Le Antologie Poetiche Virtuali sono curate da Giuseppe Vetromile. Ogni Volume comprende 10 Autori, liberamente selezionati ed invitati dal curatore. Sono previsti volumi dedicati a particolari ambiti poetici (poesia emergente, poesia dialettale, ecc.). Le copertine sono elaborate e realizzate da Ksenja Laginja.

mercoledì 13 luglio 2022

VOLUME XXXV

 



Introduzione

 

Diventa sempre più difficile parlare di cultura, di arte, di poesia, in un mondo come quello attuale, dove le principali preoccupazioni dell’umanità sono quelle di sbarcare in qualche modo il cosiddetto lunario, oppure di studiare il modo migliore di guadagnare potere e soldi a scapito della povera gente, oppure ancora di arrecare danni al prossimo, di sottometterlo alle proprie volontà e credi politici/religiosi, oppure di muovere guerra ad altri popoli, di uccidere a sangue freddo, di colpire senza ragione, di perseguitare i deboli ed altre nefandezze del genere.

Mi chiedo dove sia andata a finire la dignità dell’uomo, il suo valore, i suoi ideali di giustizia, di equità e di libertà. Tutto il mondo è ormai a portata di mano, basta “affacciarsi” alla tv per vedere in tempo reale cosa sta accadendo dall’altra parte della terra, e non c’è mai una notizia buona, rassicurante, che ci possa rendere felici. In effetti il mondo intero è sempre stato in perenne subbuglio, in agitazione, in fermento, negativo o positivo che fosse; solo che non c’erano i mezzi, gli strumenti per accorgersi cosa stesse succedendo là fuori, nella stessa ora dello stesso giorno dello stesso anno in cui tu stavi tranquillamente cenando a casa tua con i tuoi cari. Ora il mondo delle informazioni ci riportano, anzi ci rovesciano sul desco casalingo, brutalmente le immagini delle guerre, dei massacri, dei femminicidi e di tante altre ingiustizie e incoerenze pazzesche di cui è ormai piena la mente alienata di tanti personaggi che, nel bene e nel male (ma principalmente nel male!) gestiscono le sorti di grandi masse di umanità, impossibilitate a reagire in nessun modo.

È così nata in noi una certa indifferenza, una sorta di apatia, di rassegnazione mista ad un egoismo che direi quasi innocente, dal momento che la lontananza di certi fenomeni è tale che il pensiero di poter in qualche modo intervenire non ci attraversa minimamente: “è una cosa triste, sì, ma tutto sommato non ci riguarda, possiamo tranquillamente continuare le nostre usuali faccende”: ecco cosa veramente pensiamo, anche se di sfuggita, mentre assistiamo a qualche episodio grave di qualsiasi natura che il mondo delle informazioni ci propina tramite tv e altri mezzi tecnologici. Ognuno di noi si è così rivestito di una sorta di corazza emotiva, che ci impedisce di compartecipare empaticamente alle vicissitudini di altre persone, persino amici e parenti, che vivono lontano da noi. Anzi, a volte sopraggiunge anche una vena di morbosità, come quando alcuni si divertono a filmare episodi di violenza che accadono a breve distanza, senza peraltro pensare di intervenire minimamente per risolvere in qualche modo la situazione incresciosa. Siamo tutti omertosi, egoisti, indifferenti, pavidi, paurosi?... Nella generalità dei casi, purtroppo penso sia proprio così. La nostra è ormai un’umanità che cerca di difendersi in questo modo, astenendosi anche emotivamente, dalle continue brutture, diavolerie e orrori che quotidianamente ci vengono proposti, da tutte le parti del mondo!

Non resta che raccoglierci in preghiera. E la Poesia è una forma di preghiera, alla fine. Un modo “coraggioso” di dire e di denunciare, che non fa male oggettivamente, almeno in certi Paesi dove ancora vige un minimo di libertà di espressione (tanto, l’ha detto un poeta!...), ma che può incidere sulla coscienza e sul cuore dei tanti, e, alla lunga, può risvegliare qualcuno dal sonno dell’accidia e dell’inopia mentale.

Gli undici Autori qui presenti in questo 35° Volume sono Voci possenti e incisive: sicuramente anche loro contribuiranno al fatidico risveglio di questa umanità indolenzita e senza scheletro, nell’ottica di una speranza di un futuro migliore, speranza che non ci deve mai abbandonare.

Ringrazio di cuore gli undici Autori di questo volume e di tutti quelli precedenti, per aver aderito a questa mia iniziativa che, spero, possa essere di una qualche utilità.

Buona lettura a tutti!


Giuseppe Vetromile

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                                                         GIUSEPPE CARLO AIRAGHI



L’insicurezza, o per meglio dire la consapevolezza di un diaframma sottile che separa la realtà dalla possibilità di alternative più o meno complementari, sembra costituire la tematica di fondo con la quale Giuseppe Carlo Airaghi, impegnato e prolifico poeta milanese, tesse la sua tela poetica, arricchendola con indovinate metafore e richiami ai miti classici. Si tratta dunque di una poesia del dubbio, che avvalora certe riflessioni, certe ricerche intime sul senso della vita e che possono riassumersi proprio in questi versi che l’autore ci propone, dove principalmente esplicita il malessere dell’indecisione, il desiderio di lasciarsi andare seguendo la superficie della corrente, fino ad arenarsi in un limbo pervaso, forse, da quella felicità e da quella pienezza e certezza di vita cui tutti anelano.

 

Che accadrebbe se Persefone si stancasse di questo millenario andirivieni

tra la bella e la cattiva stagione, tra il suo regno ipogeo

e i continui ritorni alla terra della madre?

 

L’insonnia di Persefone

 

A tanta notte ci si rassegna a stento

persino se profuma di basilico

e di piccole rose appassite.

 

Nel giardino avanzano le ortiche

come ruggine, in silenzio,

come se ogni cura non avesse senso.

 

Dal fondo del giardino, oppure da un sogno

i richiami dell’allodola, dei gatti in calore,

scongiurano silenzi e indifferenze.

 

Oltre la cinta un filare di platani

indirizza la strada. Oppure la costeggia.

Non sono in grado di fornire risposte sicure.

 

Mi vergogno di queste ennesime indecisioni

che si poggiano moleste sui pensieri,

ronzii di mosche nelle orecchie.

 

Forse scendere in strada aiuterebbe

a capire cosa sia la vera fame

e i desideri dimenticati

 

e questa assenza di ambizione,

questo torpore che alimenta se stesso.

Seguire la superficie della corrente

 

fino ad arenarsi su qualche aiuola, 

qualche parcheggio ingombro

di cicche e biglietti obliterati

 

dove sentire un fresco suono d’acque.

È un miracolo che di notte qualcuno

innaffi ancora i giardini.

