Introduzione
Noto con
piacere che, giungendo a questo trentesimo volume, il panorama poetico si
allarga sempre di più; questo certamente accade grazie alla facilità di
contatti che il mondo cosiddetto virtuale, rete internet e social, offre:
rimanendo comodamente seduti alla propria scrivania, è possibile comunicare con
persone che, altrettanto comodamente, si trovano dall’altra parte del mondo. È
la moderna tecnologia che ci viene incontro, ci facilita, ma solo sotto certi
aspetti, la vita nei rapporti interpersonali. C’è naturalmente il rovescio
della medaglia. A questo proposito mi viene in mente un brano del romanzo di
fantascienza “Anni senza fine”, dell’americano Clifford D. Simak, in cui si
narra di un grande chirurgo che, contagiato come tutti dall’agorafobia derivante
da un persistente e lungo isolamento, dovette rinunciare a recarsi in ospedale
per effettuare una delicata operazione chirurgica ad un famoso esponente del
mondo scientifico; la conseguenza di questo gesto fu molto grave, privando il
mondo intero di una scoperta importante che avrebbe potuto salvare l’intera
umanità.
L’agorafobia
è la paura di affrontare gli spazi aperti, di incontrare persone, di immergersi
nella confusione delle strade e del viavai cittadino; al contrario della
claustrofobia, che provoca in chi ne soffre la paura degli spazi chiusi, degli
ascensori, dello stare in ambienti stretti, l’agorafobico preferisce rimanere
chiuso in casa, come il chirurgo del romanzo, ed ogni tentativo di uscire fuori
gli costa fatica immensa.
Ultimamente
siamo rimasti chiusi in casa per diversi mesi per limitare al massimo la
diffusione del contagio del nuovo virus, ormai ora sotto controllo. Ma questa
esperienza ha influito certamente sul nostro comportamento, in modo più o meno
incisivo ed evidente. La tecnologia ci è venuta incontro, permettendoci di
collegarci tramite computer e video, con il resto del mondo e con coloro che
hanno i nostri stessi interessi, di lavoro, di svago o di altro. Il piacere di
dialogare con poeti lontani da noi, di condividere con loro gli accenti, le
atmosfere, le voci e le emozioni suscitate dalle reciproche letture, veniva
però leggermente offuscato da una patina di indefinibile freddezza e da una
sorta di senso di distacco fisico, di vicinanza artificiale, falsa, quasi innaturale.
Certo, la resa è stata ottima, gli incontri proficui, e del resto tutti si son
dovuti rassegnare a fare di necessità virtù, come si dice, anche in ambiti
lavorativi con l’uso del “lavoro da casa” o anche in ambito scolastico con la
“didattica a distanza”.
Ora per
fortuna si stanno riprendendo a poco a poco gli incontri “in presenza”, molti
di noi operatori culturali hanno ricominciato ad organizzare eventi letterari,
convegni, rassegne, incontri in librerie, biblioteche, caffè letterari, salotti
tradizionali; insomma, sembra che man mano le attività generiche, e in
particolare quelle culturali, si stiano nuovamente effettuando nella normalità
organizzative di una volta.
In tutti i
modi il tramite tecnologico rimane un’opportunità da gestire e utilizzare con
consapevole attenzione, quando non è possibile altrimenti. Gli incontri in
diretta video da me organizzati, o ai quali ho partecipato, mi hanno poi dato
la possibilità di allargare i miei orizzonti poetici, entrando in contatto con
realtà poetiche veramente interessanti, che operano in altri luoghi del
pianeta, lontanissimi da noi; da questi incontri, sovente è poi nata l’idea di
raccogliere in volumi speciali di questa antologia, le voci poetiche straniere,
opportunamente tradotte in italiano. E qui, poi, si aprirebbe un altro
interessante capitolo, riguardante il problema delle traduzioni, ma ne potremo
parlare successivamente.
Giungere a
questo trentesimo volume è stato per me segno evidente che il progetto
antologico è stato accolto e apprezzato da tutti. Il che mi dà l’entusiasmo e
lo sprone per continuare, finché ne avrò la possibilità. Per questo ringrazio
sempre tutti gli Autori, e in particolare i presenti di questo volume. La
Poesia, come sempre, che sia in collegamento video, o letta nella propria
solitudine, o ascoltata e declamata vicendevolmente in qualche salotto, rimane
sempre un’attività del cuore e dell’intelletto creativo, volta ad affermare e a
confermare quanto di buono e di positivo ci possa ancora essere in questa
nostra umanità oggi così martoriata, frammentata e disattenta.
La
citazione dei versi di Pasolini, con i quali Enzo Bacca propone alcuni suoi
testi, è emblematica e riassume molto bene il tema della sua poetica, tema che
è preponderante in tutta la sua produzione letteraria, molto apprezzata e
meritatamente premiata in tantissimi concorsi di rilevanza nazionale. Enzo
Bacca, da Larino, svolge infatti un’intensa attività letteraria, con
pubblicazioni di un numero ragguardevole di raccolte poetiche e con una
presenza attiva nell’ambito di giurie di concorsi e di eventi importanti. La
sua è dunque una poesia caratterizzata da un forte accento di denuncia sociale,
è un canto avverso ogni forma di ingiustizia e di degrado, ed è particolarmente
sensibile alle problematiche legate all’immigrazione. Il verso si mantiene
costantemente lirico, robusto e colto.
La
strana stagione
“alzare la mia sola
puerile voce -
non ha più senso: la
viltà avvezza
a vedere morire nel
modo più atroce
gli altri, nella più
strana indifferenza.
Io muoio, ed anche
questo mi nuoce”.
PPP
Se la bocca annunciata di vermiglio
cederà all'aspro delle bacche
selvatiche
se il torsolo di mela fluirà in gola
fino al nodo
la tortora salirà al nido senza ali e
becco,
allora sì che il crepuscolo non troverà
albe
e gemme da bere insieme nell'insieme
concepito.
Mandorli in boccio nel parto prematuro
nessuna cova di neve resistente ai rami
né la merla né fumi dorati sulle
grondaie.
Sui fili di ferro allogano stabilmente
variopinti pennuti d'altre galassie.
Un posto al sole in luogo dei consueti
volatili d'inverno. Strana stagione
questa.
Mi affanna l’idea d’una vita senza api.
Sul davanzale - la mia corona di spine.
Né sta a noi
dettare equilibri
neppure alla pioggia che non viene -
resta lì a mortificare nuvole e vento.
