Le Antologie Poetiche Virtuali sono curate da Giuseppe Vetromile. Ogni Volume comprende 10 Autori, liberamente selezionati ed invitati dal curatore. Sono previsti volumi dedicati a particolari ambiti poetici (poesia emergente, poesia dialettale, ecc.). Le copertine sono elaborate e realizzate da Ksenja Laginja.

mercoledì 28 ottobre 2020

VOLUME XVI

 


Introduzione


In un suo noto aforisma, Einstein affermò di non sapere con quali armi si sarebbe combattuta la terza guerra mondiale, ma di essere certo che la quarta si sarebbe fatta con arco e lance. Ritornando ad una mia riflessione precedente, questo famoso detto del grande uomo di scienza non fa altro che ribadire, per certi aspetti, il classico “corsi e ricordi” del Vico, e cioè a dire che le grandi civiltà, da che mondo è mondo, hanno subìto e subiranno sempre un andamento ciclico: nascita, sviluppo, decadenza. Le cose del mondo e della natura, la storia, si ripetono, insomma, rispettando un “misterioso” andamento ciclico, rappresentato da un inizio, una ascesa, un consolidamento, e a seguire un decadimento verso la barbarie. E noi staremmo dunque precipitando verso il fondo di questo ciclo? Può darsi! Assistendo al triste spettacolo di una umanità che, complessivamente, nonostante esigue punte avanzatissime di splendore (in tutti i sensi!) qua e là, va a ritroso, verso una disgregazione sociale e politica “globalizzata” causata da disinteressi, egoismi, superficialismi, strapoteri, ideologie prevaricanti, corruzioni e chi più ne ha ne metta, il pensiero pessimista che davvero il percorso di questa umanità stia raggiungendo il fondo si fa quasi certezza in tutti noi. Terza guerra mondiale, allora? Sarebbe questa la causa dello “sfiancamento” dell’attuale civiltà globalizzata? E se questa è davvero la terza guerra mondiale, qual è il nemico e quali sono le armi? La risposta parrebbe a questo punto ovvia: il contagio, i virus, la pandemia sarebbero le armi, il nemico da combattere noi stessi, la stessa umanità; se invertissimo i termini, e cioè il virus il nemico, le armi il veicolo di contagio provocato da noi stessi, dalla nostra incuria, dal nostro continuo e vituperato mortificare il pianeta, depredandolo, sgretolandolo, distruggendolo a poco a poco, il risultato sarebbe indifferente: siamo noi le vittime e gli aggressori in questa “terza guerra mondiale” che ci porterà, forse, se non proprio alla distruzione, ad uno stato di abbandono e di barbarie morale e sociale. 
E in tutto questo, nonostante questo, imperterriti noi a coltivare e a fare poesia? Possiamo un’altra volta affermare, come lo affermò Quasimodo, che la poesia si tace di fronte agli orrori e le catastrofi che l’umanità causa a sé stessa? In un certo qual modo, questa laconicità triste e drammatica ammanta di grigio le nostre velleità artistiche e letterarie, relegando in second’ordine il “sogno”, la “proiezione”, persino l’intuito e la carica emotiva che sono alla base di gran parte dell’attività creativa, sia espressa in versi, sia nelle altre modalità artistiche. È forse soltanto una mia impressione, ma osservando dalla mia “chiusa” scrivania come stanno andando le cose e il mondo, noto una certa deriva di sconforto nel creare e nel frequentare gli ambienti della cultura. Il virus, ormai da tanti mesi, ci sta costringendo ad un isolamento sociale ed umano che reputo deleterio ai fini dell’arricchimento reciproco sul piano emozionale e creativo. Siamo ormai tutti connessi a una rete fredda e distaccata, “virtuale”, come si dice, che nulla ha a che fare con la carica emotiva di un vero e solido abbraccio. 
Ma tant’è! Noi andiamo avanti coraggiosamente e con la convinzione che la Poesia non è mai inutile e non è mai senza voce; anzi, ritengo sia necessaria, necessaria come l’aria che respiriamo (quella pulita e priva di virus!), perché sarà proprio l’”aria” della Poesia a nutrire i nostri polmoni avvelenati dallo smog di una civiltà troppo incline a fagocitare sé stessa e l’intero pianeta. 
Ringrazio dunque gli Autori di questo sedicesimo volume: la loro Voce è aria tersa, è melodia che accorda e rincuora, è sferza e denuncia, è amore puro! 

Giuseppe Vetromile

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                                                                  VIVIANE CIAMPI



Viviane Ciampi, nata in Francia ma residente a Genova da lungo tempo, attua una forma di poesia molto alta, che non si limita soltanto alla mera scrittura, bensì si espande in dimensioni performative e sonore di eccezionale coinvolgimento emotivo. La sua poesia in tal modo, oltre ai significati e ai contenuti già di per sé potenti, acquista una valenza superiore complessiva, interessando e stimolando altre sfere sensoriali. Si dovrebbero “ascoltare” dal vivo, questi brani che seguono e che ci parlano di un mondo ironicamente casuale, dove le parole, le parole poetiche, hanno la forza di “sbloccare le montagne”.

 

Il senso del fare 

Fabbricati pure una bocca
trionfante di scirocco
che intenda soffiare
su chimere alate
ma prima pianta una quercia
perquisisci il termitaio
rosicchia gli atomi della tua ostilità
e quando poserai il piede
sulla terra promessa
sblocca le montagne.

(da Domande Minime Risposte, Ed. Le mani, Recco)


***

Strano che il mondo sia qui per caso.
Un lampo ogni tanto e quante siepi.
Le cose non si spiegano
le prendi fra le mani le nomini
ti sembra che respirino
– e magari respirano – ma non si spiegano.
Strano che il mondo sia qui per caso.
Non è la quiete il suo volere
e se non è la quiete…
Limiti confini trappole
come materia di ogni inferno.
La gente attraversa le linee del sonno
va oltre le sbarre pianta i chiodi del futuro.
Le sirene, dall’interno.
Un’ombra arriva, il sale che rovescia.

(da Scritti nelle saline, Genesi editrice, Torino)


***

So che spesso
in compagnia dell’amore
colmiamo la gravità.
So che la nostra voce
sparirà nel suo doppio.
So che la tua bocca
è il rifugio preferito
dell’alfabeto silenzioso.
Allora parlami come alla nube smarrita
scrivimi una lettera immaginaria.
Lascia stare il sesso.
Spezza la catena
siamo noi il fuoco.

(da Perturbamenti, Ed. Joker)


***

Ho visto battelli selvaggi troppo numerosi.
C’è inchiostro amaro sotto la lingua.
Lo sputo. Ma non apro la bocca.
Il mare è cambiato il mare conosce il mare sa
chi parla sott’acqua al demone epocale.

(da Du bleu autour / Azzurro intorno, bilingue, Ed. Plaine page, Barjols)


***

Ombra di parola semina profonda
seme di parole non è più ombra
valgano parole in ombra
per seminare nel profondo
profonda semina la parola
misere semine non contano per niente
parola semina parola semina parola di parola
valga sempre la parola
valga sempre la parola in quanto parola
valga parola dopo parola
seminala tu seminala tu se vale
seminala tu la parola
seminala tu la parola-semenza
seminala tu seminatore se mi senti
seminala profonda se no il silenzio
è più desiderabile.