 

***

 


Le mute parole irrisolte

 

Se di giorno mi riesce l’inganno

di notte non esiste rimedio

che silenzi questi sogni molesti.

 

Certe ore insonni della notte

sono pezzi di ghiaccio lasciati 

a gocciolare in una ciotola bianca.

 

La stato liquido racchiude la memoria

della propria forma precedente

così come le mute parole irrisolte

 

che mi abitano dentro

sono una confessione che preme

per risolversi in un addio.

 

 

***

 

La preghiera perfetta

 

La preghiera ora è quasi perfetta.

ha l’illusione di una necessità

come una rosa richiusa

quando sanguina la notte.

 

Le nuvole non hanno motivo

di essere tristi, sono abituate

a questa instabilità.

Capita, sembrano dire.

 

Per questo motivo le nuvole ed io

siamo in aperto contrasto:

sono l'immagine della mia rassegnazione

che non sa sciogliersi in pianto.

 

 

***

 

 

Ascoltare la voce

 

Quello che vorrei dire della primavera

lo ha già detto la primavera stessa.

Senza usare sdolcinati aggettivi.

 

Per accoglierla è necessario avere fede

più che ragione. Ascoltare la voce

chiara, scandita nel frastuono

 

di questo orizzonte, di questo vento

che precipita dalle prealpi

e mi confonde. Ho l'impressione

 

che gli occhi non sappiano reggere

tanto fiorire, tanta vita celeste,

tanto farsi e disfarsi di nubi.

 

Mi smarrisco a guardarle, a guardare

i solchi inferti ai campi dall'aratro

per aprirli al dono del pane.

 

Impossibile pensare al solco

senza immaginare l’onda del vento

che farà traboccare il grano…

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                                                      FRANCA ALAIMO


Vengono in mente i bellissimi versi di Spoon River di Lee Masters, leggendo questi testi della poetessa Franca Alaimo, valente e nota autrice e traduttrice siciliana. I brani che qui propone, infatti, sono dei quadri stupendi, dove anche il minimo particolare assume la sua importanza, dando valore e significanza all’intero ritratto, sia che si tratti di personaggi, sia di luoghi o di aneddoti e memorie. Ma è una Spoon River tutta originale e profondamente legata alla geografia e alla storia locale, narrata con ricchezza di toni e con una cadenza pacata, aderentissima al ritmo e alle atmosfere blande e solari dei costumi mediterranei e in particolare siciliani.

 

(Ciccino)

Ogni mattina il garzone

dell'Antico Forno

in via dei Cappuccini

ci porta il solito filone

e una millefoglie avvolta

in un foglio di carta velina.

Appoggia la bicicletta al muro

(sul cestino in vimini una foto

di Coppi, il suo beniamino)

fa scivolare nella tasca dei pantaloni

qualche monetina di rame

e schizza via fischiettando

Vecchio scarpone.

 

***

 

(La matta)

La matta s'addormenta

sotto l'albero del noce,

gialla come un covone.

L'erba le cresce tra i piedi.

Animali di cieli abbagliati

e la montagna grande. I fiori

che sussultano nel vento.

Un uomo canta sul sentiero:

e se il cuore, l'amore, la vita.

L'oscurità prodigiosamente.

 

***

 

(Giovannella)

Sulla schiena le batte

il fuoco nero della  treccia.

I suoi gesti accendono l'aria

di lampi di gioia.

Mi fa vedere la casa

da cima a fondo,

poi, scivolando

sul corrimano della scala,

scendiamo in cortile.

Ora guarda - mi dice,

pregustando

il suo coup de théâtre -

e  allarga la bocca

fra il pollice e l'indice

fischiando come fanno

i ragazzi chiamandosi per strada.

Avanza sulle zampine di velluto

una tribù di gatti,

gli occhi spiritati come i suoi.

 

***

 

(le innamorate)

La sera le case basse

di corso Pisani somigliano

a un vivace colombaio

quando alla finestra

si affacciano bianche ragazze

- la carena rotonda del seno -

tubando nella gola sospiri

mentre con la coda dell'occhio

guardano se mai passa

chi le ha innamorate,

le mani nell'arancio dell'aria.

La più triste prega:

Mio cuore, mia croce”.

 

***

 

(romanzi)

Finalmente una stanza tutta per me

(ma Virginia l'avrei letta dopo):

un letto, un armadio, una scrivania

e soprattutto due scaffali in legno di noce

(invece degli scatoloni di cartone)

dove allineare i libri comprati

mettendo da parte le monete

di cinquanta lire per la colazione:

i classici economici in carta grigia

della BUR e i romanzi di Dostoevskij.

Soltanto quattro metri per quattro

dove incontrare la vita

e impararne il mistero infinito.

Dove ascoltare tremando l'Idiota

che dice: Avevo baciato Marie

due settimane prima che morisse.

 


***

 

(marinai)

Andavamo al porto

(io, tre amiche, il cane).

Alle diciannove il Postale

salpava per Napoli.

La nave bianca tubava

come una colomba in amore.

Guardavamo i marinai slegare

le funi dalle bitte del pontile.

Anche per noi ragazzine

di tredici anni era tempo

di slacciare gli ormeggi

dell'infanzia, e innamorarci

di uomini che sapevano

di mare e vento salmastro.

Loro ci salutavano dal ponte

agitando i berretti bianchi e blu.

Il più bello era Saro:

ventanni, gli occhi chiari.

 

(Dalla raccolta inedita Corso Pisani)

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                                                       SARA ALBARELLO


Da Mantova la voce interessante e cristallina di Sara Albarello, poetessa impegnata e apprezzata, vincitrice di premi importanti. La sua è una poetica che spiazza subito, in una sorta di denuncia del falso conformismo nella vita quotidiana, di comportamenti ipocriti specie in ambito affettivo e religioso. Con un dettato poetico originale e leggermente tagliente, la nostra brava Autrice riesce a sintetizzare la sua idea di trascendenza: indovinatissima la metafora dell’involucro che avvolge le parti del sé, per indicare l’impossibilità di svestire il mistero di Dio, di renderlo cioè visibile e tangibile.

 

Simposio

Definiva la "legge dell'amore":

Si attiravano

Come rimostranze onorarie,

Celebravano amori compresi,

Si conturbavano e amalgavano in ricreanze corporee,

Per poi dar adito a lasciti d'amore sconfinati.

L'amore per l'altro

Parte di un tutto

Che trova casa

Dinanzi all’altare di Dio.

 

 

***

 

 

Il deserto dell’anima,

un vuoto esistenziale.

Nessuno conosceva la sorgente,

Tutti però credevano.

Credevano nel magistero dei cieli,

In qualcosa di più alto

Che li baciava e

Li irradiava di luce.

Un mistero che aveva il volto di Dio

Sulla pelle dell umanità.

 

 

***

 

Il mistero di Dio,

Insondabile

Che appare

Come un involucro tra le parti del sé,

Come nel grembo di una madre.

