Le Antologie Poetiche Virtuali sono curate da Giuseppe Vetromile. Ogni Volume comprende 10 Autori, liberamente selezionati ed invitati dal curatore. Sono previsti volumi dedicati a particolari ambiti poetici (poesia emergente, poesia dialettale, ecc.). Le copertine sono elaborate e realizzate da Ksenja Laginja.

venerdì 3 febbraio 2023

VOLUME XXXVIII

 

Introduzione

 Siamo agli inizi di un nuovo anno, il 2023, da affrontare con rinnovata lena ed entusiasmo, nonostante gli innumerevoli e interminabili disagi e preoccupazioni che incidono fortemente sull’umore, sul nostro stato d’animo ed anche (e forse questa è la cosa che maggiormente ci angustia ) sulle nostre economie, considerando che molti beni di prima necessità, e poi i costi dell’energia, dei carburanti e di tanto altro, stanno aumentando giorno per giorno. Assistiamo, purtroppo impotenti, all’imperversare dei conflitti più o meno ampi, in Europa come in tanti altri Paesi, ai continui flussi di migranti nel Mediterraneo, intere masse d’umanità che affrontano disagi e sofferenze immani pur di raggiungere condizioni di vita migliore. Per non parlare poi delle ingiustizie e delle vessazioni, dei diritti calpestati e negati, delle violenze di genere, specialmente sulle donne. Tutto questo stato di cose influisce in qualche modo sulle nostre capacità creative, indebolendo e annebbiando non il talento, ma la voglia, il desiderio e l’entusiasmo di organizzare, di ideare e realizzare nuovi eventi, nuove opportunità di incontri culturali e persino nuove opere. Ma d’altra parte, proprio molti creativi si lasciano fortemente coinvolgere da queste profonde negatività e ingiustizie che feriscono l’umanità, infondendo in loro una maggiore lena, un desiderio più forte e più determinato di contrastare in qualche modo, con la loro opera attiva, l’andamento negativo che, con la loro innata sensibilità, i creativi di ogni parte del Mondo avvertono, come sentinelle poste in cima ad una collina, attente ai pericoli incombenti e pronte a dare l’allarme.

Ma potrà, finalmente, la bellezza, e quindi la poesia, salvare il mondo, parafrasando Dostoevskij? L’interrogativo, anche qui, rimarrà senza risposta, né affermativa né negativa, lasciando a tutti gli uomini di buona volontà uno spiraglio di speranza e di fede, sempre che la bellezza, nei termini più ampi del suo significato, possa includere anche la poesia! E per bellezza in poesia, intenderei qui almeno il tentativo di porgere all’umanità intera un messaggio ottimista di fratellanza universale, di apertura al confronto fra tutte le culture, nella solarità e nella bellezza, appunto, del creato che ci accoglie, ci nutre e ci avvolge maternamente. E questo, naturalmente, al di là del fatto tecnico, e cioè dello stile, della forma e del valore letterario della poesia: guardiamo in questo caso al contenuto, che è proposta di amore e di uguaglianza, di pace e di serena e condivisibile prosperità a tutte le latitudini.

Utopia? Certamente sì. La poesia, come tutte le espressioni artistiche, non salverà certamente il mondo! Il quale andrà avanti comunque, seguirà il suo cosiddetto destino attraversando splendori e decadenze, catastrofi e periodi di prosperità. Anche se, considerati i tempi attuali, non sembra proprio che la nostra civiltà globale possa avere qualche pur minima velleità di risalire la china, di avere e di godere finalmente di qualche sprazzo di bene-essere, di illuminato convivere universale…

Ma la poesia continuerà anch’essa a mostrarci timidamente qualche spiraglio di umanità. nonostante tutto, ingenuamente ma anche in modo disperatamente caparbio, quasi fosse fluido umorale perennemente in movimento, da un’anima all’altra, da una cultura all’altra, da un tempo all’altro. La penna del poeta traccerà sempre nuove strade, o almeno riproporrà quelle vecchie, ben lastricate di parole essenziali e sempre vive, le uniche forse in grado di farci raggiungere mete, sogni e orizzonti condivisibili di buona umanità.

E dunque per questi motivi, creiamo un legame ideale ma di forte intesa emotiva, anche qui in questa sede antologica, per dare il nostro modestissimo contributo alla riedificazione morale, etica e sociale di una possibile nuova umanità.

Ringrazio quindi i dieci Autori di questo volume, dieci Poeti importanti, che con il loro contributo prezioso aggiungono valore e speranza, luce e nuovi sogni a questa odierna società globale così ancora alla deriva, sotto tanti aspetti umani e culturali!

Giuseppe Vetromile

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                                                         MAURA BALDINI


Maura Baldini è una di quelle rare poetesse che riesce a sorprendere e ad entusiasmare il lettore con i suoi versi, che senz’altro si distinguono per l’evidenza della loro potenzialità espressiva e per lo stile originale e personale, il che denota una frequentazione del mondo letterario e poetico non solo alimentato da innate ispirazioni e talenti creativi, ma anche da una ricerca seria ed approfondita della tecnica di base. La Baldini dimostra inoltre una grande sensibilità nei confronti della realtà circostante, avvertendone la sofferenza in tanti ambiti sociali, e il degrado sempre più accentuato. Un dolore che si riverbera in versi asciutti e decisi: “Eravamo lì, a insanguinare la neve”.


C’è un calco diverso nello sguardo tuo che ho inventato

pensando di reinventare il mondo, di stralunare ogni cosa.

Sillabare per ore nella pupilla, non certo per offrir simulacri

o vene satolle di gesso, ma per cederti l’innocenza dell’essere

nel qui del tempo, esposti, noi due, all’osmosi di ogni incontro,

reciso il laccio dell’idea, animati da innominabile sentire.

 

 

***

 

La rosa di Kiev

 

Siamo stati qui:

la neve

un patto di silenzio

fra l’inizio e la fine,

a scrivere il tempo

su bufere di suono,

senza occhi

senza mani,

scomparse le bocche

fra denti da latte.

 

Siamo stati qui

dove la terra ci copre

dei frutti del gelo.

Ci siamo nascosti

tra i fili d’erba

ma il danno è lo specchio

della menzogna.

 

Eravamo lì

a insanguinare la neve

a sgelare la rosa

perdere calore noi

per darlo alla rosa

che tanto muore lo stesso

del veto di salvezza.

 

Un canto di bambino

sfarfalla sopra il fuoco:

e in un volo siamo qui

siamo sempre stati qui

ché restare non ha dove –

è il poeta che lo dice.

Ma il tempo adesso è finito

e ancora siamo qui:

 

                           rosso tappeto al disgelo.

