Le Antologie Poetiche Virtuali sono curate da Giuseppe Vetromile. Ogni Volume comprende 10 Autori, liberamente selezionati ed invitati dal curatore. Sono previsti volumi dedicati a particolari ambiti poetici (poesia emergente, poesia dialettale, ecc.). Le copertine sono elaborate e realizzate da Ksenja Laginja.

lunedì 25 maggio 2020

VOLUME VIII - Nuove Voci del Ventunesimo



Introduzione

La creatività artistica è una prerogativa dell'essere umano. L'uomo sociale conduce una vita di relazioni all'interno di un sistema nel quale svolge il suo ruolo, cerca di trovare uno spazio utile nel quale incasellarsi e vivere la sua vita mettendo a frutto le sue doti professionali, la sua esperienza lavorativa, svolgendo i compiti che si è scelto e che gli daranno un sostentamento. Questo in linea generale, perché attualmente così è pensata la società civile, il meccanismo economico che ci sostiene, al di là di ogni possibile retorica e distinguo. Ma questo sistema può cambiare, come è già cambiato nel passato, e potrà succedere che l'uomo torni al centro dell'universo, che sia lui, in quanto essere, a indirizzare il corso degli eventi, e non viceversa.
Ciò che rimane invariato, come dicevo, è invece la capacità dell'uomo di creare, anzi di ri-creare, attingendo dalla materia a sua disposizione e dall'intelletto, opere, manufatti, progetti, idee, forme.
La creatività è dunque un talento innato. Un talento che però va coltivato e approfondito: ogni generazione ha avuto il suo vasto panorama di creativi, i quali hanno fondato nuove filosofie, hanno immaginato e proposto nuove idee, hanno inventato nuovi processi e, nel campo dell'arte, hanno prodotto nuove opere, alcune eccelse, altre più modeste, ma sempre necessarie al perpetuarsi dell'attività creativa, che non verrà meno giammai. Parlando di poesia, abbiamo avuto i nostri Grandi, dai lontani classici fino all'ultimo Novecento. La scia di questi artisti della parola è amplissima e davvero lunga, ed è anche colma di perle preziosissime e luminose. Una scia che continua nel nostro secolo, all'interno della quale bisogna ricercare, osservare, invitare, incoraggiare nuovi fautori, nuovi creativi della parola che possano, più o meno egregiamente, continuare ad alimentare il fuoco sacro della creatività poetica.
Questo volume antologico dedicato ad alcune (solo alcune!) nuove Voci del XXI secolo appena iniziato, vuole essere un piccolo esempio da proporre a tutti, sempre nell'ottica di una condivisione di ricerca e di osservazione dello stato attuale della poesia prodotta e proposta da poeti, alcuni giovani e anche giovanissimi, che hanno da poco iniziato il loro lavoro letterario, e che lo stanno portando avanti con serietà, impegno e originalità di stile e contenuti.
Ringrazio quindi i Poeti che hanno aderito alla mia iniziativa letteraria, e che mi hanno dato l'opportunità di realizzare questo volume particolare, aprendo una finestra sui nuovi orizzonti poetici di questo ventunesimo secolo.
Buona lettura!

Giuseppe Vetromile
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                                                            ANTONELLA BIANCO





Giornalista pubblicista con rilevanti esperienze di redattrice e conduttrice di rassegne letterarie per televisioni locali, Antonella Bianco muove da poco i suoi primi passi nel mondo "ufficiale" della poesia, pur avendo sperimentato questo prezioso talento fin da piccola. Gli studi universitari e poi la laurea in Lettere Classiche le hanno conferito una solida preparazione di base per esprimere al meglio e in modo del tutto personale e originale il suo dettato poetico, prevalentemente ispirato alla ricerca dell'autenticità come valore tra i più importanti in una società generalmente rilassata e disinteressata.


(da Il risvolto dei volti, Italic Pequod, 2019)


Fuori dal mondo

Il misero tempo ci sostiene, scivoliamo tra i suoi gradini.
Chi mai si ricorderà dei nostri nomi nei giorni anonimi?
Alla stazione di fronte partono treni dai vagoni vuoti.
Nemmeno noi sappiamo ubriacarci dei momenti
migliori: sono i peggiori a stagnarci a lungo dentro.
Ne abbiamo cantine piene. Ad ogni pranzo siamo lì,
a riempirci i bicchieri di passati remoti emozionali.
Mentre tu fuggi per le stanze in cerca di un riparo,
io resto chiusa fuori. Si contano in noi i pezzi ancora vivi
di una casa di cui non resta che una porta in piedi.

***


Questo mio non conoscerti mio

Chi sei? Mi svilisci.
E mi svilisce tutto quello che non so.
Se ne va in frantumi il mio sguardo sicuro.
A un aeroporto, ad un porto, a una stazione,
tu mi manchi. E mi manca stupirti per caso,
nei giorni del passato, e trovarti di corsa,
e dirti Ehi, sono proprio io!
Mi assicuri che devo ridere della tua gioventù,
e di altre mani e di altri occhi e di altri ciao amore.
Ma la nudità, amore mio, quella mi svilisce:
perché non siamo serpenti e la nostra pelle non cade.
Non divoriamo le emozioni intere, ma le sorseggiamo
a piccoli morsi. Non giriamo intorno a noi stessi
per strangolare qualcuno che dorme ad occhi chiusi.
Non c’è veleno nei nostri corpi e non siamo peccato.
Ma siamo mortali: senza aver peccato, siamo mortali.
E la notte viene, e viene anche il giorno,
e tu ricompari un po’ di più e scompari un po’ di meno.
Cade un bicchiere e non so contarne i pezzi:
e allora li raccolgo, li metto in un angolo,
dove tu non passi coi tuoi passi...
Non vorrei ti facessi male.
Non conterranno più acqua.
Il mio mestiere è starti accanto.


***

I giorni vissuti

Allora eri felice, amore mio: quando
ancora non conoscevi la felicità.

