La tua formula invertita femmina,
Edizioni Kolibris, 2020, prefazione di Chiara De Luca). Nel 2019 partecipa alla
V ed. del Festival Bologna In Lettere, al Forum Anterem nella giornata in
memoria di Gio Ferri. È segnalata alla 33esima ed. del Premio L. Montano per
l’Opera Edita. Nel 2020 è seconda alla XXXVIII ed. del Premio di Poesia
“Umbertide” per la Poesia Inedita. Riceve il Premio Speciale del Presidente
delle Giurie alla VI ed. di Bologna in Lettere. Vince la XXVI ed. del Premio di
Poesia Renato Giorgi nella sez. Cantiere.
Numerosi
testi, inediti e editi, tradotti in inglese e spagnolo, articoli e
videoletture, compaiono online su
riviste e canali letterari: Bologna In Lettere, Anterem Edizioni e Premio
Lorenzo Montano, Atelier Poesia, Edizioni Kolibris, Irisnews.net, Tele
Kolibris, Poesia del Nostro Tempo, Poesia Ultracontemporanea, Bibbia d’Asfalto,
Poetarumsilva, Laboratori Poesia, La rosa in più, Versante Ripido, Pioggia
Obliqua. Sul n.78 della rivista Le Voci della Luna sono pubblicati i 4 testi
con cui si è classificata al 1° al premio R. Giorgi.
Tiziana Marini
Tiziana
Marini è nata a Montalcino e vive a Roma, dove ha studiato Lingue e Letterature
Straniere, in particolare la lingua russa e inglese, presso l’Università La
Sapienza, dedicandosi in seguito all’insegnamento, alle traduzioni e
all’adattamento dei dialoghi per cinema e tv. Ha pubblicato le raccolte di
poesia: Solo l’anima vede (Pagine,
2011), Passa il cuore sulla terra
(Tracce, 2014), e La farfalla di
Rembrandt (Ensemble, 2019) con le prefazioni del poeta e critico letterario
Plinio Perilli, e Lo scatto della
lucertola (La Vita Felice, 2016), con la prefazione dello scrittore e
saggista Sabino Caronia. È presente con i suoi testi in varie antologie tra le
quali ricordiamo: Novecento non più –
Verso il Realismo Terminale, a cura di Guido Oldani (La Vita Felice, 2016),
Il posto delle fragole (LietoColle,
2016), Mia madre era, donne e famiglie del Novecento
(prefazione di Elio Pecora e Franco Ferrarotti, Gattomerlino, 2018), Il graffio della piuma, a cura di Marco
Onofrio (Edilet, 2017) e su riviste e siti di letteratura tra i quali Italian
Poetry. Autrice di prefazioni e recensioni, è anche pittrice e fotografa.
Collabora come redattrice al sito La
Consulta delle donne, scrive inoltre sul suo blog di poesia, letteratura,
cinema e viaggi “Icon”. Tra i concorsi in cui è stata premiata ricordiamo il
Premio San Domenichino e il Premio di poesia dell’Università Salesiana
“Certamen Apollinare Poeticum”.
Maria Teresa Murgida
Maria
Teresa Murgida è nata a Catanzaro nel 1976. Si afferma in diversi concorsi
nazionali. La sua opera prima è il frutto del primo posto al concorso nazionale
“Metropoli in versi”, ottobre 2017, che le riconosce la pubblicazione de Il filo quotidiano (Compact Edizioni)
con la prefazione di Michela Zanarella. A settembre 2017 si classifica prima al
concorso di poesia estemporanea “Città di Latina”. A dicembre dello stesso anno
le viene riconosciuto il premio speciale della giuria “l’Aurora Cultura” alla
XV edizione del concorso nazionale di poesia città di Sant’Anastasia. Nel 2019
si classifica al primo posto al concorso con poesia e immagine indetto
dall’Accademia Mondiale poesia, Verona. Suoi versi sono apparsi su Clandestino
con nota di Davide Rondoni, Interno Poesia, Poetarum Silva, Inverso, Laboratori
poesia, il visionario.
Attualmente
vive e lavora in Calabria dove gestisce un centro per la prima infanzia.
Lidia Popa
Lidia Popa
è nata in Romania, vive a Roma da molti anni. Scrive dall’età di sette anni
poesie, saggi e narrativa. Scrive correntemente sia in italiano che in rumeno. Scrive
anche in altre lingue come esercizio di apprendimento e formazione, essendo
un'autodidatta per le lingue straniere. Ha debuttato nel 2014 in antologie con
più autori, edite Italia, in Romania e altre nazioni. Collabora con riviste
letterarie, associazioni culturali e altri enti in ambito internazionale come
scrittrice e traduttrice di classici o contemporanei. Ha pubblicato tre
monografie poetiche in italiano o bilingue italiano / rumeno: Punto differente (essere) con Aletti Editore, 2016; Nell'antro dei miei pensieri (Dacia),
sempre con Aletti Editore, 2016; Anfora
di cielo con le Edizioni Divinafollia, 2017. Ha vinto vari premi letterari
e riconoscimenti internazionali, il più recente dei quali è il premio conferito
da “Unione Hispanomondiale Escritori” (UHE) Premio César Vallejo 2020, come
unico scrittore premiato per Italia. Ha numerosi altri progetti in corso per i quali
lavora con impegno e serietà.