Paratie attendono rigonfiamenti e
quella barca
leggera che si perde all’occhio oltre i
paradigmi
nell’umido scorrere del tempo. Per
altra quiete -
quello che non sai sono le notti di
pianto
i pugni stretti al lenzuolo dietro la porta
chiusa a chiave, sono i giorni che
restano.
(L’ombra gigante dei nuovi lazzaretti
dietro le plastiche).
Se mai grondasse polvere, erigeremo
case nuove.
Mi scalderà la
neve prima o poi,
benedetta neve che non scende come si
deve.
Stagione irriverente questa - priva
d’attese - o d’asfissia,
polmoni che sembrano sagrestie di
venditori d’incenso.
(E quella fitta al cuore per ogni suono
di campana a morto).
Intanto i pellicani beccano ancora
pesci avariati.
***
Verso la luce?
"Il vento carezzava il costato
riverso alla
sabbia del mio mare,
ed io
pensavo a Longino
ad altro
soffio di lancia"
Non sentono più la voce interiore
e si sgonfiano i grembi delle madri
man mano che i suonatori di piombo
avanzano - avanzano - e distruggono.
Non sentono più il cuore in gola le madri
ma il latrato vicino dei cani sul lacerto.
In fondo cos'è un salto nel buio
se non la coscienza che supera la gravità
ed io ho visto quegli occhi chiedere luce
nell'ultimo tenero salto verso l'oltre
tra quelli dell'altra corte in divisa buona.
(Non mollare la presa soldato
allattalo quel vuoto d'uomo -
c'è l'eterno d’un seno nell'atto estremo
nel gesto invertebrato. È sacro quel volo).
La prigione attende senza parole
da questa parte dell'ignominia
ma almeno un figlio, altri, forse tanti
svestiranno le ombre nell'ora più buia.
E torneranno al grembo nel canto incerto
quando il nervo scoperto dei lutti sarà sale.
***
Nell’approssimarsi
All’approdo mancava poco più di un sandalo
oppure l’idea rivoluzionaria.
Come rubinetto lento
(causa interruzione idrica)
s'è spento l'attimo delle meraviglie.
Residuo di goccia su goccia. Poi niente.
Il frutto-madre penzola ancora acerbo
sull'albero dell'eden. Né il nocciolo slabbrato
dai corvi darà oro-linfa alle fughe.
È scritta a mani abrase la sete tra le pause
e Dio degli uragani non ci mette più la faccia.
Cercherò un nascondiglio buono
per la mia lanterna al lumicino -
magari l’antro scavato nell’ulivo
dove il serpente non spargerà la bava.
La
messinese Roberta Borgia pone nell’indefinito la sua connotazione poetica: “La sostanza è un elemento incerto”,
ribadisce più volte, e poi muta la parola sostanza
in speranza, quasi a voler fondere
con il gioco assonometrico delle parole una realtà impervia che si delinea
dalla materialità fisica e corporea fino a limiti metafisici e trascendentali
della speranza. Ogni cosa è dunque vaga, incerta, ma la poesia riesce a fissare
bene le idee, riesce a individuare il crogiolo dei dubbi e delle incertezze, le
sfumature filosofiche ed anche emotive sul senso dell’esistenza che la
quotidianità tende a reprimere. Una poesia concettuale, quella di Roberta
Borgia, che si colloca su piani alti dell’attuale panorama poetico italiano.
Platea
Aspettavamo seduti. Come
seduti sui piedistalli
immaginiamo, nei ritratti,
i morti. E la necessità
divincolava. Ci intimavano
di non tossire. Non era più
un’attesa: l’impulso bastava
a non sentirci compromessi.
Il panneggio delle
quinte ci viziava.
***
La speranza
La sostanza è un elemento incerto:muta nelle forme e nei confini.
Può pensare di accoglierti
sulla panchina di un parco, sostenere
il tuo passo che rimbomba sui
gradini. Oppure può mascherarti
la faccia, mentre accampi il delirio
di una cella al suo varco.
Ecco che chiedo allora
di non rimproverarti se la tua strada
è sconquassata e non puoi
supportare il cielo.
La speranza è un elemento incerto:
muta nelle forme e nei confini.
Tutto sta nel modello
entro cui è obbligata a fondersi.
Se ha una forma sgraziata o sa
già a cosa condurti.
***
La vanità
La vanità si toglie
il camice la sera.
L’oscurità la sveste,
la rigidità si sfila.
L’intimità l’avvinghia,
la comanda, la respira.
Prendi la mira? – sussurra
opponendo resistenza.
Prendo la mira – risponde
il custode della trasparenza.
La vanità s’accascia
sotto il peso della sera.
Così l’ingegno brutalizza
il suo sostentamento.
Aspira l’ego quanto basta
per enunciare una richiesta.
La vanità si sveglia e si
trasforma in una bestia!
E riconosce adesso il
suo principio d’esistenza.
L’ingegno assiste, la subisce,
ne sovverte l’esperienza.
La vanità muta in prestanza.
Ammutolisce.
***
Vedi
Vedi: questo morso di versi che patisci, quando
graffi il sonno di un ligio corifeo, con le fresche
suole di un vecchio patrono. Vedi: questi polsi
che chiedono di unirsi, non si vestono di chiodi
o di lacci. S’addormentano stretti, senza crucci.
Vedi! Questi fatti dell’amore che avviluppi, non
ti mentono se non devono risponderti. Ma
ti osservano – sono ciechi e sono sordi.
La poesia batte la lingua irrequieta, siede
ancora senza cedersi ad una vecchia. Ora inspira
con la bocca l’aria fredda del suo doppio,
ora cede l’aria calda e non teme la vendetta.
***
Vorrei non desiderare il lento incedere
Vorrei non desiderare il lento incedere
di chi muore. Disvelare il ritmo grottesco
di questo breve tratto e rimarcare l’estro del
passaggio dal vivere al suo perire. Soffiarvi la
risposta definitiva di chi sa accostare un
orecchio al muro. Dire: “Questa è la certezza.
Questo mi si è incollato addosso”.
(da L’innocenza
dell’ombra, Il Convivio Editore, 2020)
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SILVIA CALZOLARI
Da Bergamo
la voce poetica di Silvia Calzolari ci sorprende con il suo incedere avvolgente
e perentorio, laddove il canto che apre con una maestosità luminosa gli
orizzonti terreni, si fa portavoce di un segreto anelito di redenzione e di riaffermazione
di una umanità dolente e rassegnata, che ancora risente della fatica della
nascita tra sabbie e giungle, e da sole senza colore. Una poesia fortemente
simbolica, che si delinea liricamente anche con intelligenti giochi di parole e
indovinate allitterazioni.
