Introduzione
Ma come si
fa a parlare di poesia quando la piaga della guerra continua a sanguinare
proprio a due passi da noi? Come si fa a parlare di poesia in un mondo sempre
in subbuglio, diviso e suddiviso, ormai perpetuamente ammalato e vaccinato
(chissà perché mi vengono in mente gli hacker informatici, per analogia!...),
ormai destinato a consumare più di quello che produce, a disinteressarsi
completamente dell’ecosistema, degli equilibri naturali, della fame dilagante
nei paesi più poveri e tante altre assurde e ingiuste situazioni?... Diremo: ma
è naturale tutto ciò; da quando l’uomo è sulla terra, ci sono sempre state le
guerre, le ingiustizie, i conflitti, gli accaparramenti, gli sprechi: in fondo
è nella natura dell’uomo, e poi bisogna pure considerare che non tutto il male
viene per nuocere, le civiltà nascono e muoiono, si alternano ad altri assetti
geo-politici, i popoli vanno e vengono, trasmigrano, portano culture nuove. E
poi ancora, tutto sommato, l’uomo non è poi questo perfido mostro che si nutre
dei suoi simili: sa anche raggiungere vette altissime di grazia, di genialità,
di splendore, di beneficenza, di amore… Alti e bassi dell’umanità, che è questa
specie di vita che va sempre avanti, comunque, attraversando barriere
invalicabili, aprendosi varchi inimmaginabili per raggiungere confini
imperscrutabili e misteriosi.
Eppure,
nonostante ogni sforzo, ogni tentativo di giustificazione più o meno opinabile
e logicamente accettabile, sta di fatto che la situazione attuale non è delle
migliori. Da ogni angolatura o aspetto che la si voglia osservare, questa
umanità pare che stia veramente per raggiungere il fatidico punto di non
ritorno, il confine oltrepassato il quale non si può più tornare indietro. La
reversibilità è ormai quasi negata per l’effetto serra e per i ghiacciai che si
stanno sciogliendo, per le foreste che si stanno distruggendo, per
l’inquinamento globale che sta infettando l’atmosfera. Per non parlare della
brutalità, della violenza, dello scempio e dello sfruttamento delle risorse a
discapito dei meno abbienti.
In questo
scenario, dunque, che senso ha la poesia, l’estetica, la bellezza, la
creatività artistica?
Credo che,
nonostante tutto, ancora una volta sia giusto affermare che la poesia (quella
autentica e nobile) non è morta, parafrasando la fatidica riflessione
montaliana. Credo effettivamente che la creatività artistica nell’uomo, la sua
propensione innata a utilizzare la materia a sua disposizione per creare forme
nuove, al fine di stuzzicare, di stimolare e di emozionare l’anima e lo
spirito, sia un talento che non potrà mai essere annullato: mortificato,
represso, mercificato, questo forse sì, ma mai l’uomo potrà privarsi della
volontà e della capacità di esprimere arte.
Per questo
sono convinto che praticare l’arte, e in particolare la poesia, in un mondo che
sembra sprofondare nelle negatività di ogni tipo, abbia comunque senso. Anzi,
sarà proprio con la poesia e con la creatività artistica che l’uomo continuerà
a mantenersi umano, differenziandosi dagli altri esseri viventi, e a rimanere
in collegamento spirituale con i propri simili, a condividere con gli altri la
gaiezza, la libertà e la consapevolezza di poter mettere a frutto le proprie
idee, le proprie creazioni, i propri progetti, al fine di migliorarsi e di
migliorare gli altri.
Una linea
sottile e delicata ci unisce, continua a tenerci insieme, nella storia e nei
popoli di questa terra. Una linea fatta di sintonie, di accordi, di
condivisioni emotive: una linea armoniosa, quasi evanescente ma nello stesso
tempo robusta e indissolubile: la poesia, l’arte in generale.
Ringrazio
dunque i dieci autori di questo venticinquesimo volume dell’antologia, per aver
aderito al mio progetto, confermando ancora una volta che anche in tempi di
guerra e di oscurità, il lume della poesia e dell’arte possono rischiarare e
rinsaldare questa nostra povera umanità in perenne cammino.
Giuseppe
Vetromile
GABRIELLA CINTI
Ecco un bellissimo poema che trae spunto dal
pensiero poetante di Giacomo Leopardi: e non si tratta né di emulazione, né di
mero riadattamento sintetico della poesia e della vita del grande recanatese,
bensì di un canto che vive di luce propria, che ripercorre in chiave attuale
gli stessi dubbi, patemi e riflessioni sull’esistenza e sul senso dell’essere.
Gabriella Cinti, anche lei marchigiana, autrice di grande talento e notorietà
in ambito letterario nazionale, aderisce con questi suoi versi intrisi di alta
liricità, all’atmosfera leopardiana e alla sua profonda modalità di indagine
filosofica e poetica.
Canto diurno a Recanati
a Giacomo Leopardi
La
avresti amata,
questa
mattutina neofania:
l’ultima
pralina tecnologica,
il
gigante di Memoria,
prodigiosa
per salti di fotoni.
Anche
la mia biosfera pullula
di
rimbalzi corruschi e condensazioni,
tra
nuvole di verità parallele,
le
fratture ricongiunte negli scarti
del
possibile, specchi tridimensionali
del
tempo, ricomposti
negli
occhi che ricordano.
Discepola
del tuo Sogno,
fuori
dall’oggi, mi dilaga
il
silenzio del futuro,
lo
schermo bianco dell’espressione
non
detta ancora, il sorriso,
maschera
immaginata di luce.
Dopo,
e all’indietro, fuori da noi,
stereoscopico,
il divenire si gemma
dalla
prima parola mammifera,
lallazione
di primate,
per
curare lo strappo,
ossicini
di pensiero,
poi
canto e ossessioni adulte
in
parvenza di ragione,
la
Tua indicibile Poesia.