Voler ritornare nella mente ad un luogo lontano:
un suono di campane, il mare – come un amore disperato –
battere sugli scogli vinti, quel tramonto in cui – tenendomi
per mano – mi hai condotto in un giorno di fine estate.
Voler ritornare dove non posso più tornare:
nell’estrema sincerità dei miei occhi
che ti contenevano ed erano sazi anche a digiuno.
Ci siamo separati per ricongiungere
i pezzi: io volevo andarmene da sempre,
tu te ne sei andato in un attimo.
Ed ora mi dici << Liberaci dei rami secchi
e delle radici marce, lascia solo il buono
di quel che è stato, come una pagina di storia
finita bene >>. Ed io ti ascolto, attorciglio
del futuro i miei legamenti, senza dirti questa volta
quel che penso: << che se qualcosa è buono non sa finire
e che niente in fondo finisce bene >>.
Due pensieri così distanti, così veri se visti camminare
uno di fianco all’altro sull’onda del mare calmo.
Io ho deposto le armi; le tue sono ancora issate,
in bella mostra, in un disperato tradimento.
Ma il passato ingrassa a vista d’occhio
e si mette tra di noi in questo letto
in cui da tempo dormiamo ai lati opposti.

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                                                         ELEONORA CALZONE



Giovanissima studentessa universitaria di Benevento, Eleonora Calzone si scopre poetessa pur frequentando campi di studio apparentemente opposti. Ma il suo talento è la riprova che la creatività artistica e letteraria, spesso vanno a braccetto con il rigore delle leggi fisiche che regolano il mondo. Il suo dire poetico ha però un percorso che si contraddistingue per l'originale visione delle cose e delle idee che la circondano: un riflettere costruttivo sul dubbio e sui progetti futuri che potranno coinvolgere lei e l'intera società. La forma poetica è discorsiva, ricca di minuti particolari.



S.O.S.PENSIONE (Save Our Souls)

Non sapevo come facesse questo cuore a battere costante,
non sapevo come rallentare la fuga dei pensieri evasi,
come potevo vedere un futuro che già mai ebbi?
Non potevo sapere cosa fare nella vita
ma ce ne era sempre la necessità
ché questa società me lo imponeva
e poi non si sapeva più niente per un po’...
Io volevo fare la giornalista ma mi dicevano
non si potesse alzare la voce dell’individualità.
Io volevo fare la modella ma sentivo qualcuno chiamarla vanità.
Non ero vanesia: mi piaceva l’arte delle forme e segnavo infatti
contorni aperti di un mondo a sé,
sui quadernini, come oggi...
Annaffiavo sentimenti vergini, squarciando il candore bianco,
ché scivolasse giù una goccia, seppure amara.
Si schiudeva lo stesso questa rosa in fiore, per una carezza od uno schiaffo.
Volevo fare la poetessa.
Volevo recitare come statua per il mio Pigmalione e
celebrare la vita, quella tra le crepe.
La mia penisola cresceva valori sepolti sotto i fiori del morto
e bisognava tirare sopra i calici appena annunciati
e raccoglierli nel palmo di una mano.
Noi ce li avevamo nel palmo chiuso della mano...
Volevo il recupero della cultura, ma tutto girava
secondo una ruota automatica chiamata “progresso”.
Però le dita lavoravano sole, neppure una parola;
la presunzione dei tasti non richiedeva consenso.
Volevo calcolare l’accettazione popolare dell’ossessione
mediatica pubblicitaria, calcolare e basta, senza pensare che
dietro al ponte ci sono le persone,
un ponte collega due persone,
su un ponte sale scende una persona,
senza pensare e basta...
O forse no, è che non sempre ricordo tutto bene.
Forse invece volevo scoprire le leggi fisiche che regolano l’universo
e la legge della bellezza universale.
Ero bambina a pensare,  –  torna la parola se la terra ruota all’incontrario –,
perché non c’è stato giorno che non sia stato questa vita.
Dovevo creare una nuova sospensione
ma mi sentivo incastrata in un ingranaggio di massificazione,
soffocata da salme inermi che non conoscevano la mia lingua.
Non sapevo sospendere il gioco, dovevo sospendermi in aria…


***

Perdono

Questa è la tensione tra due mondi
o forse, due modi che ho di vivere il mio mondo.
Da giù, tra i solidi monti e il profumo di campagne
volgo lo sguardo a una nube: tra me e lei
c’è solo la corda di un palloncino.
Le do la forma della mia
inutile inspiegabile insoddisfazione.
Vorrei essere di più, farmi vincente,
accecata assurdamente da un sogno
presuntuoso e che pretendo?
Tendere al sereno coi piedi per terra?
Ahi che male a voler volare
contro questa gravità che atterra,
a vagheggiar la leggerezza di un volo improbabile,
la dolcezza del vino nel calice,
sopra di una nuvola che è
la mollica del pane che condividiamo.
E tanto lo so che penserei
– Siedo tra le stelle ma guardo più in alto.
Salivo dritta, sopra ogni gradino di aria;
ora aggiro ogni molecola e diffondo.
E il cielo è azzurro – .
Conto nelle righe della mano i segni
del mio forte delirio. Onnipotenza.
Uno, due, dieci, successione: tempo,
sei la corona di pensieri che corrono,
s’affannano, fanno la lotta a chi tocchi uscire prima.
Così è già l’alba e tutta la notte
ho lottato per la Vita con la mia irrequieta.
Le labbra si schiudono alla ricerca di un perdono.
Mi parli – Tu sei veramente di un altro mondo – ,
– Vorrei tornare su quel
mondo
ché sono troppo stanca di non essere
capita –


***

Fratelli

Cocci grezzi di qualcosa che si è rotto
Tu calpesti acumi di vetro
Hai rabbia verso tutti e il mondo.
Ti è stato ingiusto
Io non so perché
così mi sento ingiusta anch’io.
Urli e ancor di più
se non ti rispondo
vorresti indurmi a urlarti
contro di rimando.
Faccio silenzio
quando sono in ascolto

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                                                          FRANCESCA COPPOLA




Francesca Coppola, napoletana, ha esordito in poesia con un editore di tutto rispetto, LietoColle, circa tre anni fa, il che testimonia la sua determinazione e serietà d'intenti nel voler perseguire l'arduo cammino della poesia; poesia che evidentemente ama coltivare con impegno, accanto alle sue normali attività lavorative e familiari. Ha un dire poetico diretto, a volte tagliente, per dire le cose senza nessun adombramento o falsi giri di parole. Come in questi due brevi e intensi inediti che ci propone.


(Inediti)

Scarso condizionale

mi riavvolgi se ti precedo ecco la necessità di tatuarmi
la forza sulla pelle, se fossi stata più normale o più profana
donna di casa, in carriera, se fossi stata più intransigente
o meno compassionevole, più cane vicino all’oggetto

se mi fossi seduta, scegliendo di fatto quella panchina
accanto all’ordinario, magari decisa, sì, meno io
più la precisione di Paolo, per la presunzione di Antonia
diviso il coraggio di Lorenzo,  forse ti sarei rimasta a fianco,
a terra come calvario pronto a farsi storia rielaborata dai fedeli

ma sono Maddalena più Giovanna con un po' di Elisabetta.
Troppo da definire nell’ammucchiata dei ritorni.