(da Poèmes assis, Poèmes debout / Poesie sedute, Poesie in piedi, bilingue, Ed. Al Manar Paris-Neuilly)


***

Pioggia 
o schegge 
o tempeste di fango 
gambe casuali esposte al sole 
una briciola 
il mattone 
il definibile 
perché la volta che non ricordi 
e l’atto mancato 
e il furbo e il furto 
chi deturpa l’essere 
chi lo consuma 
segatura d’indizi non fu mai una prova 
è questa materia che crea la trama 

(da Anthologie Voix Vives de Méditerranée en Méditerranée, 2016, Ed. Bruno Doucey)



***


Tutto muore dell’insistenza a stare immobili.
Tutto muore.
Le parole specialmente,
che hanno soluzioni micidiali.
Tutto scompare in un dialogo mancato,
a corpo morto, nella lava,

come se.

(inedito)

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                                                          ALESSANDRA CORBETTA

Alessandra Corbetta, poetessa e scrittrice nata a Erba, ha una grandissima capacità di indagare l’attimo e il luogo nel flusso della vita quotidiana: con un dettato poetico rapido e denso di rimandi, a volte allegorico, mette a nudo le venature di incertezze e di precario equilibrio nella natura, nel mondo e nell’uomo stesso. C’è, nei suoi versi, un tentativo di riunire slanci emotivi, visioni e storie del momento, in un “unicum” che addolcisca l’animo e la mente, nella consapevolezza che la vita, a volte, perde la sua “unicità” e compattezza, come fa il mare quando si frange sulla battigia tra l’onda e la sua schiuma.

 

Blu 

(a Camilla)

La rincorsa all'unicità
sfinisce
Dicono che la nostalgia m'appartenga
come l'esile equilibrio del fenicottero,
sicuro su una gamba sola. Il blu
sa essere tremendo
ma perdonerà questa fase rosa
di mattoni e nubi.
L'unicità è lì sospesa
tra l'onda e la sua schiuma:

il blu è atroce, ora lo sai. Ha per prezzo
il lancio folle della moneta,
caduta a terra
nel cappello del mendicante.

(da Corpo della Gioventù, Puntoacapo Editrice, 2019)


***

Terza ora

Non saremo mai l’armonia complice
tra violino e xilofono

la scuola media insegna
una collina senza pendio
non è collina.
Così quel verso accarezza altri capelli,
cerca un alibi migliore.
Altrove è un viso tra tanti,
la pianta di quei limoni.
Nella bella vista anch’io vorrei morire
                                                               ora

mentre mi guardi,
e canti e dormi e non avverti
il dolore atroce del mio passaggio
obbligato di gioventù.

(da Corpo della Gioventù, Puntoacapo Editrice, 2019)


***


Firenze

Ho avviato la procedura del
dimenticare zollette di zucchero
messe a sproposito dentro il caffè,
la luce lenta tra una persiana
e l’altra – diradare, dopo i perché
Perché la fine ha i viali
lunghi del centro
il freddo rigido alle gambe
come a dover restare
Contare i mattoncini della colonna
all’angolo, riabilitare l’utilità delle dita
è una fatica dirle addio se
l’insegna rossa continua
a lampeggiare gli sguardi dei passanti
andare andare andare


***

Pietrasanta

Ricordo una gioia sfrontata,
totale dal rumore ciocco
di pioggia che cade
ricade. E rimbomba.
Eravamo in ombra
tra i vicoli e poi
la piazza – Pietrasanta –
ci teneva astratta le mani
sottili e intrecciate.
Ricordi? Eravamo.


***

Siena

Appena si è fatta
Siena di nuovo
vicina mancava la calca
ma aveva lo stesso profumo
la piazza, avevo la voglia
di prendere insieme un gelato.

Il tempo dei luoghi
è più lungo del nostro
– forse già allora sapevi
che io non sarei più tornato con te –
perché la mia mano l’ho data
a chi come me non crede
che un luogo ci tenga
per sempre.

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                                                              FLAMINIA CRUCIANI

 

La vita è questo andare in decomposizione un po’ ogni giorno”, recita Flaminia Cruciani, poetessa di grande valore, che integra questo suo nobile impegno con l’attività di archeologa. La sua poesia, a volte, sembra dunque trarre spunti di ispirazione dalle fondamenta delle civiltà che lei studia e ricerca con professionalità e competenza ma anche con il cuore dell’artista, che sa ben vedere oltre le apparenze. Dalle rovine della vita può rinascere un nuovo fermento, una nuova linfa capace di rigenerare il mondo e l’uomo. Ascoltare le voci degli antichi può essere motivo di redenzione e di rinascita. Flaminia Cruciani osserva e traduce in poesia le immagini di un mondo stereotipato, restituendole alla lucentezza e alla dignità della vita vera, come un archeologo ritrova il tesoro sepolto dal tempo.

 

Luglio

Non vedevo l'ora di tornare nel mio studio
oggi Roma era una grande graticola delle oscenità
dal Foro gli dei sono scappati
alla fermata dell'autobus un nero è
abbracciato a una donna dell’età di sua madre
lei gli tocca il sedere, si baciano
un gabbiano fruga dentro il cestino dei rifiuti
mangia un cono gelato e si strozza
la busta rotta si rovescia sull’asfalto
sull’autobus un uomo ha le scarpe da ginnastica,
altezza viso, infilate nelle reti dello zaino.
Nella busta di carta ho due libri che forse mi salvano
Antonin Artaud, Forsennare il soggettile,
di Derrida e La Sovranita di Bataille.
Penso al colore rosa.
Questa grande indifferenza si chiama umanità
la vita è questo andare in decomposizione
un po’ ogni giorno.


***

Ortogonale a me stesso
come volessi infilare l’ago nella sua cruna.
Nel suolo inverosimile dei miei pensieri
la menzogna risplende in ogni verità
come un teschio a bagno in uno specchio
e non sai se andargli incontro o indietreggiare.
Immergo i piedi nello Stige
ascolto la parola dei morti.
Ognuno solleva la propria natura
in basso quanto vuole.
Ognuno vince la sconfitta che può.


(da Semiotica del male, Campanotto 2016)


***

Quando ti cammino dentro
conosco i tuoi vicoli
i campanili storti delle tue piazze
le serrature arrugginite
dei tuoi pensieri inconfessabili.


***

Cantico della farfalla

Dormo con te
nel battito insonne di
petali che hanno sbagliato fiori
e ti sogno spegnere le candeline
del compleanno sulla mia testa
e dimentichi il nostro nome comune
gli uccelli truccati che cantavano
sugli altopiani della mia schiena
i tuoni come salmi nei capelli
mentre reciti a memoria
la mia corona di fuoco
l’anello di cenere preso al volo
con gli occhi allagati di folgore
che diventano ruderi.


***

È giugno
(per il decimo compleanno di Bianca)

È giugno
il cielo è un fossato di luce
i predatori stanchi dormono
nei campi di grano
i demoni sono innamorati.
Il brigante commosso dal gelsomino
porta in dono una tartaruga alla vecchia madre
il cadavere è ubriaco e dorme fino all’alba
la morte ha perso la falce
nei bacili d’oro delle ginestre.
È sempre giugno nei tuoi occhi verdemarrone
dove poso il senso del mio uragano
sai, anch’io mi perdo
infinitamente più di te
nelle mie spalle eremite
nei versi che tirano dadi truccati
ma tutto accade amore
e come dice la luce
la vita è imminente
e tu nasci ogni giorno
infinitamente più di me
nel tuo stelo arboreo
con coraggio cammini e ridi
nel frutteto impastato di sole
sull’Appia antica dove continuiamo a giocare
a caccia al tesoro con Babbo Natale.
Non ridimensionare il volo della tua rondine
sottraiti alle aspettative
non perdere te stessa
segui la tua vertigine.
Verrò io a visitarti a capo chino
come si entra in un bosco sacro
imparerò il sangue alato del solstizio
e m’insegnerai i canti dei tuoi nidi.
L’amore non fa domande.
Il tuo nome è una preghiera
non me ne ero mai accorta.