- II -
Cresciuti,
si colleziona come te,
Giacomo
mio,
insaziabilità
di cielo,
avidi
di infinito in moto
dal
tuo sguardo obliquo,
i
tuoi interrogativi assidui dell’oltre,
direzione
diagonale del sublime,
malati
ancora di separatezza,
orfani
di eterno: la trascendenza,
assillo
di relitti viventi
in
continua deriva d’altrove.
Precipita
la traiettoria
dell’illuso
conoscere, scivola
in
queste improvvise pendenze di strade,
come
il compromesso incerto con l’assoluto:
il
tuo infinitare il minuscolo
flusso
di cangiante Differenza
e
nulla guarisce la caduta, lo sai,
solo
fiocchi insperati di sogno, colore
e
materia bionda di luce marchigiana
a
restituirci il volto domestico di un Dio.
Strana
eternità di un pomeriggio di settembre,
insediata
fuori dal tempo chiuso:
il
sistema del dolore si smaglia,
i
desideri - stormi di R.E.M. in volo -
dai
vicoli del Borgo.
Se
il riso canoro dei tuoi uccelli, qui,
lo
stesso garrire, riecheggia da allora,
si
fa pioggia multiforme di luce,
aperta
nella voce;
a
Recanati, le cellule del tuo canto
nei
grani d’aria, piume
domestiche
d’infinito,
satelliti
tuoi di poesia,
ogni
mio respiro del tuo raggio.
(da
La lingua del sorriso. Poema da viaggio, con il saggio critico
introduttivo di Francesco Solitario, Prometheus edizioni, Milano, 2020)
MARIELLA DE SANTIS
Notevole
l’attività poetica di Mariella De Santis, originaria di Bari ma dividendo ora
la sua residenza tra Roma e Milano. Al suo attivo diverse pubblicazioni, anche
di teatro. Propone qui di seguito un lungo testo tratto dalla pièce in versi Disobbedienza d’amore, dove traspare
tutto il suo intuito poetico pensato all’amore, quello classico tra lui e lei:
vi è, nei versi melodici, un delicato sentire fisico e spirituale che avvolge
nel dialogo amoroso i due protagonisti, poeti l’una all’altro immersi nella
dolcezza di consapevole realtà esistenziale.
Per un’insistita luce
Non
è finzione né invenzione
che
tra affondo e risalita
necessita
restar sospesi
nel
buio di un fondale.
Ma
qui noi siamo emersi,
nel
cerchio del tuo letto
lo
stagno ha un sogno esteso
e
tu radice hai nel buio
mio
caldo e nel mio seno.
Due
lacrime – umido nell'umido –
avrei
voluto darti, ma la gioia
è
pianto breve e vedi amor mio,
ora
che un po' di me il limite
amo,
mi fletto al tuo confine
di
bianco e melograno.
Sei
natura e splendore
nei
tuoi angoli acuti
e
di te conosco stanze
larghe
d'improvviso.
Ami
di me quello che
a
nessuno ho permesso.
Tu
di me conosci la segreta luna
ed
io di te disvelo il sole ombrato
(pure
notte e nebbie di te io amo)
Ora
di me angelo e custode,
espugni
dal silenzio
il
liquido mio gelo.
Non
rimproverarmi gli anni negati
io
non ti imporrò le assenze
di
memoria che ormai non so colmare.
Ritroverai
in una piazza senza platani
il
ricordo di un momento che al tempo
torna
breve.
Mi
germini nel petto e
mi
germogli sangue.
Nei
nostri nomi
ripetuti
per conferma
s'appiana
ogni rivolta.
Vengo
a te mancante
e
forse mi perdoni.
Ti
dico che sei angelo
di
corpo e sangue e
l'ala
che mi stendi
su
occhi e bocca
non
è farmaco né medicamento
ma
pura verità che si fa vera.
Aspetterò
il tuo ritorno nuda
sul
bianco del ricamo,
dalle
finestre a guardare
il
tuo passo
che
nel ventre mi sale.
Rallenterai
il venire per
farmi
soffrire d'attesa,
aprirai
la porta, aprirai la bocca,
riceverai
il mio pianto, la mia gioia
e
il dileguato silenzio.
Mai
più dirò che sono qui per te,
mai
più saprai quel che volevo dirti.
Eppure
non c'è parola che non
potrei
donarti, né ansa di me
in
cui tu non possa trattenerti.
Se
tu sei su di me o su di te io,
nessuna
ombra più ci tormenta.
Saremo,
tu lo sai,
la
somiglianza di
una
unità che non
s'interrompe
mai.
Per
quanto insiste
(dalla pièce in versi Disobbedienza d’amore, L’infinito
edizioni, 1999)
Di origini
pugliesi è Rosanna Frattaruolo, ora residente in Piemonte, dove oltre ad
occuparsi della sua attività professionale, frequenta volentieri e con meritati
riconoscimenti il mondo letterario e poetico, collaborando con varie realtà
associative importanti, come Periferia
Letteraria. La sua è una poesia gradevolmente e dolcemente intrigante, che
sollecita emotivamente il lettore; sono versi fluidi, non privi di una certa
ironia, che cantano d’amore e di schiettezza, in un mondo che sovente opprime e
comprime.
ho accomodato le spine sul fianco
e raccolto ogni foglia dal prato
ché non vi sia attrito al tuo arrivo
è il mio ventre che chiede aderenza al
tuo
il cervello antico s'è armato
avanza mietendo vittime
ferito grave il buonsenso
scaccia ogni idea di contraddittorio
mi pare pure inutile
la lite furibonda che avremo poi
fermenta la lingua
e ho i seni sulle punte
mi
sento dio che tutto vuole
e che tutto può
mi sento nel giusto
nel presagio del gusto
***
sospendersi
senza avverbi di tempo
le braccia fluttuanti
i nodi vertebrali cedono
ad un complimento di compagnia
sono giovane con te
ammorbidirsi a burro sciolto
e nessun rumore
cadere informe al suolo
in gocce di sapone alla fragola
poi macchia rosa
a
pensarci è bello
***
le
parole non dette
restano in bilico sulle intenzioni
per ansie ed ansie
muoiono sole nelle anse
del monologo tra testa e cuore
un peccato non dire
non aprire le dighe
per sversare parole
colme d'amore?
