Introduzione
Chi semina
bene raccoglierà buoni frutti: i vecchi proverbi non si smentiscono mai, perché
sono l’espressione di anni, se non di secoli, di comprovati comportamenti umani
e sociali, in conseguenza dei quali gli effetti sono poi così facilmente
prevedibili. E poi ancora, aggiungerei: non fare del male agli altri se non
vuoi essere ripagato con la stessa moneta, il quale detto è riconducibile al
grandioso comandamento di Gesù “ama il prossimo tuo come te stesso”, che, anche
al di là di ogni implicazione religiosa di stampo cattolico-cristiano, è
senz’altro un elemento fondamentale del buon vivere e del buon rapportarsi con
gli altri, civilmente e nel rispetto dei diritti e dell’esistenza altrui, in
una società, come quella attuale, in cui purtroppo prevale l’egoismo,
l’indifferenza, la parziale o a volte completa ignoranza dei principi
fondamentali dell’etica e del comportamento sociale. Viviamo oggi in un
contesto civile che, forse, proprio “civile” non lo è, ma è esattamente il
contrario, dalle piccole situazioni ai grandissimi quadri globali a livello
nazionale e continentale. Un esempio valga per tutti: il problema dei rifiuti e
del loro smaltimento. Nel nostro piccolo, è facile osservare come, in alcune
realtà cittadine locali, non ci sia ancora nessuna consapevolezza e educazione
nel trattamento dei rifiuti, e molti ancora non sanno come va effettuata una
giusta ed efficace raccolta differenziata, non riuscendo a separare (o non
volendolo addirittura fare!) un avanzo di cibo da una lattina di birra. Vi è
poi la triste e cattiva abitudine di deporre pacchetti e buste di immondizie
lungo i margini delle strade, di lanciare fuori dai finestrini delle auto
cartacce e altri piccoli rifiuti. Tutto ciò è segno evidente della poca
attenzione e importanza che l’uomo medio pone riguardo all’ambiente e alla
natura in cui egli stesso è immerso. Estendendo questa disattenzione su scala
mondiale e planetaria, ne sortisce il generale depauperamento delle risorse,
l’inquinamento, il degrado ambientale.
È
questione di cultura, senza alcun dubbio. E bisogna seminarla bene, questa
cultura. Cercare quanto più possibile, a cominciare dalla famiglia e dalla
scuola, di invertire la rotta illustrando e insegnando, mostrando ed
esercitando le modalità e i comportamenti più consoni ed adeguati in merito alla
salvaguardia dell’ambiente e della natura.
La Poesia,
come le altre branche della cultura e dell’attività artistica, può essere
certamente d’aiuto in questo campo. Pur non volendo distinguere particolari
filoni nel fare poesia, in quanto la buona poesia, la poesia di qualità,
prescinde da ogni sorta di contenuto, tuttavia è ammirevole come moltissimi
autori producano scritti poetici che hanno per argomento l’ambiente e la
natura, descrivendone, sì, le meraviglie e le bellezze, ma anche denunciandone
lo scempio e la cattiva gestione.
Chi semina
bene, e con la poesia si può certamente seminare bene, anche attraverso
allusioni e metafore, può salvare il mondo!
Sono
convinto che la Poesia sia un seme fecondo che potrà far rinascere nel cuore e
nella mente degli uomini, una maggiore consapevolezza della realtà materiale e
spirituale in cui tutti siamo immersi, e che ci nutre e ci sostiene.
Un sentito
grazie a tutti gli Autori che mi affidano i loro testi poetici per la
realizzazione di questo mio progetto antologico senza termine, e un grazie
particolare ai dieci validissimi poeti di questo 24° Volume.
Siciliano
di Avola, Sebastiano Adernò è un pregevole poeta che si impegna tantissimo per
l’affermazione della cultura letteraria in tutti gli ambiti sociali e tramite
ogni modalità artistica. Autore di diverse pubblicazioni e premiato in numerosi
e importanti concorsi nazionali, partecipa attivamente a eventi letterari di
prestigio, organizzando egli stesso interessanti iniziative in tal senso. Ci
propone qui alcuni brani della sua scrittura poetica, dove si nota la sua
laconicità quasi epigrammatica nel considerare e riflettere sul senso dell’esistenza
quotidiana. Una poesia che ha un suo segreto motore lirico, in grado di
suscitare nel lettore spunti di ulteriore ricerca su di sé e sulla vita.
È un calendario cane.
Un lunario indaffarato.
Il tempo passa senza
voltarne i giorni,
l'aria.
Si scrive
per tirare in campi lunghi
ciò che resta intermittente.
O son due giri di chiave
contro il foglio di cento niente.
***
Suonato
dalla vista più alta
del dispregio,
del mio nome
resta poco più di una parola.
La linea spezzata
dalla fatica di un tempo
di larga ferita.
Un
ponte crollato
tra testa e cranio.
Pena sulle spalle,
spada nella pelle.
***
Sei l'acqua dolce
di un battesimo alla foce.
Sei luce che assolve
e battezza fuori dalle acque.
Non sono impermeabile
alle frange d'oceano
che ti battono sulle palpebre.
***
Fiore di luna che danzi
sull'acqua
semplice incanto di una notte d'estate,
aspetti la più piccola stella
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ANNA MARIA DALL'OLIO
Da Pistoia, l’originalissima voce poetica di
Anna Maria Dall’Olio, un’autrice poliedrica e colta, redattrice di rubriche
letterarie per svariate testate e webzine italiani ed esteri, nonché vincitrice
di diversi concorsi letterari. La particolarissima estensione della sua poesia
performativa avvolge e coinvolge il lettore in un universo visivo e figurativo
fatto di suoni e di colori, di stati d’animo e di improvvisi guizzi emotivi;
una poesia fortemente espressiva, fondata sulla parola e sul gioco tra queste,
in varie forme e modalità allitteranti e onomatopeiche.