 

 

***

 

 

Si vive e si muore di notti che abbagliano

lungo i sentieri del cielo, sotto laghi di stelle

come cormorani che lambiscono le rupi,

e rose a macerare, l’acqua in rapimento tramutano.

Dovremmo sgranare la corniola fra le dita dei fiumi.

Invece viviamo e moriamo in un dettaglio

che spezza, ineluttabile, l’unità del cielo.

 

 

***

 

Vedere tutto

quando nel fuoco

la pelle trema

e gli angeli

nelle mani

ardono l’amigdala.

Vedere tutto

Quando il corpo-tempio

è ormai disabitato.

E chiedersi allora

dove ripara l’anima

che svelta scompare

in un soffio

e dice:

bevetene ancora

di questa bellezza,

lasciate il dolore

alle ossa –

e non raccogliete

la polvere che vi faceva –

è ora, nella dissoluzione,

che ogni cosa l’invisibile risuona.

 

 

***

 

Fatalità del cerchio:

in viso si legge il dito

inseguire circonferenze

e rivivere ogni istante

in questo tempo terrestre

clessidra di anime.

 

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                                                     NUNZIO BUONO


Nunzio Buono, poeta milanese, è una voce senza dubbio molto importante nel panorama poetico e letterario nazionale. Lo conferma non solo i numerosi apprezzamenti in concorsi letterari importanti, in cui si è sempre distinto raggiungendo le prime posizioni in classifica, ma anche le sue considerevoli pubblicazioni di raccolte e la partecipazione attiva a tante iniziative letterarie. Come si può evincere dai testi qui proposti, la sua è una poesia del ricordo ma anche pregna di un forte sentimento d’amore; lo sfondo è generalmente nostalgico, ma i versi nobilitano e recuperano gli stati emotivi, le riflessioni, i ricordi: una poesia alta, decisa, che pur nella pacatezza dei termini risuona forte e avvolgente.


Una poesia povera

 

Ma è ancora un giorno il tuo ricordo.

Il dilavarsi dell’ombra sopra i muri

questo tornare

nel desiderio di un pensiero.

 

E potevi accadere

in un giorno di pioggia, una sola goccia

una nota gentile

per la mia destinazione.

 

Ti lascio

questa mia poesia, povera di voce

mentre lo sguardo resta in sottrazione

tra i roseti e la palude.

 

Ti ascolto

con gli occhi che disegnano parole

nell’aria di Settembre.

 

C’è nebbia, un canto e tu

che te ne vai tornando.

 

 

***

 

 

Se rimani

 

Mi fermo nelle virgole dove leggo e torno.

Mi avvicino a te se ti scrivo.

Quando il filo azzurro ripercorre il tuo pensiero

il mio pensiero si fa luce.

 

Mi accompagni.

Tra le vie ci guarda il silenzio delle cose

e cammino sui tuoi passi. Abbiamo riso sotto il portico.

Ho baciato il tuo viso di pioggia; tu le mie parole non dette.

 

Qualcuno ha parlato, forse

ma eravamo altrove, io da te tu da me.

In ogni volto dei minuti si fa sera e si fa notte ogni giorno.

 

Poi si resta a fingersi un riflesso

a filo d'acqua come le zanzare, un volo

e dal riverbero si nasce per morire senza sosta.

 

Siamo l'eco dopo il punto

e tutto si ripete se rimani.

 

 

***

 

 

L’eternità della luce

 

Qui ti vorrei

in questo spazio di non tempo

quando matura il silenzio dell'autunno

e le foglie si parlano nei colori della pioggia

a sconfinare nell'ultimo Settembre.

 

Ti vorrei qui

nella casa dei ricordi a rileggerci

per dimenticare la voce

di una luce spenta.

 

Come petali

di un solo stelo che trafigge il buio

a viverci l'insipienza della vita.

 

Quando la vita

era un tempo non tempo

di ore, fiori, rami e di noi

 

sotto l'ombra di un sole

a spigolare l’infinito.

 

 

***

 

 

Sottovento

 

Ora,

che appesa la lampada, ha spento la sera

e l’ombra barcolla, nel giardino sotto il vento.

La tua voce fa eco al mio sentire.

In quel tutto rimasto, mi ritrovo

nell’ordine dei giorni.

 

Mi dicevo e mi dicevi:

“vedi? i bambini non hanno il peso del tempo

sono lievi molecole di cielo”.

 

Padre

ho raccolto i miei

tra i tuoi passi sparsi, qua e là tra i ricordi.

 

Dipinto un sole a metà

tra il vedo e il non vedo

ho tradotto le tue rughe sul mio viso.

 

Mi sono fatto padre anch’io

per conoscermi nel tuo amore.


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                                                ALESSANDRA CALLEGARI


Una voce emergente e molto interessante, già in grado di farsi notare e apprezzare per la validità del suo dettato poetico, è senz’altro quella della giovane Alessandra Callegari, di origini campane ma residente per lavoro a Bracciano. Gli studi classici hanno contribuito alla sua robusta formazione letteraria, ma è evidente che la poesia, la buona poesia, ha trovato in lei una innata e illuminata predisposizione. Il suo excursus poetico ha un’impronta nettamente personale, generalmente concentrato, come si può notare dai versi che seguono, su argomenti legati all’ambiente e ai valori paesaggistici e storico-geografici. I testi, piuttosto lunghi ma incisivi, sono un canto accorato, un invito a riconsiderare elementi, memorie e sentimenti fondamentali per una umanità più consapevole e sana.


XXVII. LUCANIA

 

                    “[…] nessuno rivolta una pietra per non inorridire.”

 

Venite ancora a cantare l’alba

di queste cime disonorate.

Venite, con le mani incerte

di muschio e rosari ramati

a cantare lo spirito panevo

Ove del pianto della bocca s’è fatto rito

Che conserva sotto chiave

L’umana lucida isteria.

 

Tornate alle case ad assaporare il silenzio

Odoroso di fuligginose pignate,

non è solo lirica il pane palpitante

 

Tornate alle lente vie frantumate,

braccia raggrinzite dai civili lastricati,

noi non sappiamo più osservare il buio.

 

Tornate a desiderare la pena

– la speranza –

di un uomo che fiorisce.

 

(da Afonia diurna – esercizi letterari, Rogiosi editore, 2020)

 

 

***

 

XXV. PARTENZA

 

Mi passeggia accanto l’aria stinta di una stagione

che va congedandosi sulle tue chiome.

Eppure, ancora, il corpo non s’appaga:

freme la giovane carne, s’affanna.

M’abita il petto uno spettro irrequieto 

mai sazio di memorie native né di parole

ignare del tuo amore

che disonorevolmente rifuggo

come chi diserta i fratelli di battaglia

per l’orrida verità.

 

Altri lidi, altri venti

un distinto vagare tra i volti;

continuerà la tua vita,

pur dolente nell’abbandono,

continuerà.