che peccato sarà poi dire
"ho aperto l'invaso
nel momento sbagliato"
***
(da Le
case con gli occhi verdi, ediz. Babbomorto, 2021
sezione addomesticare la bestia)
iv
mi seduce l'idea
edulcorarne il ruggito
sentirla miagolare
imbellettandone i peli dritti
con un fiocco rosso
ix
Domanda senza premesse
e finte promesse
se lo voglio dentro
Soffro di vertigini
quando mi arrampico
sugli specchi della sua casa
Potrei ballare sulle doppie punte
spaccare il capello in quattro
Mi lascio scivolare
x
entrambi guardiamo
le case con gli occhi verdi
con quelli mi dilata le labbra
le apre fino al molo
laggiù
poi l'eco s'inabissa
e sanguino di gioia
mi bacia il dito
bagnato di rosso
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RITA MINNITI
Nata a
Castrovillari, Rita Minniti vive e lavora attualmente a Cava de’ Tirreni, in
provincia di Salerno. Poetessa pluripremiata e molto apprezzata in ambito
nazionale, ha pubblicato diverse raccolte poetiche, anche con altri autori. Il
suo è un procedere riflessivo e melodioso, con versi che parlano di ripensamenti
e di nostalgie. La poesia di Rita Minniti tende così ad una sublime ricerca di
un senso nella vita che possa rispondere alle voci e alle attese dell’anima.
Dovrei
Dovrei dire addio a questa voce,
a questo affanno
verso un oceano di storia e di memoria.
La notte,
con la sua porta chiusa,
ritorna sempre a quella luna
spogliata dai rimpianti,
e a un viaggio,
come conchiglia sfinita sulla riva,
a domandarsi
se la lontananza dal mare,
fa male.
Qui in questo pensare assente
nel buio che m’ossessiona,
chiedermi se un treno
ha lasciato un’ombra alla stazione,
o è stato soltanto un fruscio
che m’è passato accanto.
Dovrei dire addio
all’inesattezza delle domande,
ai campi irrigiditi dall’inverno,
alle rondini andate via.
Dovrei sentirmi parte della pioggia che
piove
su questo silenzio di rumore
e all’alba separarmi dal tormento
***
Il
presente e l’attesa
Fummo l’espressione del tempo.
Pedine disordinate
di virtuali figure aggrappate
agli occhi sorpresi della luna.
Non ci voltammo mai indietro
Pur lasciando alle spalle
promesse da recuperare,
da ritrovare nei passi,
gocciolanti di sudore.
- E la stanchezza dell’andare
era
insopportabile -
Fuggimmo
all’incontrollabile pregiudizio dei
pensieri,
furtivi a volte,
a volte inconsueti,
e allo sminuirsi delle ombre
all’urlo del silenzio
non ammettemmo mai di aver perso.
I giorni seguivano ai giorni.
Le notti tornavano a nascondersi
e a delimitare uno spazio preso in
prestito.
Così trovammo il punto,
troppo tardi forse,
quando ormai l’estate era finita
e l’inverno ghiacciò il presente e
l’attesa
***
Il silenzio dei versi
È quest’assenza di luce
ad apostrofare l’inesistenza dell’aria.
È questo indiscusso
peregrinare nel vuoto a decidere il
poi.
Non ci sono sentenze a cancellare le
intese,
gli incontri, occhi negli occhi.
Tutto rasenta la quasi perfezione della
forma,
in questo cerchio dove il respiro,
respira ancora.
Forse ho trascurato l’inizio della fine
senza accorgermene.
- O forse ho voltato le spalle alle regole -
Ho sostituito il sogno
al grido d’un fare a pezzi
insinuatosi nella mente.
L’ho visto sbriciolarsi
senza darne importanza.
- La conseguenza non era prevista -
La luce non s’è più accesa,
la melodia non mi raggiunge.
Non si riflettono sulle pareti
immaginifiche emozioni,
e la mano rigida nei gesti,
ha smesso di scrivere.
- Il silenzio ha allontanato i versi -
ha reso rumorosa la vita.
Ma nel distacco,
la parola,
non s’è mai specchiata nell’assenza.
RAFFAELE RAGONE
Raffaele Ragone, nato a
Castellammare di Stabia, ha svolto la sua attività professionale e di ricerca in
campo scientifico e accademico, essendo laureato in chimica e specializzato in
strutturistica molecolare. Accanto a questa attività, per la quale ha anche
prodotto numerosissimi articoli scientifici, Raffaele Ragone si dedica alla
letteratura e alla poesia, collaborando anche con associazioni per la
promozione culturale del territorio. Raffaele Ragone è poeta riservato, serio,
che predilige lo studio e la ricerca su tematiche naturali, ambientali e
filosofiche della vita, mediante un dettato poetico asciutto ma colto, diretto
e incisivo.
Scilla (2012)
Tre
anni, eppure ci sarà un perché,
Se
ne parlano tuttora gli angoli retti
Degli
incroci, le curve sbigottite
Strette
ai marciapiedi, l'indolenza
Delle
acque, che dentro ai fossi
Si
trascina, dove si tuffa una pioggia
Livorosa,
se poi ci sono esposte
Dove
non fummo insieme le tue foto,
E
a cosa vale conoscerne il perché.
Sicché,
della predace Scilla son io
Tuttora
un navigante, è questo ciò
Che
conta in fondo, e le sue braccia
Affonda
la mia barca in questi flutti,
Dove
diventa il sole dell'esistenza
Incerta
sfera, e un viale ondeggia
Verso
il suo tramonto, in ver l'oblio.