Il giunco
D’increspate acque
s’abbeverano sabbie
accese d’astri e d’orme
ove cammino scorge
ferme brine d’ombra.
E se colme mani
liberano viso
da gocce di fumo e squarci
in volontà d’alba
docili fianchi
si cingono d’umile
giunco flessuoso
a vento e fango.
Nello strappo
subito rinascita
nitido sguardo
…presto…
solleva
corso
in corsa
a nuovo sole.
(Ispirata al Canto I – Purgatorio, Divina Commedia)
(Tratta da Omaggio a Dante – Africa Solidarietà Edizioni)
***
La tua purezza
Qui
fragile e lieve
come esile foglia ai venti
s’accarezza il nulla
così denso nel galleggio
d’acceso vuoto.
Guardo le tue argentee chiome
come non fossi tu
…e tu non sei…
perchè veleggia altrove
(ove non so)
il profumo di nitido cielo
della tua dolcessenza.
Nei confusi ricordi d’anni
(r)accolgo a piene mani
lo sguardo bruciante
della tua purezza
nello scrigno vivo
di ciò che sempre sei.
***
Profumi schiusi
Nell’in-senso
di voci schiumose
a crisi di certezze
punte-estreme
in scontro di contrasti
sgorgano
distrutte illusioni.
Oltre parole
- logore e abusate -
oltre intralci e singhiozzi
profumi schiusi
scorgono e rincorrono
volontà di rotaie e ponti
come slanci aperti
d’umane genti.
***
Dignità di danze
Siamo nati
fra sabbie e giungle
da sole senza colore
che brilla origine di vero.
Nudi e puri cammini
in solchi di secoli
contro inganno che marcia arido
nelle ferite inferte come faglie
a baratto d’oro che goccia
fra mani di mercanti d’anime.
Ascendono navi e veli
discendono nevi e voli
tra colpi e colpe senza fine
mentre ogni libero ventre
ribella e partorisce
dignità di danze
a sogno di terre senza bandiere.
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MARIA PINA CIANCIO
Il
fenomeno dell’emigrazione che coinvolse le popolazioni dell’Italia meridionale
nei due secoli scorsi, fa da sfondo quasi filigranato, sottinteso (parte e ritorna ogni notte la valigia
rossoazzurra rigonfia di stracci), in questi testi di Maria Pina Ciancio,
di origini lucane, poetessa e narratrice di rilevanza nazionale. Nei versi che
ci propone, quasi epigrammatici, la figura della donna costretta a partire o a
spostarsi per lavoro (si toglie le scarpe
la postina) entra nel gioco quotidiano della vita, racimolata
nell’essenzialità di gesti e abitudini quotidiane, che servano almeno un poco a
lenire disagi e patimenti. Sono quadri, flash, rappresentativi di uno stato
sociale femminile ancora diffuso e amaro.
la valigia rossoazzurra
rigonfia di stracci
e lo sguardo di terra
annodato alla luna
*
alle parole di pietra, alle carezze trattenute
per lasciargli al bar dell’angolo
un libro di Bukowski
e una clessidra polverosa
capovolta da vent’anni sulla porta
*
Il viaggio di Adalgisa
è lungo, senza pause
e senza soste
Si toglie le scarpe da postina
chiede un posto al finestrino
la pasta con il pesto
il mosto con il resto
e un treno scontato
che arrivi presto
*
Il vecchio ciliegio dietro casa
nascondeva nelle mani un artiglio sbilanciato
di notte lo lanciava verso il cielo
di giorno lo ancorava nella terra
e fu per questo che la povera Marta
un giorno all’improvviso lo recise
*
Nina
Viveva sola e si burlava
delle mie paure e dei miei amori
La cercai dappertutto
(…)
a trent’anni la scoprii col cappotto
che spiava il Mondo dalla serratura
della porta
(2000)
*
Marta
Arrivò per l’ultimo treno
parlava, cantava, vecchia esausta
una preghiera blasfema
concedetemi il viaggio
e qualcosa da bere
Un sordo si alzò
prese sogni e parole
e glieli offrì in un bicchiere
(2000)
*
quando sposò il vecchio Joe
e fu cacciata di casa
una spranga alla porta
e la luna spaccata con l’ascia
*
Assolo
Fabrizia ha diritto a stare zitta
o a naufragare tra i contorni
generosi del rossetto
non era ancora l’alba
quando perse sua madre
un mazzo di chiavi arrugginite
nel catalogo delle amiche
di suo padre
(2003)
(da La
ragazza con la valigia, Edizioni LietoColle, 2008)
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ROSARIA DI DONATO
Una grande sensibilità artistica dimostra di
possedere Rosaria Di Donato, eccellente poetessa romana che svolge una intensa
attività letteraria con pubblicazioni di proprie raccolte poetiche e presenze
in varie antologie. La sua linea poetica si sviluppa essenzialmente su temi
inerenti alle condizioni sociali delle donne nel mondo, sovente tartassate e
lese nei loro diritti come tutti ben sappiamo, e nella maggior parte delle
odierne realtà cosiddette civili di tutto il mondo. Il suo è prevalentemente un
canto di denuncia, ma modulato con delicata compartecipazione, fidando poi
nell’azione salvifica e proficua, universalmente riconosciuta, della parola
poetica.