 

O Notte d’ottobre sospendi il tuo incedere!

Lascia ancora che novembre riposi sulle alte rocce

all’ombra dell’ultimo solletico estivo,

o che dorma sugl’irti ricordi.

Bendatemi gli occhi!

Per non guardare gli spasmi degli affetti

né lasciare che parli lo spettro

ancora

di come sia inesperto il desiderio,

divelta la radice.

 

Altri lidi, altri venti

un distinto vagare tra i volti;

continuerà la tua vita,

pur dolente nell’abbandono,

continuerà.

 

Ma questi sono gli anni, ma questa è la vita:

un rapido gioco d’infanzia e poi

la corsa violenta sui nostri corpi.

 

(da Afonia diurna – esercizi letterari, Rogiosi editore, 2020)

 

 

***

 

XIV. QUASIMODO

 

E come potevamo noi amarci

Con il gelo nel cuore

E le membra tremanti

Sconvolte dal passato;

E come potevamo noi cercarci

Con generosità e pudore

Quando siamo gettati in un’arena

Con corpi vellutati, puliti, perfetti.

Mi strazio l’anima

Mi strappo gli occhi

Urlo l’indifferenza che bevo

Dalle parole;

E come potevamo noi dimenticarci

Di essere noi

Noi, che viviamo adesso

E non ci interessa null’altro

Che la frenesia di un vivere pubblicitario.

Addio, sparisco qui,

mi scopro ancora viva

ma

innamorata dell’indifferenza del secolo del simbolico.

 

(da Afonia diurna – esercizi letterari, Rogiosi editore, 2020)

 

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                                                        MARISA CARELLI


È una poesia dirompente, quella di Marisa Carelli, da Acquaviva delle Fonti, nota località in provincia di Bari. Autrice di un’ottima raccolta poetica edita recentemente da RPlibri, la nostra poetessa si distingue dunque per questi versi decisi, ben costruiti, che veicolano in sé un progetto di apertura a più ampi orizzonti, pur nella consapevolezza che bisogna recuperare, andando a ritroso, tutte le positività perdute lungo una vita complicata e ardua da rinnovare: “il premio è la sanzione del mutare”. Ma la poesia è forza motrice che induce al cambiamento a tutti i costi, nella prospettiva di un miglioramento progressivo e generale, perché: “Una fisarmonica /che suona chiusa / è il sonno. / Si spalanca ed è / divinazione / imparare ad amarsi”.


Si potrebbe pianificare una fuga solare,

un appuntamento col raggio di luce,

 

nell’altrove, in un luogo non tuo:

 

un sasso, un punto, il prato battuto

che si apre nei suoi fili d’erba.

 

Il premio è la sanzione del mutare.

 

 

***

 

 

Figlie: ci sogni bambine, dici: «È bello così».

Avrei voluto spiegarti che a me piace ora

il timbro delle nostre voci o che il passato

 

non si perde, fa da scivolo al presente,

sullo sterno fra i seni come fra le valli,

giù dai dorsi. O che la rosa va sfogliata

 

dei suoi petali per sentire che rinasce

quando non t’aspetti sullo stelo paradigma

e la ritrovi memoria in punta di dita.

 

Ma il non detto è una risalita al contrario,

su per spine-gradini dove tu

ti imbatti ancora in te.

 

 

***

 

Dove si fa giorno

a ogni paesaggio,

in te sia il suo risveglio.

 

Chiedi,

come Hegel sulle Alpi,

in che modo maturano i formaggi

e non dimenticare l’aurora.

 

Dai figli non pretendere

che a sé vogliano bene

indifferenti a strade,

aeroporti o ferrovie.

 

Perché talvolta chi

si strania

lo rimette al mondo

una piana,

le dolci colline,

le grida di montagne.

 

Una fisarmonica

che suona chiusa

è il sonno.

 

Si spalanca ed è

divinazione

imparare ad amarsi.

 

 

***

 

                                                                                                                                                         a Paul Cézanne

 

 

Somiglia a un distributore rotto

la vita quando rigetta

monete commemorative

 

e non offre coni industriali

di zucchero avvolti d’azzurro

a far risaltare il bianco.

 

Credimi, però, se ti dico che talvolta

le case diventano cubi e le montagne

lenzuola, lastroni d’alabastro.

 

Di luce, di colore

persino il buio torna

al suo stato nascente.

 

 

***

 

 

Sono nata con le mani strette

nella più mistica delle preghiere:

 

non chiedete per me

disegni dal futuro.

 

Cresciuta a ritroso,

mi sono fatta compasso

 

leggera su una bici

 

o cercando gli orari

dei tram per il rientro.

 

Ora torno a nutrirmi del petto,

un tronco che viene dal ramo.

 

(Fino allo scheletro della foglia

si affacciano queste parole.

 

Fino a te che leggi, in controluce).

 


(da Il curriculum dell’introspettivo, RPlibri, 2023)

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                                                       IRENE CARLEVALE

Artista a tutto tondo, Irene Carlevale, da Frosinone, propone un interessante saggio della sua considerevole produzione letteraria. In lei la creatività prende forma nei molteplici aspetti e tecniche espressive tra le più interessanti ed attuali, come l’arte visiva, la fotografia e, soprattutto, la performance poetica. In tutto questo, si avvale di una professionalità ed una esperienza in campo molto robusta. La sua poesia è tagliente, incisiva, dai contenuti forti e schietti, a volte ironica e addirittura sarcastica. Ma proprio per questo, riesce a svellere ogni conformismo e ambiguità, ogni forma di melensaggine e di superficiale assuefazione. La poesia è anche questo, scuotimento e denuncia, e Irene Carlevale sa essere diretta, in ogni ambito sociale, storico e persino politico.


Qualche comunista secondo te ha letto Marx?

Un rappresentante ben posizionato nel mondo dell’arte contemporanea asserisce

è il muro funzionale al quadro, non il contrario…

Non ho il coraggio di dirgli che mio nonno era un muratore, me ne vado poco

   [ convinta.

Qualche giorno dopo mi monta la rabbia, per calmarmi prendo in prestito le parole

   [ di Beuys

 

siamo tutti artisti.

 

L’arte borghese mi dà la nausea.

L’arte in generale mi dà la nausea.

Chi ha scritto la Storia?

Le donne dove erano, nella stanza tutta per sé?

 

La rabbia spinge un pensiero divergente, purtroppo assente nell’establishment delle mostre contemporanee in giro per il mondo.

 

Sguardo sulla follia. Com’è affascinante!

Eppure nessuno è mai stato folle davvero.

Riempiono le sale del Chiostro a 18 euro al chilo.

 

Ci sarebbe da boicottare la contemporaneità.

 

 

***

 

La malattia denuncia se stessa.