Appunti d’iperestetica
bello giusto utile oltre oltre oltre …
grandine, le immagini gocciano
gocciano
gocciano
la diagnosi, anestesia da estasi,
l’arte penetra l’etere del mondo
il pianeta s’annuvola di bello
bellezza a rivoli
sul commerciale,
l’esperienza estetica odierna
non più ancorata
all’arte
vibra oltre il limite, tende all’al di
sopra,
infine libera da lacci
libra la modernità liquida
oscilla in continuo oltre andare,
l’autore finora demiurgo
dissolto nelle collaborazioni
attende metamorfosi impreviste
ora dinamico lo spettatore,
vesti sguardi scambiati
(destinatari interagenti)
sempre si modella l’opera d’arte,
piovono nel lavoro estetico
arte artisti e ricezione dell’arte,
di fronte al frutto del lavoro estetico
l’arte non fugga non s’apparti
sia bene produttivo utile
suggerisca esperienze consapevoli,
l’etica fiorirà da forma
l’etica salverà il sentire.
***
Homo
videoludens
spazio
steso
lungo tempo che gocciola denso
sì simile simulacro librasi
libero
liberamente
anema e core
(torna a terra!)
la sostanza non è reale
è visivo/virtuale
pure il sistema è particolare
reticolare!
Fuor da sé jouer non fa per tre
s’allontana
si discorsivizza
si banalizza
ruolo è dato
il gioco si gioca il jouer
mondo è mutato
loop s’avvita s’avvince loop
natoperfetto ora s’annuvola
s’avvolge in voluta di riflesso
pianto di luci fatto liquido
fiore petroso schiuso al dentro
Una giovane ma già promettente poetessa, da
Termoli, è Laura D’Angelo. Si è fatta apprezzare in vari concorsi letterari
importanti ed inoltre partecipa attivamente ad eventi e rassegne di carattere
letterario e poetico. La sua poesia è generalmente riflessiva, volta ad
interrogare il mondo e sé stessa sui divari e sulle nequizie purtroppo
esistenti e che pregiudicano l’autenticità e la schiettezza dei sentimenti. Il
suo è anche un canto d’amore, con note di accorato rimpianto per un tempo,
un’epoca che disperde facilmente nel vento i valori fondamentali
dell’esistenza.
Libro a metà
Indolente, con un libro
lasciato a metà,
mi chiedevo perché non
mi amavi.
Chiedevo agli angoli
delle case, dove cercare
le risposte,
la bambina che ero,
il tempo rappreso
in una scritta sul muro,
sbiadita al sole
che invecchia
le parole dei giochi.
Dormivo il sonno dei poeti
di chi è assorto
per essere sveglio
nei sogni di qualcuno,
mentre alle domande
ora che ieri è lontano
lasciavo due labbra
incaute di ingenue
tenerezze,
e non lo sapevo
che agli occhi gonfi
gli sguardi riservano
il velo delle lacrime,
mentre sveglio
nei miei sogni
ancora l'amore
profondo, grande,
come un fiore
senza acqua,
senza cura,
nel vuoto che era,
e nulla più.
***
Il vento
disperde
Il vento che disperde le tracce
degli uomini, degli imperi, delle lacrime,
dei fiori, dei ti amo, dei per sempre,
si insinua tra le pietre delle case,
agli angoli dei muri e dei palazzi,
dove canti di culla si legano
a vecchie nenie o melodie,
e non sai se è una preghiera
o un soffio di tempo,
e non sai se questa immensità
dilegua nella ricerca
di un presente che sia
ancora, come polvere
in una soffitta, nel mio
Da Piacenza,
dove è condirettrice generale del Piccolo Museo della Poesia Chiesa di San
Cristoforo, Sabrina De Canio si prodiga nella diffusione e nell’accoglienza di
eventi e incontri letterari di elevato spessore, con particolare riferimento al
mondo della poesia. Poetessa di grande talento ella stessa, nonché esperta
traduttrice, è voce apprezzata e rinomata non solo in Italia ma anche
all’estero. Ci propone qui alcuni brani della sua produzione poetica, dove
emerge la vena di dolore per lo scorrere inesorabile del tempo che separa e
disperde ogni cosa: il suo è un canto accorato teso al recupero del momento,
dell’hic et nunc, in un mondo che
procede verso il mistero.
(da Libera nos a malo)
Pane
Vorrei tenere insieme
tutti i pezzi
come il raspo fa con gli
acini,
e non perdere né gli anni
né gli amici,
né gli amanti a lungo amati,
continuare a sentire il
profumo
del bucato di mia madre
e del latte a colazione.
Ma questa vita ad ogni
morso
è un pane che si
sbriciola,
se l’appoggi un attimo
qualcuno che sparecchia
se lo porta via.
***
L’oscurità della tana
Camicia sgualcita
nel giorno di festa
respingo
le promesse sincopate dell’alba
nascondo
il mio nome
quando mi chiami
cerco
l’oscurità della tana
mentre fuori pascolano
assetati
vampiri diurni.
***
Luna
Luna orbitante
luna serena
luna grande
di grazia piena
esci dall’acqua
bagnata di luce
canta il silenzio
la tua voce.
Posi e riposi
senza destino.
Luna intrappolata
galleggi iridata
sulla pena del mondo.
Secca e dura
nuda in vetrina
ora cresci
semi di lino.