hina
hina ventisette coltellate
al petto e al volto
chi lo decise
chi imbastì il tranello
caina attende
i folli traditori
caina è qui
non-luogo poetico
è l’inferno del mondo
in cui viviamo
hina ventisette coltellate
al petto e al volto
(Da Lustrante D’Acqua, Genesi
Editrice)
***
samia yusuf omar
sono io samia
nube dissolta nel vento
onda mai giunta alla riva
sono io samia
corrente gelida inarrestabile
che solca oceani di luce
sola come un punto nel cielo
intemerata sfida
il pregiudizio
svelata (corre)
va oltre la morte
vince
sono io samia
(Da Voci dai Murazzi, Genesi
Editrice)
***
io colomba
tu piccione (*)
raccolta nell’angolo del sogno
illimitatamente contemplo
l’equilibrio del vuoto
e spazi percepisco
più vasti
di una piazza
di bordo di fontana
o cupola di pietra
alti orizzonti immagino
ove intravedo
di colomba l’ala
che nuova mi rende
in corpo e spirito
io colomba
tu piccione
(G. Bartoli, 12 dipinti per un bestiario, a c. di Natale Antonio Rossi, Roma 2001)
***
inquieto sentire
costa fatica la poesiafatica d’essere
fatica d’esistere ogni giorno
rannicchiati alla vita
sospinti dall’inquieto sentire
illuminati da una luce
che altri non vedono
eppure c’è
si mostra
si manifesta
questo filo di parole
questo tessuto di volti
questo tappeto di cose
(Da Lustrante D’Acqua, Genesi
Editrice)
In Maria
Grazia Galatà, finissima e valente artista palermitana nonché poetessa di
grande pregio, l’immagine e le parole si fondono armoniosamente in corpi e
strutture poetiche che prendono vigore e slancio dalla stessa sostanza
generatrice ed evocativa dell’autrice, una sostanza che è plasma interiore,
coscienza e anima, impulso creativo e desiderio di fuga, inno di libertà e di
amore. Il caleidoscopio di immagini e di sensazioni suscitate dai versi guida
il lettore in un universo di luci e di ombre, dove la parola poetica è sempre
docilmente e attentamente misurata, in un largo afflato multilinguistico e
strutturale.
c'è molto freddo qui senza evoluzione e
la luce ha attimi di silenzio una via d'uscita è
l'eco delle frontiere forse - sui gradini delle chiese
dove la voce la voce si fa sempre più ampia
nel giorno dei cavalli bianchi
mentre sciolgo i capelli entro ed esco dallo stesso
luogo immagine di stanza distante non riconosco
i tuoi /miei /interni offuscati conficcati nella parte
superiore di una coscienza coscienza
l'
attimo
oltre
je m'appelle je m'appelle
*
e così ruppi ogni spigolodel cuore - ogni punto salvato
solo per poco e per credere che
poi non è facile aprire la stanza
aritmica dove canteremo
l’inverno
*
forse un sonno profondo la vertigine
o il buio nel cuore - ed è questo il momento
in cui vorrei che ci fossi ancora tra brevi note
in questo tempo di ghiaccio e strade rosse
e quei giochi giocati agli angoli di mormorii
acuti quanto i sogni sbiaditi sono gocce sfinite
nelle evidenze bloccate da infinite punizioni
oh quale danno senza pietas o devozione
diversa - dimmi quante ali in una giornata di sole
nelle onde che si infrangono in questa terra di sale
oppure sono fumo queste memorie di attesa
*
lì dove non è vento nelle mille costellazioni
tra le rughe del giorno si aprono le porte
del tempo che dilata gli anni
non c'è niente ch'io possa vedere più della
luce riflessa senza passare per le voglie
di carta (ricordi?) le arance fiere l'odore
di bruciato - bisognerebbe sentire il profumo
dell'erba - la nebbia - fino allo stordimento
assecondando la solitudine di questo lungo
istante sfocato
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MARIA GRAZIA INSINGA
Quando l’attività artistica di una persona si
esplica attraverso varie forme, come ad esempio la musica e la poesia, ne
sortisce spesso un’organicità meravigliosamente ricca e in grado di far vibrare
tutte le corde dell’anima, sensorialmente e liricamente. L’armonia delle due
discipline artistiche si compendia e si integra indissolubilmente, fino a
creare opere d’arte di grande pregio. Questa doppia sensibilità artistica si
manifesta in modo egregio in Maria Grazia Insinga, eccellente poetessa
siciliana che compone le sue strutture poetiche dotandole di quel flusso
melodico che richiama il mondo delle note, ma ponendo grande attenzione alle
parole, anzi al suono delle parole, in una costruzione affabulante, con
figurazioni simboliche ed oniriche di grande effetto.
Salmo
Dentro il libro folle a marosi.
Qui fuori nessuno. E di nessuno
rosa di nessuno verso di nessuno direzione
di nessuno contro di nessuno vento di nessuno
corrente di nessuno voltare di nessuno andare
a capo di nessuno ultimatum di nessuno riguardo
di nessuno paragone di nessuno prossimità
di nessuno approssimazione di nessuno sangue
di nessuno denaro di nessuno acqua che precipita
di nessuno rovescio di nessuno pari di nessuno
pollice di nessuno dipinto di nessuno papiro
di nessuno moneta di nessuno credito di nessuno
gonfalone di nessuno salmo di nessuno nessuno.
(da
Persica, Anterem, 2015)
***
OphrysI ciglio
Nel giardino liquido
l’omino impiccato
benedice il vento
raffiche di ciglia
hanno ibridato l’aria
e tutto è in lacrime.
(da
Ophrys, Anterem, 2017)
***
La bestia
non era la tromba del giudizio erano
scale a spirale sul nulla o l’orecchio
della bestia meravigliosa
le giumente in minuscoli pruni scomposte
vi scendevano e di così sensuale
non avevo mai visto
(da
Etcetera, Fiorina, 2017)
***
un corso d’acqua rapidoper diventare eremita
sgombrando la mente
rimane sempre un buco
*
l’incendiario gira con una bottigliae le sigarette in testa e non riesce
a spegnere la testa
l’estremo esercizio delle rapide contro
dammi il mio arco quotidiano
(da
Tirrenide, Anterem, 2020)
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GIANPAOLO G. MASTROPASQUA
Come in Maria Grazia
Insinga, anche in Gianpaolo G. Mastropasqua, da Bari, l’anima artistica e
creativa risente molto delle due inclinazioni professionali che l’Autore
pugliese con grande impegno attua: poesia e musica. Intensa è infatti
l’attività artistica e letteraria di Gianpaolo G. Mastropasqua, con numerose
pubblicazioni e partecipazioni ad eventi letterari di grande rilievo. La sua
poesia si fonda essenzialmente su un dettato alquanto ritmico, dove sono
prevalenti i temi sociali e le problematiche ambientali: versi di denuncia,
quasi, ma che suggeriscono anche immagini di una possibile rinascita. In
particolare, la bellissima e intensa lirica Testamento,
qui proposta, è un vero inno alla vita, con contenuti di saggezza antica e di
riconferme valoriali.
Contraddanza
Quando la Terra finirà la sua danza
sulle nostre teste lontanissime
e tutte le case si apriranno al silenzio
ci inseguiremo come muri bianchi
nelle strade come facce di vento:
faremo l’amore fino a piangerlo.