E non è detto che si trovi un colpevole.

Infatti, mal sopporto le ingiustizie.

Questo è tutto ciò che resta.

 

 

***

 

Io non credo ai miracoli.

Ci vuole un passaggio

una lanterna che scuota

l’oscurità.

E divenire

– argomentando –

la trasformazione.

 

(da Poesie per un girasole, Controluna edizioni, 2021)

 

 

***

 

 

Come averti addosso, io sì che saprei farlo.

Ti rivestirei di carta straccia

e insaponerei le parti smunte.

La suppellettile visione

andrebbe ad incastonarsi ai tuoi pensieri

se fosse vero che non mi ami

avresti pure impartito come una gioia soffusa

il bisogno di redimere la parte assente

che oltre ad elargire premi per il dopo festival

se ne andrebbe non in giro

ad acchiappare farfalle

ma in supremazia assoluta

a dipingere le strade

dei nostri passi inventati.

 

Chiaro che mentre tu arriverai al pontile

io sarò già stata lì tre quattro volte

e pure ti avrò già atteso tutta la notte

per ritrovarti al mattino

che avrò già trascorso tutto

per mentire su come ho passato la giornata.

 

E mentre tu arrivando

sognerai di me che non ci sono

io non ci sarò davvero

e non mi laverò il volto quando uscendo

sarò già stata sull’uscio del tuo schiaffo

perché a rincontrarti non a caso

per le strade della notte

tu mi avrai nel frattempo incrociata

per destinarmi alla fine della tua vita.

E a quella fine io ci sarò già arrivata

soffiando controvento lo sputo

del mio amore per te.

 

(dalla rivista Osservatorio Letterario di Ferrara, diretto da B. Tamás-Tarr Melinda)

 

 

 

***

 

 

solo ciò che è salvo ha nutrito una tempesta...

 

 

***

 

il fuoco è nato dallo sfregamento di due pietre.

Oscenità

ma è dare valore all'etimo.

 

 

***

 

 

Dubitare, fosse anche per un istante, è tutto.

Se il dubbio sovrasta, guardare l’inverno.

Riposo mistico oltre il quale la valle albeggia.

 

Ogni cosa sovrasta.

Dipende dall’angolazione cosa essere.

Scelgo, in ogni tempo.

Sorrido, ad ogni guasto.

 

(da L’affetto instabile, PlaceBook publishing, 2021)


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                                                    VALENTINA CIURLEO


Si nota in filigrana un delicato sentimento religioso nei confronti della natura, nella poetica di Valentina Ciurleo, autrice romana di spessore, con testi pubblicati su varie importanti riviste online. Una poetessa attenta a riconsiderare il mondo, la realtà circostante, con occhi di benevolenza e anche di meraviglia, laddove paesaggi mozzafiato offrono viste in cui sbizzarrirsi, perdendosi nella vastità dei panorami. Poesia che si snoda con ritmi sereni e lenti, adeguati alle figurazioni suggerite, ed è un canto di pace ma anche di rinascita, di recupero dei valori e delle memorie.


Paesaggi mozzafiato

mi sbizzarrisco perché tu veda,

nell'oasi bianca, il movimento.

Perderci, come un semplice

andare controcorrente.

Non sapremo il punto preciso

in cui la notte tiene.

Attraversa dune di un sentiero

dentro un alfabeto

che pronuncia,

declina semplicità.

Aiuteremo il filo a passare

nella cruna di un ago.

Sarà come puntare

la piccola infinita siepe

con solo dito di luce.

 

 

***

 

 

Antica porta

solo piccole immagini

in una foto comune.

Chiedete ai pastori

dove condurre

la gloria del verbo.

Schegge di vento

graffiti di preghiere.

Nella fedeltà interrotta

ogni cosa profuma d'amore.

 

 

***

 

Nell’ora della compagnia

si annidano i ricordi

Nella postazione maggiore.

Trovare parola nel silenzio.

E siete voi in questi paraggi

cari e sempre cari.

Cercare occhio vivo.

Una passeggiata

la chiesa e l’acqua viva.

Suona come momento.

Sera.

 

 

***

 

Quel tenero.

Una parola nascosta

in fondo chi la vede.

Nel preciso convoco

dalla primula, al fiordaliso

al sofferto paradiso.

Un abito indossato

corpo mancato

sfiorato per metà cuore

la resa non è altro che amore.

 

 

***

 

 

Non so dove punti il cielo

se dall’alto

oppure nella vertebra

dell’indifeso corpo.

Forma una piega

che contempli l’anima.

Mi ripiego, curva

impercettibile

rosea e minuta.

Dietro la mia forza.

 

(dalla raccolta Ritratto a due)

 

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                                            MARIA TERESA CODOVILLI


Complessa  e ampia si mostra la poesia di Maria Teresa Codovilli, da Cattolica. La sua arte creativa non si limita però alla poesia, in quanto eccelle anche nella pittura, in particolare quella di natura figurativo-fantastica. Ed è proprio questa modalità espressiva che ritroviamo nel suo dettato poetico, sia in merito ai contenuti, sia per quanto concerne l’originalissima formula narrativa. Le parole, nei versi lunghi e dotati di una grande musicalità e brillantezza interiori, si aggrovigliano, si uniscono, si accoppiano, si trasformano a volte in altri costrutti di significati, in un gioco creativo melodioso e armonico. I versi, tutti insieme, restituiscono l’idea di un movimento sonoro e pittorico, dove al centro è la leggerezza, la bellezza, la libertà.


L'alabastro che è in me

      

Attraversabile, l'alabastro che è in me / al passaggio sommesso della luce...

Intercettazione tenue di dissonanze e asprori / la mia carne di pietra traslucente,

labile opacità di làmina, di velo, / luminescenza ombrata che s'ausculta

       (Apparenza, trasparenza: è la membrana del loto,

                è il petalo ricurvo dell'orecchio / pietrificato di desiderio

       all'evocazione d'intime aurore) / Come la nube al primo accendersi dei cieli,

tesa all'intensità pervasiva dei rosa, /        mi pietrifico e mi espando

all'esorcismo della luce nella pietra, /        aurora d'alabastro, traslucenza...

 

(da D'arialuce, la mia terrestrità, Genesi Editrice, Torino, 1999)

 

 

***

 

[...] Danzeremo ancora / nelle valve dei piedi ritrovati; / trasvoleremo antichissimi riti / con innumerevoli ali future; / remoti cybernauti di desiderio e sogno, / riattraverseremo tutti gli arcobaleni possibili / sorridendo delle nostre lunghe stasi d'inverno: / perché c'è un tempo oltre il nostro tempo / e un dove di armonia, nonostante noi [...]