 

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                                                             LEILA FALA'


La sensibilità del poeta è tale da fargli accorgere del vuoto e del silenzio che regna in noi e intorno a noi, anche quando c’è confusione di voci,
posti occupati accanto a noi in teatro o nel girovagare tra le strade affollate della città. Ma il silenzio e il vuoto denotano anche indifferenza e ipocrisia, in molti atteggiamenti dell’attuale consesso civile. La nostra brava autrice, Leila Falà, originaria di Ancona ma residente per lavoro a Bologna, attua con grande eleganza e profondità di versi questa consapevolezza, da attenta e sensibile voce poetica, incentrando il suo dettato proprio sui temi della “mancanza” e del silenzio.

 

Certo

 

E certo il molto si sospende

tra la superficie e il fondo.

Galleggia nel precipitare.

 

Così ogni parola attende, sale

e piano ancora scende.

 

Io ci provo, intanto, prendendone una e ancora

dandole un verso e poi

trascinandola di qua e di là fino a sversarla

fino a portarla del tutto in là

per un significato, così che abbia

certificato di esistenza.

Mio. Non suo ché

lei esisteva già

a prescindere

 

***

 

Rumori

 

Ho cercato il silenzio

ho trovato suoni e piccoli rumori

e tra questi solo uno forte forte

ho girato, ho guardato

e infine ho capito

 

era il mio cuore che nelle orecchie frusciava

per farsi compagnia.

 

 

***

 

Vuoto

 

Sono io. Sonoro

mi porto dentro il vuoto

e forse tu lo stesso.

 

Conosco questa solitudine che affiora

mentre mi sei a fianco

e ti guardo stanco e sento

la tua, come la mia

interminabile in oceano.

 

Mi abbracci ti abbraccio

e per un attimo lo sento come

attraversato per un momento

il mare.

 

Questi pochi pezzi abbiamo               

per un nuovo appuntamento

Unire questi pochi

ricominciare, andare, amare,

amare piano, andare.

(da Mobili e altre minuzie, Udine, Dars, 2016)

 

***

 

Teatro

 

Un uomo da solo è andato a teatro.

Non se n'è accorto nessuno

finché tre donne che gli riempivano

il vuoto di lato non

si sono spostate più in là.

Il posto vuoto ora svela

che anche prima sedeva da solo.

Lui si gira indietro, ci guarda

con tutto quel vuoto – sgomento – al fianco

e io non mi sento di sostenere

una conversazione – con gli occhi o le parole –

nonostante il suo sorriso, nonostante l’amaro che sale

a vedere la solitudine che si dichiara.

 

Cortesemente ricambio il sorriso. Non troppo.

Torno a guardare il palco di fronte a me.

 

Eppure ho male e ne capisco il perché.

 

 

***

 

Manca

 

Permane al fondo di ogni cosa

non detta. Appare. Scompare.

Manca. Come fondo di caffè.

Che sia una parte di te?

 

In una tazza. Lavata. C'era e non c'è

ciò che possa avvolgerti e salvarti.

Manchi tu a te stessa, mentre

manca lo sguardo dell'altro

senza giudizio.

 

Manca la forza? Il desiderio? Manca

lo stare in sé fino nel profondo.

 

Nella tazza vuota, anche.

 

Mancava sempre, anche quando c'era.

 

Ora si sottrae allo sguardo

sorride e chiude la porta

ti porta altrove, forse anche

a un aperitivo vuoto dove lei non c'è.

             

Tu, neanche.

 

Solo resta la mancanza.

 

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                                                      ANILA HANXHARI


Una poesia complessa, intrigante, quasi provocatoria, che sa essere tagliente, incisiva ma anche accorata e delicata. Parliamo della poetica di Anila Hanxhari, di origini albanesi ma da anni residente in Italia, ora a Milano. Organizzatrice di eventi, critico letterario di prim’ordine e con una produzione letteraria e poetica di tutto rispetto, Anila si è distinta in molti importanti premi letterari con la sua poesia che riflette lo stato precario dell’uomo, della donna, dinanzi ad una società che sovente si mostra gretta e ipocrita, ossequiosa nei confronti di un mero e asciutto formalismo, anche religioso. Si evince anche un desiderio di affrancamento dalle pesantezze di una quotidianità falsa e imbrigliante, una ricerca di verità nella confusione delle idee contrastanti e dei pregiudizi incatenanti. I brani poetici di considerevole lunghezza e i versi che si susseguono ora nervosi ora rassegnati, denotano una grande ricchezza di contenuti e di stile.


Io so che sono la tua prediletta Dio

mi fai fare l’abitudine a ostacoli

è così, mi concedi al mulino, mi spingi alla brughiera

mi stritoli il bene, mi liberi della cinghia

mi dici pensami 

lasciando la corteccia alle formiche

 

Scagli la pietra e nascondi l’acqua

poi tiri l’acqua e rubi la pietra

poi lanci gli occhi alimenti il fuoco

e poi sfoderi la coperta e copri la fessura

io sono tutto ciò che l’acqua fa alla fessura

quando si è pietra

inondo nella misura in cui dieci cavalli spostano

la verità dal giudizio

 

Quando di notte mi ammazzano e non riesco più a dormire

perché non temo la gioia?

niente ora è più bello che librarsi  

appiccare il fuoco nel nevaio e appuntare il respiro

come punte di ciliegio

e nello stesso viaggio il giardiniere

poserà l’impronta dell’albero al seme

e dirà le novità del germogliare 

per conto del germoglio.

 

- Se fosse amore la morte andresti come sposa?

- ti prego aiutami a fidarmi 

togli il cinismo agli incendiari

al sacrilegio il vizio

mandami un vento 

fammi integra allo specchio

quando passerà il rospo

la rivolta della polvere 

ecco regalami ai sordi 

a chi sono servita 

con la sorsata e la lingua

io mi vedo sul grano passato 

mandala a specchio

-Tu che non temi la morte 

che prediligi un posto unico una campana

una preghiera indaffarata

che tappezzi il piacere del bene

e marchi il bene e ti soprassiedi alla mente

che non ami il tradimento e la vendetta

ti vendichi del dubbio e ne dubiti

ti consoli della tua mente 

che torchia e soppesa la farina 

e ti rigiri sulla buca e la adorni di orpelli 

di pensieri con un groppo alla gola e meraviglia

e ci caschi come un cieco che non si ferma

prima che il bastone lo dirige figlia mia

poi ti ho compreso

sei ignara della mano che volgi e sottrai 

e ho capito perché slitti 

e sfoderi la neve come albero

e ridi di una neve inalberata

e ami di un fuoco alimentato 

dalla tua casa

quando toccherai l’amore m’incontrerai 

 

poi ho slacciato le scarpe, ho tolto i chiodi 

ho trattato la terra come un pianoforte

e il suo contrario.