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                                                                  RENATO FIORITO


Da Roma, la voce poetica di Renato Fiorito contribuisce a ricucire un mosaico storico-geografico dei luoghi dove maggiormente l’umanità appare sfilacciata e in precario equilibrio. Una poesia che rivolge la sua particolare attenzione agli emarginati, alle nuove problematiche scaturite dalle migrazioni di genti che inseguono sogni di speranza e di libertà. Renato Fiorito riesce, con i suoi versi intrisi di alto lirismo, a mettere a nudo queste dure realtà, attraverso un “viaggio” di denuncia nei luoghi più duramente interessati dagli abbandoni sociali ed umani.


Ballarò

Giocano con una palla di stracci
i ragazzi a Ballarò.
Imparano ridendo la disarmonia del mondo.
Come semi venuti dal deserto
giungono da ogni parte
a coprire vuoti,
secondo eterne leggi di sopravvivenza.
Rinnovano il sangue esausto
per altre primavere.
Accoglie la terra la fragilità dell’uomo
e ne riaccende la forza.
Non è straniero chi prima lo era,
né lo diventa chi a fine partita
prende il mare per portare altrove
la speranza.
Indispettito e arcigno osserva la partita
il vecchio che parla con la morte.
Non vuole vedere le mani robuste
che senza sosta intrecciano sogni
e ne fanno canestri
per raccogliere la vita.


***

Rosarno

Con coltelli e bastoni
inizia la caccia
nel vuoto indicibile
di nebbia e paura.
Alla Fornace di San Calogero
la morte è nascosta in cortile.
ragazzi assassini sono pronti
a sparare feroci.
Nel mirino c’è Sacko,
la sua colpa è un’idea di giustizia,
la vita un rivolo rosso
che l’aria scolora.
Dalle persiane scrostate
la brava gente osserva e non dice.
In strada è solo nera la rabbia.


***

Le buone maniere

Ecco: le buone maniere
le conosco tutte
compresi gli abbracci
quando servono.
Bevo il mio vino senza alzare la voce,
accompagno con gesti d’assenso
le vostre cazzate,
non vale la pena contraddirvi
se dite che i negri pisciano in strada,
rubano l’oro gli zingari
e gli arabi sono un pericolo
e bisogna cacciarli.
Poi lascio il piatto mezzo pieno
e me ne vado ringraziando
con un sorriso.
Ho bisogno di non incontrarvi per un po’.


***

.Gocciola dal tetto del cielo

Gocciola dal tetto del cielo la pioggia d’autunno.
Inzuppa la terra di voci e di croci.
L’anima si scolora dentro le nuvole
e si arrende al silenzio.
In ogni goccia si celano infiniti ritorni
e tristezze inaudite che non conoscevo.
Così nel sogno mi dici: “Ancora non mi odi?
Eppure dovresti.” No, ti rispondo, ed è vero.
La vita mastica lenta il dolore
e lo muta in rimpianto.
Per strade diverse consumo i miei giorni.
Nel cuore mi hai lasciato
un papavero rosso.

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                                                            PASQUALE MONTALTO


Pasquale Montalto, cosentino di Acri, psicoterapeuta di professione, è poeta, saggista e critico letterario; ha all’attivo diverse pubblicazioni di poesia. Nella sua produzione, e in particolare nei brani che qui di seguito propone, risulta subito evidente la sua particolare vena poetica improntata dal sentimento e dall’amore, inteso nel senso più ampio. Attento osservatore dello stato sociale e psicologico di molte frange della comunità umana, in tutto il mondo, ne descrive con versi diretti e scolpiti gli atteggiamenti e le abitudini, con un’esortazione alla speranza e alla riconquista della propria identità.

 

Ti amerò
                                                 Ad Alice

Nell’ora cupa. Nell’ora
della bufera, che richiama
chiusure di nebbia.
Nell’ora del conflitto. Nell’ora
instabile, che mormora
lacrime di pioggia.
Nell’ora variabile del tempo
di marzo, ti amerò.

Ti amerò come stella del futuro.
Per i tuoi intuiti proiettivi, che collassano
il mio abulico sentire, ti amerò.
Calma estasi di donna.
Pace dell’onda che bacia la sabbia.
Armonia. Sentimento. Equilibrio dell’amore
che si canta e che si vive.

                                              Pasqua 1988

(da Profumi Sapienti, AMP – Ranken, Bombay, India, 1989)

(Poesia finalista, con Menzione speciale, alla Prima Ed.ne del Premio “Il Poliziano”, Presidente Dario Bellezza, Montepulciano, Siena).


***

Incontro d’amore

Quante volte, la mia anima
l’ho vista straniera.

                    La cerco. Viaggio e giro
                    per ogni dove. Mi affatico
                    a stanarla. Faccio di tutto
                    per renderla presente.
                    Sgrezzare pensieri e modi di fare.

E ora mi accorgo
che stava aspettandomi.
Era là. A portata di mano.
E c’era dall’inizio.
E io invece la guardavo.

E ci giravo attorno.

                    “Basta” di essere straniero in casa.
                    È con me la mia anima.
                    Perché lo sono. A casa.
                    Qualità mia per la vita.
                    Bacio di un incontro
                    troppo a lungo rimandato.

(Da Amicizia e Amore, Libroitaliano World, Ragusa, 2006)



***

A viso scoperto

Contadina, nascosta
sotto un lembo di sari;
contadina, che attendi paziente
chi con due rupiees
ti liberi dalla tortura del sole;
contadina, sorrisi non vendere
più al mercato illegale;
contadina, oggi è giorno di festa
e l’India del Mahatma
ti vuole libera e bella.

(Da Glass bits - schegge di vetro -, Edizioni Giuseppe Laterza, Bari, 2003).


***

Festa a primavera

Il pesco questa mattina
fa festa al ciliegio

Il fringuello, la cinciallegra,
svolazzano sui rami in fiore

Un canto lungo, breve,
il passero s’accorda in sinfonia

Una pioggerella lieve,
rinfresca i giovani germogli

La vite battuta dal vento
nella nebbia trova riposo

Sollievo di penombra
acquieta il gatto sull’uscio

Una cadenzata distensione
si carica di dolce malinconia

Tepore crepuscolare
sul tuo viso

Vita che partorisci bellezza 

Magico brulichio di primavera

(Poesia edita nell’Agenda 2019 di Lieto Colle Il Segreto delle Fragole, Faloppio, Como).


***

Occhi

Occhi sbiancati, amorfi, smorti,
privi del luccichio innamorato;
occhi velati, tristi, melanconici,
occhi artefatti, ingelositi,
che contraddicono la gioia;
occhi distrutti
dal suo stesso mondo frantumato;
occhi dai tanti colori,
incontrati nel mio peregrinare,
per le orride vie dell’ignoto;
occhi che riemergono dagli abissi
e disilludono la mente;
occhi che mi camminano accanto,
uno sguardo oggi non mi lascia.

(inedito)

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                                                          MARIA GRAZIA PALAZZO


Nativa della Valle d’Itria, il rinomato territorio dei Trulli pugliesi, Maria Grazia Palazzo è valente poetessa che riesce a conciliare l’attività professionale e familiare con una intensa partecipazione nel sociale e ad eventi culturali di spessore, che la vedono protagonista. Con all’attivo diverse pregevoli pubblicazioni con Case Editrici di prestigio, come La Vita Felice, esprime una linea poetica prevalentemente ispirata al mondo femminile, con un particolare e interessante riferimento alla classicità greca. La sua raccolta omogenea Andromeda, alcuni brani della quale sono qui riportati, è una pregevole e originale rievocazione di quel mondo, ma con versi e parole che rinnovano il pathos e il senso drammatico delle vicende, connotandole, con un lirismo eccezionale, di una mirabile e verosimile attualità.