 

(versi tratti dal poemetto Canto d'armonie, disarmonie, armonie, in D'arialuce, la mia terrestrità, Genesi Editrice, Torino, 1999)

 

 

***

 

Gioco di riflesso

 

In libellulariscatto / da naftate deiezioni / un riflesso iridato:

       il sommerso volo / che rinasce dalla crisalide del fango

       (il mio pianeta       il tuo)

L'arcobaleno si reinventa capovolto, /       seminati nell'oscurità 

       i cromosomi della luce. / In alamusica / libera l'arco policromo, e vibra...

       – illusoria la libellula /       si libra /       nell'estasi dei cieli replicati –

 

(da In segno sonda, Genesi Editrice, Torino, 1997)

 

 

***

 

 

Al segnosogno del noce

 

              Comunque, qui, / all'estuario della mia estate quieta inquieta,

       rinavigo di sperdimenti /       all'insonne sistro dei grilli.

Mi accompagna un segno di attraversamento e spoliazione, mite,

       tatuando di sé il mio assorto guardare: / nitido si ridisegna controcielo

       il muto xilografema del noce disseccato,

catturando illusorio gli alfabeti delle costellazioni

e il lento passaggio della luna              (Nell'attimoframmento

              l'insospendibile partitura del tempo

       esita, sosta, retroverte appena la sua rotta

al segnosogno del noce di flessibilità e silenzio...

Gravita immobile       – attonito –       all'arenarsi della luna,

       mentre retrocede lo sgretolìo nell'intima clessidra

rigenerando – comunquedovunque – all'albero della mia arsura,

radicato alla gravitazione ctonia e all'abrasione, / una barca di luna sospesa!

Ancestrale culla del desiderio e del mito, barcaluna,

       flessibilflessile sorriso della dea remota /       che riapre corpo e mente

– qui, e dovunque, oltre ogni logica e cesura –

              all'indelebile rinavigarsi d'amore)

 

(da L'ora che riarde, Genesi Editrice, Torino, 2005)

 

 

***

 

 

Meditativo (a Mario Luzi, nel ricordo del nostro incontro, sempre)

 

Scabra scogliera... / Mi nomino di nube, / e d'altro Senso 

 

(da Like Burning Sails, Gradiva Publications, New York, 2016)

 

 

***

 

 

In forma di libellula

 

Attraversare questi giorni d'inverno sempre più brevi, 

       nell'incenerirsi di cielo e terra alla finestra serrata [...]

e, antivedendo un tempo-primavera dentrofuori,

       intensamente pensarsi in forma di libellula, / irretita dalle squame di sole

nell'iride di uno stagno quieto...

Sì, pensarsi in forma di libellula, abbagliata e lieve / – appenatremante,

a pelo d'acqua e d'aria, / con la trasparenza delle ali penetrata di liquida luce,

in segnosogno d'intangibile grazia, inebriata –

(E, come la libellula, quasi senza materia e senza peso,

disarmati e luminosi, fare nido a un più mite domani

       in amnesia/amnistia d'odio e rancore: pervasi/perfusi

all'energia immemoriale che smuove/sommuove maree e bradisismi,

e all'infinita grazia che suscita, dovunquecomunque,

       la profusione di ogni prodigio di vita e bellezza,

              riemergere a un cuore di gratitudine, più umano...

                            Dopo ogni greve inverno

fare gioia, fare pace, farsi l'un l'altro varco, /              farsi grazia)

 

(da In the Obscureluminous Secret, Gradiva Publications, N.Y, 2019)

 

 

***

 


Bruciano i pensieri 

 

(a Rita Levi Montalcini ricordando la Sua stupenda telefonata dell'1-3-2003)

             

S'amplifica l'ultima brace del tramonto d'inverno

       nello scoscendere del bosco nudo al mare

– brecce di brina accesa rinserrano le palpebre abbagliate –

                     [...] parole/controparole, chimeriche visioni...

Bruciano i pensieri, ebbri d'infinite ibridazioni

(Imbarcazioni della mente       abbandonate alla cabala del volo:

fuoco che non si spegne,/ pozzo d'abbacinante buio che disseta e ustiona,

ipoapogeo di combustione e azzardo / alle maree e contromaree del tempo...

Fuoco che incendia paradigmi luoghi ed enigmi

e riverbera carbonizzati miti e reperti

       – e genocidi, nelle brossure stinte dei libri... – /        Sito dopo sito

abita/disabita i saperi, abrogandorigeneràndo di fulgori

       domande risposte architetture poemi...              Ironico/irenico

splendidamente brucia deborda s'espande disorbita si spegne)

 

(da Il viaggio mi percorre, Edizioni Tracce, Pescara, 2000)

 


***

 

Ritmico flusso

 

Termina un anno

       in fittizie misurazioni d'uomo       Non

l'ellisse della Terra: si ridisegna / in segno sonda, / in segno sogno, / al Sole

Termina un anno       Non

il respiro della terra: rifermenta al segnosonda del grano nuovo,

arpa di fosforoso vento / all'ondulazione fluida del campo /       il segnosogno

              d'intima fosforazione / in sconfinatosconfinante verde,

       il misuratomai /              nel tempo d'oltretempo /       (misurante:

                     ritmico flusso / di fosforante evento)

 

(da In segno sonda, Genesi Editrice, Torino, 1997)

 

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                                                     ANGELA DONATELLI


Anche in Angela Donatelli l’arte creativa assume molteplici forme, grazie alla sua assidua frequentazione del mondo della pittura e di quello letterario e poetico. Nata a Lucera ma residente a Roma, Angela Donatelli esprime dunque una poesia che, come si evince dagli esempi qui proposti, ha forti legami con il mondo classico, il quale viene riecheggiato nei suoi versi come sedimento e fondamento per una riproposta di valori etici e sociali, soprattutto nei confronti della donna, che vede ancora costretta, in tutto il mondo, in stati di forte precarietà. Il suo è quindi un canto gradevole e lirico, ricco di simboli allegorici.


Persefone

 

Chicchi di melograno cadono dalla mia mano

perle di sangue sulla la terra arsa.

Tu Ade feroce cercando l’incanto

mi hai trovato, portandomi via dai miei sogni

d’infanzia e dalla luce dal sole.

Rimasi sola per mille anni nel tuo regno

di ombre scure ad apprendere il mistero.

Prima fanciulla, ora regina siedo sul trono

e mi riconosco, mia la notte, lo spirito che evolve

passando fra strati di coscienze antiche.

Io sono Persefone la sposa bambina

che rubasti come un germoglio nella sua spiga.

Ora sono miei i canti notturni, i viandanti

le maree, il mal d’amore, le profezie.

Ora sono miei i poteri della notte

non per scelta ma per destino

divento padrona, ti scelgo come mio sposo.

Sono lo specchio capovolto di mia madre.