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                                                     GIOVANNA OLIVARI


Tra Genova e l’Isola d’Elba Giovanna Olivari tesse la sua delicata, gradevole ed incisiva trama poetica, sicura del suo bagaglio culturale ricchissimo e di qualità, con escursioni in ambiti non solo strettamente poetici, ma anche specifici come l’haiku, e poi nella narrativa e nella favolistica. Notevole è anche la sua produzione letteraria. E dunque notiamo, in questi suadenti brani che propone, una linea poetica riflessiva, incentrata prevalentemente sui sentimenti, magistralmente espressi con interessanti metafore: “
M’hai presa. Anch’io palamiti / ho calato, e reti, e nasse. / Non le ho salpate. Trincee / ho alzato, e messo paletti, / vestita di ruvida calce”. Una dolcezza condita con una leggera ironia si snoda, fluisce tra i versi ben costruiti e ritmati.                            


Non riesco più a pettinarmi


Non riesco più a pettinarmi.

Eppure corti e lisci sono

i miei capelli. Sei entrato

nei miei pensieri all’improvviso

un giorno di luglio. Venuto

dal mio passato senza memoria.

Nei miei pensieri con semplicità

ti sei infilato, e naturalezza.

 

M’hai presa. Anch’io palamiti

ho calato, e reti, e nasse.

Non le ho salpate. Trincee

ho alzato, e messo paletti,

vestita di ruvida calce.                            

 

Non riesco più a pettinarmi.

Impigliato nei miei capelli

il pensiero di te non vola

via. Nemmeno oggi che è

giornata di gran forte vento.

 

 

***

 

La lontananza

 

Tu nella tua tana

vecchio lupo

insaziato di conoscenza.

Io nel mio mare

insaziata di leggerezza

e profondità.

 

Lasciamo che parole senza voce

scoprano lembi di pelle.

Le scegliamo con cura

ad aprire

a fare luce.

 

Già paghi poi

degli sguardi

guidati per mano

attraverso le nostre ferite,

gelosi del nostro riserbo,

guardinghi

cerchiamo parole d’ombra

a coprire

a confondere.

 

Altre poi

a penetrare nell’altro.

 


***

 

Narciso

 

Mi specchio nel lago

m’allungo. Di cielo

uno spicchio s’allenta.

 

L’azzurro sussurra

altro azzurro. Di sogni

si spacca lo stagno.

 

E muto sembianza

non visto. Nei cerchi

del lago mi cerco.

 


***

 

Io sono il mio giardino

 

Io sono il mio giardino.

Olivi secolari.

Le radici, il mio nome.

Le rughe, i rami nuovi

E sono i buchi e i nodi.

Sono la vite buona

che vive e gli s’abbraccia.

 

Io sono il mio giardino.

Sono la violacciocca.

A caso, tra le pietre,

ha scelto la sua casa.

Son la bella di notte

che beve la rugiada.

Sono la passiflora

avvinta alla ringhiera.

 

Io sono il mio giardino.

Il bianco gelsomino

che intenso il suo profumo

regala, sol per poco.

Sono la rosa rossa

che arrampica sul muro

e lì sempre rinasce.

 

Io sono il mio giardino.

Sono il soffione lieve

che docile e tenace

si lascia veleggiare

per radicarsi altrove.

 

(da Lo specchio del mare, Progetto fotografico di Mario Pellegrini, Persephone Edizioni, 2018)

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                                                    VERONICA PAREDES


Una brillante esposizione poetica
mostra di avere Veronica Paredes, originaria dell’Ecuador ma residente a Roma fin da piccola. Veronica Paredes è dunque un’artista e una poetessa molto apprezzata e premiata, per la sua poliedrica attività non solo in ambito letterario ma anche in campo sociale, organizzando varie manifestazioni di carattere umanitario. La sua linea poetica, come negli esempi qui proposti, spicca per la sua limpida ricerca del sentimento, della purezza e dell’amore, e per l’entusiasmo di vivere immersi e circondati da una natura amena, laddove l’animo umano sovente viene sminuito e oppresso dalle vicissitudini di una realtà aspra e deleteria.

 

 

 Dalle labbra di Beatrice!

 

Di balsami profumati

colori il mio essere 

e in ogni parola abbozzi

i fiori gloriosi

della mia esistenza 

Se l'inferno ha messo a nudo la mia freddezza e il mio egoismo,

il paradiso ti ha mostrato le colline

del mio tenero fascino.

Morbidi, onesti e delicati i tuoi occhi e la tua bocca a

declamare la mia esistenza.

È il mio universo

che tocca le corde delle tue dita 

e delle tue rime. 

Oh dolce Dante!

L'anima sospira di fronte alla sete dei tuoi versi che sono 

gli almanacchi della mia vita

 

 

***

 

Timidi Bagliori!

 

Timidi bagliori si risvegliano tra aurore ammiccanti. 

E in ogni verso… oro fulgido, iridescente, duttile e seducente…

È impregnato di fogli scritti, il sangue del poeta,

inchiostro che disegna ogni stazione del cuore.

Tra giochi di ambigue notti di frasi

che richiamano l'intero universo della mente... Inventa!

Eleganti bugie che coprono notti insonni di grigio acido

tristezza che battono i labirinti dell'anima...

Il poeta!... È il mago del dolore, della gioia della passione

che tra riga e riga coniuga i sogni d'amore.

 

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                                                 MARGHERITA PARRELLI



Canto e controcanto, domanda e risposta, o perlomeno un tentativo di risposta che spiazza, meraviglia, imbarazza; un proseguire nei meandri delle incertezze, tra paesaggi e luoghi rivissuti, memorie, mentre si focalizza l’immagine dell’indigenza, dell’abbandono, dell’isolamento. Ritroviamo tutto questo nei versi di Margherita Parrelli, poetessa che si è ristabilita a Roma dopo lunghe esperienze di vita e di lavoro all’estero, che le hanno dato l’opportunità di indagare, con la sua grande competenza letteraria, nella realtà dell’animo umano e in particolare nel mondo dei soprusi e delle violenze sulle donne.