***
Stanotte
Stanotte
questo cielo piatto di
cartapesta
trafitto e puntellato
da qualche sparuta
luce,
questo lago di sabbia
e fango
che ribolle
dalle profondità ai
miei piedi,
pare stiano per
scomparire in un gorgo
perché qualcuno ha
tolto il tappo.
***
(Inediti)
Secca
come gli alberi
d'inverno
sto ma non riposo
seguo le direzioni
di fratelli
dalle innumerevoli
dita
verso il nulla
il cielo
il mistero
continuo il viaggio
fino alle radici.
***
Dalit tea
Pesante il
cesto
di foglie
leggere
leggero il
mio cesto
per la scuola
di un figlio.
Quante foglie
ancora
prima di sera
e il mio
sandalo vola
giustizia di
suola
in faccia al
potente
da chi non ha
niente.
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RITA GRECO
Rita Greco, da Mesagne, in provincia di
Brindisi, è un’interessante voce poetica ma anche attrice di pregio, nonché
ottima organizzatrice e promotrice di eventi culturali di rilievo, tra i quali
il rinomato Premio Letterario “Città di Mesagne”. La sua linea poetica, come
traspare dai brani che seguono, si struttura essenzialmente su un canto di
velata denuncia di comportamenti particolarmente egoistici e superficiali, da
parte di una società quotidiana che predilige l’isolamento. La consapevolezza
di questi stati d’animo amaramente guardinghi si apre però a brevi ma intensi
momenti in cui è possibile recuperare guizzi di sentimenti e abbracci di
umanità.
Si danno le spalle per tutto il giorno
ognuno intento al proprio solco
marciando risoluti al soldo del dovere.
La sera li chiude
allo stesso tavolo
più dei coltelli
che sminuzzano il cibo
sono armi gli occhi
che guardano nel piatto.
Solo di notte
resiste una traccia
quando lui nell’instante
in cui riemerge dal sonno
trovandola
la abbraccia.
***
Prima
che il giorno accada
saremo abbondantemente nati.
Viaggiavamo sul ciglio del dirupo
come affacciati a una finestra
stringiamoci, mi hai detto,
cos’altro ci resta?
***
Mai,
non saprai mai del tuo andirivieni
non devi saperlo
misericordiosa è la distanza
suolo-precipizio lunare
tutto pupilla divaricata al buio.
Guarda
ho un cratere nella testa
a te fu detto
ecco una fiammella
a te, ignaro, fu data l’eruzione
guarda
ho il cuore liquido
e mi scorre in ogni direzione.
***
Bisogna
aspettare
allenare la pazienza
abitare la faticosa sedia della pausa
dignitosamente immobili
superstiti indecisi se vivere
sia ancora un miracolo
o una punizione.
Come un giocattolo rotto
mi assedia il tempo perduto
e non mi rimedia quello che resta
le facce sgargianti delle possibilità
attorno alle mie mani incapaci.
(Inediti)
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MAURO MACARIO
Una vita
dedicata all’arte, al teatro, alla regia, ma anche alla saggistica e alla
poesia: Mauro Macario non è certamente da meno del suo grande Papà Erminio. E
quando il fervore, l’entusiasmo, la professionalità, lo studio e la
frequentazione assidua del mondo creativo in tutti i suoi aspetti e comparti sono
così grandi e coinvolgenti, non può sortirne che una personalità completa
dall’animo sensibile ed empatico. Lo ascoltiamo qui, nei brani poetici che
propone, dove emerge tutta la sua spiccata propensione alla riflessione sul
senso dell’esistenza, sulla precarietà della vita, sulla memoria come valore da
preservare.
Picnic
Io sono uno che va per tombe
è una mia abitudine solitaria
una cupa seduzione
quando mi sento troppo vicino
a bussare a quelle porte
cerco la famiglia perduta
iena che razzola tra i resti
per cibarsi d’amore
ma non solo
anche gli sconosciuti mi attirano
sguardi che hanno capito al momento
dello scatto
che quell’immagine sarebbe finita qui
fiori secchi misurano il tempo
dell’abbandono
una desolazione ventosa mi straccia
come un pezzo di carta
che rotola via
provo pietà per me
per l’oblio che attraversa questo
cimitero
so che non c’è più nessuno
uno sguardo nella necropoli sotterranea
farebbe vomitare anche la statua
di quell’angelo che occhieggia dietro
una lapide
meglio sarebbe un bel falò
come nelle feste di paese
allora sì che si andrebbe in cielo con
la bicicletta
come in Miracolo a Milano
eppure mi sento a casa
quasi cercassi
una misteriosa relazione fra tutti
questi nomi
distanti tra loro
più lontane sono le date
più immagino le passioni che li hanno
sconvolti
magari portati sotto i miei piedi
un colpo di pistola alla tempia
un amplesso di troppo
un addio che il cuore non ha retto
scelgo con cura la giornata di maltempo
un pomeriggio grigio nuvoloso senza
pioggia
è l’ideale
mi siedo sulla tomba di chi ho amato di
più
e parlo parlo parlo come fa tutto il
mondo
per non morire tra spezzoni di memorie
riesumate
che potrei toccare nella loro fisicità
qui sulle dita
sono un vecchio proiezionista che non
cambia film
finché la pellicola salta e il custode
sta per chiudere
è stato un bel picnic
le domande e le risposte di un
ventriloquo
che raccoglie le voci e le fa sue
occhi larghi per trattenere tutti in un
solo sguardo
un bambino capriccioso che chiede
l’impossibile
e sta per piangere
poi s’impunta si fa forza e ributta
dentro la sua angoscia
per non dare soddisfazione a nessuno
neanche al destino.