(da Silenzio con variazioni, Lietocolle,
2005)
***
Mattina in manicomio
Venne la luce al caffè dei pazzi
con pupille di mandorla e pelle civile
aveva parole di sangue e guardava
dove la morte fosse andata a dormire,
come il più bello dei rapaci notturni
fiutava le discese mentali e le finestre
da dove fosse giunta tanta grazia che svenne
nei meandri delle moire, nei riccioli del poema
come fosse neonata in quel battito di stracci
qualcuno scriveva sul cielo del muro:
Dio c’è
e
si vede
(da Viaggio Salvatico, Ed. Fallone, 2018)
***
Testamento dell’invisibile
perché sei la casa dell’essere
la domanda abitata da tutte le risposte
Figliolo, ora che la clessidra terrestre è stata
capovolta, ora che il tempo divora gli ultimi
grani di voce residui, sebbene non sia stato
un padre esemplare, sebbene non abbia avuto
che un paio di versi come eletti discendenti
prima di ritornare a casa nella mia vera casa
voglio dirti la verità anche se è solo una verità:
ricorda che la realtà è un ponte e una luna
ha una faccia visibile al cuore e l’altra invisibile
agli occhi, ricorda che l’anima e l’inconscio
sono gemelli siamesi, hanno un solo volto
di bimbo millenario che sorride, rammento
ma il primo sorriso distingue il bene dal male,
il secondo si nutre di emozioni e non distingue
alcun male; ricordati che Dio ha molti nomi
come l’io, che l’arte e la scienza sono figlie
della poesia, e non credere a chi crede
che la poesia solo letteratura sia, ricordati
di essere folle, perché solo chi è folle, folle
di sogni, folle d’amore, folle di vita,
non diventerà mai pazzo come il mondo.
Figliolo, quando il sole scomparirà nelle ossa
accendi una candela per me e combatti:
quando la pupilla fisserà pietrificata
il Tibet della fiamma, nel silenzio fulvo
di un minuto, ti unirai gradatamente
all’assemblea delle albe, fino a svegliarti
in un lago nudo che evaporerà
in un grido di giorni in preghiera
e in quel viaggio d’ombra, nervo
e luce, non avrai sete perché sarò lì
ad espirare in te questo tepore
per ispirarti parole mai pronunciate,
sulla nuca dei tempi ti solleverò nutrendoti
con foreste di raggi, foglie di neve,
lì aspetterò galoppando l’inquieto seme
del fuoco, nel timido sibilo esplosivo
tra l’aria e il fulmine, perché lì solo
ho vissuto, ai confini dei venti taglienti,
non ho mai camminato sulla cera molle
non mi sono mai addormentato al centro
di un sorriso, ma sempre tra le onde acute
dei margini, specchiandomi nel buio
di un pennello colorato, impastando
le linee in sillabe minute sulla tela
della parola spirito in via della libertà,
benché il male bussasse ogni notte forte
alla mia porta con sembianze amiche,
nessuno mai ha varcato la soglia di casa,
e mai la lava mi ha mutato in pietra
e mai mi sono sentito a casa.
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ANNA MONTELLA
Intensa e poliedrica è l’attività artistica e
letteraria della pugliese Anna Montella, nota in ambito nazionale anche per le
diverse iniziative e progetti culturali che crea, organizza e coordina con
grande impegno e competenza. Autrice di diversi libri di racconti, romanzi e
raccolte poetiche, dimostra di avere una validissima esperienza letteraria, con
produzioni di qualità. Ne sono un esempio i testi qui proposti, dove emerge
innanzitutto la padronanza della materia, la consapevolezza di un sapiente
dettato in versi che racchiude lacerti di vita, sogni di rinascita, riflessioni
esistenziali. Il tutto fluisce in un canto limpido, cristallino, ricco di
sonorità e luci di speranza.
Il volo della Fenice
(dal romanzo La Stagione di mezzo, Edizioni PensieriParole, 2010)
… con urla mute tesserò ragnatele di silenzi
e lascerò che il vento cancelli la mia voce
vestirò la mia anima nuda di stracci colorati
e camminerò per sentieri senza nome
… turbini di sabbia copriranno le mie impronte…
il mio passo leggero si perderà tra volti senza nome
e il mio canto si leverà
sulle note di una melodia senza suoni…
con dita di cristallo squarcerò l’azzurro cercando la
tempesta e lascerò che rivoli di pioggia scorrano
sulla mia pelle arsa dal gelo di mille inverni…
Erigerò nel deserto cattedrali di mani tese
e fiori di pietra prenderanno vita all’ombra di segreti
dimenticati…
fuochi nomadi accenderanno la notte in una preghiera muta e,
zingara senza storia, danzerò nel cerchio infinito dei ritorni…
volterò le spalle all’oro del tramonto
e intreccerò ghirlande di emozioni rubando l’argento delle stelle…
nelle segrete inaccessibili di torri senza tempo
rinchiuderò i miei sogni e i miei sorrisi…
novella Gòrgone solleverò il mio sguardo sul mondo
e scioglierò i capelli confondendomi con i colori del buio…
***
Pas de deux
(dalla raccolta La Pioggia è uno stato d’animo, ottobre 2020)E sono passati così gli anni miei
d’un fiato
e non c’è stato il tempo di contarli
ché quel tempo era già passato.
Albe e tramonti inanellati
sul filo della monotonia
grani di un rosario
tra un forse, un avrei potuto e un così sia.
Giorni banali uguali ad altri giorni
senza bagagli, partenze né ritorni.
Cristallizzati nel pas de deux
di un adagio mai mutato
stralci di vita in bianco e nero
danzano tra le macerie
di ciò che avrebbe potuto essere
e non è stato.
***
Di notte
(Dalla raccolta Profumo di mandorle amare, 2002)
Falce di luna su un filo di ventoNel blu profondo una stella d’argento
Viene la notte con trama incantata
Tessuta di sogni con mani di fata…
Passi felpati…
Un gatto guardingo, si ferma…
In ascolto di un suono indistinto
Di un gufo nell’aria l’antico richiamo
Un pianto di bimbo si perde, lontano…
Poi tutto s’acquieta e un respiro profondo
Riempie la Notte, quello del Mondo…
Nel silenzio che pare stregato
Vinto, il gigante si è addormentato…
È questa l’ora dei desideri
di gesti antichi e di mille misteri
l’ora in cui tornano i sogni rubati
smarriti persi dimenticati
quando il rimpianto di storie incompiute
sembra ricordo di vite vissute
e pare quasi che il cielo lontano
Da Tivoli, il canto articolato e schietto di Tullia Ranieri, voce artistica di rilievo anche in ambito nazionale per la sua pregevole produzione poetica con editori importanti, come La Vita Felice, ma anche per la sua intensa e applaudita attività teatrale. Poesia e teatro insieme, dunque, come progetto di un percorso culturale dagli esiti riuscitissimi, grazie al talento, alla dedizione e alla professionalità dell’Autrice. Nei brani proposti si evidenzia una tale genuinità, in versi che risuonano come rintocchi di note al piano e che offrono la medesima grazia di gesti e posizioni riccamente scenografiche. Il dettato è così leggero e delicato, breve ma colmo di significanze emozionali.