 

 Arriva il silenzio della sera

e i parapetti stanno a guardare

sono pronti ad accomiatarsi dall’ultimo bacio

un’argilla di emozioni sotto la pianta dei piedi

 

La tua missione ha molti luoghi

attraversa il pianeta e vi cerca rifugio

cerca il sonno tra i portici e la spiaggia

tramuta l’inquietudine

in urgenza al vagabondaggio

in esilio escatologico

 

Si dispiega il paesaggio, uno solo

tra le colline e le nuvole affilate

i monti già scuri in lontananza

finché la fatica diventa forcina tra i capelli

il vicolo ti richiama e cerchi il mio braccio

 

Degli anni del tuo corpo nessuno sa, neppure tu

hai sgrullato via ogni reticenza e ogni parlare

ogni angusto passaggio e con sollievo

ogni rettilineo che evade le differenze

così armato rincorri i tuoi sogni più selvaggi

 

Ritroviamo la piazza di Santa Maria

la casa all’ombra del brigante che visita la notte

e infiliamo il portone a testa alta

i passi sovrapposti alla scala

una memoria precisa di appartenenza

 

Nello zaino hai barattoli di latta un libro una penna

il coltello a serramanico un cucchiaio la borraccia

pianti la tenda dove capita sotto il pino l’abete

dipende dalla latitudine dal tramonto del sole

 

                                                   Heimat

 

***

 

Be quiet baby

a ogni angolo ti incontro

stai seduta a terra

con tua figlia tra le braccia

attaccata al seno

appesa al collo

nel marsupio sulla schiena

braccialetti tra le mani

me li vendi quanto costano

da chi li hai presi

tu da dove vieni e cosa fai?

Vendo braccialetti

non saprei altro.

Parlami di tua figlia

ti compro un braccialetto due tre quattro

tutti

 

Avevo anch’io una figlia

capelli dorati e attimi fuggenti

la tenevo in braccio

tra le braccia magre

e i sorrisi inarcati

fai attenzione a te

ti penso, le dicevo

aveva un cavallo in cucina

e idee geniali

che non si lasciava sfuggire

 

Dieci euro per dieci braccialetti

vorrei sapere dove passi le notti

sotto quale coperta ti tieni nascosta

per non parlare dei sogni senza permesso

che avrai da qualche parte come me come tutti

 

Mi sento stritolare all’angolo della strada

santuario dove non so come iniziare a pregare

 

                                    Figlie


(da Incontro, La Vita Felice, 2022)

 

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                                                 ROSARIA RAGNI LICINIO


Una poesia dell’urgenza: una poesia necessaria per puntualizzare, o almeno tentare di precisare, cosa è l’io e cosa fa nel trambusto della quotidianità (“
Mi fa male questo trambusto: / schiaffi sulle orecchie e baci in volto, / la fiducia in un solo discorso.”). Sembra essere questo il filo conduttore della poetica di Rosaria Ragni Licinio, artista poliedrica, giornalista e poetessa di notevole levatura, meritevole di numerosi riconoscimenti, tra i quali, recentemente, il secondo premio al concorso Marco Di Meola. È dunque una sorta di incertezza che sprona l’Autrice a mettere ordine nel suo vissuto, rapportandosi ad una realtà esterna magmatica e nello stesso tempo nebulosa, sfrangiata. La poesia, come sempre, e in particolare la poesia di Rosaria Ragni Licinio, traduce questa materia informe che è il mondo vissuto, in canto di luce e di speranza.


Quarantadue anni,

l’elmo sulla testa,

i pensieri compressi

ma mi tace la guerra.

 

Nel mese di marzo

dico solo quello che vedo:

l’odore del sale,

la tua finestra e

i pesci d’oro, fuori corrente.

 

So benissimo che si muore

solamente d’estate

coi capelli baciati dal sole

e l’arsura che parla,

 

ma qualcosa mi brucia

anche il cuore,

qualcosa qui accende

un mare

di memoria e di zinco.

 

 

***

 

Sotto la luce della lampada

che non riposa

ho rivisto il tuo volto di carta

stropicciato

 

dall’inganno di averti ancora

nelle tasche dei pantaloni

o nel portafogli.

 

Icona dell’assenza

che tutto tace

e tutto lascia correre.

 


***

 

Benedici Dio ogni notte

senza una tregua tra la voce

e il respiro – neppure il vento lo ferma –.

 

Mi fa male questo trambusto:

schiaffi sulle orecchie e baci in volto,

la fiducia in un solo discorso.

 

Osserva la donna muta – mi costa

troppo la parola – trasfigura l’amore, cambia

il gesto e ritorna. Mistica dell’oggetto

 

devo mettere ordine: disfare

i capelli e lavare le mani

e poi chiudere gli occhi.

 

***

 

Si rimane coerenti, con le mani sulle spalle

a dare pacche e la lingua tra i denti

costretta a non dire.

 

La rassegnazione di essere maschera

nella battaglia di tutte le mattine

la città ci mescola sui marciapiedi

 

e tra i vetri dei negozi, quando tutto s’avvicina

io mi allontano, restano solo grovigli di scarpe.

 

(Testi tratti da Interno rosso Marte, Gattomerlino/Superstripes Editore, 2021)

 

 

***

 

Sto tra le cose

arresa, con lo stomaco sazio

di rabbia e lo zigomo teso

 

qualcosa di osceno mi scivola

sulle labbra

una parola schizzata oltre i denti

l’urgenza della fine.

 

Tuttavia sono sola

ma i capelli mi toccano il volto – mani

che bruciano – mi viene quasi da ridere.

 

(Da I cieli della preistoria. Antologia della nuovissima poesia pugliese, AA.VV., Marco Saya

Editore, 2022)

 

 

***

 

Questa penombra ci taglia

il volto e un’inflessione del verbo

essere viene a galla, un inciampo

sul percorso dal divano al letto

 

è resistere al giorno,

viatico per peccatori

con una tazza di latte

a scottare sempre le labbra,

 

quando cadono ali e vestiti

ma sotto le coperte si muore a metà.

 

(Inedito, seconda classificata al Premio Marco Di Meola 2021)

 

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                                                             VALERIA RAIMONDI


C’è un desiderio di rinnovamento, di ripartenza, un impeto vitale che spinge l’anima a rigenerarsi, a ricostruire daccapo la sua storia, per una nuova evoluzione che dal mare porti ancora alla terraferma per una nuova avventura umana, una generazione più schietta e autentica, più luminosa e illuminata. Stiamo parlando della linea poetica di Valeria Raimondi, da Brescia, almeno nei brani che qui propone. Una poetessa di valore, peraltro molto impegnata e attiva nella promozione culturale e autrice di diversi testi poetici e curatrice di interessanti antologie. Non una rassegnazione, dunque, di fronte ad una realtà in decadimento, bensì uno sprone, un sostegno morale ed etico nel proseguire i giorni nelle avversità come anche nelle gioie.