(da Alphaville,
puntoacapo
editrice, 2020)
***
I
vecchi
Si fermano per strada
come colti da malore
girando piano il capo
per guardare le ragazze
tra la folla del mattino
sono i vecchi
con la borsa della spesa
e la vita trascinata
a passi corti da pinguino
le ossa fanno male
ma peggio stanno gli occhi
che scandagliano quei corpi
con l’odore del ricordo
vorrebbero spogliarli
succhiare la giovinezza
e non morire più
malinconici vampiri sdentati
che muti gridano
l’età nascosta
di un sogno acerbo
dentro la carcassa
una megera a fianco
con l’alito di cipolla
impietosa li strattona
e in polvere li riduce
al sole d’inverno
(da Silenzio a Occidente, Liberodiscrivere, 2007)
Antonella
Rizzo, romana, ha una personalità artistica di spicco, ricca e poliedrica;
esplica i suoi notevoli talenti in ambito poetico, letterario, narrativo,
giornalistico, ed inoltre la sua attività poetica è impreziosita dalla sua
grande caratteristica performativa. Organizzatrice di eventi importanti e
ideatrice di premi letterari, ha pubblicato diversi testi poetici. La sua linea
poetica si contraddistingue per una spiccata spontaneità del dire, per una
schiettezza del dettato, e nella forma e nel contenuto, laddove i pregiudizi e
gli stereotipi contaminano l’autenticità del fluire esistenziale.
(Da Plethora, Nuove Edizioni Aldine, 2016)
Tristemente mi annoia
Tristemente mi annoia
la composizione e l'antefatto
di un giorno deciso dal rullo
incessante che macina
e decide se destinarmi
alle macerie o a una consegna
più che divina, immeritatamente.
Sto bene col gatto sul letto
non è la lusinga
che solleva il corpo dall'ansia
vedere riflessa un'immagine
ancora e finora piacente.
Dei mali del mondo mi assolvo
e mi reggo ancorata con garbo
al possesso violento e al sarcasmo
della tua solitudine.
***
Chincaglierie
Dio sono una ladra!
Mi fanno gola persino le carestie.
Ma quale accontentarsi di suture
che lasciano sfregi a vista
piaghe da legionari.
Quella miseria di buona fattura
merda inutile senza fede
pare non mi giovi.
No. Non m'appartiene.
Ladra di avanzi e bottoni
sandali, compassi, giarrettiere.
Guanti da esplorazione
spille da balia, spugne di mare,
analgesici e gros-grain.
***
(Da A
quelli che non sanno che esiste il vortice, Lavinia Dickinson edizioni,
2019)
Come un meccanismo infallibile
di cambi d’abito e parole
ancora mi diverto a dondolare
sopra i tacchi immaginando
un copione a Earl’s Court, la mia
isola.
Ho dato il mio frutto al mondo
non è stato facile
la notte vigilo ed il giorno
è una pena insopportabile.
Non posso legarmi più di un mese
senza avvertire la morsa della
solitudine
prima di uscire penso mille volte
al cielo fuori dalla mia casa
e ho paura di ascendere, di non
reggere.
So che se avrò fortuna perderò il treno
o farò tardi all’appuntamento
e avrò un motivo per non sopportarmi.
Ho sempre abortito ogni grumo di vita
i miei sono embrioni non esseri
atomi di folla, persone in vitro
niente di compiuto da dichiarare.
Solo la tensione dell’attesa, il
contatto
quello fatale che incatena l’anima
poi la fuga dolorosa e scalza
come nei sogni ad occhi aperti
la cura apparente della persona
il culto raffinato dell’incerto e del
vago
sforzarsi di non provare nausea
ricambiare sorrisi con suppliche
tentativi disperati di apparire
candida.
In realtà sono troppi gli spiriti che
mi circondano
ed a ognuno mi sono promessa
a quelli che non sanno che esiste il
vortice
a quelli malati che vorrebbero una
scala
per essere inseriti nella corte di
Lucifero
figure esili in cerca di un dramma
solido.
Una specie di Santeria governata da
draghi e vergini
ma sono sola a domare il circo tragico
del senso di colpa atavico, stretto
come una dote
e le figurazioni che crollano dall’alto
come pezzi di vetro che si schiantano e
feriscono
un corpo che si immagina immortale
rimane incagliato al largo del mare
gelido
con i cristalli tra le ciglia, sui
polsi, le natiche
cammina e sanguina, come la sirena di
Andersen.
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LORENZO SPURIO
Figura di spicco nel panorama letterario
marchigiano e nazionale, Lorenzo Spurio, da Jesi, è valente poeta, scrittore e critico
letterario, con un’intensa attività di promozione culturale che esplica con
grande impegno e professionalità, indagando con attenzione i fermenti e le
iniziative culturali e letterarie a livello nazionale, assicurando la sua
preziosa presenza e collaborazione in tantissimi eventi e premi letterari. La
sua è una poesia intensa, con contenuti filosofici, ricercata ma anche fluida,
dal tono leggermente classicheggiante, attenta alle vicissitudini della società
e della storia.
Ausculti il tempo che
precede (Ad Antonia Pozzi)
Non
chiedere crisantemi
ora
che abbracci l’invisibile;
le
rose stingono la solitudine
la
noia è trafitta da spine.
Quando
il giorno è tinto di notte
la
campagna assiste
agli
accadimenti più crudeli.
Quante
falene opacizzano l’aria
mentre
la stella più luminosa
di
colpo digrigna i denti.
Mi
figuro quando cercavi
la
nutrita polpa del vuoto
e
vivevi di macigni e negazioni,
di
quando la borragine
in
una pozza d’acqua
marciva
tossendo sfinita.