Sono la donna amante, l’ombra, la bruna.

Le mie gambe il mio mistero,

dal mio grembo nascono perle nere, gemme e ossidiana.

Dal mio grembo non giungono figli

ma gli uomini diventano anima.

Io sono Persefone la bruna, l’oscura…

Soffierò su di te un anelito di terre lontane

e veglierò quando ti assale la paura

affinché tu possa compiere il cammino.

 

 

***

                                                                   

Gaia la madre

 

Il cuore della terra s’apre, fiore vermiglio

di magma rosso incandescente

mostra a noi la spaccatura a cui

siamo uniti tutti indissolubilmente.

Mondo fisico mondo d’energia

Gaia la madre per gli ancestrali

Gaia la madre dei nativi

rinnegata per il potere

di una inutile infinita guerra

che consegna fratello a fratello.

Fuoco acqua vento deserto

la Terra si ribella e grida

con la sua lingua arcaica

con la lingua degli orsi, dei lupi

dei deserti e dei ghiacciai.

Afferra questo tempo che corre fratello

come un indigeno sulla sua terra

vibrano con essa le tue microscopiche cellule

fluisci sui sentieri tracciati

da mani umane e divine.

Torna all’origine, torna a te stesso

al tuo potere innato

non hai più bisogno di orpelli per essere vivo.

Credi e condividi la strada.

 

 

***                                       

 

 

Come te sorella

(per le donne dell’Iran)

 

Come te sorella ho vissuto l’infanzia

fra i tremori del cuore e credenze ancestrali

incise nelle rughe delle madri

nel nero degli abiti tutti uguali

nel bianco delle lenzuola distese al sole.

Linee di sangue di donna porto nelle mie vene

sogni infranti nell’età più dolce

cedono il passo alla paura

cedono il passo al potere dell’altro

per cultura ed educazione.

Come te sorella ho conosciuto il fremito dei  corpi

sguardi rubati a malapena

dove amarezza segue a speranza.

Mi sono immersa nel fiume oscuro di generazioni

fino a restituire in parto la mia luce

ora sorella di fronte all’orrore

che senza permesso oscura quei sogni

mi unisco a te e richiamo la solidarietà

la visione antica delle cose, unite insieme forza e creazione

corpo e anima di donna, spirito di vita

ultima possibilità per un mondo migliore.


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                                                          DARIO MARELLI


Autorevole voce lombarda, ma sicuramente anche nazionale, è quella del brianzolo Dario Marelli, autore di diverse pubblicazioni di poesia e vincitore di concorsi letterari di grande rilievo nazionale. La sua è una poesia veramente pura, che si manifesta con un lessico colto e diretto, evitando inutili ridondanze ma sostanziandosi subito nel profondo significato del suo dire; dire che è riflessivo, specie nei tratti dove emerge qualche ricordo, qualche rimpianto. Sono versi pervasi da un costante interrogarsi sul senso dell’esistenza, in una quotidianità distratta e a volte insignificante.

 


Rendimi la grazia del nulla

 

Rendimi la grazia del nulla

da riempire piano piano, con pazienza,

l’arte di aspettare al proprio posto

e coltivare le ragioni del silenzio.

 

Mi sono chiesto spesso dove porta

questa folle abitudine di esistere,

questo arrendersi alle ore sempre uguali

nella sfibrante attesa di un incendio.

 

Ho decifrato lapidi di azzurro

nella luce abbacinante dei tuoi occhi,

non ne ho riconosciuto la voce,

eppure un giorno io ti appartenevo.

 

È rimasto il segno della fuga,

l’ingombrante presenza di un sussurro,

la tua anima sgualcita

appesa al buio in fondo al corridoio.

 

(da Con le ali di un bambino, Montedit)

 

 

***

 

Finisterre

 

Il cuore attardato dai troppi indugi

alla fine del cammino

arde come una vecchia quercia

nella fiamma che sbreccia via i ricordi.

 

Così nell’ora che tramonta

mi bisbigli parole consumate

mentre la stagione migliore

si abbandona alla scogliera.

 

Dagli spalti del faro sopra il vuoto

osservo in silenzio i confini della vita.

 

A Finisterre scende ormai la sera

e perfino l’anima dal cielo

si riverbera nel mare.

 

Sai di placida brezza fra le rocce

nell’ultimo abbraccio di luce.

 

(da In flagranza di Poesia, Montedit)

 


***

 


Comparse

 

“Comparse, interludi insignificanti
forse è grazie a voi
che non cade il Funambolo”
(L. Erba)

Filtra un battito di sole

nel punto esatto dove a sera-

cade il mondo

e l’occhio divino annuvola,

ti lascia solo al tuo tremore

 

basterebbe cogliere il segnale

sul riflesso zigrinato del vetro

e lasciare andare l’anima

troppo curva per restare

 

ma livido oltre il tempo è il cielo

per dar riparo a questo ruolo

di comparse

incerte tra aggrapparsi al nulla

o balzare nell’eternità.

 

 

***

 

I tulipani di Lisse

 

Occhieggiano al sole, sgargianti,

sotto il cielo striato di maggio

i tulipani di Lisse.

Non sanno delle memorie sgualcite

nei sottotetti di Amsterdam,

dei turbamenti di Anne,

delle speranze recise.

Accarezzano ignari il sospiro del vento,

distesi nel prato, infondendo quiete.

Hanno l’incanto della giovinezza,

di chi non si è annullato,

di chi non ha perduto tutto.

 

Erano solo ieri le sirene

che ululavano al buio, le biciclette

abbandonate nel ghetto,

fiutando la fuga.

Era solo ieri il tuo sguardo d’amore,

dentro te il mare e la paura di annegare

nel retro della casa.

L’umanità umiliata.

 

Oggi a Lisse di maggio,

ammassati nei campi,

si lasciano ammirare i tulipani.

Indossando la gioia, inneggiando alla vita.

 

Ad Anne Frank

 

(da L’Infinito dentro, Montedit)

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                                                       EMANUELA SICA


Densa e intensa di riflessioni sul senso dell’esistenza, ma anche pregna di interrogativi sulla fragilità umana (“
Chissà dove va a posarsi / il corpo dei silenzi”… “Chissà se i morti lo sanno / chi sarà il prossimo / disabitante del paese”…) è la poetica di Emanuela Sica, una voce molto impegnata in campo sociale e autrice di numerose e apprezzate pubblicazioni di poesia e di narrativa. La sua è una poesia colta e robusta, ma anche molto melodiosa. In essa non manca l’eco di considerazioni filosofiche ben  veicolate da un verso elegante ma essenziale. Condizione umana, silenzi e sogni di nuovi orizzonti, sono l’ossatura portante del suo dettato.