***

Come una sfoglia

ti muovi lento ai margini della vetrina
perdendoti in scivoli di bava, le tue mani
trapelano smania di avermi così sul banco
vestita di solo velo. E valuti dall'angolo
migliore nelle rientranze di zucchero e crema
poi mi afferri e stringi. Sono parte di te

sciogliendo la bocca sotto sopra

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                                                         DAMIANA DE GENNARO





Una ricerca poetica particolarmente attenta caratterizza il percorso letterario di Damiana De Gennaro, giovane e valida poetessa sorrentina, la quale ha potuto arricchire la sua esperienza poetica con panorami, filosofie e idealità proprie del lontano Oriente asiatico, avendo soggiornato a lungo per motivi di studio in Giappone. Il senso del mistero, l'evanescenza di alcune visioni della realtà, conformano il suo interessante dettato poetico.


(Inediti)


Sul dorso dello spettro primavera
l'altro ieri galleggiavano sirene –
ridevano con le loro labbra azzurre
dei miei disastri immaginati –

dalle correnti d'aria tiepida chiedevano
a che ti serve un cuore di parete
se il pianto rimbalza e ti fa belva
domestica al dolore?

è loro infatti il cuore-lavatrice:
un moto meccanico perpetuo
che educato obbedisce alle manovre,
profuma le cose come nuove.

***

il bianco, la parete provvisoria
è spazio aperto a spettri di passaggio:
prima di me era un'indiana, mi dicono,
che lasciava sempre le stoviglie nel lavello –

lo spazio bianco ora riflette:
una scena acquatica, fiori del supermercato,
la ragazza addormentata in bianco e nero,
una foglia chiusa nel suo autunno.

***

anche il tuo silenzio è una parete:
lo decoro con cartoline spezzate,
fiori per dispetto al disamore,
rabbia per il morire della luce –

una volta aprendomi la porta
lei ha detto, come sei carina oggi,
hai ogni volta qualcosa di diverso,

e io pensavo a ogni tua cosa morta
che fra me e lei ti sopravvive.


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                                                     GABRIELE DE SIMONE




Ritrovare un posto rassicurante all'interno o all'esterno di questa realtà, da dove poter considerare, riflettere, ipotizzare, sognare un mondo diverso e anche più romantico, nel senso classico del termine. Questa, in sintesi, la linea poetica seguita e proposta dal giovane autore napoletano Gabriele De Simone, che si pone tra le principali "promesse" poetiche di questo inizio del Ventunesimo letterario.


Ora che non ho niente

Ora che non ho niente
mi tocca inventare tutto;
ripristinare il mio nulla
vivo come una placenta
dove portarmi in cultura,
gestire un ovvio decadimento
come un organo da trapianto –
palpita lungo il tragitto;
mi riparo in un grembo
di rattoppi, intesso le carni
tra loro pescando da una memoria – Sai,
anche il corpo ha una sua memoria,
e come marchio a fuoco vi s'imprime l'amore
e un'altra mandria di cose.
Chiedesti agli uomini:
dove vanno tutte quelle che dimentichiamo? Vedi,
proprio queste sono
le uniche cose che vengono e non vanno più
da nessuna parte; si annidano, arredano
il nostro sangue e tutto dentro
scavano tane, per salvarsi
dal tradirsi, per non farsi
mai parola.


***

La luna e i calanchi

C'è un capriccio là dove sorge la luna
– la luna è perla smarrita di un sogno comune –
e sull'altra sponda una luce una casa
– era questa l'unica luce – e dietro
l'argilla muta dei calanchi
questa sacra memoria d'abissi
i fiumi estinti e dietro ancora
sirena disperata l'eco dei lupi
mi dice qui ci stanno i lupi
ed è una stretta al cuore
nella gola striscia il grano
sento spezzarsi sotto il vostro passo
gli steli secchi le foglie morte
assaggio il nulla
di tutti questi chilometri – qui
non esiste tempo


***

Corsetto blu

C'è un posto sotto il castello
dove la mia anima si ricongiunge,
ricordi? Ti ho fatto sedere
sul tetto, abbiamo guardato, in tempo,
le stelle, prima di arrenderci al freddo
o alla voglia. Ti sei chiusa in camera. Ora
la lingua tua batte sul palato e affila spade.
Un dilemma di polsi che sfuggono alla presa
via via che stringe. Velocemente, ti cambi.
Il legno della porta è vecchio e tradisce
la tua voce il bianco, quella mano di bianco
che gioca a separarci quando rincasiamo. Nasce
ogni liturgia da un canto:
la tua parola è sola e appartiene alla notte,
la notte che ci vide vinti, la notte
che guarisce nel sangue la nevrosi; noi
beviamo della stessa sete. La piaga
è ovunque e tu non vedi. Il letto
notte dopo notte, lui, si divide, noi
coliamo a picco nudi e sciagurati. Non badi, tu,
a questo oceano di simboli: in questa dolina, noi
– vorrei fondermi a te – siamo solo vicini. Tu
non badi a questo. Abbracciami forte, stasera,
perché domani me ne andrò
e tu non conosci che addii.
Dio invidia questa abat-jour
e il quarto giorno inventa il sole.


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                                                              ALESSIA IULIANO



Con l'attività professionale di musicoterapeuta, Alessia Iuliano, giovane artista creativa molisana di Termoli, integra il suo percorso poetico con un felice e illuminato stile che risente della sua forte personalità dedita alla ricerca di forme estetiche sobrie ma nello stesso tempo incisive e armoniose. Così, il suo detatto poetico si rafforza proprio in virtù del suo poliedrico talento artistico, permettendole un verso ricco di figurazioni e di suoni sottintesi.