Guardo
le tue forti radici
che
svettano in vortici d’aria,
abbracci
i torti corpi proibiti
e
le pervinche, fisse, a guardare
attonite
i cicli interrotti.
Combatti
gli occhi persi
e
le smunte spalle d’avorio
con
lo scibile più profondo.
Se
parli di te, confessi il lutto
di
giornate abiurate alla gioia.
Il
nulla odora di grigio
ma
illumina aneliti di fuga
quando,
severa, compi
la
scelta della terra.
(da Pareidolia, The Writer, Marano P., 2018)
***
Pareidolia
Mentre la sera divenne torbida di palpiti
e boscaioli
(F.
G. Lorca, Poeta en Nueva York)
Se
la notte s’avvera
io
non so il suono pesante
e
i tralicci di angoscia verde
che
recide di netto
quando
siede sul trono del buio.
Io
cercavo di afferrare
una
forma, creare una geometria
con
angoli flosci e rette svanite
ma
il bonario abete che danza,
ora
veleggia in un mare afflitto.
Riconosco
quel che uno
immagina
del già esperito
ma
annullo me stesso e
sbraito
negli attimi ineguali.
La
cavalletta che vedo ben salda
senza
fine appare e scompare
dove
s’àncora quando so
che
pure esiste e non c’è?
Le
stelle son compagne di falene,
meduse
telluriche e barbe di allori
nella
notte che annuncia sé stessa
e
riscopre il bivio di ieri.
(da Pareidolia, The Writer, Marano P., 2018)
***
Re Mida di tela
A Iqbal
Masih
Fili
pregiati per tappeti mobili,
le
tue dita minute e abili
hanno
forgiato nelle ore lunghe
pavimenti
infiniti di tela.
Aladino
ne farebbe vettura
nei
cieli perlati d'oriente
per
correre tra declivi d'aria,
risalire,
sfidare le nebbie
e
lambire le cuspidi delle stelle.
Hai
intrecciato per una vita trame,
lavoro
fiaccante e infanzia legata
tra
tendaggi e drappi di fosca vigilia.
Chi
costruisce nello spazio, come te,
trasforma
materia – sei re mida di tela.
Dal
giogo, la fuga dal padrone insolente;
tappeti
e pashmine, veli del Kashmir
Ora
cuci lacerti di nuvole
col
sole che ti procura fili d'oro.
(Inedito)
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LORETTA STEFONI
Da Civitanova Marche, la gradevolissima
Voce di Loretta Stefoni, poetessa sensibile e preparata, vincitrice di numerosi
e importanti premi letterari nazionali; attiva anche nella promozione culturale
sul suo territorio, ha fatto parte di Giurie in rinomati agoni poetici come il
notissimo “Città di Porto Recanati” fondato dal compianto Renato Pigliacampo.
La poesia di Loretta Stefoni è delicata e melodiosa, volta a trattare temi
intimistici ma anche sociali, ed è permeata da una leggera vena di ammirazione
per la natura, da riflessioni profonde sulla vita e sui sentimenti, nell’attesa
di un futuro sempre più radioso e colmo di speranze.
Vanno lenti i giorni
tra singhiozzi di tempo
e sussulti di petto.
Graffia l'unghia del destino
quasi a voler grattare via la noia
e sono soffi di luna
a portare formiche sulla pelle.
La notte è già negli occhi
sulla volta del cielo ben tesa
e uno strappo di pensieri
lacera quel drappo scuro.
Stride il ricordo
come verme rassegnato
all'adunco becco arreso.
Sanguina un'alba ferita
laddove forse la terra,
la sabbia o il mare
di te mi parleranno
… di te che sarai vento,
di cirri e nembi pieno,
a muovere il bianco
di quel respiro azzurro
che lo sguardo ancora accoglie.
***
Ti
sfoglia il mio pensiero
quasi
fossi un libro.
Conosco
bene tutte le tue pagine
con
le mie note a margine.
Dei
nostri dialoghi
a
memoria ho imparato
ogni
singola parola
per
trattenerti ancora sulle labbra.
Ma
sei come l'eco
… solo un ritorno di voce.
***
S'adagia il respiro
col suo bisogno d'aria
al di là della bocca.
La porta non ha vie di fuga,
non dà riposo la sedia,
né la finestra luce.
È un'assurda prigione
questa mancanza di spazio
che al chiuso si soffre.
Si
prega e s'impreca
…
a tentoni si avanza
nel
respiro che stagna
laddove
ingrassa il tarlo
che
rode il domani
come
legno di croce.
***
Resta
ben poco a darci alla testa
quando
negli occhi c'è ancora la voglia
di
andare avanti
nel
cerchio distratti da quelle lancette
che
il perno fissa
– chiodo che inchioda l'ali
che tarpa. –
Ci
si guarda intorno,
ma
non si sa più di chi sono i volti.
Dietro
l'angolo l'affanno della gola
e
il vento a farci spazio nelle vie
…
vie laddove
la
distanza è un fiato che scompare.
Intanto
è già ieri l'oggi
e
fugge l'istante nel colorare la notte
là
nel cielo dove una falce di luna
miete
perfida i sogni.
Ma
a darci speranza
una
vita che ancora ci aspetta
e
allunga la mano
lontana
dall'incendio di un tramonto
che
avvampa come brace
al
respiro del destino.
ADRIANA TASIN
Adriana Tasin, trentina di Madonna di
Campiglio, giunge da pochi anni alla poesia, dopo un’intensa attività di scrittrice,
ma già con ottimi risultati e apprezzamenti, nonché una interessante
pubblicazione di esordio con l’importante casa editrice puntoacapo.