 

Chissà dove va a posarsi

il corpo dei silenzi

spettrale dimensione dei non detti

lusinga al dubbio e cura ai rimpianti

attratto allo zenit di occhi stanchi

Quando nugoli di parole

restano appesi alla gola secca

sfiniti dalla paura di evaporare

nei reticoli dei sospiri

divaganti a piedi scalzi

tra le stanze abitate dall’abbandono

Chi lo veste del desiderio

d’essere carne senza elemosinare

il resto degli anni nella speranza di udire

quale lingua abbia il cuore?

Se rubassimo i sogni alle stelle

colerebbe la linfa del futuro

dal lume chiaro degli attimi

dove il presente diventa sentiero di foglie 

per dire che primavera venne

a ricamare sorrisi sui nostri anni.

 

 

***

 

Ti raccontavo dei miei silenzi

colando gli occhi nelle mani

litigando con i singhiozzi

a chiudere serrande

disperate.

Ci teneva tanto

il cuore a dirti di me

ma non ha saputo infilarsi

nel tuo petto

rianimare il pensiero.

Riesco ancora a illudermi

per qualche lucciola

che significa soltanto sera

e solitudine tra le spighe d’agosto. 

La fine è scritta sull’uscio

di muscoli rigidi

come questo marmo.

Tu e le capriole

nei miei sogni bambini.

 

***

 

Chissà se i morti lo sanno

chi sarà il prossimo

disabitante del paese

a unirsi alla processione

di luce e giravolte di foglie

nei palmi terrosi di quel mondo

dove il silenzio è respiro

i dubbi certezze

le lacrime echi pesanti

di debolezze.

Porte incollate, imprigionate

uscite ed entrate, serrande calate

palpebre adagiate nel sigma del riposo.

Forse lo sa la rampicante a cucirsi

su una casa svestita di vita.

Lei sale a toccare il tetto

dove le anime hanno il letto.

 

 

***

 

Era bambino il desiderio

a cavalcioni sulle gambe della vita

si nutriva di sentieri boscosi e mammole

lieto a tuffarsi nel ventre di primavera.

Riemergeva al plenilunio dei miti sospiri

gemme lucide a imbeccargli nutrimento.

Tremando appena s’incendiava 

nel relitto d’una candela.

Liuti di nebbie a dargli riposo

quando il cuore cercava un giaciglio

ammorbidendo le spighe d’agosto.

Poi venne l’inverno.

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Tu mi consoli mostrandomi la fermata di grazia

ora che la preghiera è giunta al culmine

e l’amen è già quasi pronunciato

è qui – mi dici – che si compie ormai la vita

più non occorre un grano di tempo

per prolungare la felicità

 

No

di certo non rimarrò

 

I miei passi sono già oltre

ed io cammino ormai tra le stelle

andrò diritto e caparbio verso Tule

dove non immagini che paradiso ci sia

 

e non occorre morire

 

(da Percorsi alternativi, Marcus Edizioni, 2013)

 

 

Giuseppe Vetromile

 

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NOTE SUGLI AUTORI

 

Maura Baldini

Maura Baldini è avvocato e curatore fallimentare. Vive tra Ginevra e l’Italia. La slegatura, opera tra le vincitrici del Premio Carrera 2022, è la sua raccolta di esordio. Alcune poesie figurano sulla rivista letteraria “Avamposto”. Appassionata della lingua francese, ormai divenuta lingua di adozione, si sta formando nel campo della traduzione letteraria. Cultrice della letteratura, ne studia l’utilizzo ai fini dello sviluppo personale, formandosi come coach esperto di biblioterapia.

 

Nunzio Buono

Nunzio Buono nasce a Milano il 24 giugno 1960. Poeta, scrittore, si possono trovare le sue liriche in diverse antologie di autori vari; scrive in siti di letteratura di notevole pregio, ricevendo consensi critici da giornalisti di grande rilievo. Diverse le note di merito e d’onore ricevute, vincitore di concorsi letterari, sia nazionali che internazionali. Ad oggi ha pubblicato 16 raccolte poetiche. Spesso ospite in manifestazioni letterarie in diretta radiofonica con l'Australia, New York e tutta l' America latina, oltre ad essere Presidente e membro di giuria. Gli viene insignito il titolo di Senatore Leopardiano dal Centro Studi Accademia Internazionale “G. Leopardi” Arti Lettere e Ricerche Culturali. Nel Gennaio 2014 viene fregiato quale membro a vita dell' IWA (International Writers & Artists) Toledo, Ohio – USA. Nel Febbraio 2020 è co-fondatore senior di Wikipoesia. E a Luglio gli viene conferito il titolo di Accademico e Presidente Onorario di WikiPoesia.

 

Alessandra Callegari

Alessandra Callegari, nata a Napoli nel 1992, vive tra Bracciano e la città partenopea, sua eterna nostalgia. Si forma come umanista specializzandosi in letteratura spagnola e traduzione letteraria, prima a Napoli poi a Udine. Lo studio della poesia rimane comunque il campo di maggior interesse, sia da un punto di vista teorico sia nella prassi della scrittura. Nel 2020 pubblica per i tipi di Rogiosi la raccolta Afonia diurna – esercizi letterari, in cui cerca di far dialogare la sua scrittura con quella dei suoi padri spirituali. Attualmente è docente e consulente letterario in una casa editrice romana.

 

Marisa Carelli

Marisa Carelli è nata ad Acquaviva delle Fonti nel 1981. Laureata in Filosofia all’Università di Bari, dal 2009 insegna Filosofia e Storia nei licei. Il curriculum dell’introspettivo è la sua raccolta d’esordio.

 

Irene Carlevale

Irene Carlevale, scrittrice, fotografa, artista visiva, performer, videomaker, art curator, insegnante. Nasce a Frosinone nel 1982. Ha conseguito la laurea di primo livello in filosofia presso l’Università degli studi di Cassino e quella di primo e secondo livello in pittura presso l'Accademia di Belle arti di Frosinone. Lavora come insegnante di discipline artistiche nelle scuole di primo e secondo grado.

Ha pubblicato i romanzi Il carro (Montag ed.), Irene al quadrato (Ed. Smasher), Sono apparso alla luna (GDS ed.), Come sboccia un fiore (Portoseguro ed.) e le sillogi poetiche L’affetto instabile (PalceBook Publishing), Poesie per un girasole (Controluna ed.), In adorazione di Venere (Nulladie ed.), Poesie di superficie (Libeccio ed.).

La sua produzione è visibile sul sito www.irenecarlevale.altervista.org

 

Valentina Ciurleo

Valentina Ciurleo è nata a Roma nel 1973 dove vive e lavora.

Ha pubblicato poesie con “Poeti e Poesia” nell’opera Impronte67.