Dal mio poco agire
sempre mancare
al tuo bel viso
ogni possibilità io, che di te
l’ultima spiaggia

tentativo di non darti vinta
                                            piango

più tristemente e più
dolcemente il destino
che custodisci e chiedo

ancora una parola trasparente
che mi salvi, senza domande


***

Anche con te la pioggia
si allarga nelle braccia, non resta
altro tacere

bisbigli, parole bianche
davanti la tua auto i nostri appuntamenti
svaniscono

nel balbettio che io sola
so creare quando lascio l’acqua
espiare l’errore

di cercare senso anche al rumore


***

La memoria sulle scale
le valigie, le tempeste tutte
a scontare la ressa

ti nascondo il cuore
ti custodisco il cuore

non so mentire
                         occhi miei

occhi terra e brace
senza pace anche questa volta

vorrei bruciare al tuo posto, almeno adesso
riscattare questa bolgia…


***

Se alla fine di questa storia
o alla fine di questa
nostra vita

nell’incertezza continua
ora dopo ora

riusciamo ancora a commuoverci
per nulla, se neanche il buio universale
sa chi siamo ed è euforia continua

                                    dentro di te, dentro di me
prendere l’aria a morsi

ma non possederti
                         non riuscire

per sempre, prima che scompaia
anche l’amore, anche l’odore dimmi

trasformare la sconfitta in vittoria è uno scandalo?



Nota
I testi sono inediti ed estratti dalla raccolta organica Come chiamarti, al momento finalista al Premio InediTO Colline di Torino.

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                                                                MARCO MELILLO



Marco Melillo, napoletano, è sicuramente una delle Voci più promettenti dell'attuale panorama poetico italiano. La poesia non ha bisogno di fuochi d'artificio per manifestarsi, il suo potenziale emerge spontaneo ed evidente, come in Marco Melillo, rivelatosi con grande merito in questi ultimi anni per la sua assidua e impegnata attività letteraria, anche attraverso studi, ricerche e interventi su importanti riviste online. Una poesia essenziale, profondamente intrisa di richiami etici e filosofici, caratterizza il suo interessante percorso letterario.



Anche la tua a ferro e fuoco
è una diaspora dal novecento
null’altro che stoffe increspate
rifatte alla luce di Croce
alle indagini strette
nei campi assolati di Luzi
incolpevole certo, la lingua…
"la vita sbaglia i tempi, i modi…"


***

"Guardando un albero dormire"

Cercando lungo le ore del giorno,
formula quasi abusata è l’eterno.
Ma c’è un momento, forse più d'uno
in cui si lascia scrivere erlebnis
la vita più prossima, quella futura
e dirigi, fin dove puoi conquistare
l’idea sospendendo il giudizio
bruciata la scoria lasciando
come nudità senza scopo
la mente che nasce alla storia
l’ennesimo scarto dal fitto mistero.


***

(al poeta Salvatore Violante)

Adesso va’, divertiti ah!
sembra dica la voce
che come una prima natura
si alza
è la voce è la rivoluzione
che mastica il sole connette
il terreno alla pietra dove
albergherà
come un vecchio
miracolo il fiore.
Tu l'hai
seguita ora va’
sei l’insetto
imprendibile che sulla
terra
fa per scomparire.


***

Sono stato veramente maledetto
in cima al parco con il vino
voi credete che più non esista
chi scompare nel veleno?
Ma di queste notti senza freno
non rimpiango nulla,
come fa la vita disarmata col sereno
e piango ancora, con un libro in testa e
un fiore in mano.


***

Fiori di stagno, compiuti sopra
un dettaglio di marmo mentre
l'operaio lavorava, come disegni
di cosmogonie di pianeti dove
immaginavi di poter rinascere
volta per volta all'amore del padre,
fiori di macchie solari sul tavolo
tassellatori, starne lontani abbastanza
un indizio per la gravità
ma comprendere i cieli, l'arco
più grande l'infinitamente
più semplice appare che in terra,
tra i meccanismi degli uomini
il ventre di odioso rumore di chi
li rassegna alla guerra alla presa
minuta di sale dettata in coscienza.
E scrivi un tema di gioia
ti dissaldi dall'albo dei giudici
e questo non basta alla pietra
per farsi stellare a degli occhi
distanti e cortissimi per farsi casa.
Cerchi sul piano inclinato Archimede
gli altri costruttori di piccoli giochi
in sostanza di steli di rami
mentre ti allontani che corra
quel breve minuto costretto
dall'equidistanza alla curva del tempo,
simile forma a Vitruvio nel grigio
brillante di Venere, o solo un sogno.


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                                                           GIUSEPPE MELUCCIO



Studente di fisica, il giovane e già preparato Giuseppe Meluccio ha intrapreso da poco l'impegnativo percorso della poesia, pubblicando con successo un'opera prima, L'enigma cosmico, nel 2017 per La Vita Felice. È un impegno che mantiene costante e con serietà, integrando la sua scrittura creativa con l'esercizio pregevole di ricerca e di studi su altri noti poeti contemporanei. La sua poesia è cosmica sotto tutti i punti di vista, e per questo ha un respiro ampio e profondo.



(Inediti)


Ci sono masse nel tuo sopraggiungere
lieve presso il mio fragile campo
che incurvano le dimensioni premono
sulle giunture dello spazio
della mente
e mi fanno scivolare
giù per le geodetiche del senso
al buio trascinato
dall’attrazione verso
le profondità del continuo

Nel movimento astrale
si fa carne l’eleganza
di un universo ansioso
come noi
che per qualche secondo respiriamo
in un tempo che si è dilatato
e adesso prova a nascondere
la voglia di scorrere
per sempre lento


***

Non percorreremo mai
neanche un millimetro
di questa piccola
sconcertante mappa eppure
Voi siete qui
tra i filamenti cosmici
dei pesci balena
tra la gloria e il dolore
il sogno e il senso
invisibili
di un meraviglioso granello blu
e dalla polvere incoerente
dell’universo interiore
proviamo a trascendere
i cieli immisurabili
di Laniakea


***

Non respingere la luce
ricombinati con la materia
con il flusso incessante
che ci attraversa trasporta
venera la transitività dell’essere
l’incertezza del cambiamento
vivere è un’eccezione
purga la mente
dagli affanni vani
abbandonati
e una volta rilassati
gli stati eccitati dell’io
ti accompagnerò
fino alla superficie
di ultimo scattering
per diventare trasparenti
alla radiazione
e lasciare impressa
nell’universo
un’eterna irrilevante
presenza


***

Dopo la breve luce
ci rincontreremo
in questo nero
senza basi
in quest’infinito
tessuto cosciente
e vibreremo insieme
finalmente completi
ritorneremo musica
che irrora l’universo

__________________________________________________________________

                                                          FRANCESCO PAPALLO



Un giovane poeta napoletano che ha intrapreso da poco il suo cammino nell'ambito letterario, è Francesco Papallo. La poesia non è un mero divertimento e Francesco lo sa benissimo, tanto che affianca la sua notevole abilità poetica allo studio e alla ricerca in questo ambito, attraverso attive e proficue partecipazioni e organizzazioni di blog letterari in rete. La sua poesia mira essenzialmente alla rivalutazione dei sentimenti e della dignità dell'uomo, con un dettato preciso e diretto.