È notte.

Penelope salpa, varcando la soglia,
il figlio e la tela consegna ad Ulisse.
Nessuna mancanza di amore
confida all’aurora, se amore resiste.
Con ogni sé stessa, da vivere a pelle,
in transito insieme alle ombre.

Prometto felice ritorno
                    – di argento, di bronzo, di ferro –
novella Pandora a incidere la prima ferita
lontana da etiche, estetiche maschie,
con vele     rigonfie nel petto,     polena potente
segnando il passaggio ad ogni miraggio.

Nel periplo stretta a tante paure,
sbendata da vecchie ermeneutiche,
ragioni sentimentali, in limine litis
Il vello è caduto!         Penelope
In sogno le lacrime terge al figlio e allo sposo.
Eretica erotica mente, in corpo al suo corpo.

La notte sa aprire le porte alla luce.

(da Andromeda, iQdB edizioni, 2018)


***

Femminili ancestrali

                                        Corifeo
                                        E sullo sfondo Cariatidi
                                        a reggere destini scolpiti,
                                        desideri che avanzano,
                                        femminili ancestrali.


Bussando con lavoro assiduo
ogni prefigurata figura
cerca un punto forte dalla terra
finché l’altro universale salga.

Forse una rosa dalla corolla aperta
in bocca a un nuovo Philippe Petit
segna l’abisso e l’orizzonte
il punto esatto di ogni incontro

nella vendemmia subliminale,
in resistenza spirituale,
in danza altissima vorticosa
giocava, giocavo con il corpo

dell’attraversamento buio
oltre ogni consunto assetto,
nuda sul filo bianco cercavo
un equilibrio nuovo, azzurro.

Fuoco ad animare il corpo spento.
Fuoco per non fuggire il volo.
Fuoco a purificare la terra.
Fuoco, antidoto al veleno.

Con lo sguardo pietoso sulle cose
nel temporale, muta, slacciate
le scarpe senza piedi
la pelle scrollata da confini.

(da Andromeda, iQdB edizioni, 2018)


***

Cento volte partorita e mille volte morta

Cento volte partorita e mille volte morta
con una chiave arrugginita e storta,
residuo di vernice sopra
una porta senza serratura.

Nel carapace di spoglie madri,
il sole che matura farina e vermi
coi denti nel morso di grecale
di una memoria avida di carezze,
di ciglia nere, di sorrisi
in un riverbero di onde.
S’impigliano a reti dissepolte
fuochi d’artificio, fluttuante
fuocomemoria di una trama
in forma di conchiglia lisa
sublimata materia.

Dove vi siete rifugiate
sconosciute altre me, riflesse
nel passaggio segreto allo specchio,
                    in un battito prima di svanire?
Vi cerco in mare aperto, ormai
allo stremo delle forze, caparbiamente
per non dover morire, cercando
approdo          o nuovo abbandono.

(da Toto corde, La Vita Felice, 2020)

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                                                                DANIELA PERICONE


Da Reggio Calabria la voce autorevole di una poetessa che non limita la sua competenza e dedizione soltanto alla scrittura poetica, ma si prodiga nella diffusione della cultura letteraria organizzando eventi e rassegne di pregio. Notevole la sua produzione poetica, è un prezioso riferimento nell’ambito della critica letteraria. Il suo dettato poetico è caratterizzato da forme riflessive sul piano della ricerca interiore e sul senso dell’esistenza; traspare, nei suoi versi, una sorta di necessità impellente di evasione verso mondi altri, più genuini ed umani. Sono versi che, con indovinate allitterazioni, infondono sonorità armoniose.

 

In una di quelle mattine
d’inverno e di folto dormire
non contano i flauti del giorno
gli accenti l’urgenza l’assillo,
nel cavo del corpo raccolto
si spoglia indistinto l’orgoglio
non s’alza alle cime il vessillo,
tra nuvole basse continua
una veglia di sonno, di nebbia
di assenti ragioni d’assenso.

(da Il caso e la ragione, Book Editore, 2010)


***

Tuttavia
rimango qui, qui
ritorno ripiegata come un foglio
su cui non cresce il tuo nome
ma flagra nell’aria in attesa
che qualcuno lo afferri per le ali
e lo inchiodi al muro come
un piccolo insetto crocifisso
dalle tue paure
e nel cuore della lotta
da tasche e tagli rotolano
ancora altri chiodi e altri sbagli
finché rimango qui
in assurda difesa
dietro questi occhiali
che mi fissano dallo specchio
ma non mi vedono.

(da L’inciampo, L’arcolaio, 2015)


***

Ai fantasmi in assetto
di pace consegni
sguardi obliqui, tempie
immote ai venti
lasci che ognuno
avvolga la sua benda.
Non cedere a lusinghe
di paesaggi,
sciogliere nodi
è mestiere da penelopi
la tentazione è nelle forbici.

(da Distratte le mani, Coup d’idée, 2017)


***

Sorvegliare il buio
è non temerlo, dentro gusci
che non tengono
l’occhio scuro non smette
di bruciare – non ha gloria
l’ora invasa dei perduti.
Reclina una parola se sperare
convoca deboli sorrisi,
ingenuità. Ripara solo dire
figlio, che trovi un bene
in sé nella pienezza
– contiamo bicchieri
lasciati a metà, sguardi
prosciugati. Se avessimo
cieli da solcare non esiterei,
chiedi alle ombre, sempre
qualcuno le invoca.

(da La dimora insonne, Moretti&Vitali, 2020)


***

Dopo i giorni
felici sono qui
a giocare alla pizia,
un groviglio d’ossa
e disfatte issato sul tripode
a decifrare le ore, scovare
auspici nei chicchi
di caffè, ridurre gli intralci
al minimo grado di noia
e sorridere all’amicizia
dei poeti, a questo vincolo
bizzarro, nostra sorte
malinconica, benedetta.

(da La dimora insonne, Moretti&Vitali, 2020)

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                                                                    LUISA PIANZOLA

   

Un esempio luminoso di come la poesia, e solo la poesia, possa essere in grado di esaltare e nobilitare i minimi gesti, le minime cose, anche abitudinarie, della vita quotidiana, e di come, tramite essa, l’artista, nella fattispecie la poetessa, possa “vivisezionare” indagando e ricercando in profondità, le attese, le emozioni, i sentimenti, i pensieri concentrati in una situazione e in una storia apparentemente anche la più usuale e monotona, in un contesto lavorativo o sociale o familiare. Tutto ciò traspare bene in evidenza nei testi che Luisa Pianzola, poetessa e giornalista di pregio, ci propone qui di seguito. Una poesia che prende, coinvolge, con versi diretti e misurati nel tono, non privi di una certa vena di ironia.

 

(da Il punto di vista della cassiera, LietoColle - Pordenonelegge, 2020)


*

Bella vita che passi
dal mormorio infantile alla gaia
fratellanza, agli scontri quasi adulti
bella vita di pane
e menta, di suoni e significati chiari
bella domenica
pure la bloody sunday che spaccava
e il sudore e l’energia buona
delle gare campestri.
Ti ho ritrovata, cara vita
e non ti cerco, ma ti somiglio.


*

Il tempo è un servo silenzioso
che consegna la comanda con lentezza
ma al punto di arrivare svolta all’improvviso
e tu non sai più di che ti piaceva saziarti.
Allora rifai l’ordinazione, ma il sapore
è cieco il ricordo non soddisfa
pronunci scandendo a chi non sente,
con leggerezza arrivi a sperare che l’ora del pasto
passi in fretta.


Il punto di vista della cassiera


1.