Ora
ricordo: non progettammo mai
La
flemma di lunghi viaggi in treno.
***
Crusoè
(2013)
Forse
speravo il mare che non c’è,
quasi
una culla senza increspamenti,
la
distesa rilassante senza anfratti,
senza
spiriti che tramano l’agguato.
Sicché
io stetti un giorno tra i flutti
d’una
cala, quasi un disperso Crusoè.
M’immaginavo
il mare che non c’è,
che
mostri non occulta nei recessi
dell’orrido
terraqueo, la vertigine
che
abbraccia la risacca degli amanti
in
gioventù, l’oceano senza abissi,
senza
tetre risonanze di caverne,
però
sonoro al fondo del palpito
di
te, che fosti tu per me la spuma
di
quel mare, il mare che non c’è.
***
Aprile (2014)
Fu
notte, e mi sorprese la resa
dell’inverno
alla nuova primavera.
L’albedo
della luna sulla tua pelle
bianca.
I tuoi capelli neri chiome
di
zafferano. Un fluttuar di steli
nella
brezza vibrante della sera.
Eri
avvolta nello scialle delle stelle.
Così
mi rivelasti allora che molle
ferve
aprile nella coltre delle zolle,
aspersa
del profumo delle viole.
***
Ottobre (2015)
Ottobre impasta il cuore
in un’argilla
gialla d’albatri, nel
rosso che distilla
dai ricci dei castagni.
L’autunno è fresco
d’equinozio, e già
s’adagia in un affresco
impressionista. L’estate
in clorofilla
scialba sbianca, stremata
da un piovasco.
Tempo d’attese, già mese
di promesse,
non più di feste, ma di
memorie impresse!
***
Καλό ταξίδι (2016)
Καλό ταξίδι, amore mio lontano!
S’appresta ad imbarcarsi clamorosa
la ressa rinnovata dei bagnanti,
or che luglio ci tende la sua mano
e del saluto il gesto già ci freme
nelle braccia, ci pulsa nelle vene.
Quante spiagge per te, quanta calura,
quale amoroso indugio sulla tua pelle
il sole, d’amplessi quante impazienti
spume, quante battigie di cobalto,
quant’acque smisurate azzurro-Ionio,
di moine avventurose quale attesa,
quanta speranza nella mia premura!
Καλό ταξίδι, amore, ed io lontano!
***
Ode
al Sarno (2019)
O
divo Sarno dalle verdi rive,
dall'acque
scorse dall'età del bronzo
di
Vesevo bagnando le pendici,
ricovero
dei nomadi Sarrasti,
d'antichi
paesaggisti ispiratore,
per
te cullammo un tempo aspettative,
rincorremmo
fanciulli le tue sponde.
O
divo Sarno di sorgenti chiare,
oppresso
dagli abusi quotidiani,
umiliato
dall'uomo inquinatore,
stolto,
incurante delle tue radici,
artefice
di crimini nefasti,
scarichi
d'industrie, liquami urbani,
possa
levarsi ancora il gracidare
che
le tue prode elesse a sua dimora,
delle
ile che ne videro le fronde!
***
I
ciclamini (2021)
E
se ne stanno intanto i ciclamini
addossati al margine dei vasi,
di
fenditure memori e interstizi,
come
nella penombra dei castagni
sperando
negli abbracci maggiolini.
D'uguale
sorte in vita siam compagni,
cercare
schermo in passeggeri ospizi,
alla
rabbia del vento incerta stasi.
DANIELA SANNIPOLI
Daniela
Sannipoli, docente di lingua e cultura spagnola, è poetessa di talento, molto
attiva nella promozione culturale anche attraverso rubriche radiofoniche,
dedicandosi in particolare alla realtà letteraria spagnola. Con due importanti
pubblicazioni ha ottenuto lusinghieri riscontri. La sua poesia è un canto che
nobilita la persona innalzandola dal grigiore della quotidianità e dalle
pochezze della sopravvivenza. Nei suoi versi traspare la bontà e la
indispensabilità della parola poetica come suffragio e preghiera di speranza
per un possibile riscatto dell’uomo.
Pasquale
Pasquale
spacca i
mattoni
sotto
casa.
Lo vedo
dal terrazzo
e mi
sembra
– ogni
tanto –
che un
sogno
si sollevi
dalla
polvere.
Chissà,
forse ha
mani
troppo
grandi
che lo
chiamano
alla
terra;
o ha
studiato
da cane
e non ha
rime.
Per far volare
un sogno
occorrono
carezze
dalle
unghie limate
e braccia
che ti
portino
alle
soglie del cielo.
Pasquale
spacca i
mattoni
sotto
casa.
Lo vedo
dal
terrazzo.
È zoppo.
È
Ferragosto.
(da Rosso fuoco, Casa Editrice Menna,
Avellino, 2009)
***
Petrichor
Odore di
terra bagnata
e fretta
di panni
rientrati
a braccia colme.
Paesaggi
nascono alle narici;
mille
autunni con te
e senza
te.
Non so
pensare la foglia
senza il
lampo segreto
del tuo
cercarmi improvviso
che è già
tuono
capillare
rotto
sangue che
ama la deriva.
(da Il mio amore è intraducibile, DeComporre
Edizioni, Gaeta, 2015)
***
Inventarti dove non ci sei
Luglio
alle cinque del mattino.
Già il
traffico impazza
e tra gli
appuntamenti
un po’ ti
perdo.
Sei il
gesto lento
che dalla
fronte si alza
verso il
finestrino,
l'alba
lunga
dai miei
pensieri al mare.
Vederti,
inventarti
dove non ci sei.