Iniziazione

Va’ incontro al ruggito, piccolo uomo
ché la tempesta sferraglia sui tetti
e presto non vi sarà più rifugio.
Va’, cammina dentro il boato, piccolo uomo.
Non chiedere la direzione giusta.
Sapere è in anticipo nel luogo sbagliato.
La foschia si disperde, piogge acide s’infiltrano
persino nelle serre.
Va', chi resta scomunica l'azzurro.
È la cifra dell’assurdo
che un miraggio sia irreale
se reale non è altro
che la perplessità della luce.
                                                                     

***

La solitudine dei Magi

Non chiedono permesso.
E presto ti lasciano di nuovo.
Sono creatori di spifferi.
Gli ultimi preposti all’unico soffio.
Spiazza la solitudine dei Magi
come la febbre di una stella
nel luccichio purulento dei quartieri
che attaccano il degrado coi colori.
Finché vagano è tutto qui.
Di uno zero spaccato
fanno la loro ruota panoramica.
Ma sono pronti.
Sono polline pronto al riciclo.
                                                                
***

Settembre

Mi si chiudono gli occhi.
Per un attimo trattengo il fiato
e il cielo si coagula
come cemento a presa rapida.
Mi sveglia l’acciottolio della vita
prima in sordina
poi rincarato dalle piogge
che abbattono e dilavano le foglie.
Di nuovo il vento mi prende sottobraccio
quando infilo le mani nelle tasche
e provo a decifrare
pensieri sbiaditi dalla centrifuga.
Ma che fine hanno fatto le mie scarpe?
Così vecchie e stanche e polverose –
sono tornate indietro dal deserto
dopo la Maratona delle Sabbie.
E il cane da guardia che la mattina
sdraiato sulla soglia
tra i rantoli del caldo
a stento mi rifilava uno sbuffo –
solo per far contento il suo padrone –
un latrato spavaldo ripropone
nel ruolo velleitario di custode. 
                                                                       
***

A mia nonna

Entro nella stanza. Sulla parete
il solito Caravaggio:
Vocazione di San Matteo.
Ma quella luce sfora,
va oltre la cornice
e diventa la scia d’una cometa
nella spalliera dorata del letto.
La bombola d’ossigeno lì accanto
dice il fiato che manca per seguirla.
Però vuoi camminare senza gruccia
né girello. Ti prendo sottobraccio.
Farfugli qualcosa. Non ti capisco.
La dentiera. Ti manca la dentiera.
La pulisco. Tu a labbra strette aspetti
l’ostia della parola.
E mo addo’ avimm’ ’a ì’, ‘a ccà o ‘a llà?
Come tutti io qui profugo in esilio
non sono l’angelo che sa la meta
ma al meglio vestirò
i panni di Virgilio.

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                                                             MICHELE PICCOLO



 Michele Piccolo, napoletano di Sant'Anastasia, ha un carattere frenetico come tutti i creativi, non arrendendosi di fronte alle mille frastagliature di possibili varchi artistici da decidere e da attraversare nella sua quotidianità. Una poesia schietta, diretta, caratterizza formalmente il corpo delle sue costruzioni in versi, dedicando molte riflessioni al sentimento amoroso anche se non palesemente espresso.


Camera fumatori

Conosco a memoria la strada di casa,
la targa della mia auto,
il sapore della fetta al latte,
il mio codice fiscale,
e quest’ultimo per me è quasi un miracolo.
Ricordo perfettamente
il mio primo giorno alle elementari,
quando era il colore di un fiocchetto
a decidere in che classe ti spedivano.
Posso raccontarti di quando
da bambino al market scambiai
un’altra donna per mia mamma,
o di quanto fossero perfettamente simmetrici
i baffetti di mio Nonno.
Posso vantarmi di aver visto in Italia un cinese anziano,
e addirittura di aver visto in diretta
un gattino fare la cacca.
Beh, la verità è che non so perché io
mi sia messo a raccontarti tutto questo,
sarà che parlo a ripetizione quando mi manca l’aria,
colpa di quella ventina di centimetri
che vanno dai tuoi fianchi alle gambe.
Meriterebbero una laurea honoris causa.
Sei venuta con un cappotto rosso stasera,
ho pensato che ti sta benissimo
ma anche che deve particolarmente
far male al buco dell’ozono perché
è da quando sei qui che improvvisamente
è estate a dicembre.  
Sto pensando che la prossima volta
prendiamo una camera fumatori,
magari mascheriamo un po’
il tuo splendido odore
che mi fa dire solo cose stupide.
Anzi, se proprio vuoi darmi una mano
a smetterla adesso, baciami.


***

Nessuno può sapere

L’ultimo giorno
vorrei pensarti.
E siccome nessuno
può sapere
quando finisce la vita,
per non farmi
cogliere impreparato,
ti penserò sempre
già da adesso.


***

Tempo fa decisi

Tempo fa decisi
Di invitarmi ad uscire.
Io e me
Passammo una bella serata.
Siamo stati a cena,
poi passeggiata e lunga,
lunghissima chiacchierata.
Abbiamo praticamente
Parlato di tutto.
Se ci penso adesso,
che esperienza
che fu
trovarmi di fronte
a qualcuno
così tanto diverso
da me stesso.


***

Vorrei che fossi l'unica donna al mondo

E mentre io speravo
che per errore
mi sfiorassi ancora,
non avevo mica capito
che lo facevi apposta.
Non ho vissuto abbastanza
per questo tipo di partite,
e forse era questo
che ti piaceva di me.

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                                                           ACHILLE PIGNATELLI



Redattore della nota rivista Mosse di seppia, Achille Pignatelli, napoletano, laureato in filosofia, si dedica all'attività poetica con passione e impegno, organizzando anche diversi e interessanti incontri e dibattiti assieme ad altri giovani poeti del gruppo Mosse di seppia. La sua poesia si caratterizza essenzialmente per una profonda considerazione del dubbio e dell'incertezza, ombre che sono compagne assidue della quotidianità dell'uomo.