Il suo talento poetico è subito evidente in questi brani a seguire che ci
propone, dove si afferma la sua linea poetica fondata essenzialmente su una
ricerca di valori di libertà e di realizzazione dei propri obiettivi
esistenziali: il mare, il mistero delle sue profondità, si contrappone alla
laconicità e al pragmatismo (E dicono casa alla casa mare al mare…), e
da qui il suo canto di accorata consapevolezza.
Sirena
Poi c’è il mare
che mi sfinisce
per quanto è lungo e largo
e va giù. Senza misura.
Sono assente dall’abitare
la terra; come acqua
che sta alla conca delle mani,
ai fondali.
Ma la casa sta nel cerchio esatto.
Nel golfo.
Resta slargo di ogni distacco.
Lì il mio sguardo s’infiltra
e m’avvicina. Come sirena.
*
Le parole cadono sul foglio.
Prime nate.
Rimangono lì, senz’ombra,
in bellavista a dire.
Traslocano il mondo a ogni
principio.
[Miracoli avvengono
in spazio breve
mentre vado al sonno]
Dicono di me
che spesso non so
e me ne sorprendo.
A ogni cosa mettono
un nome solo.
Ché solo quello invoca
e chiama.
E dicono
casa alla casa
mare al mare
vento al vento e
figlio al figlio
che non è più mio.
*
Non credo tornerò su.
Non ci sarà modo
di tornare a galla.
Comunque non risalirei del tutto.
Non come prima.
Non tra le creature evanescenti
che passeggiano sul ponte
da prua a poppa
con cappelli stravaganti
e mani di cenere.
Svenando linee esatte potrei
farmi faro,
cercarlo nella culla.
Ma non ho passi per
scostare la tenda,
e dentro, temo,
vedrei solo il vuoto.
(Inediti)
Parola prima
Madre,
parola prima,
che ho attesa
senza udire.
Non è per me
l’ora di creare
in questa vita.
Forse rinascerò
figlia.
(da Il
gesto è compiuto, puntoacapo Editrice, 2020)
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Il
casto racchiude le sue cose necessarie in un quaderno di cielo
e
vive d’aria e muore in dissolvenza
tra
le braccia della terra
senza
chiedere riscatto né compenso alcuno
non
ha una recita che dalla bocca possa fuggire per il mondo
non
ha uno schema da seguire lungo il marciapiede obbligatorio
si
disveste d’ogni anatema e scioglie l’oracolo in burla
il
parsimonioso ha poche mani e pochi occhi
:
gli basta un tozzo di pane e un’ala di poesia
per
volare alto su tutto l’universo
(da
Inventari apocrifi, Bastogi, 2009)
Giuseppe Vetromile
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NOTE SUGLI
AUTORI
Sebastiano Adernò
Sebastiano Adernò è nato ad Avola (Siracusa) nel
1978. Si è laureato in lettere moderne a Milano con un iter formativo in Storia
e Critica delle Arti e una tesi in Storia e Critica del Cinema. Nel 2010 vince
il Premio “Ossi di Seppia” e si classifica terzo al Premio di poesia “Antonio
Fogazzaro”. Dopo la sua opera prima Per gli anni a venire (LietoColle,
2011), ha pubblicato Kairos (Fara Editore, 2011). Fa parte del
collettivo “Ultranovecento” creato da Simone Zanin che realizza libri d’artista
con cui ha pubblicato una plaquette, Abissi non richiesti (2011)
impreziosita da un’opera di Marco Baj. Nel 2012 è uscita una raccolta di testi
civili dal titolo In luogo dei punti per Thauma Edizioni e un romanzo, Luci
sulle lucciole (Edizioni Montag) di cui è co-autore insieme al filosofo
Leonardo Caffo. Per la Nuova Editrice Magenta, sempre nel 2012, ha pubblicato
la raccolta Ossa per sete. Successivamente ha partecipato al progetto di
Nuova Vandea (2013), un piccolo compendio di Resistenza edito da
officineultranovecento. Notevole, negli ultimi anni, la sua attività come
artista visivo, con numerose partecipazioni a eventi, reading e festival.
Anna Maria Dall’Olio
Esperantista, è laureata in Lingue e in
Lettere con borsa di studio estiva (Corso di Lingua e Cultura Portoghese)
presso la Facoltà di Lettere di Lisbona.
Articolista in 3 lingue, ha curato
rubriche per la rivista indiana “Message of Humanity” e per i webzine italiani
“Incontrosaperi.it” e “Antichecuriosità.co.uk”. Ha altresì collaborato al
periodico esperantista “Kontakto”.
Ha partecipato a 4 edizioni della Fiera
“Più libri più liberi” di Roma, a 2 edizioni del “Festival internazionale delle
Letterature” di Milano e alla 25a edizione del Festival “Parole
Spalancate” di Genova. Nel 2018 ha vinto il 3o premio del Concorso
internazionale “FEI” per la traduzione in esperanto di “Su una sostanza
infetta” di Valerio Magrelli. Nel 2005 ha vinto il 2o premio del
Concorso internazionale "Hanojo-via Rendevuo", patrocinato dal
governo vietnamita, accanto a molti altri riconoscimenti ottenuti in Italia nel
corso della sua carriera.
La pubblicazione più recente è Evoluzioni
(2019), preceduta da: Segreti (2018),
Sì shabby chic (2018), L’acqua opprime (2017), Fruttorto
sperimentale (2016); Latte & limoni (2014), L’angoscia del
pane (2010), e Tabelo (2006), dramma in lingua esperanto. Recensioni
e articoli di critica sono stati raccolti in Le sirene di cartone di Anna
Maria Dall’Olio (2017).