Il suo mondo veleggia al di là
del tornello. Prezzi digitati quando non passa
il codice a barre, unghie curate (perché è lì
che si gioca la partita). In tutto l’universo non c’è
una cassiera furiosa con chi le passa accanto.
Lei è potente in ogni istante
perché niente può ferirla.
Lei è la cassiera sorridente.


2.

Sciamano code di clienti. Uno di loro
potrebbe stuprarla o chiederla in sposa
lei dice buongiorno ha la tessera
si infastidisce solo un poco con le monetine
del randagio, ma le conta fino all’ultimo centesimo.
Si assesta sullo sgabello, noi tamburelliamo
sul bancomat se l’anziana insiste
lei ha un occhio truccato placido
l’altro attento all’orario, un suo strabismo di routine.
Il suo tempo non somiglia al nostro
non ha nulla di fisico.



3.

Cassiera è un’idea ancestrale, una santa
per consumatori smarriti, una dea vergata di fresco.
Il pubblico non ne indovina il profumo,
benché dozzinale, ma è attratto dal suo distacco
premuroso. La voce, poi, quando al microfono
modula un annuncio di servizio
è molto più di un canto. Apprende velocemente
il suo mestiere, si destreggia con sapienza
tra i prodotti, strappa con perizia lo scontrino
sfiorandoti l’indice nel consegnartelo.
Non parlare o parlare troppo alla cassiera
significa ottenebrare di merci il suo sorriso.
La merce scorre regolare timbrata amorevole
sotto il suo gesto materno.


***

(da Una specie di abisso portatile, La Vita Felice, 2015)


*

Chi lo sa perché si sentono questi passi domenicali,
anche il lunedì. Nella nebbia e nel sole già caldo,
ovunque per le strade, infiniti tramestii su e giù
dalle automobili lustrate mentre prorompe e invade
un’acqua dolce che diventa rigagnoli di sale.
Cose da turisti, adesso, ma negli ultimi anni
dell’Ottocento erano spasmi e bastonate
per salvarsi la pelle. L’acqua dolce diventa aria,
qualche volta, a riempire le bocche sul punto di parlare.
E allora comincia il viaggio.

I cercatori di sale, coloro che bucavano le pietre
per trarne monete, salivano in squadre allenate
a tormentare le rive i pianori le chine disfatte in sequenze.
Ne riportavano, più possenti i piemontesi, carriole
luccicanti e bianchissime. È un fatto che la storia
ha registrato, gli elenchi dei caduti e delle loro età
nel momento di massima fierezza.
Per ogni vita un giglio bianco a formare il diagramma:
dissesti in un paese straniero a volte ospitale.
Miseria e aporie, le stesse che avanzano adesso
prima del mattino, dello scroscio di sabbia,
del tempo che lo ha fermato.

Aigues Mortes, 2011

Nota
Il testo rimanda all’eccidio degli immigrati italiani avvenuto in Francia, nel 1893, nelle saline di Aigues-Mortes.

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                                                             ANNALISA RODEGHIERO


Da Padova, ma originaria di Asiago, Annalisa Rodeghiero traduce in poesia la natura della sua terra natia, teatro di guerre e di catastrofi naturali, come quella avvenuta nel 2018 quando un uragano improvviso e devastante causò lo sradicamento di migliaia di alberi. Ed è terra anche del famoso scrittore Rigoni Stern, al quale la Rodeghiero dedica il primo dei brani che seguono.
Una poesia caratterizzata dunque dal pregnante sentimento di appartenenza alle proprie origini, ad una terra storica e impervia, ma altrettanto genuina e solare. Annalisa Rodeghiero modula il suo dettato poetico su toni accorati e icastici, con versi in cui si respira un’atmosfera armoniosa e lirica.

 

(Testi tratti dal volume Incipit, Edizioni Stravagario, 2019) 

Ma ci saranno ancora degli innamorati che in una notte d'inverno si faranno trasportare su una slitta trainata da un generoso cavallo per la piana di Marcesina imbevuta di luce lunare? Se non ci fossero, come sarebbe triste il mondo.”            

                                                                                                   Mario Rigoni Stern                                                                                                                                                                                  

La slitta del sergente

Ora che la prima neve – fa – sopra i tetti cartolina
e dentro l’anima è sudario
sugli abeti crocifissi,
una risposta Mario te la vorrei dare.
Vedi, la speranza è proprio là
seduta sopra quella slitta nella piana imbevuta
della luce che tu sai, bianca di neve.

Lassù, dove il piano si connette al monte
e valli e cielo versano grumoso latte,
voglio ancora immaginare
sguardi innamorati di bellezza
sotto la luna ammantata a sposa.

Allora sfumano lente in albe
tutte le notti del mondo
perché sotto quella luna piena nella piana
la poesia non muore e tu lo sai
– Sergente –
fino a quando esisterà
anche un solo uomo sulla terra
e la terra dentro occhi innamorati.


***

Disordine verticale

Quanti girotondi d’abeti mancheranno
ai boschi del Kranz o verso il Gruppach.
Uno due tre
la conta in genere si fa toccando le teste
                                                        una ad una
in fila con la mano,
ma ora lassù sull’Altopiano
dentro un silenzio che sembra innaturale
tronchi dormono sui tronchi
disordinatamente
corpi ammassati nelle fosse.
Forse allora io non so contare
                                                        fino a mille duemila tremila,
una alla volta la nostra distrazione.
Uomo contemporaneo che inciampi e cadi
sopra i tuoi stessi errori, uomo sguardo orizzontale
che vedi a senso unico le cose
ascolta la radice che ti parla, colma l’incolmabile distanza
tra te e il suo grido verticale.
Poi aiutami a finire quella conta.

                                                Trecentomila possono bastare.


Nota
Altopiano di Asiago, 29 ottobre 2018: migliaia di alberi testimoni della storia millenaria del luogo vengono falciati da raffiche di vento e dalla furia della pioggia.


***

La casa ad albero

Solo io sapevo
della mia casa ad albero
dei frutti appesi come quadri
a saziare assenze,
della scorza a lacrime di resina
di quanta forza
quando bussava il picchio.
All’occorrenza
(tu sarai sempre un’occorrenza)
ho svelato il segreto
come solo i bambini sanno fare
(senza volerlo).
Così ora sgorgano, si mescolano, nutrono
linfa, legno, miele, fogli sparsi e versi
a cascata su gradini, vetri, biforcazioni, rami,
dentro respiri di ciliegia.
Perfino l’aria è presenza.
Regge il tronco la sete del mondo.


(Poesia inserita nell’Agenda poetica Il segreto delle fragole, LietoColle, 2018)

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                                                               PATRIZIA SARDISCO


Una Voce poetica molto interessante, quella della siciliana Patrizia Sardisco, da Monreale. Con all’attivo diverse pubblicazioni e premiata in numerosi e rinomati concorsi letterari nazionali, la Sardisco eccelle sia nella produzione di opere poetiche in lingua, sia in dialetto siciliano, contribuendo in tal modo a tenere alto l’interesse valoriale e qualitativo per le lingue originali dialettali. La sua poesia, in particolare nei brani che qui di seguito propone, fluisce rapida in quadri apparentemente distaccati, con un versificare del tutto originale e personale. Una poetica che indaga sui comportamenti lavorativi e sociali, mettendone a nudo abitudini e gesti stereotipati.