(Inediti)

Di goccia in goccia

Vi è una lentezza del corpo
nella sua ricerca della vita
è un oscillare con cautela
nel silenzio tattile del mondo.
Quanta fragilità tra le pieghe
dell'io, quanta precarietà
nella grammatica del cammino
nell'impalcatura dei pensieri
ma anche tenacia ed eroismo.
La vita cerca vie per fluire
s'addensa nel silenzio dei giorni
per darsi una forma concreta
e noi con lei, di goccia in goccia.

***

L'aureola della luna

Il buio mi fa vedere più in là
accompagna il perimetro del corpo
nel silenzio della volta celeste
ma poi si fa sostanza del vedere
quando il crepuscolo si fa sillaba
e sospiro del mondo interiore.

***

La città sommersa

È dal terreno smosso dagli eventi
è dal tremore che spacca gli scogli
nelle profondità del nostro io
da quel buio profondo
che nasce
il colore che da
nuova luce
al sole e alle altre stelle.


***

Sileno

La natura è una danza
frenetica
un compromesso
tra crollo e stabilità.

Alba e tramonto sono i due volti
del disco solare
unica legge
unico legame orizzontale
il torchio che schiaccia l'uva
e la tramuta in vino.


***

Il dio delle parole

Se fossi il dio di tutte le parole
metterei un po' di te negli accenti
nei versi
negli accapo tra i righi
così da tingere il mondo di nuovi
colori
di luce che non acceca.
Metterei un po' di te soprattutto
nei silenzi
non per riempirne il vuoto
ma per dare all'amore il tuo nome.

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                                                               ILARIA VASSALLO



Studentessa universitaria di Medicina e Chirurgia, Ilaria Vassallo, napoletana, ha fin da piccola affrontato con impegno anche la sua creatività letteraria, giungendo presto a comporre la silloge Una muta vitalità, opera prima edita da La Vita Felice. I buoni inizi in poesia sono evidenti, dimostrando di possedere una linea poetica volta al sociale, con un verseggiare a volte tagliente ma sempre pregno di sincera ricerca di autenticità e genuinità della vita quotidiana.


(Inediti)


Dentro un utero

Mi sono specchiata
dentro un utero
la prima volta.
Ho aperto gli occhi
dentro di te.
Avevo visto qualcuno,
non era un altro,
sbattevo sull'acqua
a toccare il riflesso.
Ero stata
tante cose,
erano state troppe cose
per poi essere sola,
ero cellule infinite.
Embrione
si divideva tutto in un colpo
si trasformava tutto in un tempo
senza nessuna calamità.
Non ricordo la vita coperta,
non ne sapevo di vita decisa
per me che nascevo da pezzi
spezzati assemblati.
Il primo pugno
per diventare mano.
Sarebbe stata due occhi
e mio gemello
senza giunzione.
Siamo tutti rimasti
soli lì dentro
dopo che la vita
ha unito con le forze celesti
le cellule
per un solo pianto.


***

Transgender

E adesso lo spazio
è la mente,
ha scoperto
se stessa e i suoi passi
rigidi, cavalcanti,
senza guardare altrove
ha dipinto di azzurro
i neuroni.

Per la prima volta
sono a casa,
febbricitante
con l'alito che sa di cose buone,
che si presta a chiedermi:
Scusa, mi annunci alla vita?
Sono pronto ora
nel mio abito più bello,
con l'ombra sulla tenda
che mi invita a girare,
fluttuare con l'abito in jersey
come una delle tante
a volere un posto
qui nei colori.

Mi sono seduto per anni,
mi sono alzata
perché le spine scompaiono
spingendole dentro.
Sono lì,
in un applauso senza tregua,
i miei sensi ora
sanno guardare dentro,
essere ammaliati
dalle unioni chimiche
dagli spazi elettrici
dall'emozione
che mi fa vibrare
ed essere
nella mia forma più compiuta.

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NOTE SUGLI AUTORI


Antonella Bianco

Antonella Bianco è nata nel 1990. È laureata in Lettere Classiche, è docente e giornalista pubblicista. Ha collaborato con diverse testate giornalistiche e ha ideato e condotto la rubrica letteraria televisiva Parole per fare parole, edita da “Il Vesuviano” e trasmessa sull’emittente Italiamia, in cui ha ospitato molti scrittori e poeti del panorama culturale italiano. Considera la scrittura un’isola sperduta nei mari dei perché, verso cui è inevitabile fare ritorno per colmare continentali assenze. Ha pubblicato il libro Il risvolto dei volti (Italic Pequod, 2019).


Eleonora Calzone

Eleonora Calzone è nata nel 2001 a Benevento. Ha frequentato il Liceo scientifico “G.Rummo” di Benevento diplomandosi con la votazione di 100 e Lode. Attualmente studia Fisica all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Appassionata sin da piccola della letteratura italiana e straniera e dell’arte declinata in tutte le sue forme, si è ben presto interessata alla poesia, alla poesia visiva e alla saggistica. Le poesie Siamo uguali solo se e Perdono sono state selezionate per la pubblicazione rispettivamente nelle sillogi “Una poesia dal cassetto 3” e “Una poesia dal cassetto 4”, edite da Impremix Edizioni Visual Grafika a cura di Mario Dino, in seguito alla partecipazione all’omonimo Concorso Nazionale Poesie e Filastrocche III Edizione Nazionale 2017/2018 e IV Edizione Nazionale 2018/2019. La premiazione e la presentazione delle raccolte si è tenuta nella Sala Arancio del Salone del Libro di Torino nel 2018 e l’anno seguente nella Sala Carpanini del Palazzo Civico di Torino. Ha partecipato a incontri di lettura di poesie in pubblico; tra questi, l'evento Artisti in Corso presso il Foyer del teatro comunale di Caserta e Autori al Centro presso “L’Approdo” di Avellino, a cura di Giuseppe Vetromile e Scuderi Editrice.


Francesca Coppola

Francesca Coppola classe 1982. Si laurea in Cultura e amministrazione dei beni culturali alla Federico II di Napoli, città nella quale risiede.
Ha pubblicato per Ensemble la sua seconda raccolta di poesie: Ultimatum dall’inverno, 2019. È arrivata seconda alla prima edizione del concorso dedicato alla memoria di Mario Manuele Munafò.
La sua opera prima è Non togliermi il vestito, raccolta di poesie, edita da LietoColle, 2017. Vince il  concorso Pensare scrivere amare nel 2017. Nello stesso anno è inserita, in qualità di finalista del concorso nazionale di poesia ermetica, nella ambiziosa agenda Nuovi poeti ermetici 2017, Book Sprint edizioni. Selezionata in diverse edizioni del poetico diario Il Segreto delle Fragole. Segnalata al Premio Internazionale di poesia Piero Alinari nel 2011 e nello stesso anno, al Concorso nazionale di poesia Citttà di Sant’Anastasia. Suoi testi sono stati pubblicati sulla rivista Italian Poetry Review e numerose sono le sue partecipazioni in antologie letterarie di prestigio. Ha fatto parte della redazione dei Giovin/astri di Kolibris.