Laura D’Angelo
Nata nel
1986, si laurea con lode in Lettere classiche e Filologia classica, e consegue
un Dottorato di ricerca in Studi Umanistici. È autrice di articoli per riviste
culturali online e accademiche. Partecipa a convegni internazionali, concorsi
letterari e di poesia, ottenendo riconoscimenti e premi, tra cui il primo posto
sezione “Poesia” al Premio letterario “Putignano racconta”, Storie dalla
pandemia (ed. 2020), Menzione speciale al Concorso Internazionale di Poesia
“Ut pictura poesis” (ed. Fuerteventura 2020), secondo posto al Premio
Internazionale “Lettera d’Amore” Torrevecchia teatina, edizioni 2017 e 2020,
Premio speciale edizioni 2018 e 2019. I suoi interessi spaziano dalla scrittura
scientifica a quella creativa. Suoi testi poetici sono raccolti in antologie,
quaderni di poesia e blog letterari. Cura presentazioni di testi e autori, ed è
giurata di un premio letterario di narrativa nazionale. Ha pubblicato il volume
di prose poetiche Sua maestà di un amore (Scatole Parlanti, 2021).
Sabrina De
Canio
Sabrina De Canio, di Piacenza, è poetessa, traduttrice,
condirettrice generale del Piccolo Museo della Poesia Chiesa di San Cristoforo
di Piacenza e direttrice dell’area internazionale del museo, l’unico museo
della Poesia al mondo. Nel settembre 2019 ha vinto il primo premio assoluto al
Festival Internazionale di Poesia “La piuma di Zivodrag Zivkovic”, a Zenica, in
Bosnia Erzegovina e, in quello stesso contesto, è risultata la migliore
poetessa italiana del 2019. Le sue poesie sono state pubblicate su antologie e
riviste letterarie internazionali. Nel 2020 è stata pubblicata Libera
nos a malo, silloge poetica in edizione bilingue (italiano
e bosniaco).
Rita Greco
Rita Greco
è nata nel 1979 a Mesagne (Br), dove vive. Scrive poesie fin da giovanissima e,
soprattutto negli anni dell’adolescenza, ha partecipato a diversi concorsi
letterari, vincendone alcuni. Nel 2007 ha pubblicato la sua prima raccolta di
poesie Perché ho sempre addosso un cielo
(Il Filo Edizioni).
Per un
lungo periodo si è dedicata al teatro, diplomandosi, con il massimo dei voti,
come attrice professionista presso la Scuola d’arte drammatica della Puglia Talìa.
Ha portato
in scena, tra gli altri, reading poetico-musicali su Tagore e Neruda.
Ha
condotto laboratori di teatro-poesia nella scuola primaria.
Di recente
un suo testo è stato pubblicato sul blog Rai Poesia, curato da Luigia
Sorrentino.
È vicepresidente
dell’associazione culturale “Solidea 1 Utopia”, con la quale dal 2009 realizza
eventi teatrali e letterari sul territorio, tra cui il Premio letterario
nazionale “Città di Mesagne”, giunto alla XVIII edizione.
Mauro Macario
Mauro
Macario è nato a Santa Margherita Ligure nel 1947. È poeta, regista, saggista.
Ha frequentato la Scuola del Piccolo Teatro di Milano sotto la direzione di
Giorgio Strehler e Ruggero Jacobbi. È stato regista in cinema e in televisione
(RAI) per molti anni. Ha curato la regia e l’interpretazione di Una stagione all’inferno di A. Rimbaud,
e di Alma Matrix del suo Maestro e
amico Léo Ferré. Ha pubblicato 10 libri di poesia: Le ali della Jena (Lubrina editore, 1990); Crimini naturali (Book, 1992); Cantico
della resa mortale (1994); Il destino
di essere altrove (Campanotto, 2004); Silenzio
a Occidente (Liberodiscrivere, 2007); La
screanza (Liberodiscrivere, 2007, Premio Eugenio Montale Fuori di casa
2012); Metà di niente (puntoacapo
editrice, 2014, Premio Lerici Pea 2015); Le
trame del disincanto (puntoacapo editrice, 2017); Alphaville (puntoacapo editrice, 2020). Ha
scritto il romanzo Ballerina di fila
(Aliberti, 2004, prossima ristampa con puntoacapo editrice). È
antologista. In Francia è stato tradotto nel volume La débacle des bonnes intentions (La rumeur libre, Vareilles,
2016). È presente in numerose antologie in Italia e all’estero. Partecipa a
Festival di Poesia in Italia, Francia, Spagna.
Antonella Rizzo
Antonella Rizzo è nata a Roma nel1967. È poeta, scrittrice, giornalista,
performer, attiva nel campo dell’intercultura e della letteratura di genere. Ha
pubblicato: Il sonno di Salomè (Edizioni Tracce, 2012); Confessioni
di una giovane eretica (Lepisma Edizioni, 2013); Cleopatra. Divina Donna
d'Inferno (Fusibilia libri, 2014); Iratae, pièce teatrale con Maria
Carla Trapani (Fusibilia libri, 2015); Plethora (Nuove Edizioni Aldine,
2016); A dimora le rose (Edizioni Croce, 2018); A tutti quelli che
non sanno che esiste il vortice (Lavinia Dickinson, 2019). È stata tradotta
in albanese, arabo, inglese, polacco,
romeno; i suoi testi sono presenti in molte Antologie di Poesia contemporanea.
È organizzatrice di eventi culturali di carattere nazionale e internazionale,
cortometraggi, pièces teatrali, in collaborazione con artisti visivi e
musicisti. Ha conseguito Premi nazionali e internazionali ed è giurata in
diversi Concorsi letterari. È ideatrice e responsabile del Premio letterario
“Antica Pyrgos”.