(da Il mio amore è intraducibile, DeComporre
Edizioni, Gaeta, 2015)
***
Continuo
E invece
ho dovuto
lasciare
la notte
lasciare
l’alba
leggere su
un autobus traballante
e iniziare
un altro giorno
pensando a
quello che non ho fatto,
sapendo
che dovrò dire altri no
piangendo
altri sì,
soffrendo,
pagare
un’infinita bolletta del gas.
Non so
perché amo così tanto la vita.
(da Il mio amore è intraducibile, DeComporre
Edizioni, Gaeta, 2015)
Personalità di spicco nel panorama letterario
italiano, Anna Santoliquido è riferimento prezioso in ambito poetico e
culturale. È poetessa e letterata molto nota sia in Italia che all’estero, con
all’attivo moltissime pubblicazioni, anche in altre lingue. La sua è una poesia
impegnata, di carattere filosofico e sociologico, con un dettato breve, a volte
epigrammatico, ma denso di significati. La poesia è la sublime arte letteraria
che, forse unica, potrà dare un senso a tutte le cose, come recita, con grande
consapevolezza e intuito poetico, in alcuni suoi versi: può la poesia sorreggere il mondo? / e se fosse il silenzio / più efficace del ritmo? /… / resto in ascolto ai
crocicchi / se passa il vento / lo afferro e combatto.
Sono poeta
a
Ernest Hemingway
I
sono poeta
anche quando
la lacrima si cristallizza
la nuvola si
rovescia
il pescecane
mi azzanna
II
nel mare dei
sogni
gli squali
fendono l’onda
il pescatore
si accanisce
con le mani
sanguinanti
III
getto l’amo
sul foglio
mi acquatto
nella barca
respiro a
stento
il sangue
tinge l’acqua
IV
sono poeta
a Belgrado e
a Zagabria
sotto il
sole di Puglia
e nel covo
dei briganti
V
un ragazzo
vigila il mio sonno
con
l’impetuosità dei vent’anni
la condanna
del consumismo
e il profumo
della pelle
VI
sono poeta
anche quando
le alghe mi ammorbano
l’aria è
stagnante
e il treno
mi sveglia
VII
come
Santiago
porto a riva
la carcassa
forse
pentita
di essermi
spinta troppo al largo
VIII
la pesca
nell’oceano
ha svelato
le voragini
acuito la
sete
e scolpito
la solitudine
5 luglio 2002
(da Ed è per questo che erro, Smederevo,
Serbia, 2007)
***
Ritorni
I
chissà come sarò
tra cent’anni
se le gote saranno
muschio o terra
II
non sentirò il trapasso
mi rapirà la luce
le labbra non emetteranno rantoli
ma versi
III
vorrei accanto i ragazzi
il mulo nella stalla
i pulcini sotto il letto
le viole nel bicchiere
IV
ritornerò nei sogni
nei desideri delle madri
nella passione degli amanti
nelle nubi del mattino
2 gennaio
1997
(da Ed è
per questo che erro, Smederevo, Serbia, 2007)
***
Stupor mundi
a Tommaso Pedio
ho l’energia
del Mezzogiorno
la
testardaggine di chi ha partorito nei campi
e lottato
con il padrone
gli stenti
non mi hanno sconfitta
ho mischiato
miele e fiele
attinti
dalla terra
sono
brigante e allodola
canto e
maledico gli stolti
in me un
oceano di fierezza
per la
murgia le cattedrali le laure
le colline i
castelli le foreste
rabbia e
dolcezza mi contendono
sono ulivo e
quercia
ginestra
radicata alla costa
27 agosto 2010
(da Casa de piatrǎ/La casa di pietra, Editura Tracus Arte, Bucarest 2014)
***
La
profetessa Anna
la
profetessa Anna
si
guadagnò il cielo nel tempio
quanto
distante la mia sorte!
scarabeo
nell’ambra
mi
dimeno
rido
e piango
il
mio regno è la pagina
in
preda al delirio
mi
avvinghio alle colonne
può
la poesia sorreggere il mondo?
e
se fosse il silenzio
più
efficace del ritmo?
resto
in ascolto ai crocicchi
se
passa il vento
lo
afferro e combatto
3 febbraio 2014
(da Profetesha, Milosao, Sarandë, Albania, 2017)
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NATALIA STEPANOVA
Natalia
Stepanova, di origini russe e residente da anni a Roma, è impegnata cultrice e
frequentatrice del mondo letterario e poetico, sia russo che italiano, con
all’attivo diversi apprezzamenti e premi in concorsi di poesia, nonché alcune
pubblicazioni di raccolte poetiche. La sua poesia si fonda essenzialmente su
una ricerca di libertà e di autenticità nelle cose, eliminando ogni superflua
sovrastruttura, conferendole un ruolo centrale e privo di ogni sorta di
costrizioni: le mie poesie non hanno una
casa, recita, ribadendo la sua massima apertura poetica al mondo.
Io sto con le rose,
loro tutto sanno di me,
e di nulla mi giustifico,
io sto con le rose
come sto con il sole
quando si alza
da dietro i monti:
in quel preciso instante
io sto con le rose
e nulla mi serve,
e nulla mi tange,
e nulla può farmi del male.
Le rose porteranno con loro
il mio ricordo e i miei occhi,
(per sempre)
nei giardini dell’Eden.
***
Le mie poesie non hanno una casa
né bella né brutta, non hanno un tetto
le mie parole, vento e nebbia sono
fratelli alle mie poesie.
Le mie poesie non cercano strade,
non cercano vie nuove, non usano
le parole scomposte per essere
altro e per piacere. Le mie poesie
sono povere, e raccontano
la terra al confine di vita e morte –
di acqua – sono le mie parole
e di pane – perché ho bisogno
di credere nel verbo di Dio
per restare al confine.
Senza un tetto è la dimora delle
mie poesie, né bella né brutta –
stelle, farfalle, ghiandaie, rose,
gatti, serpi, pettirossi, oche –
senza le pareti, e senza nessuno
che decide se sono belle o brutte
le mie poesie – di giorno e di notte,
e non vi sono stanze in questo luogo,
non ci sono le porte per entrarvi,
mancano le scale per salire nell’alto
e le finestre per guardare fuori.