Damiana De Gennaro

Damiana De Gennaro è nata a Vico Equense nel 1995. Ha pubblicato Aspettare la rugiada (Raffaelli, 2017) e Shibuya Crossing (Interno Poesia, 2019). Sue poesie compaiono sulle antologie Un verde più nuovo dell'erba. Poetesse Millenial degli anni '90 (LietoColle, 2018), Poeti italiani nati negli anni ’80 e ’90. Vol. 1 (Interno Poesia, 2019), Abitare la parola, Poeti nati negli Anni Novanta (Ladolfi, 2019). Alcune poesie sono state tradotte in inglese (otata n.32), spagnolo (Libroamerica, Centro Cultural Tina Modotti, Círculo de Poesía) e sloveno (blog di Primoz Struman). Si trova attualmente in Giappone per uno scambio della durata di un anno accademico. Collabora alla redazione della rivista Mosse di seppia.


Gabriele De Simone

Gabriele De Simone è nato a Napoli nel 1996. Laureando in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II” e già editor per Il Simposio della Poesia, dal 2020 è caporedattore poetico per L’Elzeviro - Rivista Letteraria.
Nel 2018 è vincitore del concorso L’Eco per la Poesia indetto dal giornale dell’Università Bocconi “L’Eco del Bunker”.
Nel 2019 viene eletto miglior poeta sezione "giovani" del Concorso Nazionale di Poesia Città di Sant’Anastasia.
Appare inoltre su altre riviste tra cui Inverso - Giornale di poesia e Atelier.


Alessia Iuliano

Alessia Iuliano è nata e risiede a Termoli. Si è diplomata presso il Liceo Classico G. Perrotta nel 2014. È musicoterapeuta e illustratrice. Collabora con il marchio editoriale indipendente CAPIRE Edizioni e ha svolto un percorso triennale di specializzazione professionale in Illustrazione (dipartimento linguaggi visivi) presso la Scuola Internazionale di Comics di Torino - Accademia delle arti visive, grafiche, digitali, musicali e letterarie. La sua Opera Prima, Non negare nessuno (CartaCanta editore, 2016) è vincitrice del Premio Le stanze del tempo 2016 e finalista al Premio Solstizio 2017. Come traduttrice dallo spagnolo all’italiano ha curato l’edizione italiana del libro per ragazzi Il ladro di ombre per Edizioni di Pagina. Nel 2018 viene inclusa nell’antologia poetica Come sei bella. Viaggio poetico in Italia (Aliberti Compagnia Editoriale). Ha illustrato per il marchio editoriale RPlibri il progetto formativo Cantami una filastrocca, in collaborazione con la poetessa, scrittrice, sociologa e mediatrice familiare Rita Pacilio e, sempre per RPlibri, ha pubblicato la plaquette poetica Ottobre nei viavai. Sue illustrazioni hanno partecipato a mostre collettive, sono state ospitate da riviste online e anche nel numero 37 della rivista di scritture poetiche Capoverso (Edizioni Orizzonti Meridionali). Si occupa di critica letteraria per diverse testate e blog online tra i quali la Rivista clanDestino, ParolaPoesia e RPlibri.


Marco Melillo

Nato a Napoli nel 1979, ha trascorso la sua infanzia a Torre Annunziata. Dal 2008 al 2014 è tra i soci del primo caffè letterario della cittadina vesuviana. Nel 2013 ha fondato insieme ad altri una webzine culturale chiamata C’è vita su Marte, proponendo una rubrica di poesia contemporanea fino al 2016. Alcuni suoi testi sono in antologie di contemporanei. Alcuni racconti sono stati adattati a brevi pièce teatrali, altri pubblicati a puntate su alcune testate locali (cartacee). Nel 2017 ha ricevuto il premio “Anna Maria Ortese” promosso dall’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici (poesia inedita); nello stesso anno è stato pubblicato sulla rivista Poeti e Poesia (n°42). Nel 2018 e 2019 è tra i finalisti di Poesia a Napoli – II e III edizione (Guida). Nel 2019 ha ottenuto un riconoscimento al Premio Città di Conza (poesia inedita). Suoi testi sono ospitati su Atelier, Bibbia d’Asfalto, Le stanze di carta. Ha frequentato il teatro amatoriale, per alcuni anni ha curato una trasmissione radio su musica, cinema, letteratura. Da appassionato traduce poeti contemporanei americani. Vive a Napoli.


Giuseppe Meluccio

Giuseppe Meluccio, nato nel 1998, è studente di Fisica presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II. Al di fuori del suo campo di studi è un appassionato di filosofia e di letteratura. Ha pubblicato interventi sulla poesia contemporanea e su temi filosofici in blog e riviste online. Si occupa di divulgazione scientifica e dello studio delle relazioni che intercorrono tra scienza, arte e filosofia. La sua opera prima in versi, L’enigma cosmico (La Vita Felice, Milano, 2017), ne è esempio. Ha inoltre pubblicato:
Saggio su La misura dello zero di Bruno Galluccio, in Sinestesie, numero 16, anno 5, agosto 2016. Saggio su Vite pulviscolari di Maurizio Cucchi, in Sinestesie, numero 18, anno 5, dicembre 2016. Saggio su L’incoscienza del letargo di Mario Famularo, su Inverso, febbraio 2019. Ha ottenuto i premi: XV Edizione Premio di Poesia Città di Sant’Anastasia: Premio opera prima (16/12/2017), XVII Edizione Premio di Poesia Città di Sant'Anastasia: Premio speciale Clarae Musae (13/12/2019).


Francesco Papallo

Francesco Papallo è nato nel 1987 a Napoli, dove vive. Ha compiuto studi classici e orientalistici e si interessa di filosofia e di letteratura. Alcuni suoi componimenti sono stati pubblicati sulla rivista di Elio Pecora Poeti e Poesia e sulla rubrica La Bottega di Poesia di Repubblica curata da Eugenio Lucrezi. Alcuni dei suoi articoli e racconti brevi sono apparsi sul Manifesto e su Il Mattino di Napoli. Insieme ad amici appassionati ha fondato L’inattuale, blog di approfondimento culturale per cui scrive e traduce articoli.