 

Generazione

Talvolta mi nascondo dentro il sonno

nell’umida gestazione dei raccolti
e lì sei tu che vieni ad incontrarmi
per nominare uno ad uno i miei dolori

Ma se ti assenti sono io che spero
si rinnovi la grazia del miracolo:
veder crescere i figli, cadere le foglie
generarsi la materia

sebbene si sappia lo sbriciolarsi
delle ossa e della terra
l’indifferenza eterna delle acque 
l’estinzione necessaria di ogni specie

 

Ma non finisce ancora il gioco di cercarsi
di covare uova d’altre negli specchi
per generare un seme tutto da nutrire

                                                 - un desiderio
nella spinta che poi implode
al primo battito di luce del mattino

Sei tu che ancora torni a riva
a rammentarmi che non siamo niente
ma che in quell’onda tuttavia perdura
qualcosa che somiglia a una creazione

(da Il penultimo giorno, Fara ed., 2021)

 

 

***

 

Resto

 

Ti resto accanto

anche oggi che vesto il lutto

anche nella resurrezione

anche nelle ossa ti tengo

nel passo claudicante

nell’anca che trattiene

nel respiro privo di intenzione

nelle intenzioni prive di ragione

per il poco e molto che sei stata

per il molto e troppo che ti ho amata

per le briciole di pane e l’acqua fresca

nutrimento ultimo che sfama

 

(da Il penultimo giorno, Fara ed., 2021)

 

***

 

Figlio di foglia

torni polline al vento
nidazione del grembo
sangue che inonda a dirotto la vita.

Tu, mia mela spartita

mitos indiviso
mio paesaggio, mio spartito.

Gomitolo, lana di cuore
mio nocciolo, semino
brulichio di materia
desiderio, bambino.

Tu, mio allattato e mio latte

mia insonnia e mia veglia
mio dono restituito piccino.

Tu, mio tempo coagulato
mio volo atterrato
mio bimbo, mio amore
mio, mio, mio


(Per F.D.M. - Lamento di madre)

 

(Inedito)

 

 

***

 

Il Volo
(per Amelia Rosselli)                                                                

 

Dal grembo dissecco straripa e dissipa
il seme gettato alle ortiche dei padri

il campo imbevuto di arsura che brucia
concezione sgravata per parte di madre.

Non avevi di donna l’ampiezza di gonne
ma il cerchio degli occhi conchiuso a spirale
e rotoli e serpi di lingua animale
una fiacca di sillabe necessarie a rifarti.

Si adirano i padri anche da assenti

Pollicina che getti manciate in avanti

e impronti anzitempo prigioni e rifugio

       (ma aver vie di fuga non estingue la pena).

 

Da lontano i rumori copron gli spari

i tuoi versi a caduta

       - versanti di bile

e sul dono ammalianti e roventi iniziali

(le scatole chiuse non hanno i rimbombi del Vuoto

      - architetto ingegnoso che abbraccia le piene).


Riscriver la Storia in assenza di storia

spiegare le vele in mancanza di vento

ascendere a picco sulla linea del volo.

 

(Inedito)

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                                           HERNAN RODRIGUEZ VARGAS


Dalla Colombia all’Università di Salerno, dove svolge con impegno la sua attività di dottorato di ricerca in studi letterari, linguistici e storici, la voce poetica di Hernàn Rodriguez Vargas ci giunge pregna di sentimento e di amore, un amore che va considerato in tutti i suoi aspetti e forme, e come motore di vita e recupero di memorie, di radici; un amore che è rispetto nei confronti del creato, che va considerato e meditato nel grande silenzio che suscita meraviglia e timore. Un dettato poetico ben costruito, con versi che scorrono fluidi e cristallini, come la purezza del suo dire.

 

II

 

Forse ci sbagliamo

di metafore, e l’amore

non era la riva, come

di una spiaggia, come di

un’isola, come un ghiacciaio,

ma il mare,

blu,

senza riva

– e questo silenzio –

Non abbiamo dovuto

aspettare al bordo

dell’abisso perché

la solitudine è la riva

e l’orlo dell’abisso.

Forse abbiamo fatto un errore

di pronomi, quando diciamo

«tu» e poi nel dire «io»,

Quando siamo

sempre stati

il mare blu,

senza sponde

e questo silenzio.

 

 

***

 

 

 

XXIII

 

Per te, la parola «mare»

e la parola «oceano» dopo di essa,

le parole «nuvole» e «firmamento»

e le parole «blu» e «sereno».

Per te, la parola «cielo».

 

Così, quando dico: «Mio cielo»,

saprai a cosa mi riferisco:

ad un cielo blu,

alle nuvole bianche,

ad un mare immenso e sereno;

e ad un amore, che non sa, non conosce

nessuna fine, nessun porto, nessun punto.

 

Per te, la parola «destino»,

la notte di questo giorno,

e la parola «sempre». 

 

 

***

 

LIV

 

Ricorda, mio tesoro,

che l’amore è sempre pellegrino e

che non sono le anime, ma

i corpi ad essere sempre stranieri,

 

che la solitudine è l’unico esilio;

che non ci sono né patrie

né nazioni, ed i limiti delle mappe

sono solo immaginari, come i limiti

dei calendari

 

che l’unica terra che possediamo è quella

in cui balliamo; e

l’unica cosa che possediamo è la musica

che ci abita dentro;

 

l’amore pellegrino non s’intende di

mappe, né si interessa del nome

degli oceani che abbiamo attraversato

fino ad incontrarci;

 

solo sa che c’era una volta un uomo

solo, straniero, che trovò una donna

da amare e che la fece sua casa e sua

patria; 

solo sa che questa donna, straniera

fece lo stesso con lui;

 

l’amore pellegrino, sa

soltanto una cosa, che

essersi incontrati dopo cosi

tanto è come rientrare

da un lungo esilio.

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Non passa l’ora

 

Stiamo qui a guardare mia cara

 

: stasera non passa l’ora e tu già accedi

al cono d’ombra della notte

ti prepari la vestaglia e il pettine

sei pronta ad affrontare i mille sogni

con la luna tua compagna d’avventure

 

Ma non passa l’ora

 

: si conficca la lancetta inopportuna

nel quadrante del tempo

si espande a dismisura il silenzio dietro

alla finestra

e nel buio il tictac dell’orologio

è un monito fasullo

 

Nessuno ha mai visto il retro del mondo

né il tempo fermo sulle labbra mentre

si pronuncia l’ultima parola

l’ultimo pensiero

 

Ma non passa l’ora ti dico

e tu sei già oltre

mia cara

 

nel luogo dove giacciono i misteri

 

 (dalla sezione “Transiti provvisori” in Percorsi alternativi, Marcus Edizioni, 2013)


Giuseppe Vetromile


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NOTE SUGLI AUTORI

 

 Giuseppe Carlo Airaghi

Giuseppe Carlo Airaghi è nato e vive in provincia di Milano.

Ha pubblicato le raccolte di poesia I quaderni dell'aspettativa (Italicpequod, 2019), Quello che ancora restava da dire (Fara Editore, 2020), La somma imperfetta delle parti (Ladolfi Editore, 2021), il poemetto Monologo dell’angelo caduto (Fara Editore, 2022) e il romanzo I sorrisi fraintesi dei ballerini (Fara Editore, 2021).