Scrive sulla rivista letteraria La Recherche. Suoi testi sono stati pubblicati in Poetarum Silva, ClanDestino, Alma Poesia, Leggere Poesia, Le Parole di Fedro, per citarne alcuni. Diversi suoi racconti sono stati inseriti nelle antologie della casa Editrice Giulio Perrone Editore – ed. Erudita.

 

Maria Teresa Codovilli

Maria Teresa Codovilli è nata a Sassofeltrio, Mercatino Conca (PU). Laureata con lode in Pedagogia a Urbino, risiede a Cattolica (RN) dove ha insegnato fino al 2004. Pittrice figurativo-fantastica, ha esposto in Italia e all'estero (collettive a Monaco di Baviera, Parigi, Londra, New York...). Ha sposato nel 1981 il pittore e scultore Augusto Gennari. La poetessa è presente su antologie e in video su YouTube, collabora a riviste e convegni, ha ricevuto numerosi riconoscimenti e l'apprezzamento di Carlo Villa, Giorgio Bàrberi Squarotti, M. Luisa Spaziani, Luigi Fontanella, il Principe Francesco M. di Carpegna-Falconieri, Paolo Valesio, Paolo Ruffilli, Milo De Angelis, Corrado Calabrò, Mario Luzi, Rita Levi Montalcini. Hanno scritto di lei R.Pavese, G.Ioli, A.Gagliardi, N.Bonifazi, S.Gros-Pietro, M.Cucchi, P.Perilli e molti altri. Ha via via pubblicato (oltre a 4 romanzi per ragazzi) 12 raccolte di poesia, tra le quali, le più recenti: L'elusivo canto fuggente (prefaz. di Ubaldo Giacomucci, Ediz. Tracce, Pescara, 2015);  Like Burning Sails (in italiano e inglese, traduz. di Alda Ugolini Filippini, Gradiva Publications, New York, 2016); In the Obscureluminous Secret (introduzione di Plinio Perilli, traduz in inglese di Alda Ugolini Filippini, Gradiva Publications, New York, 2019).

 

Angela Donatelli

Angela Donatelli, è nata a Lucera e vive a Roma. Da tempo si dedica con passione a varie forme artistiche. Scrive ma è anche pittrice e performer, s’interessa di musica e di teatro. Questo suo eclettismo ha ripercussioni nei suoi versi, con i quali cerca di creare suggestioni ed evocare immagini. La sua poesia è a tinte forti e getta uno sguardo ampio sul mondo della natura e i suoi simboli arcaici esattamente come la sua pittura. Nelle sue poesie e nei dipinti ricerca i desideri e i segreti dell'esistenza umana, i simboli, la spiritualità, la connessione segreta fra l’universo interiore dell’uomo e il suo legame con la terra e gli elementi. Ha pubblicato due libri di poesia illustrati: Mi vestivi di nero velluto (Edizioni Escamontage, 2018) e Persefone (Edizioni Flower, 2019), premiato al “Premio Andronico” del 2020. Ha all’attivo diverse esposizioni ed eventi d’arte, tra le quali la settimana del Contemporaneo RAW a Roma. Ha realizzato parte di un’opera collettiva per l’Iglesia de los Angeles in Argentina, per il Progetto Angeli e Artisti curato dall’Ambasciata Argentina, attualmente in esposizione nel Palazzo vecchio di Genova. Ha preso parte al progetto Europeo di Poesia Ambientale.


Dario Marelli

Dario Marelli è nato a Seregno (MB) nel 1967. Si è laureato in Economia Aziendale presso l’Università Bocconi, dove ha vinto per due anni consecutivi il concorso Giovani Scrittori Bocconiani.

Nel 2014 ha pubblicato la raccolta di poesie e racconti Sulla vetta del cuore (Ed. Helicon) ed ha iniziato a partecipare ai concorsi letterari nazionali e internazionali, conseguendo a oggi oltre 220 riconoscimenti e una ventina di primi posti assoluti, fra cui Città di Monza, Voci Città di Roma, Isola d’Elba, Premio Parasio - Città di Imperia, Premio Piemonte, L’anfora di Calliope di Erice, Metropoli di Torino, Isabella Morra di Monza, Bocconi d’Inchiostro di Milano, Milano International.

Ha al suo attivo la pubblicazione di altre 6 sillogi di poesia, tutte pubblicazioni premio di altrettanti concorsi letterari: Verso l’Infinito (Vajo edizioni, 2016), In flagranza di Poesia (Montedit, 2017), Oltre l’Infinito (Montedit, 2019), Policromie (Kairos Edizioni, 2019), Il cielo tra le vigne (Accademia Barbanera, 2019), Con le ali di un bambino (Montedit, 2020), L’Infinito dentro (Montedit,2022).

È membro di giuria di alcuni dei più prestigiosi concorsi letterari nazionali.

 

Emanuela Sica

Emanuela Sica, avvocato cassazionista, giornalista pubblicista, scrittrice. È impegnata e attivista per i diritti delle donne e contro la violenza di genere. Pubblicazioni d’esordio: Uccelli di carta (Racconti); Un angelo all'improvviso (Poesie). Prose scelte per: Le strade della poesia, Il Giglio di grano, Pietre Vive. Narrativa: Assolo; Anatomia di anime; Cairano: Relazioni Felicitanti; La ragazza di Vizzini (coautrice con M. Vespasiano); Foto-Filastrocche Guardiesisinasce; L’Ultima Luna; Il caso Antigone (coautrice con L. Anzalone); Il sogno di Edipo e mitici amori; Una storia senza fine; Rosso Vdg Antologia sulla violenza di genere; Storia di una violetta; Canne al vento di Grazia Deledda (coautrice con L. Anzalone). Insignita di numerosi premi/riconoscimenti (nazionali ed internazionali) per la narrativa, per la poesia e per l’impegno sociale in favore delle donne vittime di violenza. Racconti scelti per le antologie/raccolte: Irpini per sempre; L’Irpinia nei giorni dell’emergenza, Irpinia 1980-2020 Memorie di un terremoto durato 40 anni, Fiori d’inverno, Invasione poetica ‘22. Collabora con varie testate giornalistiche, con ITV (televisione) e con riviste culturali e di settore. 

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3 febbraio 2023

Presentazione in diretta video del 36° Volume

VOLUME XXXII - Vol. Spec. Nuove Voci del Ventunesimo, 2a parte

VOLUME SPECIALE "I SEE BELLAGIO FROM MY TERRACE"

VOLUME XXVI - PERCORSI DIALETTALI SICILIANI DI INIZIO MILLENNIO

Volume antologico J'Nan Argana nr. 2

Transiti Poetici incontra il GAP

Volume Speciale dedicato alla Primavera

Transiti Poetici incontra Voci dal Mondo

Il video della presentazione del Volume Transiti Poetici incontra Voci dal Mondo