Non hanno scarpe le mie poesie –
cammino scalza e canto sola
nel mio giardino d’alba al confine.
***
Io sono una creatura di Dio,
il mio corpo è materia sacra,
la mia mente è complessa
come l’universo intero
e il cuore fa parte
del mio intelletto,
sono stata pensata
perfetta in grazia
del mio Signore, e Dio
di tutte le creature della terra.
Non sia mai la mia anima
in uso al demonio.
Nessuno osi toccare
la materia sacra dell’essere.
A te, mio Dio, volgo il mio
cuore – preservaci dal male,
e accogli la preghiera
di una tua creatura,
peccatrice e povera.
Io credo in Te, Signore,
e mi custodiscono gli angeli –
la mia vita e la mia anima
in terra e in cielo, e
in una rosa eterna.
E tutte le cose avrò
riposte nel cuore.
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ELENA VERZI'
Una poesia molto perspicace, diretta come
lancia nell’intelletto e nell’intimo emotivo del lettore, quella di Elena
Verzì, poetessa autentica e determinata. di origini calabresi. All’attivo una
pubblicazione e un premio importante, il che conferma il suo già mirabile
percorso in campo poetico. Il suo è un dettato basato sulla fulmineità del
contenuto, andando nel nucleo fondamentale delle cose e degli aspetti della vita,
con un linguaggio ricco di metafore e di allusioni.
Il volto della madre è il sogno di Dio
sulla terra,
ha generato spine dal suo stelo
con dolce
premura scrive passi
come una
danzatrice sul ghiaccio.
Il suo abbraccio è l’incastro perfetto
delle nostre pene.
L’infinito sgorga dai suoi palmi,
Amore ha posto l’amore sopra ogni cosa
per insegnare bene a farlo meglio
a donare
il cerchio della vita di luce generosa
(da L’amore misurato, CartaCanta ed. 2021)
***
Non hai
cognome.
Alle
radici rispondi con una lingua di spine
tagli il
silenzio con la colonna,
una scala
di vertebre conduce ai tuoi occhi.
Li vedo
scrutare l’interno del mio vaso
allora
mangio la terra per conquistarmi il paradiso
ma tu bevi
dal mio pezzo di cielo.
Non mi
resta che raccogliere gli ultimi fiori
e
aspettare che nuove radici mi crescano dall’ombelico.
(da L’amore misurato, CartaCanta ed. 2021)
***
Dall’altopiano
dei tuoi giorni ti offri
come
trasparenza su occhi di opaca presenza.
Perché
ingoiarmi nello scatto di un sorriso
che è solo
affranto giudizio?
Incrinato
lo specchio col tuo grido
l’ho
lasciato di fronte allo zerbino.
Vibra
l’aria nella fenditura
come la
distanza silenziosa che ci frantuma.
(Inedito)
***
Sale svelta la saetta:
preludio del boato, la luce
mostra l’uscita ai più fortunati
che il segno lasceranno,
mentre a turno
gli altri, ormai spenti,
attraverseranno il loro riflesso.
(Inedito)
CAMILLA ZIGLIA
Una voce
poetica molto interessante, quella di Camilla Ziglia, da Brescia; lo
testimoniano i premi e i riconoscimenti ottenuti in vari concorsi letterari
nazionali importanti, come il Premio Montano. Impegnata nell’attività culturale
con la partecipazione a diversi incontri ed eventi di carattere letterario e
poetico, già dimostra di aver raggiunto un pregevole livello qualitativo con la
sua opera d’esordio, Rivelazioni d’acqua,
dove esprime un dettato poetico ricco di simboli e liricamente elevato, con al centro
immagini d’albe e delicate evanescenze emotive.
Un taglio di luna piena
il breve alone ceruleo che separa
il chiarore dalle ombre
quello è il filo del cammino,
dove si ferma lo sguardo
e non trova.
***
Le dita dell’Aurora brancolano nel buio
tastano sogni, li sbriciolano.
Solo gli ultimi le sfuggono
aggrappati ai disegni degli occhi
e si consegnano alla premonizione.
Si intravede una culla
–
parola nuova –
non il colore del fiocco.
***
C’è un momento dell’alba
che torna al tramonto:
riaffiora la costante del tempo
trattiene il respiro
come labbra schiuse appena
per dire
e non dice.
Poi cadono le spalle
l’aria si sgonfia
in un attimo è giorno.
***
Vibrazioni sommesse di ciglia
e ti sfioro ora, prima io del risveglio
prima che il dolore si ricordi
– o la gioia –
di afferrarti la gola.
(da Rivelazioni
d’acqua, Puntoacapo Edizioni, 2021)
***
The floating
piers
sul Lago
d’Iseo
A
Christo Javašev (Gabrovo 13/6/1935 - New
York 31/5/2020)
nel
primo anniversario di morte.
Le luci delle sponde
si allungano in ordito
sul lago quieto, scie
di vele al rientro
tessono fili di trama
nel passo delle correnti.
Chi ricama occhi
alle caviglie si annoda
saldo alla costa
ma chi srotola tappeti
volanti come ponti
ti porta con sé
a camminare sull'acqua.