#1

I mattini di questi anni Dieci
parabola dell’arco
profila la fucina delle otto
dove si fanno i nomi
persone animali cose e le città
invisibili in apice alle incognite

Cariche immense masse di materie
sul pervio del sostrato
sul pendio del costato
sospinte a mente nuda all’infiammabile
a doppio cieco e non un parascintille
scherma il corpo adducente

Si fondono e si addensano memorie
millimetri di io di noi di loro
le diseguali saldature inedite visibili
fanno sbalzi abbaglianti di luce sintomatica
nei cunei incandescenti lo stupore
appanna le astenie della stagione


#2

Ma uno ripete
già per la terza volta, l’altro
ha prodotto una documentazione
pare sia un bes (eppure c’è chi pensa
non ne vuole nel brodo)
uno ha la madre che entra
ed esce dall’ospedale, il padre
ha detto meglio se non gliene parlate
una è una centoquattro dichiarata
(eppure c’è chi pensa starebbe
meglio altrove)
ma la compagna accanto
che non guarda negli occhi
con gli altri ventiquattro
pensa
con quali lacci è meglio
catturare ippogrifi
per guadagnare alture
dove la luna ha un senso
che si fa acciuffare
(eppure c’è chi pensa che non pensa)


#6

Uno oggi dice prof, ho provato a
vedere un film di Kubrik, ho iniziato
ho provato con quello, era Arancia
Meccanica, però non sono
andato oltre la mezz’ora
e annessa alla meccanica celeste
la sfera adulta attrae l’adolescenza
ma il telescopio mio presenta troppe
aberrazioni ottiche, la luce
si rifrange a lunghezze diverse e
tu e io formano aloni
troppo diversamente colorati
ai bordi delle età
la violenza ci intossica
da un punto lontanissimo
come equazione umana
il margine d’errore ineliminabile


Nota
Brani tratti dalla silloge breve Uno oggi dice prof, edita nell’Antologia iPoet 2018 (Lunario In Versi) – 11 poeti italiani, Lietocolle 2019.

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Navigare per mari non propri

Così il devastato mare m’è piattaforma di viaggi non miei
voluti dal caos o capriccio di foschi dèi – tanto
la sensuale bocca chiede materia diuturna
al solo scopo di blaterare né altro che non sia
di regolari atomi da Dio organizzati – e visito
luoghi estranei al mio condominio cercandovi
Itaca o forse la ragione del cuore – persa
tra le pagine d’un computer l’ultimo veloce
abbecedario del nostro vivere sfilacciato

Ma verrà giorno/notte d’addio naufragato per sempre
smembrato da aguzzi scogli – mai approdo sarà
più sanguinolento – come il sapere pronta alla presa
la sgangherata barca che traghetta manovali epicurei
al di là dell’acheronte – e noi gravi pagheremo
ogni obolo lavorando pietre nella terra di Sisifo
lungo la fabbrica insana – il tempo appiattendo
ogni nostra fiera avventura.

(Da Ulisse minore, in “Anastasiadi”, Bastogi Ediz., 2002)

Giuseppe Vetromile

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NOTE SUGLI AUTORI

Viviane Ciampi

Viviane Ciampi è nata in Francia (Lione). Figlia d’arte, vive a Genova dagli anni ’70. Nella volontà di ripensare la lettura poetica intreccia spazi sonori tra poesie, poesie performative e voce cantata, mormorata, stratificata. Collabora, dal 1998, come animatrice e traduttrice da e per il francese al Festival Internazionale di Poesia Parole Spalancate. Partecipa a festival nazionali e internazionali: Les Eauditives (Toulon), Poésie Polyglotte (Hyères), Printemps des poètes (La Rochelle, Poitiers), Rencontres des Suds (Frontignan), Faim (on line), Ostuni (on line), Festival Voix Vives nelle versioni itineranti di Sidi Bou Saïd (Tunisia), Sète (Francia), Ramallah (Palestina), Toledo (Spagna). Per il Canada, Festival de poésie di Montréal e Quebec City. È redattrice per la rivista on line Fili d’aquilone e varie riviste cartacee. Dal 2015, dopo essere stata invitata come poeta, ha raggiunto l’équipe degli animatori-traduttori del Festival Internazionale Voix Vives in Francia, a Sète. Ha curato l’antologia Poeti del Quebec (Ed. fili d’aquilone 2011) e un florilegio delle poesie di Alda Merini (Ed. Le Castor Astral). Della decina di libri pubblicati citeremo gli ultimi: Scritto nelle saline, Genesi editore, 1° Premio Assoluto “I Murazzi”, 2013; D’aria e di terra, Ed. Fili d’Aquilone, Roma 2016; Du bleu autour, Azzurro attorno (bilingue) Ed. Plaine Page, Barjols 2018; Poèmes assis, poèmes debout / Poesie sedute, poesie in piedi (bilingue) Ed. Al Manar, Paris-Neuilly, patrocinato dal festival Voix Vives nel 2019. 


Alessandra Corbetta

Alessandra Corbetta (www.alessandracorbetta.net) è nata a Erba (CO) il 4 dicembre 1988.
È dottore di ricerca in Sociologia della Comunicazione e dei Media, ha conseguito un Master in Digital Communication e un secondo Master in Storytelling; è Adjunct Professor e Teaching Assistant presso l’università LIUC – Carlo Cattaneo e lavora come formatrice aziendale in ambito di Comunicazione e Media.
Ha fondato e dirige il blog Alma Poesia (www.almapoesia.it), progetto interamente dedicato al linguaggio poetico italiano e internazionale.
Ha pubblicato il romanzo Oltre Enrico, Cronistoria di un Amore sul finale (Silele Edizioni, 2016) e le raccolte poetiche Essere gli altri (Lietocolle, 2017) e Corpo della gioventù (Puntoacapo Editrice, 2019), finalista al Premio Città di Como.
Scrive per il giornale online Gli Stati Generali e per il Progressoline. Per il blog Menti Sommerse ha diretto la rubrica poetica “I Fiordalisi” e per il blog Tanti Pensieri ha curato lo spazio poetico “Il pensiero di Alex”. 
Ha collaborato come Web e Social Media Director con La Casa della Poesia di Como, partecipando anche all’organizzazione di reading ed eventi poetici, tra cui il Festival Europa in Versi.
Ha vinto e ricevuto segnalazioni di merito a diversi concorsi poetici, tra cui il premio speciale della giuria a “Ossi di seppia”. Sue poesie sono presenti in diverse antologie e tradotte anche su riviste straniere.

Flaminia Cruciani

Flaminia Cruciani, poetessa e archeologa, vive tra Roma e Firenze. Si è laureata in Archeologia e Storia dell’arte del Vicino Oriente antico, presso Sapienza Università di Roma, e ha poi conseguito il dottorato di ricerca in Archeologia orientale nella stessa università. Per lunghi anni ha partecipato alle annuali campagne di scavo della Missione archeologica italiana a Ebla, in Siria, diretta da Paolo Matthiae. Tra le sue raccolte poetiche, le più recenti sono Piano di evacuazione (2017) e Semiotica del male (2016). Del 2018 è Lezioni di immortalità, la vita gli antichi e il senso della archeologia, pubblicato nella collana “Strade blu” da Mondadori (Premio Montale Fuori di casa). Sempre del 2018 è la sua antologia di poesie tradotte in inglese, We were silent in the same language, pubblicata da Gradiva Publications, New York. Una sua antologia di poesie tradotte in spagnolo, Callábamos en la misma lengua, Sonámbulos Ediciones, è stata pubblicata a Granada in Spagna nel 2020. Suoi testi poetici, tradotti in diverse lingue, sono presenti in molte antologie italiane e straniere. È membro dell’Académie Européenne des Sciences, des Arts et des Lettres di Francia.