Michele Piccolo

Michele Piccolo è nato a Napoli nel 1986, vive a Sant’Anastasia (NA). Ha ottenuto il Diploma di Perito Tecnico Industriale e svolge la professione impiegato nel settore aeronautico. Calciatore in serie minori, scrive e pubblica poesie sulla propria e omonima pagina facebook. Del 2017 è la sua prima esperienza editoriale con la casa editrice Limina Mentis, partecipando alle antologie Alalai e Dieci anni. Da luglio 2018 è nelle librerie il suo primo romanzo L’amore chiama col quarantotto ottantotto …e io sono sempre senza credito (Le Parche Edizioni). Dovrei dormire di più ed immedesimarmi di meno è invece la sua prima personale raccolta pubblicata in self con Amazon. Camera Fumatori è la poesia di cui più va fiero, grazie alla quale si è classificato secondo al Concorso Letterario Parole e Poesia 2018 di Formigine (MO), ed ha ricevuto il Premio Speciale Clarae Musae alla XVI Edizione del Concorso Città di Sant’Anastasia 2018. Attualmente è impegnato nella stesura del suo secondo romanzo.


Achille Pignatelli

Achille Pignatelli nasce a Napoli nel 1988. Nel 2009 inizia a scrivere poesie, alcune delle quali vengono pubblicate in una serie di antologie: l’antologia del concorso Il Lancio della Penna indetto dall’associazione Cultura Fresca, Dedicato a…Poesie per ricordare, Tra un fiore colto e l’altro donato, Il Tiburtino e Il Federiciano edite dall’Aletti Editore tra il 2010 e il 2011. Nel 2012 è tra i finalisti del concorso Subway con il racconto Amore cercasi. Nel 2014 si laurea in filosofia con una tesi in storia delle dottrine politiche intitolata Arte, politica e società: Richard Wagner come φάρμακον dell’età contemporanea. Dall’ottobre 2014 scrive per la rivista letteraria Mosse di seppia, di cui è attualmente il direttore artistico e il caporedattore della sezione di poesia. Nel 2015 nasce il collettivo NaDir, di cui è uno dei membri, che si occupa di produzioni culturali indipendenti soprattutto in campo musicale, e fa parte dell'organizzazione del festival indipendente NaDir \ Napoli Direzione Opposta Festival, la cui prima edizione risale a luglio 2015. Nel giugno 2019 pubblica con la casa editrice napoletana Homo Scrivens la sua opera d'esordio, I ritorni - Orientarsi tra il suono dello spazio e la forma del tempo, e lo stesso mese partecipa alla IV edizione della sezione letteraria del Napoli Teatro Festival. Dal 2017 lavora presso il Palazzo delle Arti di Napoli per il progetto PANKIDS.


Ilaria Vassallo

Ilaria Vassallo è nata a Nola (NA) nel 1998. È studentessa di Medicina e Chirurgia all’Università degli Studi di Napoli Federico ll. Da sempre appassionata di scrittura, la sua opera prima di poesia è Una muta vitalità (La Vita Felice, 2017). Ha pubblicato, sul n.33, giugno 2017 della rivista Capoverso, un suo saggio sulla poesia di Maurizio Cucchi.


7 commenti:

  1. Oltremodo felice di essere inserita nell’antologia “Transiti Poetici” nel volume dedicato alle nuove voci emergenti del Ventunesimo.
    Il progetto letterario, promosso dall’esperto Giuseppe Vetromile, addolcisce questi tempi incerti con la dolcezza e la profondità della parola. Perciò, ho apprezzato sin da subito l’iniziativa, seguendola con trasporto.
    Oggi, sono davvero onorata di comparire io stessa tra le pagine. Ringrazio ancora Giuseppe Vetromile per aver pensato a me, tra gli altri. È sempre importante per me il suo giudizio autorevole.
    Eleonora Calzone

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  2. Oggi su Transiti Poetici, nel numero dedicato alle nuove voci di questo secolo, una selezione di tre mie poesie.
    Ringrazio Giuseppe Vetromile per avermi scelto e soprattutto per le belle parole che ha dedicato all'introduzione dei miei versi, che trovate qui a portata di click.
    Gabriele De Simone

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  3. Onorato di far parte di "Voci Nuove del Ventunesimo", ottavo volume dell'antologia "Transiti poetici" di Giuseppe Vetromile, in compagnia di tanti giovani poeti interessanti. Ringrazio di cuore l'autore per questo lavoro e in generale per l'impegno encomiabile con cui si profonde nello studio e nella diffusione della poesia. Complimenti vivissimi, Pino!
    Giuseppe Meluccio

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  4. Alcuni miei inediti ospitati all'interno del prezioso progetto antologico portato avanti con amore e dedizione da Giuseppe Vetromile, del quale si possono leggere qui le meravigliose parole che dedica a ciascuno degli autori selezionati!
    Alessia Iuliano

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  5. Grazie Pino! Sono felice di essere in questa bella antologia e di scoprire valide voci come quelle che hai saputo qui raccogliere. Ottimo lavoro, onorato di farne parte 😊
    Francesco Papallo

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  6. Giuseppe Vetromile porta avanti un'antologia virtuale che esamina la varietà della poesia in modo generoso e attento. Nel volume VIII si dedica alla scrittura delle "nuove voci", dando spazio anche a me e molti amici. Grazie!
    Damiana De Gennaro

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  7. In buona compagnia nell'antologia "Transiti poetici" curata da Giuseppe Vetromile che ha usato la gentilezza di inserirmi in gruppo di "poeti giovani" (io che così giovane poi non sono) e di scrivere parole introduttive che fanno arrossire ma che in particolare su un commento ("poesia essenziale, profondamente intrisa di richiami etici e filosofici") ritrova - soprattutto oggi tra i continui atti di guerra e prepotenza dell'uomo contro l'uomo - la luce di un ideale che dolorosamente ci appare anacronistico e non lo è.
    Pertanto vi invito a leggere tutti gli autori inseriti e ringrazio Giuseppe per l'iniziativa.
    Buona lettura.
    Marco Melillo

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VOLUME XXXII - Vol. Spec. Nuove Voci del Ventunesimo, 2a parte

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Volume antologico J'Nan Argana nr. 2

Transiti Poetici incontra il GAP

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Transiti Poetici incontra Voci dal Mondo

Il video della presentazione del Volume Transiti Poetici incontra Voci dal Mondo