(Inedito)
Umanamente siamo così
disumani
Nella
storia incidiamo solchi millimetrati con parole scritte col sangue
e
tu mia cara non ascoltare il duro lascito di Abele che ancora sancisce
vendetta
infinita :ci saranno
veleni nuovi e la terra
avrà
le sue altre scritture burocratiche
suddivise in capitoli alterni
di
pace e di guerra
Mi
consulto dunque un inventario apocrifo per disporre il cuore
nella
ridondanza amorfa e proterva dell’indomani :sono io ormai
l’esperimento
terreno per nuove vie e nuovi organismi cellulari
La
città non ha più nulla da dire
ha scritto già da tempo
l’iter
nelle bacheche degli androni e dei condomìni
e
nei reparti del supermercato il vortice dello spaziotempo
involve
in infinito nulla
Mi
trasporto nel silenzio delle stelle con un cono d’ombra
e
sulle labbra un sorriso vespertino
che
duri fino all’alba :mi
scriverò addosso
parole
di sfinge che racchiudano il mio enigma
e
che nessuno saprà mai più tradurre
in
uomo ossequioso ai riti ed al destino d’ecatombe
(da
Inventari apocrifi, Bastogi Ediz.,
2009)
Giuseppe Vetromile
NOTE SUGLI
AUTORI
Gabriella Cinti
Gabriella Cinti, nata a Jesi (AN), è italianista, grecista, poeta, scrittrice, saggista, critica letteraria, performer in greco antico.
Ha pubblicato i seguenti libri di poesia: Suite per la parola (Péquod, 2008), Euridice è Orfeo, (Achille e la
Tartaruga, 2016), Madre del respiro,
(Moretti e Vitali, 2017), La lingua del
sorriso. Poema da viaggio, (Prometheus, 2020). Ha inoltre pubblicato i
saggi: Il canto di Saffo-Musicalità e
pensiero mitico nei lirici greci (Moretti e Vitali, 2010); Emilio Villa e l’arte dell’uomo primordiale:
estetica dell’origine (I Quaderni del Bardo editore, 2019, Ebook Amazon); All’origine
del divenire. Il labirinto dei Labirinti di Emilio Villa, (Mimesis, 2020).
Su di lei: Franco Manzoni, Femminea estasi. Sulla poetica di Gabriella Cinti (Algra editore,
Catania, 2018).
Vincitrice di numerosi premi nazionali e
internazionali, sue poesie sono presenti in numerose importanti Antologie
poetiche. Partecipa a diversi Festival Letterari e Rassegne poetiche
internazionali. È tradotta in inglese e greco moderno.
Mariella De Santis
Mariella De Santis è nata a Bari nel 1962. Vive tra Roma e Milano. Il suo primo libro di poesia esce nel 1993, a seguito della segnalazione al Premio Internazionale Eugenio Montale. Ha pubblicato testi di poesia, prosa, saggistica, teatro correntemente rappresentati. Collabora con radio nazionali ed estere, case editrici, compositori e artisti. È tradotta in arabo, inglese, croato, tedesco. La cordialità uscito nel 2014 (Nomos Ed.), in edizione bilingue con traduzione in inglese di Anthony John Robbins, raccoglie il lavoro di ricerca poetica degli scorsi otto anni e nel 2015 è stato ripubblicato per la terza volta Vinerotiche e altre delizie (Leggeredizioni) libro di poesie che legano eros e vino, agape e cibo. In prosa ha pubblicato il volume di microtesti narrativi Dodici piccole lune (Ulivo Ed.) e suoi racconti sono presenti nelle antologie Milano per le strade, Canti di Venere, Mia madre era, Il segreto manifesto, e in riviste. Scrive per tentare di metter ordine tra le cose senza smarrire il sorriso.
Rosanna Frattaruolo
Rosanna Frattaruolo, laureata in Economia, dalla Puglia si trasferisce in Piemonte dove attualmente vive a Rivarolo Canavese, occupandosi di consulenze fiscali.
Del 2017 è
la sua prima pubblicazione Fragile,
edizioni LunaNera. Alcuni testi poetici e racconti per l’infanzia sono
pubblicati in antologie ed in vari blog letterari. Le sue poesie sono presenti
altresì in riviste e quotidiani, tra cui “La bottega della poesia” de La Repubblica, e la rivista online di cultura mediterranea
“Arenaria” diretta da Lucio Zinna. Diverse le partecipazioni a letture
pubbliche e ad eventi culturali.
Dopo aver
intervistato alcuni protagonisti significativi del panorama artistico,
letterario e delle arti figurative in genere, dal 2019 è redattrice nel
lit-blog di letteratura larosainpiu.
Dal 2020
nell’ambito dell’associazione culturale Periferia Letteraria collabora nell’organizzazione
e realizzazione di eventi culturali.
Nel 2021 ha
pubblicato la plaquette Le case con gli
occhi verdi, Babbomorto edizioni.
Rita Minniti
Rita Minniti, è nata a Castrovillari (CS) nel 1958 e abita a Cava Dei Tirreni (SA). È funzionario nella P.A. di Salerno. Pubblica la sua prima raccolta Nei vicoli di un’anima nel 2001. Seguono: Così vuole il cuore, Respiro pensieri nel vento, Piume d’anima, Appoggiata su una nuvola, Al passaggio delle rondini, Pensieri capovolti, Dove il pensiero non annega. Ha altresì pubblicato insieme a tre autori la raccolta Piume d’Anima e insieme a un autore rumeno una silloge in rumeno-italiano dal titolo Iubire fara sfarsit (Amore senza fine). Ha inoltre pubblicato la silloge Come se fosse polline e a breve uscirà la raccolta dal titolo Solitudini mai arrese.
Ha
conseguito tantissimi riconoscimenti e primi premi in importanti concorsi
letterari nazionali. Numerose le menzioni d’onore e i premi speciali. Suoi testi
poetici sono apparsi su svariate riviste e prestigiose antologie. Molte sue poesie
sono state tradotte in lingua spagnola e rumena. Scrive prefazioni per sillogi
di poesia e romanzi. Si dedica alla stesura di racconti brevi.