Suoi componimenti sono inclusi in iPoet Lunario in Versi 2019 (Lietocolle, 2019) e sulle pagine web delle riviste letterarie "Versante Ripido", "Il Punto Almanacco di poesia", "Il raccoglitore", "LiberoLibro", "Suite Italiana", "Il Visionario", “Kult Underground”, “Poesia Ultracontemporanea”, “Centro Culturale Tina Modotti”, “L’Estroverso”, “L’Altrove appunti di poesia”, “Casamatta”.

Risultato finalista di diversi concorsi letterari tra i quali il “Lorenzo Montano”, “Europa in versi”, “Terre di Virgilio”, “La Recherche”, “Poesia a Napoli”, “Versante ripido”.

 

Franca Alaimo

Franca Alaimo vive e opera a Palermo. La sua prima silloge, Impossibile Luna, Antigruppo Ediz., risale al 1991. Ad essa sono seguite altre venti, le più recenti delle quali sono: Elogi (Ladolfi, Ed,); sacro cuore (Ladolfi, Ed.), 7 poemetti (Interno Libri, 2022). Ha pubblicato tre romanzi, l'ultimo dei quali, La gondola dei folli, è stato editato da Spazio Cultura. Ha tradotto dall'inglese due brevi raccolte di Peter Russell, lavorato nella redazione di alcune riviste (L'Involucro, Spiritualità & Letteratura, La Recherche) e scritto saggi sulla produzione poetica di vari autori: Cara, Recigno, Luisi, Loi, Fabra e i poeti dell'Antigruppo siciliano. Ha redatto centinaia di schede critiche, prefazioni e post-fazioni. È presente in molte antologie, riviste (Poesia di Crocetti, Atelier di Ladolfi, Il sarto di Ulm di Macabor), quotidiani (Il manifesto, La Repubblica, La Sicilia) e settimanali italiani. Nel 2020 è uscita un'auto-antologia di poesie scelte dalle sillogi pubblicate fra il 1991 e il 2019, corredata di interventi critici prestigiosi (Calandrone, Fo, Gerbino, Puccini, Romano, Rosadini e altri).

 

Sara Albarello

Sara Albarello vive a Mantova.

Ama la sperimentazione letteraria e scrivere in diversi generi sia in prosa che in poesia.

Ha pubblicato diverse volte almeno una decina di lavori. Il primo libro è Disillusioni felici (Samuele Editore, 2013), finalista al Premio Camaiore come opera prima nel 2014, poi una poesia ha trovato la fortuna nella rosa dei vincitori al premio internazionale "Le occasioni".

Ha ottenuto diversi riconoscimenti letterari.

 

Leila Falà

Nata ad Ancona, vive a Bologna dove lavora all’Università come impiegata. Attrice, poeta e femminista, si è formata al Dams con G. Scabia e alla scuola di Teatro G. Garrone. Si è occupata di teatro, comunicazione, marketing, È tra le fondatrici della Biblioteca internazionale delle Donne, Bologna. Come attrice ha recitato per dieci anni nella cooperativa Il GruppoLiberoTeatro, compagnia di ricerca di Bologna, mettendo in scena anche propri testi. Come poeta ha fatto parte del “Gruppo 98 poesia”, è nella redazione della rivista Voci della Luna, fa parte della SIL – Società Italiana delle Letterate e cura piccoli eventi poetici. Ha pubblicato le raccolte: Oggetti in È negli oggetti che ti ricerco (Mantova, Corraini 2013, prefata da Niva Lorenzini), Mobili e altre minuzie (Udine, Dars 2015, prefaz. L. Magazzeni), l’e-book Certe sere altri pretesti (la Recherche, 2016) e ha curato l’antologia Della Propria voce (Bologna, Qudulibri 2016) che contiene anche una sua silloge. Ha scritto per il teatro. La ballata Cosa farò da grande (inedito), ha vinto il premio teatrale “Reading sul fiume” 2017. È presente nell’antologia Prontuario lirico di autodifesa muliebre insieme ad Alessandra Carnaroli, Francesca Genti ed Anna Toscano.

 

Anila Hanxhari

Anila Hanxhari è nata a Durazzo, in Albania; attualmente vive a Milano.

È poetessa, pittrice, narratrice, traduttrice e presidente dell’associazione culturale “Italfida”, con cui ha ideato e curato diverse manifestazioni culturali e convegni internazionali. Ѐ ideatrice del format “Poesia e Impresa”, curato per Ascom Abruzzo.

Ha pubblicato le raccolte poetiche Io tu e l’Anima (Ianieri, 1997), Assopita erba dell’est (Noubs, 2002), Cicatrici d’acqua (Noubs, 2007, con prefazione di Giuseppe Conte), Brindisi degli angeli (La Vita Felice, 2012, con prefazione di Maurizio Cucchi), Tiro a sorte la libertà (Tabula Fati, 2016, con presentazione di Davide Rondoni), Amore emana (Meta Edizioni, 2017). È presente, fra le altre, nelle antologie Nuovissima poesia italiana (Oscar Mondadori, 2005, a cura di Antonio Riccardi e Maurizio Cucchi), La parola che ricostruisce. Poeti italiani per l’Aquila (Tracce, 2009), e altro ancora. Sue poesie sono state pubblicate su Specchio de “La Stampa” e numerose altre riviste. Ha vinto vari premi, tra cui il Premio Camaiore-Proposta 2002, il premio Clemente di Leo, il Premio Matacotta opera prima 2003, il Premio Valle Senio, il premio Poesia nella vita 2011, Premio Bogdani Prishtina (Kosovo), premio dell'Adriatico 2019 e tanti altri.

 

Giovanna Olivari

Giovanna Olivari è nata e vive a Genova, ma le sue radici, da parte di padre, sono all’Isola d’Elba nel paese di Marciana Marina. Laureata in Lettere Moderne, ha insegnato nella Scuola Media.

Scrive poesie, haiku, racconti, favole, monologhi, pubblicati in diverse raccolte antologiche ed e-Book, tra cui I quaderni di Erato, Voci di poesia, Luoghi di parole, Il Federiciano 2015, Divergentemente 2015, Estemporanea 2016, Genova canta il tuo canto (Ed Zona, 2015); Essenza di un’isola, 2017; Genoese Hours. Le ore genovesi di Henry James, 2017; Binari InVersi 2016; Poetando 2017; Voci dall’esilio, 2020; Le Parole della Quarantena (Ed Kanaga, 2020); Dante e noi (Ed Kanaga, 2021); Carnevale dei piedi, Antologia Realistica Terminale (You Publy 2021); ed in riviste letterarie, tra cui Illustrati (Ediz. Logos, settembre 2015, maggio 2016, marzo 2017); Journal of Italian Translation, Vol XIII N.1 Spring 2018, ed inseriti in rappresentazioni teatrali.

Collabora col Circolo Letterario Banchina”. Fa parte del gruppo di Poeti di “Genova Voci.

Ha partecipato e partecipa a numerosi eventi, spettacoli, reading, festival, mostre.