Amore
Turchese
nascere pietra,
scia di ferro,
anello,
cerchio distratto
da una promessa nuvola
che piove sulle dita.
La piega delle rocce,
origami
della terra,
acqua spuma,
vittoria bianca
su qualcosa di blu profondo.
Scrivi nella materia, vita,
di tutto
l’Assoluto.
(da Anche
le parole hanno la pelle d’oca, La Vita Felice, Milano, 2020)
***
SfumatoE così me ne sto.
In tratti di sanguigna,
lo sfumato del mio corpo.
Contorni labili,
un foglio incollato
alla parola VITA.
Nasco dalle tue mani,
ti agita
un sentimento greco
addurre la bellezza
come pretesto e senso.
È un lampare di occhi,
di denti, ricerca umida,
mare ispido,
il nome, il nome,
cade una sola notte,
fulmine azzurro.
Anche le parole
hanno la pelle d’oca.
(da Anche
le parole hanno la pelle d’oca, La Vita Felice, Milano, 2020)
***
Ribelle
a Guillaume
Mi trovo un dolore,
per strada.
Ribelle e inutile,
d’artista.
E una carezza da darti.
Salvarti
dalla prostituzione
del tuo ego disperato
dalla tua anima bianca
di Dio e di peccato.
Sedendo in occhi che non conosco,
un colore, il tuo.
Mare scurito,
attracco di vuoto.
E vado,
con le labbra di
tutte le donne,
e di uomini, anche,
baciando nuvole,
immaginandoti,
en passant
tentare innocenze perse
in storie di assenza.
Tagli, tagli, tagli
di amore latitante
sulla tua vita.
Forziere violato.
Avrei potuto portarti nel mio centro,
senza riserve
se solo
lo avesse permesso una curva.
Miraggi di rettilinei.
Questi sono i comuni rimorsi del mondo,
quando gli uomini se ne vanno,
e restano le montagne.
(da Anche
le parole hanno la pelle d’oca, La Vita Felice, Milano, 2020)
***
Salvare nuvole
Salvare nuvole
affogate in uno specchio,
l’acqua e il cielo,
questo, spetta al poeta.
Scuotere
la polvere rosa del mondo,
foglie, lumi, canti.
Aspettare il giro lirico
della parola in tornio,
creta e corpo, anima.
Tagliare le lunghe unghie
della noncuranza,
nella laboriosa casa
dello stupore.
(Inedito)
Giunti all'apice della foglia non resta che tornare indietro
ma sull'altra faccia
quella più rugosa e capovolta
perchè quando il mondo finisce comincia
la via sghimbescia e non ha pace
la formica
riprende l'infinito giro
così noi
a passetti di tempo e di stagioni amare
cerchiamo l'orlo della vita
senza sapere che in realtà stiamo traslocando
verso un'altra tiritera
(dalla
sezione “Sequenze del contrario andare” in Percorsi
alternativi, Marcus Edizioni, 2013)
Giuseppe Vetromile
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NOTE SUGLI
AUTORI
Enzo Bacca
Enzo Bacca
è nato a Squinzano (Lecce) nel 1964. Appassionato cultore di Belle Arti,
Letteratura e Storia, illustratore, autore di testi teatrali tra i quali: il Signore di Montpellier, dramma
storico-religioso in tre atti e Il
Maestro, la sua croce, dramma sacro; ha collaborato con l’autore salentino
Antonio Luigi Carluccio nella stesura dei saggi storici: l’eredità di Maria Manca (2010); Fra Giuseppe Ghezzi – passi di santità a Squinzano (2016). Per la
poesia fra i 24 volumi pubblicati: Pensieri
giovanili (1993), Profondo blu (2010), Orizzonti estremi (2013), Oltre la siepe
(2014), L’orto di Jamàl (2015), Poèsikron - Lamenti, grida e altri canti -
(2016), Romantide proibito (2017); Schiuma rossa (2017); Affreschi dal ‘68 - a
cinquant’anni dal sogno (2018); Sibilla (2020). Di prossima uscita: In verità mi dico (2022) e Questa Pietà (2022). Autore in versi di poesia civile e
denuncia sociale, ha vinto moltissimi premi nei concorsi letterari Nazionali ed
Internazionali per la poesia edita ed inedita ricevendo numerosi riconoscimenti
tra cui la medaglia del Presidente della Repubblica italiana.
Sue
liriche sono inserite in oltre cento raccolte e antologie celebrative di poesia
contemporanea. Membro di Giuria in alcuni Concorsi Letterari nazionali.
Collabora col mensile “La fonte” con vignette satiriche e componimenti poetici
d’impegno sociale. Vive a Larino, in Molise.
Roberta Borgia
Roberta Borgia mette in gioco l’istinto di sopravvivenza per
combattere l’inquietudine: così scrive Franco
Manzoni sul “Corriere della Sera”, parlando della poesia Roberta Borgia, la
quale indaga, attraverso dei moti filosofici e lirici, i meandri dell’Io in
continuo dialogo con i risvolti civili. Roberta Borgia è nata a Messina nel
1982. Sue liriche sono state inserite in riviste, laboratori, blog letterari e
nella “Bottega di poesia” di Repubblica. Nel 2019 è stata finalista al Premio
Letterario Internazionale Città di Como. Nel 2020 ha pubblicato con Il Convivio
Editore la raccolta di poesie L’innocenza
dell’ombra, opera selezionata al Premio Camaiore e finalista al Premio
Prestigiacomo.
Silvia Calzolari
Silvia
Calzolari è nata a Bergamo
nel 1965. Ha pubblicato le sillogi: Specchio;
Suonetti in No Minore; Gioia del dubbio;
Infinire; Ho-oH; Free Lemon T(h)ree.
È presente
in numerose antologie e ha ottenuto riconoscimenti sia in ambito poetico che
narrativo.