Daniela Quieti
Daniela
Quieti, laureata in Lingue e Letterature Straniere, giornalista, è direttore
editoriale della Pegasus Edition, presidente dell’Associazione Logos Cultura e
direttore responsabile dell’omonimo Periodico. Cura rubriche per Radio
Speranza, Il Porticciolo, L’eterno Ulisse, Thema L’Informazione, Agricoltura
Oggi. Ha pubblicato i libri di poesia, narrativa e saggistica: I colori del parco, Terenzio 2007; Cerco un pensiero, Tracce 2008; Altri Tempi, Tracce 2009; Uno squarcio di sogno, Tracce 2010; Echi di riti e miti, Ibiskos Ulivieri
2010; L’ultima fuga, Tracce 2011; Francis Bacon La visione del futuro,
Tracce 2012; Quel che resta del tempo,
Ibiskos Ulivieri 2013; Atmosfere Dal mito
alla storia, Tracce 2014; T. S. Eliot
La Travolgente domanda Cent’anni di
Prufrock, Ibiskos Ulivieri 2015; Grendel
e il poeta Da Beowulf a Shakespeare, Ibiskos Ulivieri 2016; Cupido nella rete, Pegasus Edition 2017;
Il reale e l’immaginario, Pegasus
Edition 2018; Cronache di letteratura
inglese Dall’angelo ribelle a Frankenstein, Ibiskos Ulivieri 2019. Per le
opere e l’attività culturale ha ricevuto numerosi premi, tra cui: Città di Penne,
Un Bosco per Kyoto, Città delle rose, Città di Empoli D. Rea
Cultura-Saggistica, Città di Pontremoli Cultura, Città di Cattolica Cultura,
Parigi World Literary Prize Carriera, Letteratura Spoleto Art Festival,
Tigulliana Incontri, Milano International Carriera, Comunicare l’Europa,
Camilla Cederna Saggistica, Giglio Blu Firenze Saggistica.
Giancarlo Serafino
Giancarlo Serafino è nato
a Campi Salentina nel 1950. Ha pubblicato nel 2003 Passaggio d’estate, Zane editrice, con la presentazione di Giuseppe
Vese. Sempre nel 2003 è stato Premio Athena per la poesia. Ancora per la Zane
Editrice nel 2007 ha pubblicato Per canto
e per amore, con la presentazione di Giuliana Coppola. Nel 2011 per i
caratteri della CFR edizioni, ha pubblicato Poesie
sociali e civili a cura di Gianmario Lucini, con note di Enzo Rega e di
Antonio Spagnuolo. Nel 2012 ha ottenuto il terzo posto al premio Don Milani per
la legalità e la responsabilità con la silloge Città Fenicie che è stata poi pubblicata nel 2012, per i caratteri
della CFR, con prefazione di Arnaldo Èderle. Con la casa editrice Terra d’ulivi
ha pubblicato nel 2015 D’incondizionato
amore, ottenendo il Premio Vitruvio-libro edito 2016, e Asimmetriche Coincidenze. Del 2020 sono
le due edizioni di Padrona è la Luce (Etabeta).
È presente nelle
antologie Impoetico mafioso, SalentoSilente, La giusta collera, Oltre le
nazioni, Ai propilei del cuore, A che
punto è la notte, Il ricatto del pane,
Mille voci per Alda,
Fondamenta instabili, Keffiyec-Intelligenze
per la pace, I poeti e la crisi, Enciclopedia
degli autori di poesia dal 2000.
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11 marzo 2021
Ringrazio Giuseppe Vetromile per la bella nota introduttiva che ha scritto per me.
RispondiEliminaLa sua antologia "Transiti Poetici" è un bel modo per unire versi e menti elette, come prodotto finale dei pomeriggi di "Conversiamo" che vi invito a seguire.
Graziella Di Grezia
Grazie Giuseppe, per questa tua lettura sul moto intimo della mia scrittura, grazie dell'invito a partecipare, onorata di leggere gli autori presenti insieme.
RispondiEliminaMichela Gorini
Mille grazie Giuseppe non solo per il lavoro che fai ma per la passione che a ciascuno di noi dedichi con parole 'precise'.
RispondiEliminaBeppe Costa
Complimenti, caro Giuseppe per questo tuo bellissimo lavoro e grazie per aver dato spazio ai miei versi che hai letto con grande sensibilita'. E' davvero un onore per me essere tra tante intense voci poetiche.
RispondiEliminaTiziana Marini
Ringrazio vivamente il poeta Giuseppe Vetromile per aver inserito i miei versi nella pregevole raccolta antologica Transiti Poetici Vol. XXII da lui curata e per la sensibile e profonda nota critica. Sono onorata di essere tra tante significative voci poetiche. Congratulazioni e un caloroso saluto a Giuseppe e a tutti!
RispondiEliminaDaniela Quieti