Lorenzo Spurio
Nato
a Jesi nel 1985), è poeta, scrittore e critico letterario. Per la poesia ha
pubblicato Neoplasie civili (2014), La testa tra le mani (2016), Le acque depresse (2016), Tra gli aranci e la menta. Recitativo
dell’assenza per Federico García Lorca (2016; 2020) e Pareidolia (2018). Ha curato antologie poetiche tra cui Convivio in versi. Mappatura democratica
della poesia marchigiana (2016, 2 voll.) e Sicilia: viaggio in versi (2019). Per la narrativa ha pubblicato
tre raccolte di racconti: La cucina
arancione (2012), L'opossum
nell'armadio (2015) e Le due valigie
e altri racconti (2018). Intensa la sua attività quale critico con la
pubblicazione di saggi in rivista e volume, approfondimenti, prevalentemente
sulla letteratura straniera, tra cui le monografie su Ian McEwan e il volume Cattivi dentro: dominazione, violenza e
deviazione in alcune opere scelte della letteratura straniera (2018). Si è
dedicato anche allo studio della poesia della sua regione pubblicando Scritti marchigiani (2017) e La nuova poesia marchigiana (2019). Ha
tradotto dallo spagnolo racconti di César Vallejo e Juan José Millás e una
selezione di poesie di Niní Bernardello e Dina Bellrham, quest’ultime confluite
in Le iguane non mi turbano più (2020).
Presidente dell’Associazione Culturale Euterpe di Jesi e Presidente di Giuria
in vari concorsi di poesia, tra cui il Premio Letterario “Città di Chieti”; ha
ideato e presiede il Premio Nazionale di Poesia “L'arte in versi”. Ha vinto
vari premi letterari sia per la poesia che per la saggistica.
Loretta Stefoni
Loretta Stefoni è nata e vive a Civitanova
Marche. Nel 2010 incomincia a scrivere le sue prime liriche, partecipando poco
più tardi a competizioni letterarie sia nazionali che internazionali. Poetessa
pluripremiata, annovera diverse presenze sul podio e tra i primi posti ne
ricordiamo solo alcuni: Premio Letterario Internazionale “Europa” (2013),
Lugano (CH); Premio Letterario Internazionale “Il Molinello” (2014), Rapolano
Terme (SI); Premio Letterario Nazionale “Alberoandronico” (2017), Roma. È socia
di associazioni culturali e di accademie; nel 2012 ha ricevuto dal Centro Studi
Accademia Intern.le “Giacomo Leopardi” di Reggio Calabria il Premio alla
Cultura “Giovanni Paolo II”, mentre nel 2019 è stata membro di giuria del
Concorso Internazionale di Poesia “Città di Porto Recanati”. La pubblicazione
della sua silloge Memorie di petali in volo, Tindari Edizioni (Patti,
2012) ha rappresentato l'esordio in campo editoriale. Sue poesie sono state
inserite nel III° volume “Lettura di Testi di Autori Contemporanei”
(Edizi. The Writer, 2019) di Nazario Pardini e in antologie di diverse case
editrici, tra cui la Aletti Editore
che ha pubblicato una sua lirica, scegliendola per un progetto culturale
multimediale, nella collana “Alessandro Quasimodo Legge I Poeti Italiani
Contemporanei” (2019).
Adriana Tasin
Adriana Tasin, nata a Tione di Trento, vive e lavora a Madonna di Campiglio, dove insegna scienze matematiche e naturali. Dal 2011 al 2014 ha frequentato corsi di scrittura creativa tenuti da Giulio Mozzi, c/o “Teatro Spazio 14” a Trento. Nel 2017 ha frequentato la Scuola di scrittura “Virginia Woolf” a Padova, presso “Lìbrati”. Si è dedicata per molti anni alla prosa e solo negli ultimi anni ha focalizzato l’attenzione sulla produzione poetica. Ha ottenuto importanti riconoscimenti sia in ambito narrativo che poetico. Suoi testi appaiono in riviste, antologie e blog letterari. Nel gennaio 2020 ha pubblicato la sua raccolta poetica d’esordio, Il gesto è compiuto, con puntoacapo Editrice; la raccolta ha avuto riscontri positivi risultando, oltreché finalista in diversi premi (Chiaromonte Gulfi, Il Convivio, Le Pieridi), vincitrice nella sezione Opera Prima del Premio Cecco d’Ascoli 2020.
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19 aprile 2021
Ringrazio Giuseppe Vetromile per aver inserito alcuni miei testi nel XXIV volume dell’Antologia Transiti Poetici; un lavoro meticoloso di ricerca e assemblaggio di poesia contemporanea, messo a disposizione di tutti (si vedano nel blog di Transiti poetici i precedenti volumi che hanno accolto importanti voci poetiche). Ad arricchire il tutto la bellezza della copertina realizzata dalla cara amica Ksenja Laginja
RispondiEliminaAdriana Tasin
Giuseppe sei un autentico vulcano! Grazie, è un onore per me essere su un'antologia preparata con tanta passione da chi tiene l'occhio vigile e attento sulla poesia contemporanea e ama davvero smisuratamente la poesia. Grazie, grazie, grazie!
RispondiEliminaSabrina De Canio
Grazie di cuore caro Pino per avere inserito i miei testi all'interno di questa tua antologia e per la nota introduttiva dedicatami. Tutto il mio plauso agli altri nove autori letti con interesse.
RispondiEliminaLoretta Stefoni
Ringrazio il poeta Giuseppe Vetromile per l'inserimento nel XXIV volume delle antologie "Transiti poetici" da lui curate con tre miei testi e un suo commento critico.
RispondiEliminaLorenzo Spurio