Ha
collaborato con artisti del panorama contemporaneo, riviste, radio, blog ed
associazioni come giurata in concorsi letterari.
Maria Pina Ciancio
Maria Pina Ciancio, di origine lucana, vive da qualche anno
ad Ariccia. Ha pubblicato testi che spaziano dalla poesia, alla narrativa, alla
saggistica. Tra i suoi lavori più recenti ricordiamo Il gatto e la falena (Premio Parola di Donna, 2003), La ragazza con la valigia (Ed.
LietoColle, 2008), Storie minime e una
poesia per Rocco Scotellaro (Fara Editore, 2009), Assolo per mia madre (Edizioni L’Arca Felice, 2014).
Suoi scritti e interventi critici sono ospitati in
cataloghi, antologie e riviste di settore. Ha fatto parte di diverse giurie
letterarie. È presidente dell’Associazione Culturale LucaniArt e su internet
cura lo spazio lucaniart.wordpress.com
Rosaria Di Donato
Rosaria Di
Donato è nata a Roma dove vive. Laureata in filosofia. Ha pubblicato quattro
raccolte di poesia: Immagini, Ed. Le
Petit Moineau, Roma 1991; Sensazioni
Cosmiche, Ed. Le Petit Moineau, Roma, 1993; Frequenze D’Arcobaleno, Ed. Pomezia-Notizie, Roma 1999; Lustrante D’Acqua, Ed. Genesi, Torino
2008. Ha partecipato con il gruppo “Poeti per Don Tonino Bello” alla
realizzazione di Un sandalo per Rut Oratorio per l’oggi, Ed. Accademia di Terra D’Otranto - Collana Neobar, 2014. È
presente in varie antologie. Ha pubblicato l’ebook Preghiera in Gennaio nella collana Neobar eBooks nel 2017. Ha
partecipato all’ eBook n. 217: Proust
N.7 - Il profumo del tempo,
di Aa. Vv. (LaRecherche.it - Un accordo di essenze). Nel 2019
ha partecipato all’antologia poetica Break
Point Poetry – Città Poetica, a cura di Patrizia Chianese, nell’ambito
dell’Estate Romana. Ha partecipato
all’antologia Ho sete, l’Arte
si fa Parola, a cura di Maria Pompea Carrabba e Ella Clafiria
Grimaldi, Ed. SarpiArte 2020.
Collabora a riviste di varia cultura e i suoi volumi si sono affermati
sia in Italia che all’estero, con giudizi critici di Giorgio Barberi Squarotti,
per esempio, e traduzioni di Paul Courget e Claude Le Roy (riviste Annales e Noreal). Vincitrice del Premio DonnArte
2020 (Associazione Internazionale “Il tempo delle donne”).
Maria Grazia Galatà
Maria
Grazia Galatà, poetessa e artista visuale, nasce a Palermo.
Collabora
con il giornale di scritture "Il cucchiaio nell'orecchio" e
Mentinfuga. Nel 1986 vince il Premio Internazionale di Poesia e Narrativa
“All’ombra degli Etruschi". Nel 2002 partecipa ad "underwood",
ad Ascona insieme ad altri nomi illustri della poesia contemporanea: Mario
Luzi, Fernanda Pivano, Edoardo Sanguineti. Nel 2003 ha editato il libro Congiunzioni, con fotografie di
Costantino Spatafora. Nel 2005 partecipa alla 51° Biennale di Venezia, "La
notte dei Poeti", con Ana Blandiana ed altri poeti di fama internazionale.
Nel 2005 partecipa con un’opera in collaborazione con Costantino Spatafora
all'evento "Padiglione Italia" curata da Philippe Daverio ed edito alla
fine del 2007 da Rizzoli. Nel 2006 è stata segnalata, tra le opere edite, al
"Premio di Poesia Lorenzo Montano". Nel 2007 a giugno partecipa al
reading presso la fondazione Querini Stampalia di Venezia con l'intervento di
Achille Bonito Oliva. Inoltre:
(2009) 53°
Biennale di Venezia, "Notte di Luce" con Adonis, Yang Lian Loretto
Rafanelli, Massimo Donà, Pablo Hereveri, Jhonny Tuki, Marco Nereo Rotelli.
(2010) con
un'opera fotografico-poetica in "The last book " installazione di
Luis. Camnitzer alla biblioteca di Zurigo, Svizzera.
(2011)
Peggy Guggenheim Collection di Venezia con L'urlo di Ginsberg.
(2012)
edita Contrasti scritture e
fotografie con prefazione di Gio Ferri.
(2013)
“Dice il vero chi parla di ombre”, personale fotografica presso la Galleria
d’Arte dell’Istituto Romeno di Venezia.
(2015)
crea “Congiunzioni Festival di Poesia”.
(2016)
“Simmetria di un’apparenza” Personale fotografica presso la galleria d'arte
"Istituto Romeno" Venezia.
(2017)
Presenta quindici poeti internazionali in "Congiunzioni festival Internazionale"
presso Centro Culturale Candiani di Mestre.
(2018)
Edita per Marco Saya Edizioni il libro di poesie Quintessenza.
(2020)
Edita L'allarme del crepuscolo per
Marco Saya edizioni.
https://www.mariagraziagalata.it/
Maria Grazia Insinga
Maria
Grazia Insinga è nata a Milazzo nel 1970. Dopo la laurea in Lettere moderne, il
Conservatorio e l’Accademia musicale, si dedica all’attività concertistica.
Nell’ambito degli studi musicologici censisce, trascrive e analizza i
manoscritti musicali inediti del poeta Lucio Piccolo. È docente di ruolo presso
l’Istituto “Giovanni Paolo II” di Capo d’Orlando dove insegna Pianoforte. Dal
2016 al 2019 è membro del consiglio editoriale di “Opera prima” iniziativa
editoriale diretta da Flavio Ermini. Dal 2020 fa parte della giuria del “Premio
Lorenzo Montano” e del Comitato di lettura di Anterem Edizioni.
Tra
le sue pubblicazioni in versi: Persica
(Anterem, 2015); Ophrys (Anterem,
2017); Etcetera (Fiorina, 2017); La fanciulla tartaruga (Fiorina, 2018); Tirrenide (Anterem, 2020).