Raffaele Ragone
Raffaele Ragone è nato nel 1950 a Castellammare di Stabia e vive ad Ercolano. Laureato in Chimica e specializzato in Strutturistica molecolare, è stato attivo in ambito accademico, essendo anche autore di numerosi articoli scientifici (Raffaele Ragone - Google Scholar). Nel 1990, dopo una pausa di circa quindici anni, si riaccende il suo interesse per la poesia, che culmina nella pubblicazione de La ruggine degli aghi (Manni, 2012) e de L'amaro delle noci (Guida, 2018). Nel contempo, cura il blog RaffRag’s Una Tantum, che dal 2008 è la sede deputata alla pubblicazione dei suoi scritti. La partecipazione ai concorsi letterari è sporadica e, pertanto, i riconoscimenti sono scarsi; tra questi, si menziona il primo premio ex aequo per la sezione in lingua italiana nella prima edizione del concorso Poesia a Napoli, curato da Guida editori. È anche attivo su Facebook, dove di recente ha proposto analisi grafiche originali sul decorso della pandemia da SARS-CoV-2. Si diletta di fotografia e rielaborazioni grafiche. Aderisce al movimento artistico-letterario Immagine & Poesia. È socio dell’associazione stabiese Certamen Plinianum, che afferisce all'Associazione Italiana di Cultura Classica. Collabora con l’Associazione Achille Basile – Le Ali della Lettura.
(https://raffrag.wordpress.com)
Daniela Sannipoli
Daniela Sannipoli è insegnante di Lingua e cultura spagnola in un liceo linguistico. Perfezionata formatrice autobiografica presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, è referente di progetti di scrittura creativa. È ideatrice e speaker del programma radiofonico “Scioglilingua” dedicato alla lingua e cultura spagnola per l’emittente Radio Civita InBlu. Ha pubblicato le raccolte Rosso fuoco e Il mio amore è intraducibile ed è presente in varie antologie poetiche.
Anna
Santoliquido
Anna Santoliquido, nata a Forenza (Pz) nel 1948, vive a Bari dove ha insegnato Inglese. Poeta, scrittrice e saggista, dal 1981 ha pubblicato ventuno raccolte di poesia, tra cui Città fucilata (Kragujevac, 2010), Med vrsticami (Lubiana, 2011), Casa de piatrǎ (Bucarest, 2014), Versi a Teocrito (Bari, 2015), I have gone too far (Stepanakert, 2016), Profetesha (Saranda, 2017), Parole e grappoli (Teheran, 2018), un volume di racconti. Ha curato diverse antologie. È autrice dell’opera teatrale Il Battista, rappresentata nel 1999. Traduttrice e operatrice culturale ha fondato e presiede il Movimento Internazionale “Donne e Poesia”. È componente del Coordinamento della Sezione Nazionale Scrittori SLC-CGIL e responsabile per “Puglia‑Basilicata”. È anche responsabile per la Puglia del PEN Club Italia. Le sue poesie sono state tradotte in ventitré lingue. È presente in numerose riviste, saggi critici e antologie nazionali e straniere. È redattrice e collaboratrice di varie riviste e giornali. Nel 2010 le è stata assegnata la cittadinanza onoraria a Mrcajevci (Serbia). È membro onorario dell’Associazione Scrittori della Serbia e dell’Unione degli Scrittori Indipendenti della Bulgaria. Nel 2017 le è stata conferita la Laurea Apollinaris Poetica dall’Università Pontificia Salesiana di Roma. Dello stesso anno è Anima mundi. La scrittura di Anna Santoliquido, saggio di Francesca Amendola. Nel 2018 sono apparsi i volumi Parole in festa per Anna Santoliquido, a cura del Laboratorio Don Bosco oggi e Una vita in versi, a cura di F. Amendola.
Nel 2019 all’Università di Bari è stata discussa una tesi di laurea sulla sua scrittura.
Natalia
Stepanova
Natalia A. Stepanova è nata a Saratov, in Russia. Dal 1972 vive a Roma.
Interprete,
traduttrice e pubblicista, ha pubblicato articoli e poesie su diverse testate
italiane e russe. Ha condotto la rubrica Russia
in versi per la Russia Beyond.it. Ha ricevuto diversi premi di Poesia. Ha pubblicato in lingua
italiana 3 raccolte di poesie. Fa parte della giuria del Premio Internazionale
Pushkin.
Elena Verzì
Elena Verzì è nata a Catanzaro nel 1990. Logopedista, vive e lavora in Calabria.
Ha
partecipato a vari concorsi di poesia. Alcuni suoi componimenti sono presenti
in antologie delle Edizioni Ursini.
Nel 2016
ha pubblicato la raccolta di poesie Fiori e Fango con Eretica Edizioni.
Nel 2020
alcune poesie appaiono sulla rivista ClanDestino
di Davide Rondoni.
è vincitrice dell’ottava edizione del
Premio letterario Le stanze del tempo
edizione 2020 promossa dalla Fondazione Claudi. Nel 2021 pubblica la raccolta
di poesie L’amore misurato con
CartaCanta - Capire Edizioni.
Alcuni
suoi componimenti vengono tradotti e pubblicati in spagnolo per riviste
internazionali come il “Centro Cultural Tina Modotti” e la “Revista Literaria
Taller Igitur”.
Camilla
Ziglia
Camilla Ziglia è nata e vive a Brescia, dove si è laureata all’Università Cattolica del Sacro Cuore. Insegna Discipline letterarie, Latino e Greco in un liceo. Suoi inediti hanno ottenuto il primo posto in alcuni concorsi letterari (I colori dell’anima, Il Sublime di Lerici) e riconoscimenti a vario titolo (Premio speciale Ossi di seppia ediz. XXV, Menzione d’onore al Premio L. Montano 2019; Finalista Bologna in Lettere).
Compare nelle antologie cartacee di diversi
premi, su Atelier online e altri siti o blog, nell’ebook iPoet,
lunario in versi. Tredici poeti italiani (LietoColle 2019), nell’agenda
poetica Il segreto delle fragole (ivi 2019).
Ha partecipato a numerose letture, condotto
eventi e presentazioni di poeti contemporanei. Rivelazioni d’acqua è il
suo libro di esordio.
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20 maggio 2021
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