Renato Fiorito

Renato Fiorito è presidente del Premio Internazionale di Poesia Don Luigi Di Liegro; ha fondato e gestisce il blog letterario La Bella Poesia (www.labellapoesia.info) e collabora alla redazione della Rivista quadrimestrale internazionale di cultura poetica e letteraria Menabò.
È autore dei libri di poesia: Andante con pioggia (Terra d’ulivi edizioni, 2019), 2° classificato alla XIII edizione del Premio “Albero Andronico”; Andromeda (Ladolfi editore, 2017), vincitore del Premio “Terre di Liguria 2018”; La terra contesa (Puntoacapo, 2016), premiato alla IV Edizione del Premio “Sulle orme di Leopold Senghor”, e Legami (Lepisma Edizioni, 2015). Sue poesie hanno ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui i seguenti primi premi: V Edizione del Premio Internazionale di poesia “Di verso in verso”; IV Edizione del Premio Letterario Internazionale di poesia “Priamar”; I Edizione del Premio di poesia “Pingaria”; XII Edizione Premio letterario internazionale “Città di Martinsicuro”.
È autore dei romanzi: Tradimenti (0111 Edizioni, 2009), 3° alla IV Edizione del Premio “Città di Recco” e alla XII Edizione del Premio "Val di Vara"; Ombre (Self publishing, 2011), 2° alla XII edizione del Premio "Mondolibro" e al Premio "Via Francigena" 2011; al romanzo è stato inoltre attribuito il Premio della Critica al Premio internazionale “L’integrazione culturale attraverso la letteratura” organizzato dal Centro Ecuatoriano di arte e cultura di Milano.


Pasquale Montalto

Pasquale Montalto è nato ad Acri (CS) nel 1954. Ha svolto i suoi studi presso il Liceo Classico V. Julia di Acri e poi presso l’Università degli Studi La Sapienza di Roma, dove ha conseguito le Lauree in Psicologia Clinica e Sociologia e i Perfezionamenti in Fondamenti di didattica e Didattica sperimentale. Specializzato in Psicoterapia Analitica Esistenziale e Sophianalisi, svolge la professione di Psicologo Psicoterapeuta, prevalentemente tra Acri, Rende e Cosenza. Presso l’Ospedale Cristo Re di Roma si è formato in Sessuologia e Ginecologia psicosomatica.
Tanti i Saggi e libri di Poesia pubblicati, è inoltre costantemente presente nel dibattito culturale, sociale e letterario.
Tra le ultime opere c’è da segnalare: il saggio critico di Tito Cauchi Sogni e ideali di vita nella poesia di Pasquale Montalto (Totem Ed.ce, Lavinio-Roma, 2020); l’inserimento per la Calabria nel volume a cura di Bonifacio Vincenzi SUD i poeti. È imminente la pubblicazione Il mio Pinocchio, con prefazione di Daniele Giancane (Macabor, Cosenza, 2020).


Maria Grazia Palazzo

Maria Grazia Palazzo è nata nel 1968 in Valle d’Itria. Avvocato civilista, ha esercitato la professione fino a pochi anni fa. Negli ultimi anni ha intrapreso lo studio della teologia e delle questioni di genere. È mamma adottiva. È socia di Stati Generali delle donne di Bari. Insegnante precaria, la sua più grande ambizione è riuscire a tenere insieme il piano della quotidianità e quello dell’extra quotidiano. Ha pubblicato: nel 2012 Azimuth per LietoColle editore. Nel 2013 in collettanea: Chiedici la Parola per Stilo editrice; nel 2015 Sulla carta del tempo per Terra d’Ulivi, e Libertà, Semi di Poesia in Azione, Secop Ed., a cura di S. Kuhtz. Nel 2017 In punta di Piedi per Terra d’Ulivi edizioni. Alcuni suoi inediti sono stati pubblicati sul sito web di Cartesensibili, a cura di F. Ferraresso. Nel 2017 è stato pubblicato online il testo di prosa poetica Da Dove, da Spagine, a cura di M. Marino. Nel 2018 ha pubblicato il suo terzo libro di poesia, Andromeda, un poemetto sul femminile, destinato anche al teatro, per iQdB di S. Donno. Nel 2020 è stato pubblicato il suo ultimo libro di poesia Toto corde per la casa editrice La Vita Felice.

 

Daniela Pericone

Daniela Pericone è nata nel 1961 a Reggio Calabria. Laureata in Scienze Politiche, lavora nel settore dei Beni Culturali. Cura eventi e reading con enti e circoli letterari. Ha pubblicato i libri di poesia Passo di giaguaro (Ed. Il Gabbiano, 2000, con una nota di Adele Cambria), Aria di ventura (Book Editore, 2005, prefazione di Giusi Verbaro), Il caso e la ragione (Book Editore, 2010), L’inciampo (L’arcolaio, 2015, prefazione di Gianluca D’Andrea e nota di Elio Grasso), Distratte le mani (Coup d’idée, 2017, postfazione di Antonio Devicienti), La dimora insonne (Moretti&Vitali, 2020, nota di Giancarlo Pontiggia e postfazione di Alessandro Quattrone). Sue poesie sono tradotte in diverse lingue. È presente in numerosi volumi collettivi, riviste (tra cui L’immaginazione, Poesia, Capoverso, Agon, Levania, Leuké), siti e lit-blog. È inclusa nella rassegna “Viaggio Meridiano”, a cura di Gianfranco Lauretano, in “Almanacco dei poeti e della poesia contemporanea”, 7 (Raffaelli Editore, 2019). Scrive testi di critica letteraria e collabora a riviste e siti dedicati alla letteratura (“L’EstroVerso”, “Laboratori Poesia”, “Poesia del Nostro Tempo”).

 

Luisa Pianzola

Luisa Pianzola, nata a Tortona nel 1969, è poeta e giornalista freelance. Dopo liceo classico, studi di pittura e architettura, si è laureata in storia dell’arte contemporanea (Lettere Moderne) all’Università di Genova e diplomata in visual design alla Scuola Politecnica di Design di Milano. Ha pubblicato i libri di poesia Il punto di vista della cassiera (lietoColle-Fondazione Pordenonelegge, 2020); Una specie di abisso portatile (La Vita Felice, 2015); Il ragazzo donna (La Vita Felice, 2012); Salva la notte (La Vita Felice, 2010); La scena era questa (LietoColle, 2006); Corpo di G. (LietoColle, 2003); Sul Caramba (Sapiens, 1992) e le plaquettes In un paese straniero a volte ospitale (Fiori di Torchio, 2013) e Miniserie (Accademia di Brera, 2013). Suoi testi, tradotti in inglese e francese, sono usciti su riviste internazionali, siti web e antologie. Redattrice della rivista letteraria “La Mosca di Milano” e cofondatrice dell’agenzia di scrittura creativa Fattidistorie, ha curato per LietoColle il progetto Serre di Poesia. Su di lei hanno scritto, tra gli altri, Mario Santagostini, Maurizio Cucchi, Piero Marelli, Milo De Angelis, Piera Mattei, Giampiero Neri, Stefano Raimondi, Gabriela Fantato, Stefano Guglielmin. Sito internet www.luisapianzola.com.


Annalisa Rodeghiero

Annalisa Rodeghiero è nata ad Asiago e vive a Padova, dove si è laureata in Scienze Biologiche. Suoi testi poetici e note critiche appaiono in periodici online e cartacei come Poetarum Silva, Neobar, Versante Ripido, La Recherche.it, Alla volta di Leucade, La Nuova Tribuna Letteraria fondata da Giacomo Luzzagni, Il Porticciolo. È presente con altri autori in Antologie tra cui: Il padre di Nazario Pardini (2016), Il segreto delle fragole 2018 Agenda Poetica (LietoColle), Lunario in versi (11 poeti italiani) iPoet 2018 di LietoColle, Antologia proustiana 2018: Cherchez la femme - di Aa Vv La Recherche.it, La madre Secondo Quaderno di poesia del Gruppo poeti UCAI (2019) presentato alla Fiera delle Parole di Padova 2019, Antologia proustiana Una notte magica di La Recherche (2019).