È del 2017 la mostra Versi Sospesi: poesie di Giovanna Olivari su cieli di Mario Pellegrini.

Ha ricevuto diversi attestati di merito, menzioni e segnalazioni. Nel 2018 il primo premio nel Concorso “Terra SENZA Mafia” con la poesia Mafia.

Nel 2015 ha pubblicato il  libro-oggetto INFERNO-INTERNO. Parole Immagini Emozioni. Nel 2018 ha pubblicato la silloge poetica Lo Specchio Nel Mare con foto di Mario Pellegrini, Persephone Edizioni.

 

Veronica Paredes

Veronica Paredes nasce in Ecuador e si trasferisce in Italia giovanissima. Vive a Roma. 

Poeta e scrittrice di rara sensibilità e ispirazione, nelle sue opere alterna temi d'amore con quelli umanitari e sociali, impegno che ha portato avanti con grande attenzione partecipando e organizzando diverse campagne di sensibilizzazione mondiale con gli Stati Uniti, la Spagna e l'Inghilterra. 

Artista poliedrica, si è distinta anche come fotografa e photomaker dimostrando di avere uno sguardo attento e curioso sulla vita e il mondo che ci circonda. 

Nel 2018 diventa il punto di riferimento in Italia per il gruppo internazionale Millons Missing Italia a difesa dei diritti umanitari.

Ha partecipato a diversi eventi letterari in Italia, Spagna e Sud America e oggi collabora con Kultura Project che promuove  l'arte e la cultura italiana nel mondo.

Grande consenso intorno a questa artista che mescola con successo le sue due anime italiana e sudamericana creando un'armonia perfetta e originale. 

Ha ottenuto il primo premio al Premio Letterario Cancun, Messico 2022, e al Premio Intercontinentale Letterario Le Nuove Muse 2022 (sezione Autori stranieri).

 

Margherita Parrelli

Margherita Parrelli è nata a Roma nel 1967, dove si è laureata in filosofia ed è tornata a vivere dieci anni fa, dopo quasi venti anni passati tra Gran Bretagna, Francia e Germania. In Germania vivono il figlio e la figlia ventenni. Ha lavorato come freelance per il Bayerischer Rundfunk, la RAI, Il Mattino di Napoli e come insegnante di italiano alla Volkshochschule di Monaco di Baviera. Attualmente si occupa di donne vittime di violenza con l’associazione Differenza Donna e lavora come consulente familiare.

Ha publicato quattro raccolte poetiche: L’orizzonte tra le mani (Lieto Colle, 2011), Falling Down (La Vita Felice, 2014), Penelope e Antigone - poemetto (La Vita Felice, 2017, primo classificato al Premio Letterario Internazionale “Maria Cumani Quasimodo”, secondo al Premio Nazionale Alberoandronico e messo in scena come monologo), e Incontro (La Vita Felice 2022).

Nel 2021 ha partecipato alla mostra online Futuro - Los Angeles con un suo componimento in italiano e inglese con un’opera dell’artista Elisabetta Diamanti.

Nel 2022 ha partecipato al “Festival della Poesia lungo la via” organizzato da Rita Pacilio e Giuseppe Vetromile.

 

Rosaria Ragni Licinio

Rosaria Ragni Licinio è pittrice, giornalista e poeta. Ha fondato il lit-blog Poesiaealtreparole e lavora in ambito editoriale. Alcune sue poesie sono presenti in antologie e riviste sia nazionali che internazionali, come ad esempio: Amori Liquidi (Edit@ Casa Editrice&Libraria, 2017), Metafory Współczesności (Polonia, 2018), Advaitam Speaks Literary Vol.3-Issue 2 (India, 2019), Frequenze Poetiche (2021). È apparsa con un componimento poetico e successivamente con la sua silloge sulla rubrica “La bottega della poesia” di Repubblica, a cura di Vittorino Curci. È tra gli autori de I cieli della preistoria. Antologia della nuovissima poesia pugliese, A.A. V.V. (Marco Saya edizioni, 2022).

Le sue poesie sono apparse su testate giornalistiche e blog letterari come L’Altrove, Lankenauta, Homo Scrivens, Avamposto, Farapoesia.

Si è classificata seconda al Premio Nazionale di Poesia Marco Di Meola 2021.

Interno rosso Marte (Gattomerlino/Superstripes, novembre 2021) è la sua opera prima.

 

Valeria Raimondi

Valeria Raimondi vive a Brescia. Fa parte dell’associazione culturale Movimento dal Sottosuolo. Nel 2011 esce la silloge poetica Io no (Ex-io), Thauma ediz., e nel 2014 Debito il Tempo, opera vincitrice del Premio Eros e Kaìros. Nel 2021 pubblica con Fara ed. la silloge Il penultimo giorno. Partecipa ad antologie tematiche sui temi dei respingimenti, delle carceri e contro le guerre. Alcuni inediti sono contenuti in Distanze, Fara Ed. e alcune invettive nella Gazzetta dei Dipartimenti del Collage de Pataphysique. Una decina di poesie vengono tradotte in lingua portoghese e presentate a San Paolo del Brasile; altrettante saranno inserite in un’antologia bilingue italo-albanese insieme ai versi dei poeti Beppe Costa e Jack Hirschman. A giugno 2019 è ideatrice e curatrice de La nostra classe sepolta, cronache poetiche dai mondi del lavoro, antologia di poesie di lavoratori e lavoratrici (Pietre Vive ed.) presentata in numerose città italiane e comparsa su riviste culturali e letterarie di Cina e Romania.

Nei primi mesi del 2020 scrive testimonianze di lavoro e di vita nella Lombardia colpita dal Covid: Una storia sbagliata, che confluiranno in un articolo per la rivista MicroMega.
 

Hernàn Rodriguez Vargas

Hernan R. Vargas, di origini colombiane, è dottore di ricerca in Studi Letterari, Linguistici e Storici presso l’Università di Salerno. Attualmente sta svolgendo il post-dottorato presso l’Istituto Italiano per gli Studi Storici a Napoli. Dopo il dottorato di ricerca presso l’Università degli studi di Salerno, ha scritto vari contributi sulla letteratura italiana, l’arte e la storia. Ed oltre ancora – Más allá todavía (2019, Delta3 Edizioni) è il suo primo libro di poesie. Nel 2021 ha pubblicato il racconto per bambini Vincenzo il bisonte, edito da “La Torre dei Venti” di Milano.  

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13 luglio 2022


 

 


Presentazione in diretta video del 36° Volume

VOLUME XXXII - Vol. Spec. Nuove Voci del Ventunesimo, 2a parte

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VOLUME XXVI - PERCORSI DIALETTALI SICILIANI DI INIZIO MILLENNIO

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Volume Speciale dedicato alla Primavera

Transiti Poetici incontra Voci dal Mondo

Il video della presentazione del Volume Transiti Poetici incontra Voci dal Mondo