Alcuni
testi in versi e in prosa si trovano in libri, riviste e antologie: Blanc de ta nuque vol. II a cura di
Stefano Guglielmin (Le voci della luna, 2016); Umana, troppo umana a cura di Fabrizio Cavallaro e Alessandro Fo
(Aragno, 2016); Il Segnale. Percorsi di
ricerca letteraria (I Dispari, n.103 - 2016; n.108 - 2017; n.118 e 119 -
2021); Punto. Almanacco di poesia a
cura di Mauro Ferrari (puntoacapo, 2017); Trivio. Polesìa vol. IV a cura di Ferdinando Tricarico (Oèdipus,
2017); Fuochi complici. Saggio di critica
letteraria di Marco Ercolani (Il Leggio, 2019); Taccuino della poesia (Giulio Perrone Editore, 2020); Osiris Poetry n.84, 2017 - n. 90, 2020 -
n.92, 2021 (Andrea and Robert Moorhead).
Gianpaolo G. Mastropasqua
Gianpalo
G. Mastropasqua è nato a Bari nel 1979. Psichiatra e Maestro di Musica. Ha
pubblicato: Silenzio con variazioni
(Ed. Lietocolle, 2005, prefazione di Michelangelo Zizzi, Premio Opera Prima
“Nuove Lettere” Istituto Italiano di Cultura di Napoli); Andante dei frammenti perduti (Ed. Lietocolle, 2008); Partita per silenzio e orchestra (Ed.
Lietocolle, 2015, prefazione di Michele Passalacqua); Danzas de amor y duende (Ed. Enkuadres, Valencia, 2016); Dansuri de dragoste si duende (Ed.
Anamarol, Bucarest, 2017); Viaggio
salvatico (Ed. Fallone, 2018, prefazione di Giuseppe Conte, Premio
Internazionale Nabokov); Ologramma in La
minore – Accordatura orchestrale 432 Hz (Ed. Caosfera, 2019, note di Tomaso
Kemeny e Valentina Colonna, Premio Speciale del Presidente delle Giurie Bologna
in Lettere). Scelto nell’Atlante della Poesia Contemporanea “Ossigeno nascente”
dell’Università di Bologna, in Voice of Italian Poetry dell’Università di
Torino e in Poetry Sound Library – Mappa poetico-sonora della Poesia Mondiale.
Ha ideato e co-diretto, tra gli altri, il Grand
Tour Poetico. È uno dei 7 poeti contemporanei italiani del film di
Donatella Baglivo “Il futuro in una poesia”, presentato alla Mostra del Cinema
di Venezia. Tradotto in spagnolo, rumeno, tedesco, inglese, greco, turco e
cinese. Nel 2021 ha ricevuto il Premio d’Eccellenza alla Cultura “Città del
Galateo” in Roma, il “The Light of Galata” dell’Istanbul Arts Culture and
Tourism e il “Naji Naaman Literary Prize” per la Creatività.
Anna Montella
Anna
Montella, Autrice poliedrica, si muove con grande disinvoltura tra i diversi
generi di scrittura e dal 2000 ad oggi ha pubblicato dodici tra libri di
narrativa, raccolte in versi e testimonianze storiche curando, altresì,
innumerevoli Antologie di AA.VV.
Operatrice
culturale e della comunicazione, Ideatrice/curatrice del Caffè Letterario “La
Luna e il Drago”, progetto culturale per la promozione del territorio e del
Genius Loci, nei cui ambiti organizza premi letterari ed eventi culturali con
una progettualità di ampio respiro. È anche presidente e/o membro di Giuria e
consulente tecnico in più concorsi letterari di prestigio organizzati da altri
organismi. Impegnata nel sociale da sempre, opera in ambiti associativi e del
volontariato con una particolare attenzione al recupero della memoria storica a
cui ha dedicato più pubblicazioni.
Tra i
riconoscimenti più recenti, nel 2018 riceve il riconoscimento di Eccellenza del
Territorio in ambiti culturali e nel 2020 il Premio alla Cultura.
Tullia Ranieri
Scrittrice
e attrice, Tullia Ranieri ha al suo attivo numerose esperienze artistiche.
Dopo aver
frequentato la facoltà di Giurisprudenza, ha intrapreso gli studi di canto e
recitazione. Ha fatto parte di compagnie teatrali professionali e partecipato
negli anni a numerosissime manifestazioni culturali.
Il suo
primo libro di poesia, edito da Firenze Libri-Maremmi Editore (1997), tramite
un contest indetto da La Repubblica,
si intitola Il viaggio della luna. Ha
poi pubblicato, nel 2020, il libro di poesie Anche le parole hanno la pelle d’oca, edito da La Vita Felice, e il romanzo Spostando l’acqua in un tuffo, scritto con Ermanno Dodaro (Fefè
Editore) e presentato su Rai2, all’interno del programma “Eat Parade”, a cura
di Bruno Gambarotta.
Suoi testi
poetici e racconti sono presenti in varie Antologie e su siti web. Tra questi,
il racconto Volpi in naftalina,
inserito nell’antologia Mia madre
era…Donne e famiglie del Novecento, (Gattomerlino Edizioni); L’Amore tradotto, scritto con Costantino
Dimidriates per 20 lines, scelto dai
lettori del sito come uno dei dieci vincitori finali di un contest on line, e pubblicato dalla Fabbri Editore, in allegato ai
manuali di scrittura creativa della collana Scrivere.
Dal 2012
fa parte del gruppo di Scrittura Collettiva creato da Fefè Editore, con cui ha
pubblicato i libri in prosa Cinque donne
in Nero; Memoria Zero; Naufragi (presentati nelle edizioni 2013, 2014, 2015
della Fiera della Piccola e Media Editoria di Roma “Più Libri più liberi”.
Insieme a
Leo Osslan, cura “Fra[m]menti”, la nuova collana di poesia di Fefè Editore, e
le interviste del Taglio Obliquo.
Organizza
eventi culturali con percorsi di lettura in forma mista, e si occupa inoltre di
progetti di diffusione della poesia nelle scuole, con laboratori di scrittura e
lettura.
In
passato, ha collaborato per le sezioni Editoria
e Letteratura e Teatro e Danza, con il magazine on-line art a part of cult(ure), remove background
noise, scrivendo recensioni di spettacoli e di libri.
Diplomata
in Incisione e Grafica d’arte presso la Scuola
di Arti Ornamentali San Giacomo di Roma, ha partecipato con opere in
catalogo a mostre nazionali e internazionali (Italia, Polonia, Serbia).
Splendida iniziativa. Felice di esserci e di poter fare un pezzo di strada con nuovi compagni di viaggio.
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