Ha pubblicato: Percorrimi tutta (2013), Di spalle al tempo (2015), Versodove (2017), Incipit (2019), tutti premiati in concorsi nazionali e internazionali.

 

Patrizia Sardisco

Patrizia Sardisco è nata a Monreale dove tuttora vive. Laureata in Psicologia, specializzata in Didattica Speciale, lavora in un liceo di Palermo. Scrive in lingua italiana e in dialetto siciliano.  Vincitrice e finalista in diversi concorsi a carattere nazionale, nel 2016 pubblica, per i tipi di Plumelia, la silloge in dialetto Crivu, vincitrice del Premio Internazionale Città di Marineo e menzionata al Premio Di Liegro di Roma. Nel 2018 si aggiudica il Premio Montano nella sezione “Una prosa breve”. Con la silloge inedita in dialetto ferri vruricati guadagna il secondo posto del XV Premio Ischitella – Giannone e, nello stesso anno, per le Edizioni Cofine, dà alle stampe la sua prima pubblicazione in lingua italiana, eu-nuca, prefazione a cura di Anna Maria Curci, finalista al Premio Bologna in lettere 2019 e vincitrice della sezione opere edite del Premio Città di Chiaramonte Gulfi 2019. Ancora nel 2018 la raccolta Autism Spectrum vince la quarta edizione del Premio Arcipelago Itaca indetto dalla Casa editrice omonima che, con postfazione a firma di Anna Maria Curci, ne cura la pubblicazione nell’aprile del 2019.

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27 ottobre 2020

14 commenti:

  1. Caro amico, poeta, intrepido attivatore di creatività e progetti, grazie per aver accolto la mia poesia nel presente volume del tuo ricco programma. La poesia è certo oggi diffonde luce di purezza e onestà, la sincerità delle voci raccolte con cura in questo numero della tua rivista e che certo contribuiscono a diffondere serenità e attenuare le tante asprezze quotidiane, facendo avanzare amicizia e conoscenza, stima reciproca. Teniamoci allora in contatto attraverso il saldo filo poetico e con la presenza di tante bella gente. Con immensa gratitudine di cuore, a presto incontrarci.
    Pasquale Montalto

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  2. Grazie Pino dell'ospitalità e di portare avanti, con delicatezza e attenzione, una facoltà in totale via di estinzione (la botta
    finale la sta dando il Covid): la capacità di ascolto, l'interesse per l'altro.
    Luisa Pianzola

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  3. Ti ringrazio di cuore, Giuseppe Vetromile, per l'invito e per la gioia di essere inclusa nel tuo progetto di promozione di voci e poesia, è un onore trovarmi qui. Complimenti a te, e complimenti a tutti gli artisti antologizzati, leggerò con interesse!
    Patrizia Sardisco

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  4. Grazie del gentile invito ad esserci, in questa tua iniziativa, particolarmente meritevole perché fondata sulla gratuità di una divulgazione mirata alla reciproca conoscenza e alla consapevolezza di essere tutti umili naviganti nel mare magnum della poesia.
    Maria Grazia Palazzo

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  5. Felicissima di essere qui. Grazie Giuseppe per la fiducia e la stima.
    Alessandra Corbetta

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  6. Grazie Giuseppe per la cura. Felice di essere qui in ottima compagnia. Buona lettura a tutti noi.
    Annalisa Rodeghiero

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  7. Carissimo Giuseppe, ti ringrazio di cuore anche qui di avermi inserita nella tua curatissima antologia, che diffonderò come merita.
    Il tuo lavoro è prezioso, e rara la tua generosità.
    Ti auguro di proseguire con grandi soddisfazioni.
    Daniela Pericone

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  8. Grazie Giuseppe per avere voluto anche me in questo bel numero di Transiti Poetici, insieme a bravissimi poeti e amici come Patrizia Sardisco, Flaminia Cruciani, Annalisa Rodeghiero. C'è bisogno di amanti della poesia, di poeti che riempiono di parole il silenzio di questi giorni tristi, dove gli amici sono confinati altrove e non possiamo abbracciarli. C'è bisogno di antologie come questa, redatte con cura, amore e competenza per sentire che la vita continua, che ci siamo, che presto ci incontreremo. Grazie.
    Renato Fiorito

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  9. Transiti Poetici è un'Antologia poetica virtuale curata da Giuseppe Vetromile che ringrazio per avermi voluta nel XVI volume con alcune poesie. In questo numero, tra le altre, alcune voci poetiche a me care che con timbro diverso e significativo hanno contribuito al progetto. Per quanto mi riguarda, non credo sia stata casuale la scelta delle poesie consegnate a Giuseppe. Le prime due, infatti, sono nate dall'humus fertile della mia terra dove esattamente due anni fa passava Vaia con il suo fiato devastante. Ricordiamolo.
    Annalisa Rodeghiero

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  10. Sono molto grata a Giuseppe Vetromile per avermi voluta all'interno di Transiti Poetici, un'antologia poetica virtuale arrivata al suo XVI volume.
    Insieme a me, molti autori che stimo, capaci di dare, con i loro versi, peso e sostanza a un progetto che, anche con le precedenti uscite, dà misura di quanto la poesia possa esserci, e bene, nel mezzo della Rete.
    E grazie a Ksenja Laginja per la copertina.
    Alessandra Corbetta

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  11. La recente uscita del sedicesimo volume dell'antologia di Transiti Poetici ricco di buone parole e ottimi amici (link tra i commenti), mi spinge a ringraziare il suo curatore Giuseppe Vetromile, che tanto ha fatto e farà in nome della Poesia. Grazie per avermi voluto in passato (vol. XIII), grazie per le attenzioni che vorrai riservarmi, si spera, in futuro. Nel frattempo continuerò a seguire il tuo lavoro con discrezione, riconoscenza e massima stima.
    (Tra i commenti anche il link per scoprire il bando del Premio Silloge Transiti Poetici, partecipate numerosi!).
    Gabriele Borgna

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  12. Grata a Giuseppe Vetromile per avermi accolto nel XVI volume della sua antologia digitale Transiti Poetici, Insieme ad autrici e autori tra cui Luisa Pianzola, Flaminia Cruciani, Patrizia Sardisco, Renato Fiorito, Pasquale Montalto, Maria Grazia Palazzo, Daniela Pericone, Annalisa Redeghiero.
    Copertina Ksenja Laginja .
    Viviane Ciampi

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  13. Con gioia segnalo questa pubblicazione che propone anche alcuni miei testi insieme a quelli di altri nove stimatissimi autori. Ringrazio sentitamente Giuseppe Vetromile, curatore del progetto antologico: per il suo invito, per l'attenzione alla mia scrittura e per il segno di stima. Ma desidero aggiungere che gioia è anche imbattersi in spazi di generosa gratuità dove null'altro fine guida se non il desiderio di aprire varchi all'ascolto reciproco delle voci, alla scoperta dell'altro da sé, alla meraviglia, alla Poesia. Non è poco davvero e mi pare che diventi sempre meno usuale. Anche per questo spiraglio di bene, dal cuore, grazie.
    Le belle copertine sono elaborate e realizzate da Ksenja Laginja.
    Patrizia Sardisco

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  14. La ringrazio, caro Giuseppe per l'invito nella elegante e curata rivista Transiti poetici (oltretutto in compagnia di poeti stimati). Molto bella la copertina di Ksenja Laginja. E' un piacere e un onore! Spero di poterla conoscere di persona quando questa pandemia sarà terminata (speriamo presto).

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VOLUME XXXII - Vol. Spec. Nuove Voci del Ventunesimo, 2a parte

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